A un giovane appena uscito dal coma tornano in mente scene di cruda violenza, ricordi che mettono in pericolo la sua vita e quella di una dottoressa.
Un pericoloso criminale, Lee, evade di prigione, nel mentre un uomo viene raccolto da un pescatore. È senza memoria, per via di un proiettile che l'ha ferito alla testa (l'headshot del titolo), e la dottoressa che lo cura, lettrice di Moby Dick, lo chiama Ishamel. Lee riprende possesso del suo impero criminale e scopre che l'uomo che aveva cercato di eliminare è sopravvissuto, quindi incarica i suoi uomini di liquidarlo una volta per tutte, risvegliando il proverbiale can che dorme. Ishmael era infatti il migliore dei suoi sicari, allenati ferocemente fin da bambini.
Le scene d'azione sono tutte coreografate da me e se per il resto è il regista a decidere, per i combattimenti spetta a me decidere se vanno bene o meno. Credo che dopo The Raid sia cresciuto lo spazio in Indonesia per questo tipo di film, c'è maggiore investimento.
Presentato a Toronto 2016 nella sezione Midnight Madness, Headshot è l'atteso ritorno di Iko Uwais in veste di protagonista. L'artista marziale di The Raid decisamente non delude le aspettative e realizza combattimenti spettacolari, con azioni brutali girate seguendo la perizia atletica degli attori. Tra riprese e inquadrature dinamiche, alcuni brevi piani sequenza e soprattutto impressionanti stunt, Headshot riprende anche altri attori di The Raid, su tutti la bella Julie Estelle, micidiale "ragazza con il martello" e qui abilissima con il coltello. Manca la regia di Gareth Evans e il racconto, per quanto schematico, è meno astratto, ma rimane un prodotto godibilissimo per i fan del genere.