Si apre come la storia di una coppia, quella composta da Tallulah e Nico che vivono da moderni hobo, ma Tallulah è in realtà la vicenda di tre donne e del loro rapporto con la maternità. La protagonista Tallulah, di cui ignoriamo il passato ma che di certo ha vissuto qualche difficoltà famigliare, decide di rubare una bambina di due anni circa a una madre anaffettiva. Ottiene poi ospitalità dalla madre di Nico, preoccupata per la sparizione del figlio, con cui comunque non parlava da due anni, e che a sua volta si affeziona alla bambina. Nel mentre la madre effettiva della piccola affronta la disperazione della perdita della figlia.

Spero che la nostra cultura si stia spostando verso un ritratto più onesto delle donne, perché essere genitori è complicato. Ci sono molte emozioni in conflitto e ogni genitore che vuole ammettere che non sempre va tutto bene è ancora costretto a precisare, come premessa, di amare i suoi figli e di non volere che gli accada nulla di male. C'è quasi un lutto da elaborare per la fine della libertà che si era avuta prima di diventare genitori, e spero che il film offra un ritratto onesto sulla maternità e le sue difficoltà.

La regista ha iniziato a scrivere il film alcuni anni fa, ma in seguito alla propria gravidanza ha ammorbidito la sceneggiatura nei confronti della madre della bambina rapita, perché ha capito quanto quella situazione possa essere difficile. Soprattutto se viene imposta alla donna da un marito e/o dalla società come nel caso di questo personaggio. A dare forza al film, oltre ai protagonisti Ellen Page e Allison Janney (madre anche nel piccolo schermo in Mom), ci sono ottimi ruoli di contorno per Zachary Quinto, Uzo Aduba (la Crazy Eyes di Orange Is the New Black) e John Benjamin Hickey, protagonista della serie Manhattan.