hopeful70
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venerdì 6 luglio 2018
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film banale
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Banale e recitato in maniera pessima.
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hopeful70
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venerdì 6 luglio 2018
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film banale
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Film banale. Pessima sceneggiatura e pessima recitazione di entrambi i protagonisti. Lei irritante, finta, isopportabile. Lui sguardo monotematico fintodepressivo che non crea nessuna empatia. Battute come quella dei padri "contro natura" che paradossalmente da manforte alle sentinelle in piedi. Pessimo.
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domenica 29 aprile 2018
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la nuova religione e i suoi miracoli
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Ovviamente l'errore sarebbe considerare questo film l'ennesima pagliacciata queering, così come a ogni annuale pornazzo da Cannes la frase di ogni babbeo politicamente corretto è: 'Ma no! Non c'entra nulla con la pornografia!'. Fuori dalle frasi fatte: film banalotto, trama esile da produzione low cost, nessun'emozione, ovviamente per chi non si faccia abbindolare da emozioni telecomandate, routine di famiglie meridionali retrograde, spunti sociologici di risulta, cuori infranti, infanzie desolate, solitudini affamate d'amore, tutto il belletto che serve per dare un tono al punto di fuga alla fine di tutta la parata ipocrita: il miracolo, (che come apprendiamo dall'ennesimo capitolo del catechismo lgbt, ma guarda un po', è contro natura) è che il femminile stavolta si autosopprime e si leva di torno non perché vende 'liberamente' il proprio utero, ma per un più pacifico e zuccheroso paradosso di responsabilità verso la nascitura, e non vorremo mica sindacare su un così vistoso miracolo di bontà! E così il maschio gay rimane finalmente solo a godersi il suo delirio di onnipotenza creativa, magari, perché no? con l'ex compagno che, chissà, in un impeto di tenerezza potrebbe ripensarci.
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Ovviamente l'errore sarebbe considerare questo film l'ennesima pagliacciata queering, così come a ogni annuale pornazzo da Cannes la frase di ogni babbeo politicamente corretto è: 'Ma no! Non c'entra nulla con la pornografia!'. Fuori dalle frasi fatte: film banalotto, trama esile da produzione low cost, nessun'emozione, ovviamente per chi non si faccia abbindolare da emozioni telecomandate, routine di famiglie meridionali retrograde, spunti sociologici di risulta, cuori infranti, infanzie desolate, solitudini affamate d'amore, tutto il belletto che serve per dare un tono al punto di fuga alla fine di tutta la parata ipocrita: il miracolo, (che come apprendiamo dall'ennesimo capitolo del catechismo lgbt, ma guarda un po', è contro natura) è che il femminile stavolta si autosopprime e si leva di torno non perché vende 'liberamente' il proprio utero, ma per un più pacifico e zuccheroso paradosso di responsabilità verso la nascitura, e non vorremo mica sindacare su un così vistoso miracolo di bontà! E così il maschio gay rimane finalmente solo a godersi il suo delirio di onnipotenza creativa, magari, perché no? con l'ex compagno che, chissà, in un impeto di tenerezza potrebbe ripensarci. Sì, il miracolo è contro natura: il miracolo di non aver detto ancora a queste decine di registi/e catechizzanti: 'Ma quale pollo credete che se la beva?' è davvero contro la natura dell'intelligenza umana, ma si verifica quotidianamente sotto i nostri occhi.
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domenica 29 aprile 2018
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la nuova religione e i suoi miracoli
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Ovviamente l'errore sarebbe considerare questo film l'ennesima pagliacciata queering, così come a ogni annuale pornazzo da Cannes la frase di ogni babbeo politicamente corretto è: 'Ma no! Non c'entra nulla con la pornografia!'. Fuori dalle frasi fatte: film banalotto, trama esile da produzione low cost, nessun'emozione, ovviamente per chi non si faccia abbindolare da emozioni telecomandate, routine di famiglie meridionali retrograde, spunti sociologici di risulta, cuori infranti, infanzie desolate, solitudini affamate d'amore, tutto il belletto che serve per dare un tono al punto di fuga alla fine di tutta la parata ipocrita: il miracolo, (che come apprendiamo dall'ennesimo capitolo del catechismo lgbt, ma guarda un po', è contro natura) è che il femminile stavolta si autosopprime e si leva di torno non perché vende 'liberamente' il proprio utero, ma per un più pacifico e zuccheroso paradosso di responsabilità verso la nascitura, e non vorremo mica sindacare su un così vistoso miracolo di bontà! E così il maschio gay rimane finalmente solo a godersi il suo delirio di onnipotenza creativa, magari, perché no? con l'ex compagno che, chissà, in un impeto di tenerezza potrebbe ripensarci.
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Ovviamente l'errore sarebbe considerare questo film l'ennesima pagliacciata queering, così come a ogni annuale pornazzo da Cannes la frase di ogni babbeo politicamente corretto è: 'Ma no! Non c'entra nulla con la pornografia!'. Fuori dalle frasi fatte: film banalotto, trama esile da produzione low cost, nessun'emozione, ovviamente per chi non si faccia abbindolare da emozioni telecomandate, routine di famiglie meridionali retrograde, spunti sociologici di risulta, cuori infranti, infanzie desolate, solitudini affamate d'amore, tutto il belletto che serve per dare un tono al punto di fuga alla fine di tutta la parata ipocrita: il miracolo, (che come apprendiamo dall'ennesimo capitolo del catechismo lgbt, ma guarda un po', è contro natura) è che il femminile stavolta si autosopprime e si leva di torno non perché vende 'liberamente' il proprio utero, ma per un più pacifico e zuccheroso paradosso di responsabilità verso la nascitura, e non vorremo mica sindacare su un così vistoso miracolo di bontà! E così il maschio gay rimane finalmente solo a godersi il suo delirio di onnipotenza creativa, magari, perché no? con l'ex compagno che, chissà, in un impeto di tenerezza potrebbe ripensarci. Sì, il miracolo è contro natura: il miracolo di non aver detto ancora a queste decine di registi/e catechizzanti: 'Ma quale pollo credete che se la beva?' è davvero contro la natura dell'intelligenza umana, ma si verifica quotidianamente sotto i nostri occhi.
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mercoledì 27 dicembre 2017
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il padre d'italia
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mercoledì 13 dicembre 2017
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emozionato
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Ho riso ho pianto. Poesia
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venerdì 8 dicembre 2017
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un film delicato e intenso sulla solitudine
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Un film delicato e intenso sulla solitudine di due esseri umani. Paolo vive a Torino ed è appena stato lasciato dal suo compagno dopo otto anni d'amore. La sua sofferenza è grande. Per dimenticare il suo amore o forse proprio per rivederlo trascorre le sue serate in locali notturni gay. Una sera in uno di questi locali incontra una bellissima ragazza dai capelli rosa. La ragazza si chiama Mia, fa la cantante ed è incinta. E' arrivata a Torino per cantare con il suo gruppo. E' bella, strana è completamente sola. Il gruppo l'ha mollata ed è sola in una città a lei sconosciuta. Mia chiede a Paolo di riportarla a Roma. I due iniziano così un viaggio a bordo di un furgone bianco. Il viaggio non si fermerà a Roma ma proseguirà per Napoli e poi per la Calabria.
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Un film delicato e intenso sulla solitudine di due esseri umani. Paolo vive a Torino ed è appena stato lasciato dal suo compagno dopo otto anni d'amore. La sua sofferenza è grande. Per dimenticare il suo amore o forse proprio per rivederlo trascorre le sue serate in locali notturni gay. Una sera in uno di questi locali incontra una bellissima ragazza dai capelli rosa. La ragazza si chiama Mia, fa la cantante ed è incinta. E' arrivata a Torino per cantare con il suo gruppo. E' bella, strana è completamente sola. Il gruppo l'ha mollata ed è sola in una città a lei sconosciuta. Mia chiede a Paolo di riportarla a Roma. I due iniziano così un viaggio a bordo di un furgone bianco. Il viaggio non si fermerà a Roma ma proseguirà per Napoli e poi per la Calabria. Un viaggio per un Italia fatta di autostrade, motel, periferie urbane, complessi industriali. Un viaggio che diventa incontro di due anime diverse, fragili e tormentate. Grazie a un vestito da sposa, a una fuga per i vicoli di Napoli, a una canzone di Loredana Bertè, ad un pranzo calabrese, ad una foto di gruppo, ad un orfanotrofio e ad un mare azzurro, Paolo e Mia imparano a conoscersi, a volersi bene, a guardare dentro se stessi.
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sergio dal maso
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lunedì 11 settembre 2017
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il padre d'italia
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“… mare mare, qui non viene mai nessuno a trascinarmi via, mare mare, qui non viene mai nessuno a farci compagnia ... e io che non riesco a parlare nemmeno con me” oredana Bertè (Il mare d’inverno)
Due anime fragili, sole e ferite. Due vite precarie, socialmente e sentimentalmente. Molto diverse, praticamente opposte. Quella di Paolo, taciturno e introverso, commesso in un megastore simil Ikea. Quella di Mia, stravagante cantante punk allo sbando, incinta al sesto mese. Paolo è in crisi perché il suo compagno l’ha lasciato dopo otto anni. Mia vive alla giornata, non sa cosa fare della sua vita. Si incontrano per caso, nel posto più improbabile, una dark room di una discoteca gay, dove Mia sviene tra le braccia di Paolo.
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“… mare mare, qui non viene mai nessuno a trascinarmi via, mare mare, qui non viene mai nessuno a farci compagnia ... e io che non riesco a parlare nemmeno con me” oredana Bertè (Il mare d’inverno)
Due anime fragili, sole e ferite. Due vite precarie, socialmente e sentimentalmente. Molto diverse, praticamente opposte. Quella di Paolo, taciturno e introverso, commesso in un megastore simil Ikea. Quella di Mia, stravagante cantante punk allo sbando, incinta al sesto mese. Paolo è in crisi perché il suo compagno l’ha lasciato dopo otto anni. Mia vive alla giornata, non sa cosa fare della sua vita. Si incontrano per caso, nel posto più improbabile, una dark room di una discoteca gay, dove Mia sviene tra le braccia di Paolo. Si riconoscono subito, dopo essersi “annusati” si aggrappano l’uno all’ altra. Inizieranno uno strampalato viaggio on the road da nord a sud, da Torino alla Calabria, per portare Mia dal misterioso padre della bambina. Un viaggio dell’anima, alla ricerca di se stessi, per fare i conti con un passato mai affrontato. L’infanzia di Paolo è stata segnata dal trauma straziante dell’abbandonato della madre che lo ha lasciato alle suore dell’ orfanatrofio. Mia invece se n’è andata da casa giovanissima, fuggendo dal soffocante provincialismo meridionale e dal rapporto conflittuale con la famiglia. Le loro solitudini si sorreggono, si prendono cura l’uno dell’altra con un sentimento puro, gratuito, senza implicazioni erotiche né morbosità. Ripartono inconsciamente proprio dall’infanzia perduta, giocando, truccandosi, riscoprendo l’innocenza della purezza dei sentimenti. “Dimmi qualcosa …” - chiede candidamente Mia - “Sei bella”. Tornano ragazzi per (poter) vedere e riconoscere quella possibilità di un futuro di cui hanno sempre avuto paura. Dovranno decidere se affrontarlo o meno, diventando così adulti. Il padre d’Italia, pur nella linearità della storia raccontata, affronta tematiche complesse, socialmente spinose e cinematograficamente scivolose. Ci vuole una grande sensibilità e una profonda onestà intellettuale per parlare con tanta delicatezza di paternità omosessuale o di rifiuto della maternità. Al centro del film c’è proprio il senso della genitorialità. “Essere genitore fa parte della natura dell’essere umano? E non esserlo? Cosa è naturale e cosa è contro natura?”. Fabio Mollo, giovane regista calabrese al secondo lungometraggio, conferma le straordinarie qualità che hanno fatto acclamare a Berlino e a Roma il film d’esordio Il sud è niente. Il suo è un cinema che fa pensare e commuovere per la grazia e la dolcezza con cui racconta i suoi personaggi. E’ un cinema intimo e personale, fatto di sguardi, di volti e di inquadrature ravvicinate, senza mai essere invadente. Mollo non ha alcun intento ideologico, tantomeno tesi da dimostrare, lascia che sia lo spettatore a giudicare. Il coinvolgimento emotivo è amplificato dalle superlative interpretazioni di Luca Marinelli e Isabella Ragonese, due tra i migliori attori italiani di questi anni. Mollo e i due protagonisti hanno lavorato per un anno sulla sceneggiatura, curandone i minimi dettagli. L’intensità della malinconia dello sguardo di Marinelli trasuda autenticità, come del resto l’esuberanza mesta di Mia, interpretata dalla Ragonese. Il pathos che si crea tra i due mostra una notevole affinità e un’intima partecipazione al progetto di Fabio Mollo. Molto bella la fotografia di Daria D’Antonio, perfetta la colonna sonora pop elettronica di Giorgio Giampà, arricchita da diversi richiami agli anni ottanta con le canzoni di Loredanà Bertè cantate da Marinelli - Il mare d’inverno e Non sono una signora - e con la Ragonese che interpreta in modo originale There is a light that never goes out degli Smiths. Nel finale, delicato e inaspettato, si compie un piccolo miracolo. Paolo ha finalmente di fronte il futuro, e lo affronta commosso. E se “i miracoli, per definizione, sono contro natura”, la risposta ce la dà la vita stessa “che di miracoli ogni giorno ne compie molti”.
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ralphscott
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mercoledì 29 marzo 2017
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l'irritante mia,paolo l'illuso.
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Discreto road movie dalla sceneggiatura che vaga eterea come i suoi protagonisti. Ci troviamo nei paraggi del cinema minimalista che non cattura,non scalda. Vari i temi affrontati,ma nel complesso la coppia non fa trepidare per la sua futura sorte,anzi. La ragazza è irritante oltre il lecito e,quando ci si abitua alle sue bizzarrie,ci pianta in asso. Che il buon Marinelli possa perderci la testa fa strano. Alcune sequenze sono decisamente prevedibili,come la fuga dall'atelier - per altro simpatica - ed i contrasti con le femmine della famiglia calabrese. Due stelle e mezza.
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emyliu`
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sabato 18 marzo 2017
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la natura fa ogni giorno dei miracoli contronatura
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IL titolo del film si risolve negli ultimi minuti, che a dire il vero emozionano fino alle lacrime, per il messaggio: "Ogni miracolo, per definizione, è contronatura. E la natura fa ogni giorno dei miracoli". Come la nascita di un bambino, che sarebbe la cosa più naturale del mondo, se non fosse per le circostanze. Un uomo e una donna possono fare dei figli. Due uomini no. E se si forza la natura si è contronatura. Questo pensa Paolo.
"E allora la Madonna"? - Chiede Mia (Isabella Ragonese), cantante rocker incinta, girovaga sciroccata, a Paolo (Luca Marinetti), che si ritrova impelagato in una storia etero, dopo la fuga da una lunga relazione gay, nel momento in cui il compagno gli chiede qualcosa di più, una coppia stabile, una famiglia, magari con un figlio, adottato o avuto in qualche altro modo possibile.
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IL titolo del film si risolve negli ultimi minuti, che a dire il vero emozionano fino alle lacrime, per il messaggio: "Ogni miracolo, per definizione, è contronatura. E la natura fa ogni giorno dei miracoli". Come la nascita di un bambino, che sarebbe la cosa più naturale del mondo, se non fosse per le circostanze. Un uomo e una donna possono fare dei figli. Due uomini no. E se si forza la natura si è contronatura. Questo pensa Paolo.
"E allora la Madonna"? - Chiede Mia (Isabella Ragonese), cantante rocker incinta, girovaga sciroccata, a Paolo (Luca Marinetti), che si ritrova impelagato in una storia etero, dopo la fuga da una lunga relazione gay, nel momento in cui il compagno gli chiede qualcosa di più, una coppia stabile, una famiglia, magari con un figlio, adottato o avuto in qualche altro modo possibile. Così per paura tronca il rapporto, pur continuando ad amare, riamato. Il soggetto del film di Fabio Mollo è interessante e attuale, ed è anche girato molto bene, con una buona tecnica registica, nuova e complessa, con l'immagine che fa da padrona su tutto il resto, per gran parte del girato.
E sarebbe una buona cosa se tutto questo non predominasse sulla sceneggiatura che appare sbilanciata. Troppo vuota nella prima parte, fatta prevalentemente di immagini con poco dialogo, e troppo densa nell'ultima parte, dove dopo un lungo peregrinare on the road alla ricerca del padre biologico della bambina attesa, i personaggi si affollano tutti insieme nell'ultima mezz'ora. Luca Marinetti è molto fisico e nel contempo sensibile nel suo acquoso sguardo azzurro. Uno dei migliori attori giovani dell'attuale cinema italiano.
Isabella Ragonese, anch'essa brava e naturale, è molto colorata, dai capelli all'abbigliamento da rokkettara, con una sua bellezza non convenzionale, minuta con una pancia al quinto o sesto mese di gravidanza che pare vera. E canta pure bene, la Ragonese, una bella cover degli Smith. Da vedere e discuterne tra amici e coppie "naturali". Parola di Emyliù.
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