ashfaq1993
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sabato 15 agosto 2015
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un film istruttivo ma....
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vi chiedo prima di tutto di valutare il film per cio che è, e di non associare il suo "VALORE" complessivo con il libro! sappiamo tutti benissimo che un libro non potrà essere mai superato da un film.
quindi ora vi dico cio che penso del film. Il film, con tutto il mio rispetto, non mi è sembrato un gran che. ora mi spiego meglio il motivo:
é veramente un operazione complicata riprodurre un libro in versione video, perchè ad esempio è difficile riprodurre il paesaggio e l'ambiente ma sopratutto i personaggi descritti dal libro, ognuno di noi possiede un suo immaginario e metterlo in comune a tutti non è alquanto facile. Ovviamente bisogna sempre fare i conti con i taglia/elimina scene.
Ma ora esprimo il vero motivo del mio giudizio.
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vi chiedo prima di tutto di valutare il film per cio che è, e di non associare il suo "VALORE" complessivo con il libro! sappiamo tutti benissimo che un libro non potrà essere mai superato da un film.
quindi ora vi dico cio che penso del film. Il film, con tutto il mio rispetto, non mi è sembrato un gran che. ora mi spiego meglio il motivo:
é veramente un operazione complicata riprodurre un libro in versione video, perchè ad esempio è difficile riprodurre il paesaggio e l'ambiente ma sopratutto i personaggi descritti dal libro, ognuno di noi possiede un suo immaginario e metterlo in comune a tutti non è alquanto facile. Ovviamente bisogna sempre fare i conti con i taglia/elimina scene.
Ma ora esprimo il vero motivo del mio giudizio. il film poteva essere fatto meglio per poter aver un impatto migliore, prima di tutto bisognava, secondo me, inserire "la voce narratore", ora mi spiego, avete presente come nel libro la voce di AMIR raccontava e spiegava le cose? ecco questa voce poteva mettere in risalto i sentimenti e le emozioni, per esempio quando HASSAN veniva preso a botte la voce "narratore" poteva dire in prima persona ciò che egli provava ( ex. "...lo vidi, ma non ebbi coraggio di reagire, rimasi li come un codardo..."); questa voce narratore è molto importante.
in seconda linea sono rimasto deluso dagli effetti audio, potevano aggiungere ancora molti effetti audio, per la precisione nei momenti di suspance o in momenti drammatici, avete presente quel suono del "boom!!" che c'è quando si fa una scoperta scioccante! ecco quella serie di effetti sono venuti a mancare.
miglior attore secondo me? shorab. anche se durante tutto il film nn parla, ma fa suscitare molta emozione.
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brian77
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venerdì 16 settembre 2011
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questo è il vero cinema-spazzatura
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Pessimo, veramente pessimo. Film ipocrita, politicamente servile, con ambizioni ridicolmente poetiche. Tutto quello che mi disgusta in un film, esteticamente e moralmente. Il solo pensiero che spazzatura ruffiana di questo tipo venga spacciata come cinema "di qualità" conferma solo la miseria di quello che viene definito circuito d'essai.
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peroscio perosci
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venerdì 20 maggio 2011
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aquiloni o bandiere americane?
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Recensire il film di Marc Forster non può che significare anche, o meglio, soprattutto, recensire il libro di Khaled Hosseini. Salvo, infatti, che si voglia restringere il discorso alla riuscita, o meno, dell'esercizio (scolastico-mercantile, purtroppo, d'abitudine) della traduzione su cellulosa dell'opera inspiratrice, con collazione annessa di scene, ambienti, personaggi, ed inevitabile divisione dei lettori/spettatori -o spettatori/lettori, secondo la priorità temporale- in tifoserie più o meno accanite (fino ai veri e propri ultras dell'uno o dell'altro); od ancora limitarlo alla mera disamina tecnica di fotografia, recitazione, montaggio, etc.
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Recensire il film di Marc Forster non può che significare anche, o meglio, soprattutto, recensire il libro di Khaled Hosseini. Salvo, infatti, che si voglia restringere il discorso alla riuscita, o meno, dell'esercizio (scolastico-mercantile, purtroppo, d'abitudine) della traduzione su cellulosa dell'opera inspiratrice, con collazione annessa di scene, ambienti, personaggi, ed inevitabile divisione dei lettori/spettatori -o spettatori/lettori, secondo la priorità temporale- in tifoserie più o meno accanite (fino ai veri e propri ultras dell'uno o dell'altro); od ancora limitarlo alla mera disamina tecnica di fotografia, recitazione, montaggio, etc., l'oggetto principe della valutazione non può che essere l'originale, inteso quale sorgente della storia narrata, ed ancor più del messaggio (purché un messaggio vi sia) con essa trasmesso. Ciò premesso, posso dire semplicemente che Il cacciatore di aquiloni (nella sua duplice veste: cartacea e audiovisiva) non mi è piaciuto. A parte la coloritura manieratamente esotica, ad uso e consumo dell'occidentale estatico di fronte a qualunque scena di vita non tecno-motorizzata, raffiguri essa il bazaar di Kabul o una tribù subsahariana, le cime del Tibet o l'impero azteco; a parte (ma meno!) il solito manicheismo a stelle e strisce, che non si dà pace finché non trova un antagonista certo, alla fumetto Marvel, un cattivone tutto d'un pezzo da sconfiggere per far trionfare, finalmente e -si direbbe quasi- una volta per tutte, il bene (al limite del ridicolo, a questo riguardo, l'agnitio dell'aguzzino del piccolo Hassan, divenuto nel frattempo un feroce talebano al seguito del mullah stupratore); a parte infine il buonismo rassicurante e conciliatore (e pressapochista! Alla giusta osservazione del direttore dell'orfanotrofio, ad esempio, che sottolinea come il salvare un bambino, uno solo fra i tanti, non tolga le sofferenze di tutti gli altri, nulla viene risposto e di quelli più non si parla, una volta felicemente approdati in America), il racconto mi è parso privo di grandi emozioni (se escludiamo l'atto eroico di papà Baba al momento della fuga in furgone e qualche altro episodio) e, inoltre, in più punti subdolamente (involontariamente?) partigiano, tanto da parere, nella fosca rappresentazione finale della dittatura talebana (con morti impiccati agli angoli delle strade, uomini che vendono le proprie gambe mozze, lapidazioni en plein air) quasi conseguire implicitamente, colla contrapposizione delle immagini (Inferno a Kabul, Cuccagna in America) l'effetto di un beneplacito, di una giustificazione ex post (il romanzo è uscito nel 2003) alle operazioni di "esportazione democratica" avviate in Afghanistan.
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anistreep
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mercoledì 26 gennaio 2011
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fa riflettere e molto...
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gran bel film...ma siccome io avevo in precedenza già letto il libro me lo sono gustata un pò meno...
il libro è SUPERLATIVO veramente,,,,al film non manca nulla ma il libro è ancora superiore....
complimenti a Khaled Hosseini !!!!!
Da vedereeee !!!! consigliatissimooooo anche se un pò triste ^.^
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weach
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domenica 24 ottobre 2010
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un dono di umiltà e liricità
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Tutti dicono che il film è fedele al libro di Khaled Hossein ma che la “ riduzione “cinematografica ha sottratto molto alla profondità ed intimità del libro.
Ebbene commento il film senza avere letto l’omonimo libro , forse è meglio così !
Sono libero ora dai paragoni ed “interpreto" il film e basta come "sento" .
Marc Forster è regista sensibile ed umile ; sa introdurci in una storia non della sua cultura “ in punta di piedi “ come osservatore , diligente , amabile .
La storia di Amir ed Hassan parla di una energie che si rispecchiano oltre la vita terrena ,di anime che hanno condiviso amicizia , giochi, ed un atroce violenza e che ora vibrano insieme intensamente all’unisono.
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Tutti dicono che il film è fedele al libro di Khaled Hossein ma che la “ riduzione “cinematografica ha sottratto molto alla profondità ed intimità del libro.
Ebbene commento il film senza avere letto l’omonimo libro , forse è meglio così !
Sono libero ora dai paragoni ed “interpreto" il film e basta come "sento" .
Marc Forster è regista sensibile ed umile ; sa introdurci in una storia non della sua cultura “ in punta di piedi “ come osservatore , diligente , amabile .
La storia di Amir ed Hassan parla di una energie che si rispecchiano oltre la vita terrena ,di anime che hanno condiviso amicizia , giochi, ed un atroce violenza e che ora vibrano insieme intensamente all’unisono.
Non saprei dire se la “barabarie Talebana” si più atroce di quella che ci regala la nostra cultura dominante ?
Preferisco concentrarmi su questo mondo diverso che si dischiude con la sua storia millenaria che ha bisogno del suo corso per divenire ciò che potrà …non abbiamo diritto di ingerirci comunque.
Mentre ascolto queste musiche afghane armoniche , dense di liricità e spiritualità, ringrazio Iddio per aver aperto ai miei occhi questo film .
Una aquilone colorato vola libero nel cielo limpido e fa sognare un mondo migliore per tutti, anche per noi presuntuosi occidentali che certo non siamo migliori .
Piuttosto siamo i più inconsapevoli della "verità"
Ora leggerò il libro.
Weach illuminati
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andre89lost
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domenica 22 agosto 2010
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abbastanza fedele al libro ma..
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Il film è abbastanza fedele al libro ma non ha nulla a che vedere in quanto a bellezza. Il più grave errore del regista secondo me è stato quello di scegliere di non avere la voce narrante del protagonista Amir prorpio come nel libro.
Ad esempio quando Amir vuole che il fedele Hassan se ne vada via.. il tutto è stato risolto in pochi minuti e non fa capire quanto realmente Amir ci soffra (quasi non ci vive più con quel dolore) e il perchè vuole che il suo fratellastro e Alì si allontanino per sempre dalla sua vita (ed è forse il punto chiave del romanzo...)
Uno che non ha letto il libro secondo me può non avere colto fino in fondo la profondità e la bellezza de "Il cacciatore di aquiloni".
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Il film è abbastanza fedele al libro ma non ha nulla a che vedere in quanto a bellezza. Il più grave errore del regista secondo me è stato quello di scegliere di non avere la voce narrante del protagonista Amir prorpio come nel libro.
Ad esempio quando Amir vuole che il fedele Hassan se ne vada via.. il tutto è stato risolto in pochi minuti e non fa capire quanto realmente Amir ci soffra (quasi non ci vive più con quel dolore) e il perchè vuole che il suo fratellastro e Alì si allontanino per sempre dalla sua vita (ed è forse il punto chiave del romanzo...)
Uno che non ha letto il libro secondo me può non avere colto fino in fondo la profondità e la bellezza de "Il cacciatore di aquiloni".
Voto al romanzo:10 al film: 4
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solid
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giovedì 22 aprile 2010
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sembra solo sfiorarti
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ma non ti prende mai... i soliti bambini/uomini che a 6,7 anni già sanno bene cosa vuol dire sacrificio, onestà, e solidarietà... insomma poco bambini, molto più adulti nei panni di bambini. o magari santi. cosa alquanto improbabile nella realtà, e soprattutto nella realtà di allora. gli spunti e le situazioni per approfondire argomenti duri e interessanti ci sono, ma vengono spazzate via dalla dalla leggerezza e dalla prevedibilità con cui vengono trattati.
brutta la coincidenza del bullo che li perseguitava da piccoli, poi diventato guarda caso il "capo" dei Talebani da convincere per riavere il bambino...
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jos_d
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giovedì 12 novembre 2009
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forte, intenso e fedele al libro da cui è tratto
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Praticamente ogni qual volta un romanziere riesca a fare arricchire il proprio editore, ad Hollywood c’è qualche produttore pronto a cogliere la palla al balzo per realizzare un nuovo film dal successo (economico) pressoché garantito; tuttavia, se il risultato è un lavoro eccellente come questo, allora ogni considerazione circa l’opportunismo hollywoodiano passa decisamente in secondo piano.
Kabul, anni settanta. Amir (Zekeria Ebrahimi) e Hassan (Ahmad Khan Mahmidzada) sono due giovanissimi, inseparabili, amici; eppure sono molto diversi fra loro, sia caratterialmente, ma soprattutto per posizione sociale. Amir infatti viene da una famiglia agiata di etnia Pashtun, mentre Hassan è l’umile figlio di un servo Hazara.
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Praticamente ogni qual volta un romanziere riesca a fare arricchire il proprio editore, ad Hollywood c’è qualche produttore pronto a cogliere la palla al balzo per realizzare un nuovo film dal successo (economico) pressoché garantito; tuttavia, se il risultato è un lavoro eccellente come questo, allora ogni considerazione circa l’opportunismo hollywoodiano passa decisamente in secondo piano.
Kabul, anni settanta. Amir (Zekeria Ebrahimi) e Hassan (Ahmad Khan Mahmidzada) sono due giovanissimi, inseparabili, amici; eppure sono molto diversi fra loro, sia caratterialmente, ma soprattutto per posizione sociale. Amir infatti viene da una famiglia agiata di etnia Pashtun, mentre Hassan è l’umile figlio di un servo Hazara. Un giorno Hassan si oppone a dei bulli che volevano rubare l’aquilone con cui Amir aveva vinto una gara e viene per questo picchiato e sodomizzato; Amir, presente, assiste senza muovere un dito ed anzi, trasformato il rimorso in rancore, fa di tutto per allontanare Hassan e suo padre dalla propria casa. Sul finire del decennio, quando i Russi invadono il paese, Amir e suo padre (Homayoun Ershadi) lasciano l’Afghanistan per ripiegare prima in Pakistan e poi in California, dove si sistemano. Passano gli anni, Amir si sposa, perde il padre, ma ecco che il passato ritorna chiamando Amir a saldare il vecchio debito morale con il suo amico Hassan…
Essenzialmente fedele all’omonimo libro di Khaled Hosseini, dal quale la pellicola trae spunto, “Il cacciatore di aquiloni” è un film intenso, diretto con stile fortemente realista -fino anche alla crudezza-, che racconta una straordinaria vicenda individuale perfettamente inserita in un contesto storico, quello delle tragiche vicende che sconvolgono l’Afghanistan da decenni, ma sulle quali in Occidente si è preferito stendere un velo di silenzio anche per evitare che emergessero delle verità piuttosto scomode circa il ruolo giocato in quest'area dall'intelligence americana.
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benedetto martello
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giovedì 18 giugno 2009
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la forza della dolcezza vince sulla violenza
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Premetto che non ho letto il libro ma trovo il film straordinario mi ricorda un altro film "la casa di nebbia e sabbia", le due storie hanno in comune la rappresentazione del rapporto con la tradizione patriarcale ed allo stesso tempo la capacità di esprimere una dolcezza nei personaggi e nel rapporto padre figlio che può solo essere ammirata.
In particolare nel rapporto tra Hassan e Amir trovo una complessià superiore al solo dolo subito da Hassan ed al senso di colpa di Amir, ci sono le parole del padre che celano una ammirazione per Hassan sotterranea che diventa il vero tormento per Amir, a mio parere il finale si spiega proprio come espressione di una verità che libera da questo tormento e restituisce ad Amir l'orgoglio rappresentato dal padre.
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zucchina
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martedì 17 marzo 2009
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il libro è molto più bello
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DOPO CHE HO MANGIATO IL LIBRO IN 4 GIORNI ... VOLEVO VEDERE IL FILM...
ASPETAVO MOLTO DI PIù ... SECONDO ME, è MANCATO UN SACCO DI PARTE IMPORTANTE .... un peccato poi se avessi dato tutta i questo film ... era da Oscar cosi come il libro da BestSeller
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