Azione,
durata 107 min.
- Italia 2006.
uscita venerdì 24febbraio 2006.
MYMONETROArrivederci amore, ciao
valutazione media:
2,95
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Tratto dall'omonimo romanzo di Massimo Carlotto, questo film con ambientazione "noir" soddisfa solo a meta', per il mestiere della regia di Soavi e per l'ottima prestazione degli attori, tutti giovani, la Ferrari, Boni e il collaudato Michele Placido. Il protagonista vive una vicenda un po' improbabile, fra amori, gangsters e uccisioni da "killer", conservando pero' una maschera seria e imperturbabile. Il regista se la cava bene con le scene d'azione, ora riprese da vicino, con particolari, ora riprodotte da lontano, anche col teleobiettivo (la rapina al furgone). Viene impostata cosi' una "via italiana", non americana, al film "noir".
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Tratto dall'omonimo romanzo di Massimo Carlotto, questo film con ambientazione "noir" soddisfa solo a meta', per il mestiere della regia di Soavi e per l'ottima prestazione degli attori, tutti giovani, la Ferrari, Boni e il collaudato Michele Placido. Il protagonista vive una vicenda un po' improbabile, fra amori, gangsters e uccisioni da "killer", conservando pero' una maschera seria e imperturbabile. Il regista se la cava bene con le scene d'azione, ora riprese da vicino, con particolari, ora riprodotte da lontano, anche col teleobiettivo (la rapina al furgone). Viene impostata cosi' una "via italiana", non americana, al film "noir".
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C’è stata una generazione allo sbando nel nostro paese. Una classe d’età che pur di comprarsi il biglietto per un mondo migliore ha intrapreso il cammino della forza armata. Quella generazione ormai è stata affondata dai risvolti della storia e cerca da tempo un modo per redimersi. Una maniera per rientrare nella società come esseri normali, assoggettati alle regole che un tempo essi combattevano e alle quali non ha più senso contrapporsi.
Per Massimo Carlotto, lo scrittore di “Arrivederci Amore, Ciao”, alcuni soggetti di quella generazione avevano convinzioni politiche non molto chiare ed approfondite.
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C’è stata una generazione allo sbando nel nostro paese. Una classe d’età che pur di comprarsi il biglietto per un mondo migliore ha intrapreso il cammino della forza armata. Quella generazione ormai è stata affondata dai risvolti della storia e cerca da tempo un modo per redimersi. Una maniera per rientrare nella società come esseri normali, assoggettati alle regole che un tempo essi combattevano e alle quali non ha più senso contrapporsi.
Per Massimo Carlotto, lo scrittore di “Arrivederci Amore, Ciao”, alcuni soggetti di quella generazione avevano convinzioni politiche non molto chiare ed approfondite. Ragazzi allo sbando che vedevano solo un modo per fuggire da un oppressivo ambito familiare. Questa sottile linea fra ideologia radicata e teoria politica superficiale la descrive molto bene Michele Soavi dirigendo la versione cinematografica del romanzo di Carlotto.
Anzi, per Soavi, non è tanto importante il background politico di Giorgio, il personaggio principale sia del racconto che del film, ma il distacco da esso ed il conseguente reinserimento nella società. Reinserimento arduo, difficile per persone come lui, che pur di girare in libertà sono disposti a denunciare i propri compagni di battaglia.
Costato quattro milioni e trecentomila euro, la produttrice Conchita Airoldi ha dovuto faticare non poco per trovare i finanziamenti per un film così complicato e pessimista. Inizialmente ha sottoposto la sceneggiatura ad una produzione francese, la Wild Bunch, che subito ha voluto partecipare al progetto e di conseguenza è venuta la RAI e la Mikado.
Quello che ci mostra il regista milanese è la discesa di Giorgio all’inferno. Un inferno fatto di poliziotti corrotti, locali per spogliarelliste, papponi, ricattatori, mafia e cocaina. In tutto questo l’ex terrorista non può che sguazzarci, lui che è stato capace di fare la spia e di uccidere il suo migliore amico a sangue freddo, con una pallottola dietro la schiena.
Entrando in questo pericoloso gioco per Giorgio il passato è ormai una sorta di maledizione. Non è un problema politico ma un impaccio, un ostacolo per la sua nuova vita; infatti, solamente compiendo altri omicidi e continuando a percorrere quel circolo vizioso potrà alla fine sbarazzarsene come un inutile peso.
Soavi, proveniente dai film horror di serie B, cerca di adattare i particolari deliri che delineano quel genere al racconto di Carlotto, mostrando così la nuova vita di Giorgio come una sorta di incubo e non una via verso la redenzione. Con questa ottica del tutto personale riesce ad equilibrare in maniera egregia sia il lato sociale (o storico) con quello personale ed intimo, facendo di Giorgio un emblema ambiguo ed inquietante dei tempi in cui viviamo. [-]
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Un film parzialmente riuscito, quello di Michele Soavi. Il personaggio principale è un caimano che tutto domina e tutto calpesta, purtroppo non egregiamente interpretato dal bell'Alessio Boni, forse non adatto a un ruolo così nero.
Per il resto questo film è un'occasione sprecata per parlare del terrorismo italiano, dei risvolti politici, ecc.
Rimane un buon film d'azione.
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Il ritorno al grande schermo di Michele Soavi, dopo lustri di Fiction TV, ha lasciato il segno: tra entusiasmi e stroncature è innegabile che "arrivederci amore ciao" sia lontano anni luce da quella piattezza televisiva che caratterizza una parte importante del cinema attuale. Soavi non ha avuto paura d'osare e probabilmente ha realizzato il suo miglior film: un amorale noir dalle ascendenze tarantiniane che gradualmente si sposta verso il thriller, sfiorando addirittura l'horror nel finale.
E il tutto con un linguaggio audio-visivo fiammeggiante, in linea col gusto del regista, che s'imprime nella memoria.
Dove il film convince a metà è nella caratterizzazione contraddittoria del protagonista: agnello sacrificale all'inizio, si trasforma repentinamente (disorientando) in un killer diabolico e privo di scrupoli.
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Il ritorno al grande schermo di Michele Soavi, dopo lustri di Fiction TV, ha lasciato il segno: tra entusiasmi e stroncature è innegabile che "arrivederci amore ciao" sia lontano anni luce da quella piattezza televisiva che caratterizza una parte importante del cinema attuale. Soavi non ha avuto paura d'osare e probabilmente ha realizzato il suo miglior film: un amorale noir dalle ascendenze tarantiniane che gradualmente si sposta verso il thriller, sfiorando addirittura l'horror nel finale.
E il tutto con un linguaggio audio-visivo fiammeggiante, in linea col gusto del regista, che s'imprime nella memoria.
Dove il film convince a metà è nella caratterizzazione contraddittoria del protagonista: agnello sacrificale all'inizio, si trasforma repentinamente (disorientando) in un killer diabolico e privo di scrupoli. Anche se indubbiamente Alessio Boni ha un phisique du role perfetto, così come i comprimari (su cui spicca un notevole Michele Placido) che gli ruotano attorno.
Tirando le somme: pur non esente da pecche, un film in linea con la miglior tradizione italiana 'di genere' e che nel contempo potrebbe diventare un modello per il futuro.
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Tutto avrei pensato meno che questo sarebbe stato un gran bel film! Michele Soavi è conosciuto solo per boiate pazzesche e film vari di serie B e C e invece stavolta si esalta confezionando un prodotto davvero coi fiocchi! Boni non mi aveva mai convinto e anche lui, in questo caso, firma un'interpretazione notevolissima. Molto bello, forte e incisivo (finchè dura) il personaggio di Michele Placido, uomo di fiducia del regista. La storia piace, scorre fluida e sempre interessante, merito anche di una sceneggiatura ben fatta. Non è il solito film su banditi o terrorismo, o semplicemente un film drammatico ma a mio avviso raccoglie più generi e li mixa con sapienza, il tutto unito a ritmo costante e un cinisco invcredibile.
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Tutto avrei pensato meno che questo sarebbe stato un gran bel film! Michele Soavi è conosciuto solo per boiate pazzesche e film vari di serie B e C e invece stavolta si esalta confezionando un prodotto davvero coi fiocchi! Boni non mi aveva mai convinto e anche lui, in questo caso, firma un'interpretazione notevolissima. Molto bello, forte e incisivo (finchè dura) il personaggio di Michele Placido, uomo di fiducia del regista. La storia piace, scorre fluida e sempre interessante, merito anche di una sceneggiatura ben fatta. Non è il solito film su banditi o terrorismo, o semplicemente un film drammatico ma a mio avviso raccoglie più generi e li mixa con sapienza, il tutto unito a ritmo costante e un cinisco invcredibile. Belle le musiche. Consigliatissimo.
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Soavi e' da sempre uno dei registi italiani più bravi dopo i cult Dellamorte Dellamore, La chiesa e il bellissimo la setta, ancora una volta fa un genere che in italia si tende a dimenticare... Michele quindi, definito dal grande Quentin Tarantino il regista italiano di maggior talento (non sono d'accordo), usa delle riprese sensazionali, grazie a dio torna al cinema e io mi aspetto molto dal film. Placido e Boni bravissimi!!!!
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Il romanzo di Carlotto era di per sè un capolavoro, ma Soavi riesce ottimamente a riportarlo in pellicola, mantenendone l'intensità, il cinico realismo e la crudezza del protagonista. Bravo Boni, sublime Placido; mai in passato un film era riuscito a restituire alla pagina scritta il suo valore.
Da vedere (ma dopo aver letto libro!!)
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é un film particolare!Lacia un segno e tanti spunti di riflessione; da un lato si percepisce un lato buono di Giorgio, un emozione, un sentimento richiamato dalla bontà, ispirato da Robi, una "Alice" che risveglia quella pietas rimasta in lui, la stessa che lo aveva sfiorato quando tentò di salvare il postino...Dall'altro l'apatia e la mancanza di un battitio di ciglio di fronte all'agonia disperata di Robi. I buoni sentimenti non riescono ad emergere perchè il suo passato batte cassa nelle vesti di un bravissimo Anedda e, come un fiume di fango, lo inghiotte e lo trascina nuovamente giù, giù dove la sua indole apatica spicca e prende il sopravvento; la sua sopravvivenza egoista e ipocrita, la riabilitazione sociale è il valore più importante.
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é un film particolare!Lacia un segno e tanti spunti di riflessione; da un lato si percepisce un lato buono di Giorgio, un emozione, un sentimento richiamato dalla bontà, ispirato da Robi, una "Alice" che risveglia quella pietas rimasta in lui, la stessa che lo aveva sfiorato quando tentò di salvare il postino...Dall'altro l'apatia e la mancanza di un battitio di ciglio di fronte all'agonia disperata di Robi. I buoni sentimenti non riescono ad emergere perchè il suo passato batte cassa nelle vesti di un bravissimo Anedda e, come un fiume di fango, lo inghiotte e lo trascina nuovamente giù, giù dove la sua indole apatica spicca e prende il sopravvento; la sua sopravvivenza egoista e ipocrita, la riabilitazione sociale è il valore più importante.
Il Film e colorato di figure corrotte, come Anedda (bravissimo anche per la recitazione veritiera di un sardo),e come quella dell'onorevole. Giorgio si affanna per ritornare a testa alta in un mondo peggiore di quello da cui proviene, il dramma è che non se ne rende conto. Una riflessione dovrebbe essere dedicata anche a Isabella Ferrari, che non si vende per salvare un negozio ma un matrimonio..Quel sentimento buono però morde la sua anima sotto la pioggia, lì in cimitero dove era presente nonostante gli sguardi accusatori.
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Complimenti a Boni!! ottima interpretazione, credo sia un grande attore!
Il film ugualmente molto bello.
Soavi secondo me vuole lasciare un messaggio particolare; molte di quelle persone che parteciparono attivamente ad organizzazioni terroristiche, in realtà non erano spinti da convinzioni ideologiche di "sinistra". Su questo ci sarebbe da discutere.
Poterbbe essere una lacuna del film, però potrebbe essere un modo di intendere quel periodo.
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