spione
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venerdì 3 febbraio 2023
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spietato e preciso
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La prima cosa che viene spontaneo chiedersi dopo aver visto "Favolacce" è: ma sono storie vere o inventate? E la risposta più ovvia è naturalmente: entrambe. Sì, perché il film racconta vicende tanto finzionali quanto tragicamente simili - se non identiche - al magma maleodorante che deborda ogni giorno dai media che appaiono continuamente sullo sfondo. I fratelli D'Innocenzo mettono in scena dodici personaggi senza timore di affidare a Elio Germano un ruolo di paritaria importanza rispetto a una serie di interpreti assai meno conosciuti, tra i quali spicca l'esordiente Ileana D'Ambra, davvero brava a tratteggiare la figura della bionda e disperata Vilma.
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La prima cosa che viene spontaneo chiedersi dopo aver visto "Favolacce" è: ma sono storie vere o inventate? E la risposta più ovvia è naturalmente: entrambe. Sì, perché il film racconta vicende tanto finzionali quanto tragicamente simili - se non identiche - al magma maleodorante che deborda ogni giorno dai media che appaiono continuamente sullo sfondo. I fratelli D'Innocenzo mettono in scena dodici personaggi senza timore di affidare a Elio Germano un ruolo di paritaria importanza rispetto a una serie di interpreti assai meno conosciuti, tra i quali spicca l'esordiente Ileana D'Ambra, davvero brava a tratteggiare la figura della bionda e disperata Vilma. Dodici abbrutiti che popolano quella squallida e amorale periferia romana che "Brutti, sporchi e cattivi" e (si parva licet) "Come un gatto in tangenziale" avevano messo crudelmente in burla: velleitari maschi alfa, donne remissive o aggressive (ma pur sempre rassegnate) e i loro figli, che diventano presto il vero oggetto dell'attenzione dello spettatore. In una sorta di grottesco ribaltamento del "Villaggio dei dannati", infatti, i figli - nipotini dei neorealisti "Bambini ci guardano" - diventano mostri sì, ma all'incontrario: con tutti 10 in pagella e soprattutto portatori dell'onesta assennatezza e del coraggio di agire il cupio dissolvi che si legge di continuo negli occhi degli adulti (ma solo anagraficamente). Un film da subire, più che da vedere. Ma solo se è disposti ad affrontare "una storia vera, che vera non è, o forse sì".
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francog
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sabato 14 gennaio 2023
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10 e lode
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film non perfetto ma da 10 lode. Coglie nel segno.
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dreamers
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giovedì 29 dicembre 2022
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vette assolute
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A volte capita che certi film te li tieni lì da parte, un po' perché sai che ti piaceranno e di questi tempi, credo mai tanto bui per il cinema italiano, poter contare su un tesoretto da tirar fuori al momento oppurtuno rincuora. Ma un po' anche perché li temi. Il "tanto nera quanto vera" del sempre ottimo Giancarlo Zappoli (splendida la sua scheda) mi aveva francamente trasmesso un allarme. Ora il tesoretto me lo sono appena gustato e, davvero, sono qui senza parole. Attenzione, giustissimo soffermarsi su tematiche, contenuti, strutture narrative, ecc. Ma qui, in questo film, ci sono, dal punto di vista registico, delle vette assolute del cinema di sempre.
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A volte capita che certi film te li tieni lì da parte, un po' perché sai che ti piaceranno e di questi tempi, credo mai tanto bui per il cinema italiano, poter contare su un tesoretto da tirar fuori al momento oppurtuno rincuora. Ma un po' anche perché li temi. Il "tanto nera quanto vera" del sempre ottimo Giancarlo Zappoli (splendida la sua scheda) mi aveva francamente trasmesso un allarme. Ora il tesoretto me lo sono appena gustato e, davvero, sono qui senza parole. Attenzione, giustissimo soffermarsi su tematiche, contenuti, strutture narrative, ecc. Ma qui, in questo film, ci sono, dal punto di vista registico, delle vette assolute del cinema di sempre. L'ultimo scambio di sguardi, nel silenzio, tra Alessia e Dennis, per citare il momento a più alto coefficiente di difficoltà interpretativa e di linguaggio cinematografico (fotografia, montaggio, suono...), è di una levatura sovrumana. Da inchinarsi e fermare ogni discorso (altro che "entusiasmo sopito"... ma dove li andiamo a prendere certi aggettivi?). Per non parlare del dialogo, indimenticabile, tra Vilma, una vertiginosa Ileana D'Ambra, e Mattia (Federico Majorana). Con gli occhi spalancati mi dicevo: Dio mio, ma cosa sto vedendo...?! una modulazione di sentimenti, "moti dell'anima", citazioni musicali finissima, un velo di seta pura sospeso nell'aria e purtroppo con un destino già segnato.
GRAZIEEEEE!
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dreamers
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giovedì 29 dicembre 2022
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vette assolute
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A volte capita che certi film te li tieni lì da parte, un po' perché sai che ti piaceranno e di questi tempi, credo mai tanto bui per il cinema italiano, poter contare su un tesoretto da tirar fuori al momento oppurtuno rincuora. Ma un po' anche perché li temi. Il "tanto nera quanto vera" del sempre ottimo Giancarlo Zappoli (splendida la sua scheda) mi aveva francamente trasmesso un allarme. Ora il tesoretto me lo sono appena gustato e, davvero, sono qui senza parole. Attenzione, giustissimo soffermarsi su tematiche, contenuti, strutture narrative, ecc. Ma qui, in questo film, ci sono, dal punto di vista registico, delle vette assolute del cinema di sempre.
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A volte capita che certi film te li tieni lì da parte, un po' perché sai che ti piaceranno e di questi tempi, credo mai tanto bui per il cinema italiano, poter contare su un tesoretto da tirar fuori al momento oppurtuno rincuora. Ma un po' anche perché li temi. Il "tanto nera quanto vera" del sempre ottimo Giancarlo Zappoli (splendida la sua scheda) mi aveva francamente trasmesso un allarme. Ora il tesoretto me lo sono appena gustato e, davvero, sono qui senza parole. Attenzione, giustissimo soffermarsi su tematiche, contenuti, strutture narrative, ecc. Ma qui, in questo film, ci sono, dal punto di vista registico, delle vette assolute del cinema di sempre. L'ultimo scambio di sguardi, nel silenzio, tra Alessia e Dennis, per citare il momento a più alto coefficiente di difficoltà interpretativa e di linguaggio cinematografico (fotografia, montaggio, suono...), è di una levatura sovrumana. Da inchinarsi e fermare ogni discorso (altro che "entusiasmo sopito"... ma dove li andiamo a prendere certi aggettivi?). Per non parlare del dialogo, indimenticabile, tra Vilma, una vertiginosa Ileana D'Ambra, e Mattia (Federico Majorana). Con gli occhi spalancati mi dicevo: Dio mio, ma cosa sto vedendo...?! una modulazione di sentimenti, "moti dell'anima", citazioni musicali finissima, un velo di seta pura sospeso nell'aria e purtroppo con un destino già segnato.
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dandy
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domenica 29 maggio 2022
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i geni fanno ''na vita de m....a
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Al loro secondo film i registi-sceneggiatori tornano a raccontare uno spaccato di vite quotidiane,non più quelle della periferia criminale ma delle di persone "normali" che però non sono meno pessime e squallide si tratti di borghesucci o proletari.Il discorso come sempre non è nuovo(i bambini vittime di adulti opprimenti e marci dentro tra cui gli stessi genitori)ma è raccontato con uno stile personale che aderisce alle vicende e ai personaggi senza retorica nè moralismi,impassibile e sinuoso.Vediamo azioni quotidiane come cene,compleanni,scorribande estive,ragazzini che interagiscono e confronti familiari senza che vi sia praticamente mai l'ingresso della violenza,ma con una tale mancanza di calore umano e di vitalità che ci risultano opprimenti,in anticipo a una tragedia di cui si ha sentore da subito,e che non solo arriva inaspettata(e da parte di una sorta di agghiacciante deus ex machina che sembra uscito da un film di Haneke)ma nel finale circolare rivelerà più di una sconvolgente sorpresa.
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Al loro secondo film i registi-sceneggiatori tornano a raccontare uno spaccato di vite quotidiane,non più quelle della periferia criminale ma delle di persone "normali" che però non sono meno pessime e squallide si tratti di borghesucci o proletari.Il discorso come sempre non è nuovo(i bambini vittime di adulti opprimenti e marci dentro tra cui gli stessi genitori)ma è raccontato con uno stile personale che aderisce alle vicende e ai personaggi senza retorica nè moralismi,impassibile e sinuoso.Vediamo azioni quotidiane come cene,compleanni,scorribande estive,ragazzini che interagiscono e confronti familiari senza che vi sia praticamente mai l'ingresso della violenza,ma con una tale mancanza di calore umano e di vitalità che ci risultano opprimenti,in anticipo a una tragedia di cui si ha sentore da subito,e che non solo arriva inaspettata(e da parte di una sorta di agghiacciante deus ex machina che sembra uscito da un film di Haneke)ma nel finale circolare rivelerà più di una sconvolgente sorpresa.Ulteriori punti di forza una Roma che sembra aliena al tempo e allo spazio,riconoscibile solotramite il romaesco,e la perfetta spontaneità di tutto il cast dai bambini(Korovkin era stato già protagonista in "The Nest") agli adulti.Forse l'unica nota stonata sta nella voce narrante(di Max Tortora).Musiche dell'album "Cittànotte" del'72.Premio per la miglior sceneggiatura a Berlino.Incassi drasticamente condizionati dalle complicazioni dovute al Covid...
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no_data
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mercoledì 7 luglio 2021
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inserite i sottotiloli !!!
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Mi associo ai comment negativi. Aggiungerei che i dialoghi sono spesso incomprensibili e sarebbero indispensabili i sottotitoli anche per la versione italiana.
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rosmersholm
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giovedì 24 giugno 2021
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spiegazioni non richieste
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I fratelli D'Innocenzo confermano il loro talento, ma ancora concentrati sulla ricerca della loro cifra stilistica (qui tra Hopper e Lucrecia Martel), dimenticano di nuovo la sceneggiatura. La storia diventa quasi subito ripetitiva e senza sbocco e il terribile "spiegone" finale del maestro, distrugge quello che di misterioso e tellurico sembrava muovere le vicende narrate...
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denilson
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domenica 28 marzo 2021
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favola nera troppo carica nella forma
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"Favolacce" si presenta con grandi ambizioni ma purtroppo finisce per tracimare di presunzione. Siamo subito condotti in un vicolo cieco di disperazione e disillusione a partire da forme che sembrerebbero prefigurare un mondo spensierato. La periferia di Roma non è mai stata così simile alla borghesia annoiata di "American Beauty", che vive nell'apparente calma di prati verdi e staccionate colorate.. persino tra i meno abbienti, nelle roulotte, il design viene prima di tutto. L'intento di mescolare questo mood con la favola nera è lodevole, specie se a provarci sono due giovani registi italiani. In altre parole, è l'intento di costruire un modo e una narrazione davvero originali. Ho respirato a tratti il clima de "Il giardino delle Vergini suicide", sebbene i fratelli D'innocenzo abbiano provato a risettarlo in un contesto ancora più fiabesco e surreale, con scene al limite del grottesco (la spremitura di latte sul Ringo.
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"Favolacce" si presenta con grandi ambizioni ma purtroppo finisce per tracimare di presunzione. Siamo subito condotti in un vicolo cieco di disperazione e disillusione a partire da forme che sembrerebbero prefigurare un mondo spensierato. La periferia di Roma non è mai stata così simile alla borghesia annoiata di "American Beauty", che vive nell'apparente calma di prati verdi e staccionate colorate.. persino tra i meno abbienti, nelle roulotte, il design viene prima di tutto. L'intento di mescolare questo mood con la favola nera è lodevole, specie se a provarci sono due giovani registi italiani. In altre parole, è l'intento di costruire un modo e una narrazione davvero originali. Ho respirato a tratti il clima de "Il giardino delle Vergini suicide", sebbene i fratelli D'innocenzo abbiano provato a risettarlo in un contesto ancora più fiabesco e surreale, con scene al limite del grottesco (la spremitura di latte sul Ringo...), caricature esasperate di una Roma borghese di periferia (ma non troppo) e l'apatia ineluttabile di alcuni personaggi. C'è solo l'intento del film della Coppola però.. in poco più di 90 minuti ci si perde tra decine di personaggi caricature di loro stessi e ripetitivi, che non trasmettono nulla se non stizza e repressione: il maschio volgare e spregiudicato, con un impercettibile retaggio di innocenza romana; la moglie rassegnata; il bambino inquietante (dis)interessato al sesso e sommessamente superiore agli adulti. Non si riesce a intravedere un barlume di speranza e alla lunga il livore di cui ogni frammento di film è permeato si trasferisce osmoticamente nello spettatore, il quale purtroppo o perfortuna, nel 2021, non è così sopreso da inquadrature ardite e dai pur alti valori estetici della rappresentazione. Questo passaggio di sentimenti (esclusivamente negativi) avviene senza che i protagonisti ci rendano partecipi del loro dramma, senza condivisione, perché appunto sostanzialmente evanescenti, non empatici e avulsi dal tessuto stesso delle relazioni che il film ci propone.. quasi che ogni personaggio parlasse con se stesso anche quando dialoga con gli altri. Ne risulta una spirale di nevrosi, espressa o repressa, tutto sommato male giustificata. Rimane una bella cornice che la ripetitività e il peso del contenuto ci rendono inutile.
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ribena
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sabato 6 marzo 2021
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una favola nera che scuote l''anima
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L'atmosfera è segnata dagli sguardi dei bambini quasi assenti, rassegnati, ma forti e determinati allo stesso tempo. Una realtà senza scampo, una comunità che non è comunità ma solo un sopravvivere. La fatica di vivere che viene portata avanti dagli adulti che si riflette nel disagio dei minori. Ma loro vogliono liberarsi da tutta l'oppressione della quotidianità da cui sentono di non avere scampo. E la decisione fatale, irreversibile ma liberatoria.
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ginger snaps
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mercoledì 17 febbraio 2021
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entusiasmo sopito
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L'orrido italiano vince al festival di Berlino: percezione quasi sensoriale che nella narrazione mancano elementi visivi e discorsivi tali da rendere un quasi capolavoro in capolavoro assoluto. Tanto per dirne una grave è la cadenza insistente del dialetto romano che a tratti non incalza ma indebolisce i dialoghi. E questo non perché il dialetto non sia forte, ma a volte troppo per essere del tutto comprensibile. Bravura si nell'interpretazione degli attori, ma la debolezza nel chi li ha diretti si evince, quando su scene forti, non ci sono assolutamente le reazioni da parte dello spettatore. Questo vedo e non vedo esaspera, come esaspera il caldo oppressivo che si respira in tutto il film.
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L'orrido italiano vince al festival di Berlino: percezione quasi sensoriale che nella narrazione mancano elementi visivi e discorsivi tali da rendere un quasi capolavoro in capolavoro assoluto. Tanto per dirne una grave è la cadenza insistente del dialetto romano che a tratti non incalza ma indebolisce i dialoghi. E questo non perché il dialetto non sia forte, ma a volte troppo per essere del tutto comprensibile. Bravura si nell'interpretazione degli attori, ma la debolezza nel chi li ha diretti si evince, quando su scene forti, non ci sono assolutamente le reazioni da parte dello spettatore. Questo vedo e non vedo esaspera, come esaspera il caldo oppressivo che si respira in tutto il film. Una eterna genialata nel cinema italiano ,mettere in scena film che raccontano senza raccontare veramente. Lasciando in sospeso troppo di tutto. Lascio l'ardua sentenza per chi non lo ha ancora visto. Ma quando cala il sipario, io non sono soddisfatta.
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