bryan_finley
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giovedì 3 dicembre 2020
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david... non farlo!
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Già, se David Mann sapesse in quale guaio si va a mettere, certo non sorpasserebbe quella polverosa autocisterna mossa da una motrice Peterbilt... Ma lui come fa a sapere? David deve recarsi da un suo cliente distante, deve tornare a casa per cena, e poi l'autocisterna emana un fumo nerastro e va davvero adagio. Così la sorpassa e inizia l'incubo. Il guidatore non ci sta, è rimasto offeso e David deve pagare per ciò che ha fatto. Spielberg, con questo straccio di canovaccio, crea un film denso di tensione e a tratti allucinante, dove il povero David, un mite americano medio sposato con una semplice casalinga un po' nevrotica, dovrà diventare cattivo e spietato controvoglia pur di non morire.
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Già, se David Mann sapesse in quale guaio si va a mettere, certo non sorpasserebbe quella polverosa autocisterna mossa da una motrice Peterbilt... Ma lui come fa a sapere? David deve recarsi da un suo cliente distante, deve tornare a casa per cena, e poi l'autocisterna emana un fumo nerastro e va davvero adagio. Così la sorpassa e inizia l'incubo. Il guidatore non ci sta, è rimasto offeso e David deve pagare per ciò che ha fatto. Spielberg, con questo straccio di canovaccio, crea un film denso di tensione e a tratti allucinante, dove il povero David, un mite americano medio sposato con una semplice casalinga un po' nevrotica, dovrà diventare cattivo e spietato controvoglia pur di non morire. Alcune scene sono memorabili. La prima quando David si ferma a fare benzina e non bada al benzinaio che gli dice che ha un manicotto dell'acqua da cambiare. Replica seccato il benzinaio: "Il padrone è lei...". Infatti se ne accorgerà sul tratto in salita, dove per sfuggire all'autocisterna avrà problemi con il motore che andrà in ebollizione. Poi quando impacciato non sa che panino prendere a pranzo e chiederà anche un "cachet" per il gran mal di testa a causa delle sue deduzioni per capire chi guida il camion, fermo come lui all'autogrill. La genialità di Spielberg è proprio questa. Il guidatore dell'autocisterna non si vede mai per tutto il film ed è una mossa vincente, lascia allo spettatore una curiosità incredibile. Si vedono solo gli stivali e le grosse mani che stringono il volante, e solo per qualche istante. Spielberg poi gira sequenze superbe, come quella della seconda fermata di David per il rifornimento, dove la benzinaia ha anche una piccola esposizione di rettili. L'autocisterna si ferma subito dopo, poi inverte la marcia verso la macchina di David e mentre riparte viene inquadrato dal basso il lungo albero di trasmissione che lentamente comincia a girare per seminare terrore nell'area di servizio. La musica è scelta con cura e amplifica il senso di inquietudine del protagonista, eccezionale quando capisce di essere spinto dal camion verso il treno al passaggio a livello. È una sequenza agghiacciante. D'altronde, la prova che il camionista è adirato solo con lui la si ha quando l'autocisterna aiuta l'autista dello scuolabus a ripartire. È chiaro, David non lo doveva sorpassare, ora lui è offeso e medita vendetta. I paesaggi immensi desolati fanno da complemento ideale alla vicenda, che ha tre interpreti principali. David, il commesso viaggiatore. L'autocisterna vecchia, inquinante e mal tenuta. La paura, che inizia dopo dieci minuti e finisce con la vittoria del mediocre David, che pur di sopravvivere si trasforma in arguto combattente. Un film unico, da vedere almeno una volta. E da commentare con gli amici appassionati della "settima arte".
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elgatoloco
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martedì 4 giugno 2019
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spilberg"metafisico"
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Non a caso da un racconto di un grande scrittore"fantastico"come Richard Matheson, autore anche della sceneggiatura, "Duel"(1971), primo lungometraggio di Steven Spielberg, allora 24 enne, è film simbolico e metafisco: l'autocisterna che minaccia il povero protagonista, che percorre strade tortuose, in un paesaggio desertico, ricorda decisamente"Moby Dick"di Melville. preludendo anche a"Jaws", posteriore di quattro anni- sempre la minaccia indeteterminata, "metafiisica", dove il"Male"può esser letto come la società lavoristico-consumistica, l'oppressione della cultura dominante("american way of life", ma già allora più o meno diffuso in tutto il mondo), comunque un peso inelininabile, senza scampo, cui il timido(in realtà)protagnista, ben impersonato da Dennis Weawer,si sottrae a fatica, anche perché il guidatore dell'autrocisterna è fantomatico, non si vede mai, ma lo minaccia concretamente di morte, investendolo, cercando di schiacciarlo quando è fermo presso una cabina telefonica etc.
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Non a caso da un racconto di un grande scrittore"fantastico"come Richard Matheson, autore anche della sceneggiatura, "Duel"(1971), primo lungometraggio di Steven Spielberg, allora 24 enne, è film simbolico e metafisco: l'autocisterna che minaccia il povero protagonista, che percorre strade tortuose, in un paesaggio desertico, ricorda decisamente"Moby Dick"di Melville. preludendo anche a"Jaws", posteriore di quattro anni- sempre la minaccia indeteterminata, "metafiisica", dove il"Male"può esser letto come la società lavoristico-consumistica, l'oppressione della cultura dominante("american way of life", ma già allora più o meno diffuso in tutto il mondo), comunque un peso inelininabile, senza scampo, cui il timido(in realtà)protagnista, ben impersonato da Dennis Weawer,si sottrae a fatica, anche perché il guidatore dell'autrocisterna è fantomatico, non si vede mai, ma lo minaccia concretamente di morte, investendolo, cercando di schiacciarlo quando è fermo presso una cabina telefonica etc. Gli altri(persone che incontra per strada, avventori di un curioso bar presso il quale si ferma e mangia qualcosa)sono veri"tantasmi", dove "Duel"diventa un vero trattato di psicologia sociale più ancora che di sociologia. Viene in mente(in quegli ann era in voga)"Escape from Freedom"di Erich Fromm, dove si rappresenta la società consumistico-capitalistica come un mostro che opprime l'individuo, a dispetto di tutte le(quasi sempre false)teorizzazioni sulla libertà dell'individuo che , appunto, l'american way of life propina e propaga da sempre. Interessantissime le musiche di Biully Goldenberg. Uno dei più affascinanti film per la TV mai realizzati. El Gato
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matteobettini15gennaio
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domenica 21 maggio 2017
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la 'prima' del 25enne spielberg tutta da godere
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Riguardo a 'Duel', film d'esordio del 25enne Steven Spielberg, c'è da sostenere subito un'osservazione. La scelta dell'attore protagonista, Dennis Weaver si è rivelata ai limiti della perfezione. Anche se, in seguito, Weaver non farà mai una gran carriera cinemtografica, preferendo quella televisiva (su tutti, da essre ricordato merita uno dei ruoli da protagonista della serie "Uno sceriffo a New York", dove Weaver interpreta lo sceriffo Sam McCloud). Anche se otterrà, comunque, altri risultati davvero prestigiosi (su tutti, la stella sulla Hollywood Walk of Fame e l'essere stato presidente dello Screen Actors Guild).
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Riguardo a 'Duel', film d'esordio del 25enne Steven Spielberg, c'è da sostenere subito un'osservazione. La scelta dell'attore protagonista, Dennis Weaver si è rivelata ai limiti della perfezione. Anche se, in seguito, Weaver non farà mai una gran carriera cinemtografica, preferendo quella televisiva (su tutti, da essre ricordato merita uno dei ruoli da protagonista della serie "Uno sceriffo a New York", dove Weaver interpreta lo sceriffo Sam McCloud). Anche se otterrà, comunque, altri risultati davvero prestigiosi (su tutti, la stella sulla Hollywood Walk of Fame e l'essere stato presidente dello Screen Actors Guild). La sua interpretazione in "Duel" è veramente convincente. Non sbaglia una direttiva o uno stato d'animo che dovette rappresentare: sorpreso, a inizio film, quando ingaggia per la primissima volta un duello (appunto!) con un guidatore di un'autocisterna 'Peterbilt 281' dal motore sicuramente truccato e con il camionista al volante mai inquadrato al volto (si tratta di Carey Loftin, probabilmentem il più abile stunt-man, a livello di guida, di Hollywood. Quando chiese a Spielberg che parte volesse che recitasse, il giovanissimo regista esordiente gli rispose: "Devi solo essere un gran figlio di buona donna!", e Loftin: "Ok, man. You found the right guy! (Ok, mr. Spielberg, ha trovato l'uomo afdatto!"). Passivo, quasi asoggetato quando telefona alla mogie (Jacqueline Scott) per chiederle scusa riguardo a un episodio avvenuto la sera precedente; irritato, quando entra nel Chuck Café dopo essere stato più volte spintonato dal guidatore della cisterna e dopo essere stato vittima di un "piccolo incidente", spiega David Mann (Weaver) al titolare del Café: di qui, l'ilarità dei clienti presenti e la sua conseguente irritazione, in quanto l'incindete era tutto tranne che piccolo!. E, infine, semrpe più di terrore quando si rende conto che l'autista dell'autocisterna lo ha preso davvero di mira e lo vuole uccidere a tutti i costi. Secondo la mia opinione, è proprio questa (oltre all'abilità di Loftin e all'aspetto davero terrificante della cisterna in voga nei '70 negli USA) la carta vincente di 'Duel'. Oltre, naturalmente, alle inquadrature di Spielberg che già sprizzava talento da ogni poro. Il finale è noto a tutti, credo, quindi non lo riporto. Ma se si ha voglia di suspense, angoscia, terrore, bè, 'Duel' è la scelta azzeccata!. Lo sto guardando in dvd da due-tre giorni di seguito! Buona domenica a tutti ;-)
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super2davide
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martedì 21 febbraio 2017
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masterpiece
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Primo capolavoro firmato Steven Spielberg.
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luca scialo
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mercoledì 29 giugno 2016
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angosciante esordio per spielberg
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Con questo film, Steven Spielberg dimostra già tutte le sue doti di grande regista. Sebbene la sua carriera si contraddistinguerà soprattutto per i film di fantascienza e di fantasia.
Un angosciante rincorsa sulle sterminate strade americane in mezzo al deserto, dove un mite commesso viaggiatore si troverà ad essere perseguitato da un folle su un tir dal motore truccato. Dialoghi ridotti al minimo, e tanta adrenalina e suspance. Fino al tragico epilogo.
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aristoteles
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lunedì 17 agosto 2015
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angoscia sulle strade
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Più lo rivedo e più mi rendo conto che è davvero un capolavoro assoluto.
Con pochi elementi, ovvero un'immensa autostrada e due vetture ,una delle quali un'autocisterna, si costruisce un thriller che lascia lo spettatore a bocca aperta.
Il cattivo rappresenta l'angoscia,il male inaspettato,la follia che perseguitano un uomo semplice,timido,con poca personalità.
Un uomo che per salvarsi potrà fare solo una cosa,reagire e cacciare fuori tutto il suo,sopito,animo coraggioso.
Quando lo farà ,riuscirà a sopravvivere,saltellando di gioia in una danza di liberazione.
A mio avviso il film è una grande parabola sulla società moderna,interpretata da un mostro,il pilota dell'autocisterna, che cerca di schiacciare il David Mann di turno.
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Più lo rivedo e più mi rendo conto che è davvero un capolavoro assoluto.
Con pochi elementi, ovvero un'immensa autostrada e due vetture ,una delle quali un'autocisterna, si costruisce un thriller che lascia lo spettatore a bocca aperta.
Il cattivo rappresenta l'angoscia,il male inaspettato,la follia che perseguitano un uomo semplice,timido,con poca personalità.
Un uomo che per salvarsi potrà fare solo una cosa,reagire e cacciare fuori tutto il suo,sopito,animo coraggioso.
Quando lo farà ,riuscirà a sopravvivere,saltellando di gioia in una danza di liberazione.
A mio avviso il film è una grande parabola sulla società moderna,interpretata da un mostro,il pilota dell'autocisterna, che cerca di schiacciare il David Mann di turno.
Il cattivo infatti non si vede mai in volto perchè le nostre angosce più cupe non lo hanno,sono potenzialmente ovunque.
Le inquadrature sono fantastiche e si vivono novanta di minuti di suspence, sebbene la trama si riduca essenzialmente ad un unico grande inseguimento.
Grandissimo Spielberg.
Un film da vedere assolutamente
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no_data
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lunedì 20 luglio 2015
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angoscia allo stato puro
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Bellissimo, tiene incollato lo spettatore allo schermo dal primo all'ultimo minuto. Il camionista non si vede mai in volto ma la sua presenza e la sua cattiveria si avvertono costantemente. Bellissima l'ambientazione ,impossibile non fare il tifo per David Mann
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great steven
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mercoledì 16 luglio 2014
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un on the road/thriller angoscioso e spettrale.
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DUEL (USA, 1971) diretto da STEVEN SPIELBERG. Interpretato da DENNIS WEAVER – LOU FRIZEL – JACQUELINE SCOTT – EDDIE FIRESTONE § David Mann, tranquillo commesso viaggiatore, sta compiendo il suo consueto giro in automobile quando viene invitato al sorpasso da un grosso camion che lo precede. Subito dopo, l’autocarro lo supera a sua volta: è il principio di un’allucinante sfida stradale. Ben presto David si accorge che il misterioso autista, il cui volto non si riesce mai ad individuare, ha intenzioni omicide nei suoi confronti. Dopo un interminabile, faticosissimo e improbo duello, il protagonista riesce finalmente ad attirare l’avversario in un tranello e a farlo precipitare in un burrone col suo mezzo, liberandosene definitivamente.
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DUEL (USA, 1971) diretto da STEVEN SPIELBERG. Interpretato da DENNIS WEAVER – LOU FRIZEL – JACQUELINE SCOTT – EDDIE FIRESTONE § David Mann, tranquillo commesso viaggiatore, sta compiendo il suo consueto giro in automobile quando viene invitato al sorpasso da un grosso camion che lo precede. Subito dopo, l’autocarro lo supera a sua volta: è il principio di un’allucinante sfida stradale. Ben presto David si accorge che il misterioso autista, il cui volto non si riesce mai ad individuare, ha intenzioni omicide nei suoi confronti. Dopo un interminabile, faticosissimo e improbo duello, il protagonista riesce finalmente ad attirare l’avversario in un tranello e a farlo precipitare in un burrone col suo mezzo, liberandosene definitivamente. è l’esordio di Spielberg alla regia, dopo una serie di piccoli cortometraggi e lungometraggi amatoriali che gli fecero razzolare pochi quattrini e che fece proiettare in distanti cinema di nicchia, e denota già un amabile e magistrale impiego della suspense, oltre che una marcata inclinazione al fantastico. La desolazione delle enormi autostrade, il senso di oscura minaccia, l’angoscia di una presenza demoniaca conferiscono al film un ritmo martellante. È il classico film di debutto realizzato con un budget alquanto limitato e risicato ma che riesce comunque a stupire e accattivare per una sceneggiatura scabra (a cura di Richard Matheson) ma completa, un montaggio fulmineo e ampiamente sostenuto, una fotografia a colori che rende splendidamente le immagini serrate e veloci che scandiscono il ritmo di una narrazione sobria eppure strenua e vivacissima. Bravo D. Weaver a incarnare il commesso viaggiatore pacato e senza grilli per la testa che intuisce a poco a poco il pericolo che incombe su di lui e prende coscienza dell’avvisaglia diabolica che grava sulla sua vita presente senza che riesca a disfarsene per un bel po’ di tempo, al cui termine si prende tuttavia una grossa rivincita uccidendo la causa delle sue peregrinanti tribolazioni. I colpi di scena non mancano e sono rafforzati da una colonna sonora insistente, tamburellante, vitale e sanguigna, che regala momenti mozzafiato a bordo del veicolo cinematografico che segue l’evoluzione dello scontro ad alta tensione che pone faccia a faccia e testa a testa due uomini molto diversi che percorrono la medesima carreggiata con scopi diametralmente opposti, uno noto allo spettatore e l’altro rigorosamente sconosciuto, che predispongono sull’asfalto tutti i loro spiegamenti di forze e spremono fino all’ultima midolla cerebrale tutto il loro ingegno per sopravvivere e scansare una morte tenebrosa e indesiderata. Non ci sono particolari difetti o elementi destabilizzanti, tranne forse un eccessivo compiacimento un po’ egoistico ed edonistico nella rappresentazione del dramma in cadenze infernali che vive il personaggio principale durante la sua corsa estrema e pericolante, ma a parte quello la pellicola si conferma più che discreta e adatta ad un pubblico più che altro adulto (altra probabile pecca il target piuttosto limitata) e sconsigliabile per la maggior parte agli spettatori coi denti da latte. Si vede già da questo inizio filmico che il regista avrebbe fatto strada ed esplorato tra i più disparati temi, attraversandoli di petto e controcorrente e rinnovando profondamente il cinema statunitense con inciso un segno indelebile e imperdibile per sempre.
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g_andrini
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martedì 31 dicembre 2013
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piacevole
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Ricordo bene, quando ero ragazzo, di aver seguito con ansia l'inseguimento "attivo", l'unica parte del film che mi aveva colpito. Rivedendolo, ho apprezzato meglio il significato retorico di questa pellicola.
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brando fioravanti
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martedì 5 novembre 2013
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geniale
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Un commesso viaggiatore supera un autocisterna. Da qui in poi il camionista lo sfida in un duello e tenterà di ucciderlo buttandolo fuori strada. Non si può negare l'esilità della storia e forse anche l'insensatezza. Ma la genialità di far reggere un film solo su grandi inquadrature e atmosfere inquietanti in grande stile è ammirevole. Si rinuncia anche agli effetti speciali per quasi tutto il film.
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