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il film

In un territorio invisibile, ai margini della società, sul confine tra illegalità e anarchia, vive una comunità dolente che tenta di reagire a una minaccia: essere dimenticati dalle istituzioni e vedere calpestati i propri diritti di cittadini. Veterani in disarmo, adolescenti taciturni, drogati che cercano nell’amore una via d’uscita dalla dipendenza, ex combattenti delle forze speciali ancora in guerra con il mondo, giovani donne e future mamme allo sbando, vecchi che non hanno perso la voglia di vivere. In questa umanità nascosta si aprono gli abissi dell’America di oggi.


«Sono fiero e onorato di partecipare ancora una volta al Festival di Cannes. “Louisiana - The Other Side” è senza dubbio il mio film più complesso. Credo, quindi, che l’invito a un festival così prestigioso costituisca un forte segnale di apertura nei confronti di un cinema senza compromessi.  Trovo molto interessante il fatto che la maggior parte di noi italiani selezionati a Cannes abbiamo girato un film in lingua straniera. Penso sia indicativo di una presenza sempre più significativa del cinema italiano nel panorama internazionale»

Roberto Minervini


con

Mark
Mark Kelley
Lisa
Lisa Allen
Jim
James Lee Miller

***

Scritto da Roberto Minervini e Denise Ping Lee
Regia di Roberto Minervini
Direttore della fotografia Diego Romero Suarez-Llanos
Montaggio Marie-Hélène Dozo
Operatori Valerio Azzali, Diego Romero Suarez-Llanos
Organizzazione Linda Trichell
Suono Bernat Fortiana Chico
Montaggio del suono Ingrid Simon
Mix Thomas Gauder

Prodotto da Muriel Meynard, Paolo Benzi, Dario Zonta
Una produzione Agat Films & Cie, Okta Film
In coproduzione con ARTE France Cinéma
con Rai Cinema
con la partecipazione di MYmovies.it

Film riconosciuto di interesse culturale con il contributo del
Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo
Direzione Generale per il Cinema


Con il sostegno del Centre National de la Cinématographie

trailer

Locandina

al cinema

Da giovedì 28 maggio al cinema

il regista

Roberto Minervini, il talento italiano che viene dal Texas

di Mauro Gervasini



Lo scrivevo già tempo fa: il miglior "nuovo" talento del cinema italiano vive in Texas. Si chiama Roberto Minervini, marchigiano, classe 1970, laurea in economia, specializzazione in Spagna poi la passione per la musica (in una band hard core) e il cinema. Sghembi percorsi di vita che l'hanno portato a risiedere prima a Manila, nelle Filippine, e ora negli Stati Uniti, a Houston. Dove ha trovato i colori per la sua tavolozza, ispirato da cineasti affamati di reale come D. A. Pennebaker, Chris Hegedus e dal fotografo premio Pulitzer David Turnley.

Minervini però non è uguale a nessun altro. Prima di tutto per le cose che racconta. I suoi lungometraggi, la Trilogia del Texas e ora Louisiana (The Other Side), hanno tutti la medesima ambientazione "white trash", il sottoproletariato bianco degli stati del sud la cui pseudo cultura ha avuto una prima codificazione letteraria (a coniare il termine è Sherwood Anderson nel romanzo "Il povero bianco", 1920) poi fotografica, e i cui valori si concentrano nel motto Dio, patria, famiglia e nell'identità razziale (ovviamente "ariana"). Nel primo film The Passage (2011) Minervini entra in contatto con la famiglia texana tutta Holy Bible e «Get your guns up!» al centro anche di Stop the Pounding Heart (2013). Ana ha un tumore, Jack, ex galeotto, parte con lei per raggiungere un curandero sulle montagne, per strada raccolgono Harold: comincia così un road movie casuale, seppure con una meta precisa. Un Verso il sole senza l'epica di Michael Cimino, che per quanto formidabile è comunque artefatta.

Minervini non bara, sceglie le storie degli altri e lascia che sia l'autenticità dei suoi personaggi a scrivere il copione. In Stop the Pounding Heart si muove in una comunità di bull rider (ragazzi bravi a cavalcare tori) e pistoleri dove il dibattito filosofico ruota intorno ai precetti da prendere alla lettera dell'Antico Testamento e al calibro delle cartucce. In Low Tide, capitolo secondo della trilogia texana, visto a Venezia nel 2012, Minervini pedina un ragazzino che sempre in contesto white trash cerca di sopravvivere aiutando la madre alcolizzata a vedere la luce del giorno dopo.

Nessuna retorica degli ultimi, nessuna estetica trash, nessun compiacimento. Minervini sta lì, in mezzo a uomini e donne che sparano o mangiano o discutono o parlano di politica (le posizioni sono prevalentemente di estrema destra) e nulla della sua messa in scena mobile, partecipe, mai invadente, fa pensare a un giudizio morale. La realtà accade e lui la coglie, con uno slancio artistico che è nella natura densa della fotografia (da sottolineare in tutti i film il ruolo complice del direttore Diego Romero) e nell'empatia con l'ambiente. Attenzione a non fraintendere: non parliamo di un'adesione ideologica bensì di uno sguardo capace di entrare in sintonia con quel mondo per raccontarne il vero, colto nel suo splendore o nel suo orrore.

Con Louisiana (The Other Side) il discorso si fa forse ancora più politico, dato che il titolo allude a un "other side", un lato B della realtà americana rimosso e dimenticato, tenuto a distanza dalle istituzioni e sempre più privo di una narrazione. I junkies di una comunità della Louisiana e i paramilitari texani, reduci delle imprese belliche di Bush o civili armati fino ai denti pronti a combattere una guerra sempre imminente. Singoli individui e famiglie pedinati in un territorio ideale che lo stesso Minervini definisce "invisibile". Louisiana (The Other Side) viene presentato in anteprima al Certain regard di Cannes per poi essere distribuito nelle sale italiane del 28 maggio.