lucky italian movies
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martedì 2 giugno 2020
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un giorno di ordinaria follia
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Una fuga, quasi casuale, dal vivaio in cui lavorano rappresenta per due donne, ristrette da una misura custodiale presso una casa di cura, l'occasione per un brusco ritorno alla vita reale. Tra molti disagi e situazioni buffe delle protagoniste, Virzì riesce a raccontare le gioie, le fragilità, l'ingenuità e i sentimenti di queste due donne che vogliono provare a riprendersi la loro vita nonostante gli errori commessi.
E le emozioni, dunque, non mancano, dal ritorno ai fasti di un tempo per la contessa, al commovente incontro col figlio per Donatella.
Due donne descritte perfettamente ed in grado di catturare da subito la simpatia del pubblico. Film importante, per sorridere e riflettere sulla vita.
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antrace
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mercoledì 2 gennaio 2019
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follia intensa dell'animo
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Un film giusto, eppure sopra le righe, capace di narrare il sagace delirio di due donne, fra gioia e follia, perchè le due espressioni si sposano, nessuna ebbrezza sentita dell'animo può prescindere dalle tentazioni più estreme. Il viaggio di Beatrice e Donatella, matte evase da un centro di salute mentale, con alle spalle esperienze cruente, è un riepilogo esasperato delle loro vicende umane, il recupero affannoso di brandelli affettivi, la singolare, reciproca consapevolezza che uscire dal mondo sia una risorsa per chi dal mondo stesso abbia subito privazioni ed inganni. Il viaggio alla Thelma e Luise è assieme una fuga ed un ritorno, fuga dai controlli sanitari, dalla vigilanza della legge, dalle penurie economiche, dalle amicizie balorde, ricomposizione dei tratti lacerati della vita trascorsa.
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Un film giusto, eppure sopra le righe, capace di narrare il sagace delirio di due donne, fra gioia e follia, perchè le due espressioni si sposano, nessuna ebbrezza sentita dell'animo può prescindere dalle tentazioni più estreme. Il viaggio di Beatrice e Donatella, matte evase da un centro di salute mentale, con alle spalle esperienze cruente, è un riepilogo esasperato delle loro vicende umane, il recupero affannoso di brandelli affettivi, la singolare, reciproca consapevolezza che uscire dal mondo sia una risorsa per chi dal mondo stesso abbia subito privazioni ed inganni. Il viaggio alla Thelma e Luise è assieme una fuga ed un ritorno, fuga dai controlli sanitari, dalla vigilanza della legge, dalle penurie economiche, dalle amicizie balorde, ricomposizione dei tratti lacerati della vita trascorsa. Il lungo itinerario è una sarabanda scomposta di incontri fortuiti, appuntamenti scombinati, trasgressioni e momenti di vuoto. Nell'esperienza audace , sempre alla ricerca di un barlume di accoglienza sincera, Bearice e Donatella, che hanno temperamenti diversi, costruiscono scena dopo scena un' intensa complicità interiore. La prima viene da una famiglia opulenta, adusa ai lussi, svagata e bizzosa, incline a gesti quasi surreali. L'altra è una ragazza seducente, spontanea, un poco timida, ferita dall'assenza del padre, dal rifiuto di un compagno, dal destino errabondo, solitario condiviso con un figlio . Le peripezie delle protagoniste sembrano tracce confuse, ma la folle ricerca giunge infine ad una meta, la rincorsa emotiva, irrazionale si placa quando Donatella incontra il suo bimbo, quello che portava in braccio, un giorno che si era tuffata in mare, nel tentativo di porre fine alla vita di entrambi.Il piccolo superstite, dopo il gesto insano, era stato destinato aduna famiglia adottiva. Donatella riesce faticosamente a rintracciarlo, grazie alla certosina assistenza di Beatrice, a dialogare con lui sulla spiaggia di Viareggio, prima di tornare alla residenza sanitaria, a riabbracciare l'amica, che nel frattempo era stata ricondotta al luogo di cura. Il film di Virzì è un delicato mosaico di emozioni, un inno suadente alla profondità incontenibile delle vite irregolari, inquiete, libere.
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fabio
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giovedì 16 agosto 2018
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la bellezza dell'essere umano
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Da sempre apprezzo ogni suo film e anche stavolta non rimango deluso. Virzì è davvero sinceramente interessato all'essere umano. Lo osserva e lo racconta in tutti i suoi difetti: falliti, avventurieri, perdenti di ogni genere ma dalla immensa carica di umanità.
Consigliatissimo a chi sente il bisogno di libertà e a chi ancora, nonostante gli anni, riesce a trovare qualcosa di cui stupirsi in questo mondaccio.
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rob8
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martedì 17 luglio 2018
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quando la commedia emoziona
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Prima del suo ultimo film “americano”, Virzì rende l’ennesimo omaggio al cinema italiano. Lo fa ricorrendo sia a riferimenti più o meno espliciti (la veggente, derivata direttamente da “Ladri di biciclette”; il set cinematografico; la spider anni sessanta, con cui le protagoniste si danno alla fuga), sia adoperando con maestria gli stilemi della cosiddetta Commedia all’Italiana.
Di cui egli, accreditato erede, ne ri-vivifica qui più che lo sguardo critico (in tutta la pellicola prevale infatti un partecipato sentimento), l’attitudine a mescolare dramma e farsa, riso e pianto.
Lo sorreggono nell’impresa le prime attrici, Valeria Bruni Tedeschi e Micaela Ramazzotti, le quali infondono ai rispettivi personaggi variazioni di tono e profondità espressive di tutto rilievo.
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Prima del suo ultimo film “americano”, Virzì rende l’ennesimo omaggio al cinema italiano. Lo fa ricorrendo sia a riferimenti più o meno espliciti (la veggente, derivata direttamente da “Ladri di biciclette”; il set cinematografico; la spider anni sessanta, con cui le protagoniste si danno alla fuga), sia adoperando con maestria gli stilemi della cosiddetta Commedia all’Italiana.
Di cui egli, accreditato erede, ne ri-vivifica qui più che lo sguardo critico (in tutta la pellicola prevale infatti un partecipato sentimento), l’attitudine a mescolare dramma e farsa, riso e pianto.
Lo sorreggono nell’impresa le prime attrici, Valeria Bruni Tedeschi e Micaela Ramazzotti, le quali infondono ai rispettivi personaggi variazioni di tono e profondità espressive di tutto rilievo.
Il finale di speranza non può non muovere alla commozione.
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carrone
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sabato 20 gennaio 2018
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bello
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rinorigodanzo
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mercoledì 17 gennaio 2018
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per fortuna che ci sei te!
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Paolo Virzì intuisce ed insegna, vero maestro del cinema italiano, che per essere felici non occorre inseguire patrimonio, soldi e gioielli, ma che occorre semplicemente cercare di curare e di avere buone relazioni umane.
"La pazza gioia" è l'esaltazione della figura di Beatrice che nella vita cerca sempre, con tutto il suo impegno, di avere "buoni contatti" con tutti i personaggi del film che incontra.
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Paolo Virzì intuisce ed insegna, vero maestro del cinema italiano, che per essere felici non occorre inseguire patrimonio, soldi e gioielli, ma che occorre semplicemente cercare di curare e di avere buone relazioni umane.
"La pazza gioia" è l'esaltazione della figura di Beatrice che nella vita cerca sempre, con tutto il suo impegno, di avere "buoni contatti" con tutti i personaggi del film che incontra.
La storia del film è quella di due donne diverse, Beatrice e Donatella, e delle loro relazioni di famiglia e sociali.
Si incontrano a Villa Biondi, comunità residenziale per malati psichici, che è fuori dalla nostra realtà assistenziale di oggi e che rappresenta la nostra società con un Direttore silenzioso che osserva e giudica quello che vede.
Sfilano nel lungo e bellissimo film i vari personaggi che si incontano con le due donne durante la fuga dalla Comunità verso la pazza gioia:
- il bigliettaio dell'Autobus n. 63: non chiede i soldi dei biglietti, anche se le due donne in fuga i soldi li avrebbero;
- il corteggiatore "americano": dà uno strappo in auto alle donne in fuga con la sua Jeep;
- la Maga di Uzzano: dà speranza sia a Donatella di rivedere il figlio che a Beatrice di tornare con il suo amato Renato;
- il Direttore di Banca e il Direttore dell'Hotel: non danno credito alle due donne in fuga, restate senza soldi;
- la mamma di Donatella: non ha voluto evitare l'adozione del nipote Elia;
- Maurizio, il padre di Elia: ha abbandonato sola Donatella e chiama dal suo locale notturno i Carabinieri per allontanarla;
- il Babbo di Donatella: artista ed autore della musica della Canzone "Senza fine" di Gino Paoli non ha voluto e non vuole prendersi cura della figlia e del nipote Elia;
- l'ex marito di Beatrice, l'avvocato Pierluigi: è innamorato della moglie malata e ammette che forse avrebbe bisogno anche lui di essere ricoverato in una comunità terapeutica;
- il dottore dell'Ospedale psichiatrico, la dott.ssa della Comunità Fiamma e l'assistente sociale Torrigiani: si impegnano in modo diverso nel loro lavoro;
- il taxista: accompagna Beatrice dal suo ex compagno Renato;
- la mamma e il papà di Beatrice: non aiutano e non capiscono la loro figlia.
Beatrice è bellissima e bravissima. Meglio di una psicologa parla per mezzora con i genitori adottivi di Elia e li convince che Donatella non è una madre pazza, che ha tentato un omicidio ed un suicidio, ma che è una donna buona, umile, leale, generosa, romantica e fragilissima.
Una famiglia adottiva "bellissima" che commossa regalerà a Donatella un momento di incontro con il figlio Elia sulla spiaggia di Viareggio.
Per fortuna che ci sei te! E' quello che dice Donatella a Beatrice ed è quello che tutti dobbiamo dire alle persone che ci amano.
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rinorigodanzo
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domenica 14 gennaio 2018
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per fortuna che ci sei te!
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Paolo Virzì intuisce ed insegna, quale maestro del cinema italiano, che per essere felici non occorre inseguire patrimonio, soldi e gioielli, ma che occorre semplicemente curare e tenere buone relazioni umane.
"La pazza gioia" è l'esaltazione della figura di Beatrice perchè nella vita cerca sempre, con tutto il suo impegno, di avere "buoni contatti" con tutti quelli che incontra.
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Paolo Virzì intuisce ed insegna, quale maestro del cinema italiano, che per essere felici non occorre inseguire patrimonio, soldi e gioielli, ma che occorre semplicemente curare e tenere buone relazioni umane.
"La pazza gioia" è l'esaltazione della figura di Beatrice perchè nella vita cerca sempre, con tutto il suo impegno, di avere "buoni contatti" con tutti quelli che incontra.
La storia del film è quella di due donne diverse, Beatrice e Donatella, e delle loro relazioni di famiglia e sociali.
Si incontrano a Villa Biondi, comunità residenziale per malati psichici, che è fuori dalla nostra realtà assistenziale di oggi e che rappresenta uno spaccato di società con un Direttore silenzioso che osserva tutto.
Sfilano nel lungo e bellissimo film i vari personaggi che si relazionano con le due donne in fuga dalla Comunità.
Il bigliettaio dell'Autobus n. 63 che, comprensivo, non chiede i soldi dei biglietti, anche se le due donne in fuga i soldi li avrebbero. Il corteggiatore "americano" che dà uno strappo in auto alle donne in fuga con la sua Jeep. Poi la Maga con gli occhiali scuri di Uzzano che infonde speranza sia a Donatella di rivedere il figlio che a Beatrice di tornare con il suo amato Renato. Pessima figura sia per il Direttore di Banca che per il Direttore dell'Hotel che non danno credito alle due donne in fuga, restate senza soldi. Malissimo si comporta la mamma di Donatella che non ha voluto evitare l'adozione del nipote Elia. Ancor peggio Maurizio, il padre di Elia, che ha abbandonato sola Donatella e che chiama dal suo locale notturno i Carabinieri per allontanarla . Non si salva il Babbo di Donatella, Floriano Morelli, che artista ed autore della musica della Canzone "Senza fine" di Gino Paoli non ha voluto e non vuole prendersi cura della figlia e del nipote Elia. Bene, invece, l'ex marito di Beatrice, l'avvocato Pierluigi, che è ancora innamorato della moglie malata e che ammette che forse dovrebbe essere anche lui ricoverato in una comunità terapeutica. Ottimo il dottore dell'Ospedale psichiatrico e la dott.ssa della Comunità Fiamma, meno bene l'assistente sociale Torrigiani. Bravo il taxista che accompagna Beatrice dal suo ex compagno Renato. Malissimo la mamma e il papà di Beatrice che non aiutano e non capiscono la figlia.
Beatrice è bravissima e meglio di una psicologa parla per mezzora con i genitori di Elia e li convince che Donatella non è una madre pazza, che ha tentato un omicidio ed un suicidio, ma che è buona, umile, leale, generosa, romantica e fragilissima. Una famiglia adottiva "bellissima" che convinta e commossa permetterà a Donatella di incontrare Elia sulla spiaggia di Viareggio.
Per fortuna che ci sei te! E' quello che dice Donatella a Beatrice e quello che tutti dobbiamo dire alle persone che amiamo.
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ennio
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sabato 13 gennaio 2018
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anche la follia può avere la sua redenzione
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Buon film, anche se non mi ha convinto l'interpretazione della Bruni Tedeschi, anzi l'ho trovata piuttosto irritante coi suoi eccessi da commedia brillante, stride col personaggio bipolare che interpreta. Molto più credibile la Ramazzotti nella parte di una giovane madre depressa nonchè fallita infanticida. Per il resto la vicenda è gradevole e a tratti appassionante, anche se non aggiunge nulla di nuovo riguardo ai temi etici che tratta. Le citazioni pure sono molto evidenti come "Thelma&Louise" e "qualcuno volò sul nido del cuculo". Apprezzabile la non-ricerca di un finale buonista a tutti costi.
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javispagnolo
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domenica 7 gennaio 2018
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film divertente e ben recitato.
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Mi ha fatto molto piacere vedere che si può fare un film di 118 minuti senza annoiare il pubblico. Credo che la grande forza del film stia nel senso dell'umore che emana dall'inizio alla fine. Mediante l'umorismo (e grazie in grande parte a Valeria Bruni Tedeschi), Virzì riesce a rendere più vicino al grande pubblico una storia di personaggi tragici. Lo spettatore può sorridere e perfino ridere mentre contempla come si trattano argomenti così delicati come i disturbi mentali, i tentativi di suicidio oppure, oserei dire, il parricidio.
Due malate di mente, Beatrice e Donatella, confinate in una clinica psichiatrica dopo esser state condannate dai giudici.
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Mi ha fatto molto piacere vedere che si può fare un film di 118 minuti senza annoiare il pubblico. Credo che la grande forza del film stia nel senso dell'umore che emana dall'inizio alla fine. Mediante l'umorismo (e grazie in grande parte a Valeria Bruni Tedeschi), Virzì riesce a rendere più vicino al grande pubblico una storia di personaggi tragici. Lo spettatore può sorridere e perfino ridere mentre contempla come si trattano argomenti così delicati come i disturbi mentali, i tentativi di suicidio oppure, oserei dire, il parricidio.
Due malate di mente, Beatrice e Donatella, confinate in una clinica psichiatrica dopo esser state condannate dai giudici. Cos'hanno fatto? Una sceneggiatura semplice ma pulita svela gradualmente al pubblico perché Beatrice e Donatella hanno fatto questa fine, (le loro mamme probabilmente hanno avuto molto a che fare con questo).
Il film brilla per l'ottimo lavoro delle attrici. Beatrice (Valeria Bruni Tedeschi), una signora di buona famiglia, vanitosa, chiacchierona e iperattiva è il contrappunto perfetto a Donatella (Micaela Ramazzotti) , una giovane donna scontrosa, triste e scoraggiata.
Beatrice a volte diventa veramente pazzesca e divertente: quando si arrabbia può essere così "politicamente scorretta", predicando le virtù del governo Berlusconi o facendo dei commenti "classisti". Poi però, si trasforma in una donna fragile e innocente, come quando va a trovare il suo ex.
Questa innocenza, quasi infantile, che la Bruni Tedeschi da al personaggio di Beatrice è il vero punto di forza che tocca lo spettatore.
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[+] bravo!
(di piasci)
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eli
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sabato 6 gennaio 2018
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pazzia e sanitá mentale
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Veramente sono di carattere opposto, Beatrice se puó dire che sembra la conoscenza personalizzata perché sá di tutto ed é chiacchierona e socialmente benestante.
Peraltro, la giovane Donatella, fragile e tranquilla, a cui é stato tolto il figlio e dato in adozione.
Quando Donatella arriva a Villa Biondi, istituto terapeutico per donne, conosce Beatrice e fanno amicizia, nonostante la diversità dei loro caratteri, ma un giorno decidono di prendersi una vacanza, approffitando una confusione dei badanti e si danno alla "pazza gioia".
È una mescola di commedia e drama, difficile non sentirsi vicina a queste donne che trovano fuori soluzioni ad alcuni problemi che altrimenti non si avrebbero soluzionato dall'interno dell'istituzione mentale.
[+] benissimo
(di piasci)
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