figliounico
|
lunedì 28 agosto 2023
|
maria fiore la bersagliera sfortunata
|
|
|
|
Un neorealismo sentimentale alla Zavattini, soprattutto per il finale pirotecnico e poetico, contraddistingue questo film di Renato Castellani, che ne ha curato anche la sceneggiatura in collaborazione con Titina De Filippo, girato quasi tutto, eccetto per alcune scene ambientate a Napoli, in un paesino del sud dell’immediato dopoguerra in un Italia povera ma onesta affamata di pane e di giustizia sociale. Il film lascia aperta la porta alla speranza per tutti coloro che ancora credono che il denaro non faccia la felicità come i due giovani popolani della storia che si amano ma non hanno i soldi per sposarsi. Nella migliore tradizione del neorealismo, il protagonista, Vincenzo Musolino, è un attore preso dalla strada, incontrato per caso dal regista; ma la vera sorpresa del film è Maria Fiore, ingiustamente caduta nell’oblio, anch’essa esordiente, che interpreta un personaggio che ricorda troppo da vicino quello passato alla storia del cinema con il nome de’ La Bersagliera di Pane amore e fantasia, uscito nel ’53 appena un anno dopo Due soldi di speranza, per non essere stata più che una semplice ispirazione per Comencini.
[+]
Un neorealismo sentimentale alla Zavattini, soprattutto per il finale pirotecnico e poetico, contraddistingue questo film di Renato Castellani, che ne ha curato anche la sceneggiatura in collaborazione con Titina De Filippo, girato quasi tutto, eccetto per alcune scene ambientate a Napoli, in un paesino del sud dell’immediato dopoguerra in un Italia povera ma onesta affamata di pane e di giustizia sociale. Il film lascia aperta la porta alla speranza per tutti coloro che ancora credono che il denaro non faccia la felicità come i due giovani popolani della storia che si amano ma non hanno i soldi per sposarsi. Nella migliore tradizione del neorealismo, il protagonista, Vincenzo Musolino, è un attore preso dalla strada, incontrato per caso dal regista; ma la vera sorpresa del film è Maria Fiore, ingiustamente caduta nell’oblio, anch’essa esordiente, che interpreta un personaggio che ricorda troppo da vicino quello passato alla storia del cinema con il nome de’ La Bersagliera di Pane amore e fantasia, uscito nel ’53 appena un anno dopo Due soldi di speranza, per non essere stata più che una semplice ispirazione per Comencini. Se si fosse trattato di un libro e non di un personaggio di una commedia forse all’epoca si sarebbe potuto parlare di plagio.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a figliounico »
[ - ] lascia un commento a figliounico »
|
|
d'accordo? |
|
onufrio
|
sabato 2 maggio 2020
|
gli ostacoli dell'amore
|
|
|
|
Appartenente al filone del Neorealismo Rosa, la commedia di Castellani affronta le solite tematiche post guerra, ma lo fa con una maggiore positività ed ottimismo di fronte alle varie problematiche che affliggono i protagonisti, una giovane coppia d'amanti vogliosi di congiungere a nozze. Quadretto realistico e a tratti macchiettistico dell'Italia post seconda guerra mondiale nel quale spicca la naturalezza espressiva e recitativa di un cast quasi interamente amatoriale.
|
|
[+] lascia un commento a onufrio »
[ - ] lascia un commento a onufrio »
|
|
d'accordo? |
|
stefanocapasso
|
venerdì 20 aprile 2018
|
la speranza nel futuro sta nella fiducia
|
|
|
|
In un piccolo paese in provincia di Napoli Antonio è un giovane appena tornato dalla guerra, disoccupato, che cerca di arrangiarsi come può. Carmela, giovane dal carattere focoso, si innamora di lui e cerca in tutti i modi di attirare la sua attenzione, che però rimane frenata dal fatto di essere troppo povero. Sfidano l’avversità della famiglia di Carmela, Antonio cerca ogni tipo di lavoro per poter coronare il suo sogno d’amore con Carmela, ma ogni tentativo finisce male, finchè i due arrivano alla “fuitina”.
Il film di Renato Castellani segna l’inizio del Neorealismo Rosa, dove i toni brillanti e melodrammatici si affiancano a quelli della povertà sostituendo la cupa rassegnazione del primo dopoguerra.
[+]
In un piccolo paese in provincia di Napoli Antonio è un giovane appena tornato dalla guerra, disoccupato, che cerca di arrangiarsi come può. Carmela, giovane dal carattere focoso, si innamora di lui e cerca in tutti i modi di attirare la sua attenzione, che però rimane frenata dal fatto di essere troppo povero. Sfidano l’avversità della famiglia di Carmela, Antonio cerca ogni tipo di lavoro per poter coronare il suo sogno d’amore con Carmela, ma ogni tentativo finisce male, finchè i due arrivano alla “fuitina”.
Il film di Renato Castellani segna l’inizio del Neorealismo Rosa, dove i toni brillanti e melodrammatici si affiancano a quelli della povertà sostituendo la cupa rassegnazione del primo dopoguerra. In questo caso la povertà e la (relativa” differenza sociale dei due protagonisti è di impedimento solo finche i due giovani rimangono ancorati alla tradizione e al buon senso comune, sin troppo remissivo. La speranza và vissuta investendo sul futuro anche senza avere certezze in mano, perché è questa speranza contagiosa che apre le porte del cuore, della fiducia e del credito della comunità intorno e configura la reale possibilità di costruirsi una vita
[-]
|
|
[+] lascia un commento a stefanocapasso »
[ - ] lascia un commento a stefanocapasso »
|
|
d'accordo? |
|
salspan
|
mercoledì 29 febbraio 2012
|
ho conosciuto vincenzo musolino
|
|
|
|
Chi scrive, da ragazzino, ha avuto la fortuna di conoscerlo. La famiglia abitava nel mio stesso palazzo, nell'isolato 255 a Reggio Calabria. La madre dell'attore, la signora Carmela, era molto amica di mia nonna e la sorella Gianna, di mia madre. In una splendida giornata estiva di fine anni 50, noi ragazzini, che come sempre ciondolavamo per strada, vedemmo un gran macchinone americano scoperto, salire su per la strada che conduceva nel grande cortile antistante le case. Quando la macchina fu vicina a noi scorgemmo alla guida Vincenzo Musolino con a fianco una bellissima donna, sicuramente un attrice (ero troppo piccolo per sapere chi fosse, ma si diceva fosse Silvana Pampanini).
[+]
Chi scrive, da ragazzino, ha avuto la fortuna di conoscerlo. La famiglia abitava nel mio stesso palazzo, nell'isolato 255 a Reggio Calabria. La madre dell'attore, la signora Carmela, era molto amica di mia nonna e la sorella Gianna, di mia madre. In una splendida giornata estiva di fine anni 50, noi ragazzini, che come sempre ciondolavamo per strada, vedemmo un gran macchinone americano scoperto, salire su per la strada che conduceva nel grande cortile antistante le case. Quando la macchina fu vicina a noi scorgemmo alla guida Vincenzo Musolino con a fianco una bellissima donna, sicuramente un attrice (ero troppo piccolo per sapere chi fosse, ma si diceva fosse Silvana Pampanini). Facemmo una grande festa ai due e per tutta risposta, Vincenzo ci fece salire tutti sulla macchina senza badare ai possibili danni che potevamo arrecare e, siccome eravamo parecchi, alcuni di noi trovarono posto all'interno della vettura mentre altri si sedettero sul cofano e sulle fiancate. Sembrava la scena di un film, ma era tutto magnificamente vero. Entrammo trionfanti e schiamazzanti nel grande cortile antistante le abitazioni. Vincenzo scese dalla macchina ci salutò con un grande sorriso e si avviò con questa donna bellissima versa la casa della sua famiglia
[-]
|
|
[+] lascia un commento a salspan »
[ - ] lascia un commento a salspan »
|
|
d'accordo? |
|
gianni lucini
|
sabato 3 dicembre 2011
|
musolino, attore per caso e regista per scelta
|
|
|
|
Vincenzo Musolino, nato a Reggio Calabria nel 1930 non ha alcuna intenzione di dedicarsi al cinema. Il suo primo lavoro è quello del pescatore, scelto non per particolare vocazione ma perché è l’unica possibilità che sembra offrirgli la sorte e la sua condizione sociale. Tra la salsedine, il sole e le reti da rammendare un giorno arriva una persona destinata a cambiare radicalmente tutte le sue prospettive. Si chiama Renato Castellani, è un regista e sceneggiatore convinto che il neorealismo si possa efficacemente mescolare con i toni leggeri della commedia. Ci ha già provato nel 1948 con "Sotto il sole di Roma" e l’anno dopo con "È primavera" ma ha in mente un ulteriore salto di qualità.
[+]
Vincenzo Musolino, nato a Reggio Calabria nel 1930 non ha alcuna intenzione di dedicarsi al cinema. Il suo primo lavoro è quello del pescatore, scelto non per particolare vocazione ma perché è l’unica possibilità che sembra offrirgli la sorte e la sua condizione sociale. Tra la salsedine, il sole e le reti da rammendare un giorno arriva una persona destinata a cambiare radicalmente tutte le sue prospettive. Si chiama Renato Castellani, è un regista e sceneggiatore convinto che il neorealismo si possa efficacemente mescolare con i toni leggeri della commedia. Ci ha già provato nel 1948 con "Sotto il sole di Roma" e l’anno dopo con "È primavera" ma ha in mente un ulteriore salto di qualità. La sua idea è quella di trasportare la storia di Giulietta e Romeo nell’Italia del dopoguerra con tono leggero e un lieto fine. Per la parte di Carmela, la protagonista femminile ha già scelto la quindicenne Maria Fiore. Quando vede Vincenzo Musolino gli propone di interpretare Antonio, il protagonista maschile e il giovane pescatore accetta. Nasce così "Due soldi di speranza". Il film ottiene un successo eclatante e rivela al mondo le qualità d’attore di Musolino. Dopo aver interpretato una trentina di film tra i quali spicca il pluripremiato "La ciociara" di Vittorio De Sica, nel 1966 debutta come sceneggiatore con il nome d’arte di Glenn Vincent Davis in "Vajas con Dios, Gringo!" e due anni dopo passa per la prima volta alla regia dirigendo un altro western: "Chiedi perdono a Dio, non a me". Nel 1969, pochi mesi dopo l’uscita nelle sale di "Quintana", il suo secondo film come regista, muore improvvisamente a Roma..
[-]
|
|
[+] lascia un commento a gianni lucini »
[ - ] lascia un commento a gianni lucini »
|
|
d'accordo? |
|
domenici alessandro
|
martedì 13 gennaio 2009
|
sulle ceneri del neorealismo
|
|
|
|
Come "Ossessione" segnò una svolta indicando la via per un nuovo cinema italiano, il neorealsimo; "Due soldi di speranza" segna quella linea di confine non sempre chiara e definita che separa il neorealismo puro e aristocratico dalla sua versione bozzettistica e piccolo borghese. Come "Ossessione" segna l'inizio del cinema realista, "Due soldi di speranza" ne segna l'epilogo. E come il capolavoro di Visconti non si può definire un film propiamente neorealista, pure il film di Castellani certo non appartiene per natura, stile ed estetica a quella corrente cinematografica che segnò culturalmente il decennio successivo alla Liberazione.
Per questo "Due soldi di speranza" può essere indicato senza ombra di smentita come uno dei cardini del cinema italiano.
[+]
Come "Ossessione" segnò una svolta indicando la via per un nuovo cinema italiano, il neorealsimo; "Due soldi di speranza" segna quella linea di confine non sempre chiara e definita che separa il neorealismo puro e aristocratico dalla sua versione bozzettistica e piccolo borghese. Come "Ossessione" segna l'inizio del cinema realista, "Due soldi di speranza" ne segna l'epilogo. E come il capolavoro di Visconti non si può definire un film propiamente neorealista, pure il film di Castellani certo non appartiene per natura, stile ed estetica a quella corrente cinematografica che segnò culturalmente il decennio successivo alla Liberazione.
Per questo "Due soldi di speranza" può essere indicato senza ombra di smentita come uno dei cardini del cinema italiano. Di quei cardini, per intendersi, che si indicano nei manuali quando si tenta di fare una cesura. Un punto di svolta che risce a fondere cinema d'essai con esigenze di botteghino mirabilmente, tanto da essere modello di riferimenti di ogni cineasta negli anni a seguire.
Anche per questo un film coraggioso che nel voler mettere d'accordo tutti rischia di essere facile bersaglio di critice snobistiche. Ma si sa di fronte ad un film che vince premi e piace al pubblico l'invidia può partorire le peggio meschinità!
[-]
|
|
[+] lascia un commento a domenici alessandro »
[ - ] lascia un commento a domenici alessandro »
|
|
d'accordo? |
|
antonio rocca
|
domenica 28 settembre 2008
|
a proposito di vincenzo musolino...!
|
|
|
|
Il film "Due soldi di speranza", interpretato magistralmente da Vincenzo Musolino, attore non professionista e al suo primo lavoro cinematografico, sicuramente meritava e merita molta più attenzione di quanta invece non è stata data, al film in se stesso per la sua bella trama e interpretazione del cast, (trama tra l'altro dettata dallo stesso Musolino), e all'attore protagonista. Originario di Benestare, piccolo centro della costa ionica regina, Vincenzo Musolino è cresciuto sulle rive dello Stretto di Messina, dove imparò il mestiere di pescatore; lì, scoperto da Renato Castellani che lo scelse senza esitare quale interprete principale del suo capolavoro. Musolino non ha avuto vita facile pur partecipando a numerosi film e quasi sempre diretto da registi di fama come Germi e altri; è morto giovanissimo, all'età di 39 anni, finendo la sua breve carriera in qualità di produttore e regista di film western all'italiana.
[+]
Il film "Due soldi di speranza", interpretato magistralmente da Vincenzo Musolino, attore non professionista e al suo primo lavoro cinematografico, sicuramente meritava e merita molta più attenzione di quanta invece non è stata data, al film in se stesso per la sua bella trama e interpretazione del cast, (trama tra l'altro dettata dallo stesso Musolino), e all'attore protagonista. Originario di Benestare, piccolo centro della costa ionica regina, Vincenzo Musolino è cresciuto sulle rive dello Stretto di Messina, dove imparò il mestiere di pescatore; lì, scoperto da Renato Castellani che lo scelse senza esitare quale interprete principale del suo capolavoro. Musolino non ha avuto vita facile pur partecipando a numerosi film e quasi sempre diretto da registi di fama come Germi e altri; è morto giovanissimo, all'età di 39 anni, finendo la sua breve carriera in qualità di produttore e regista di film western all'italiana. Chi di competenza e possiede materiale fotografico di Musolino dovrebbe pubblicarlo in quanto, a mio modesto avviso ed avendolo conosciuto personalmente, penso che "Cecè, u figghju i Lucifiru du Canali" merita essere ricordarto molto di più.
Totò Rocca
[-]
|
|
[+] lascia un commento a antonio rocca »
[ - ] lascia un commento a antonio rocca »
|
|
d'accordo? |
|
emanuele
|
martedì 18 luglio 2006
|
capolavoro acqua e sapone
|
|
|
|
Delizioso quadro dell'Italia povera del dopoguerra. Spaccato della vita quotidiana per sopravvivere:la vita dura,quella dei campi,degli operai,dei disoccupati. Non è una commedia:è la commedia della vita di quegli anni! Due protagonisti eccellenti,trama semplice,ma godibile,lieto fine??? La nostra immaginazione spera di sì!
|
|
[+] lascia un commento a emanuele »
[ - ] lascia un commento a emanuele »
|
|
d'accordo? |
|
emanuele
|
martedì 18 luglio 2006
|
non condivido
|
|
|
|
Delizioso quadro dell'Italia povera del dopoguerra.
Spaccato della vita quotidiana per sopravvivere:la vita dura,quella dei campi,degli operai,dei disoccupati.
Non è una commedia:è la commedia della vita di quegli anni!
Due protagonisti eccellenti,trama semplice,ma godibile,lieto fine??? La nostra immaginazione spera di sì!
|
|
[+] lascia un commento a emanuele »
[ - ] lascia un commento a emanuele »
|
|
d'accordo? |
|
ciak
|
martedì 13 giugno 2006
|
bellissimo
|
|
|
|
|
|
[+] lascia un commento a ciak »
[ - ] lascia un commento a ciak »
|
|
d'accordo? |
|
|