raga_milano
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martedì 5 gennaio 2016
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molto emozionante, profondo, delicato
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Un film davvero molto emozionante, profondo e delicato. Mi ha profondamente colpito. Alcune scene poi sono veramente magistrali.
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jimar
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giovedì 27 agosto 2015
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piece con coup de theatre continui
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Un grande Ozon e due grandi interpreti, Anais De Moustier e il camleontico Romain Duris.
Darmmatico poi ironico sottile profondo triste scandaloso. Una burrasca di sentimenti umani, fino all'accettazione e giustificazione de lato perverso umano.
Scorrevole e veloce, alla fine avrei voluto vederne ancora un pò!
Non leggete la trama, non cercate di saperne di più.
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enrico danelli
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venerdì 21 agosto 2015
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ozon e le famiglie borghesi.
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No. No. No. Il focus di questo film di Ozon, come di suoi tanti altri, non è sulle devianze sessuali di un pervertito (David) furbastro e maldestro, ma è sulla moderna famiglia borghese e sulla sua decadenza. Se ci lasciamo ingannare da una prospettiva sbagliata il film risulta veramente scadente nella sostanza (anche se discreto nella forma come tutti i film di Ozon). La vicenda di David, che ama vestrirsi da donna, ma rimane di fatto un eterosessuale convinto, è veramente marginale nel mondo di oggi: la "devianza" in questione e la relativa attrazione esercitata su Claire (una donna a cui piacciono gli uomini che si vestono da donna !?) esistono, ma sono un caso piuttosto raro e sicuramente Ozon non ci avrebbe speso un film.
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No. No. No. Il focus di questo film di Ozon, come di suoi tanti altri, non è sulle devianze sessuali di un pervertito (David) furbastro e maldestro, ma è sulla moderna famiglia borghese e sulla sua decadenza. Se ci lasciamo ingannare da una prospettiva sbagliata il film risulta veramente scadente nella sostanza (anche se discreto nella forma come tutti i film di Ozon). La vicenda di David, che ama vestrirsi da donna, ma rimane di fatto un eterosessuale convinto, è veramente marginale nel mondo di oggi: la "devianza" in questione e la relativa attrazione esercitata su Claire (una donna a cui piacciono gli uomini che si vestono da donna !?) esistono, ma sono un caso piuttosto raro e sicuramente Ozon non ci avrebbe speso un film. Fra l'altro la vicenda della loro attrazione è trattata in modo piuttosto superficiale: David è così e basta ("sono nato sotto un cavolfiore") mentre non si capisce perchè Claire (anche lei donna eterosessuale a tutti gli effetti) ne venga attratta. Piuttosto Ozon, come in altri film più riusciti (ad esempio "NELLA CASA" del 2012 con focus su una famiglia media francese) vuole sezionare la famiglia borghese di oggi con tutti i suoi difetti e fragilità. Costruita sulla sabbia e sulla finzione, la famiglia borghese di Claire si sgretola al primo soffio di vento per poco più di un capriccio. Nell'eccesso di liberismo e apertura mentale di questa borghesia illuminata e decadente, è lo stesso marito di Claire che in pratica spinge la moglie nelle braccia di David, incoraggiandala ad aiutarlo dopo la morte della moglie Laura. Anche la famiglia di origine di David (gli anziani genitori) si dimostra inconsistente e lenta a comprendere, oltre che ancorata a vecchie "tradizioni" religiose, probabilmente malamente trasmesse al figlio. Peraltro si sta parlando di una boghesia alta, non di quella media di NELLA CASA: il lusso delle loro abitazioni e delle loro autovetture colloca sicuramente questi personaggi nell'upper class francese. I ritmi blandi di lavoro (l'unco che sembra avere una qualche occupazione è Gilles marito di Claire, gli altri non fanno nulla di nulla per l'intera giornata) fanno pensare che il messaggio vero di questo film sia molto tradizionale, e cioè che l'ozio è il padre dei vizi. In questa famiglia senza difese e senza convinzioni, basta un elemento estraneo allo schema classico (una devianza e una attrazione incomprensibile) a far crollare tutto il castello di finzioni. Se il messaggio è questo il fim è più che passabile (tre stellette), se il messaggio è sulla devianza sessuale il film è veramente scadente (una stelletta). Nella convinzione che il messaggio giusto sia il primo, concludo per tre stellette. Da vedere.
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nerone bianchi
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giovedì 23 aprile 2015
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il soffio del pensiero
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E' un lavoro chirurgico, un percorso in cui si cammina costantemenete sull'orlo del burrone, per fortuna senza mai caderci. Era difficile fare un film su quel labirinto ancora oscuro e poco esplorato dell'universo gay e transgender, difficile e pericoloso, con il rischio di andare sopra le righe sempre in agguato. Il Film invece scorre lieve sopra queste terre, collocate da una stupida morale verso le derive di quella vita insensatamente definita come normale. E' un pensiero leggero quello che scorre sotto ai nostri occhi, un atto di affetto, un abbraccio totale, che diverte, che coinvolge, che ci rassicura sul fatto che tutto sta sempre e comunque in quel fenomeno plurale che è l'esistenza e che solo i pensieri miopi possono pensare di dividere in normale ed anormale.
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E' un lavoro chirurgico, un percorso in cui si cammina costantemenete sull'orlo del burrone, per fortuna senza mai caderci. Era difficile fare un film su quel labirinto ancora oscuro e poco esplorato dell'universo gay e transgender, difficile e pericoloso, con il rischio di andare sopra le righe sempre in agguato. Il Film invece scorre lieve sopra queste terre, collocate da una stupida morale verso le derive di quella vita insensatamente definita come normale. E' un pensiero leggero quello che scorre sotto ai nostri occhi, un atto di affetto, un abbraccio totale, che diverte, che coinvolge, che ci rassicura sul fatto che tutto sta sempre e comunque in quel fenomeno plurale che è l'esistenza e che solo i pensieri miopi possono pensare di dividere in normale ed anormale. Le genti piuttosto si dividono in dotate di intelligenza e non, ogni altro tentativo di collocazione è destinato ad essere smentito dalla storia. Credibilissimi gli attori, ottimo il ritmo narrativo, strepitoso lui\lei.
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writer58
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domenica 12 aprile 2015
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il buco dell' (oozon)o
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La tentazione di stroncare questo ultimo film di Ozon è quasi irresistibile. Eppure il regista francese aveva fornito in passato delle buone prove, tra cui “Giovane e bella”, la vicenda di una adolescente che si prostituisce su internet alla ricerca di una propria identità.
In questa ultima opera il tema dell'identità di genere viene sviluppato attingendo a piene mani dal repertorio melodrammatico, restando lontani, tuttavia, dallo sguardo dissacrante e programmaticamente eccessivo di Almodovar (“Parla con lei”, “Tutto su mia madre”). La storia che Ozon ci propone è essenzialmente la vicenda di un rapporto affettivo tra due amiche (Claire e Laura) che, dall'età di sette anni, stringono un patto di sangue: non si lasceranno mai, fino alla morte.
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La tentazione di stroncare questo ultimo film di Ozon è quasi irresistibile. Eppure il regista francese aveva fornito in passato delle buone prove, tra cui “Giovane e bella”, la vicenda di una adolescente che si prostituisce su internet alla ricerca di una propria identità.
In questa ultima opera il tema dell'identità di genere viene sviluppato attingendo a piene mani dal repertorio melodrammatico, restando lontani, tuttavia, dallo sguardo dissacrante e programmaticamente eccessivo di Almodovar (“Parla con lei”, “Tutto su mia madre”). La storia che Ozon ci propone è essenzialmente la vicenda di un rapporto affettivo tra due amiche (Claire e Laura) che, dall'età di sette anni, stringono un patto di sangue: non si lasceranno mai, fino alla morte. Il film inizia esattamente quando Laura muore precocemente (all'età di 27 anni),lasciando un marito (David) e una figlia di appena sei mesi. Claire si è impegnata con l'amica a restare vicina alla sua famiglia e, nel fare visita a David, lo scopre in abiti femminili mentre allatta con il biberon la bambina. Da quel momento si crea un rapporto particolare tra i due che, nonostante le ambivalenze iniziali, tende a diventare sempre più stretto. Claire ricerca in Virginia (così chiama la versione femminile di David) una compensazione per la perdita subita, la “nuova amica” del titolo. David cerca una nuova identità, un nuovo modo di essere
“visto” dagli altri, segue una necessità che sentiva fin da bambino e che la presenza di Laura aveva in qualche modo placato. Claire rimane progressivamente sedotta da lui/lei, come se David incarnasse una sintesi bisessuale (il suo desiderio di una relazione totalizzante con un'altra donna che si fonde con il rapporto con un maschio). La tematica potrebbe essere interessante (anche se strizza l'occhio alla moda ruffiana di confondere la libertà sessuale con le inversioni di genere o le situazioni border line tra i generi), ma lo svolgimento appare deludente e, a tratti, rasenta la comicità involontaria, come nella scena del club, in cui un transessuale canta “felice come un italiano che ha vino e amore a portata di mano” suscitando un'ondata di commozione assolutamente inesplicabile o in quella di David in coma che viene risvegliato nel momento in cui Claire lo veste come Virginia. I protagonisti del film appartengono alla media-alta borghesia, hanno case grandi di proprietà, macchine di lusso, possono permettersi di spendere centinaia di euro al centro commerciale, tendono a mantenere riservati i propri rapporti intimi. Ma non è la critica alla borghesia il focus del film di Ozon, quanto l'idea che lo slittamento di genere apra possibilità nuove alla coppia (etero, gay, bisex). Purtroppo il tema viene trattato in modo poco convincente e il registro tende spesso a scadere nel patetico. Così come non basta il travestimento per diventare una donna credibile, un film ha bisogno di qualcosa in più di una parrucca e di un paio di calze a rete per diventare un'opera stimolante sul “nuovo disordine amoroso”.
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emyli�
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sabato 4 aprile 2015
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ozon e il "travestitismo saffico"
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La femminilizzazione maschile é un mistero naturale e ogni storia ha un suo percorso unico. Per non parlare di travestitismo, brutto termine che di solito viene associato ad argomenti morbosi e discriminanti. Ancor piú complicato per un uomo iniziare ad esplorare la propria diversa identità da adulto, magari proprio accanto ad una compagna comprensiva, durante un matrimonio con prole, e poi con la migliore amica della moglie appena morta.
É il tema di ''Una nuova amica'' di François Ozon. Il marito della defunta moglie riporta a galla la propria componente femminile proprio durante e dopo il suo lutto, restando comunque attratto esclusivamente dalle donne, nonchè padre e nel contempo amorevole madre della figlia neonata.
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La femminilizzazione maschile é un mistero naturale e ogni storia ha un suo percorso unico. Per non parlare di travestitismo, brutto termine che di solito viene associato ad argomenti morbosi e discriminanti. Ancor piú complicato per un uomo iniziare ad esplorare la propria diversa identità da adulto, magari proprio accanto ad una compagna comprensiva, durante un matrimonio con prole, e poi con la migliore amica della moglie appena morta.
É il tema di ''Una nuova amica'' di François Ozon. Il marito della defunta moglie riporta a galla la propria componente femminile proprio durante e dopo il suo lutto, restando comunque attratto esclusivamente dalle donne, nonchè padre e nel contempo amorevole madre della figlia neonata. Azzarderei la definizione di "travestitismo saffico", che mi risulta essere più diffuso di quanto si possa immaginare tra gli "uomini femminili" eterosessuali e dunque neo-lesbici.
Una bella sorpresa per chi vede il film senza aver letto recensioni, come nel mio caso, perchè il difficile tema viene trattato in modo estremamente delicato, con levità, seppur esplori la psicologia dei personaggi dal profondo, come solo un talentuoso autore sensibile all'universo femminile riesce a fare.
Una prova d'attore notevole quella di Romain Duris, stilizzato in panni femminili, senza ricadere nel grottesco macchiettismo. Anche per questo film si menziona lo stile almodovariano, forse perchè la storia è tratta da un racconto di uno scrittore al quale si è ispirato anche Almodovar. Ma il bel film di Ozon riesce a superare il limite dell'etichetta, vivendo di vita propria in modo sfolgorante, facendosi a mio avviso persino preferire al più famoso regista ispanico.
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eugenio
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domenica 29 marzo 2015
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la mano (transgeder) sulla culla
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Francois Ozon ha un debole per l’ambiguità. Le vicende di apparente benessere borghese di famiglie altrettanto rispettabili pare una calamita per lo sceneggiatore/regista francese che già nell’ultimo Dans La Maison (Nella casa) , aveva dato luogo a un tormentato rapporto tra professore e discente, il competente Germain e il timido Rapha.
Nel suo ultimo film, nelle sale dal 19 marzo, apprezzato in un cinema centrale che presentava una sala quasi nelle viscere della terra, l’Elettra dell’Apollo della Galleria de Cristoforis a due passi dal Duomo, l’atmosfera è pesante, satura di inquietudine e al termine, quando rivediamo la luce del sole nel tiepido pomeriggio primaverile, quel fabbisogno di trasparenza che noi spettatori, almeno io questa la mia sensazione, abbiamo ricercato nell’ora e quaranta di proiezione, trova giustificazione in quattro passi per chiarire alcune scene che di primo acchito alla visione del film possiamo aver trascurato.
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Francois Ozon ha un debole per l’ambiguità. Le vicende di apparente benessere borghese di famiglie altrettanto rispettabili pare una calamita per lo sceneggiatore/regista francese che già nell’ultimo Dans La Maison (Nella casa) , aveva dato luogo a un tormentato rapporto tra professore e discente, il competente Germain e il timido Rapha.
Nel suo ultimo film, nelle sale dal 19 marzo, apprezzato in un cinema centrale che presentava una sala quasi nelle viscere della terra, l’Elettra dell’Apollo della Galleria de Cristoforis a due passi dal Duomo, l’atmosfera è pesante, satura di inquietudine e al termine, quando rivediamo la luce del sole nel tiepido pomeriggio primaverile, quel fabbisogno di trasparenza che noi spettatori, almeno io questa la mia sensazione, abbiamo ricercato nell’ora e quaranta di proiezione, trova giustificazione in quattro passi per chiarire alcune scene che di primo acchito alla visione del film possiamo aver trascurato.
Una nuova amicaè il titolo di una commedia, un misto di melò e dramma che stordisce sin dalla prima scena: la scena di apertura che mostra sulle note di una marcia nuziale, il volto cereo e rigido della morte. La morte che si fa bella, si traveste da sposa in una bara bianca lentamente riposta nei meandri della terra, ha il volto di Laury, una giovane donna amante della vita purtroppo consumata pochi mesi dopo il matrimonio e la nascita della piccola Lucy, da un male incurabile che l’ha portata in breve alla tomba. Claire, sua amica del cuore, che ha condiviso con Laury una relazione molto profonda di amicizia sin dall’infanzia, di condivisione di momenti magici e indimenticabili (il primo bacio, le prime avventure amorose, le prime delusioni) e anche dolorosi, è affranta e sconvolta. La sua “Laury” con la quale aveva suggellato un patto profondo di sangue e inciso un cuore nel bosco come simbolo di un’amicizia che mai sarebbe morta, oramai non è che un barlume che illumina le sue giornate senza senso fatte di profonda prostrazione a cui nemmeno il marito, rampante giovane affarista,sembra porre rimedio.
Claire, lentigginosa e rossa, piccola e minuta, oscuramente attratta dal fantasma di una donna che non esiste più, promette al funerale dell’amica di proteggere, consolare l’affranto marito David e prendersi in parte cura della piccola Lucy. Ma ciò che potrebbe sembrare un avvicinamento e la nascita di un triangolo (lei consola il vedovo per rimanere quanto più possibile vicina e percepire ancora l’essenza dell’amica morta) nasconde un torbido segreto che allo spettatore è mostrato subito, senza fronzoli, quindici minuti dopo l’inizio: David ha sempre mostrato un desiderio innato per i vestiti femminili tanto da provare il desiderio di travestirsi da donna, vagare con vestiti da donna in casa e ora, alla morte della moglie, allattare la piccola figlia indossando gli abiti che furono di Laury. Sconvolta e quasi eccitata da quell’idea che le rimembra in qualche modo il fantasma della donna amata, vagheggiata e da cui è stata fugacemente strappata a causa di una malattia maledetta, Claire inizierà quello che è un gioco inquietante con David, assecondando le sue “perversioni”, stando al gioco, accompagnandolo in abiti femminili a fare shopping e spingendosi sempre oltre, in una spirale di segreti e non detti (al marito,alla famiglia, ai genitori di David) dalle conseguenze imprevedibili.
Ed è su questo che il film di Ozon si impernia: il regista, sfruttando la maschera di cera di Romain Duras, assai abile nel ricoprire il ruolo di transgender incofessato, studia i comportamenti di una coppia apparentemente “normale”, ne infonde uno sguardo impietoso e sprezzante nei confronti dei “diversi” che la società non sempre guarda con affetto (l’episodio dello shopping e dell’albergo sono esemplari in tal senso), senza spiegare le ragioni che hanno condotto un uomo a essere attratto per qualcosa che la natura non gli ha concesso ma analizzando, oggettivamente, i turbamenti della vera protagonista, Claire (Anaïs Demoustier), prima quasi inorridita dal comportamento del vedovo e,via via che il tempo avanza e le affinità sono più complici, più fugacemente attratta da quei codici meno consueti da quella comunicazione sempre più compiuta con la distorta immagine dello spettro di Laury.
Ma se il candore di Laury dai biondi capelli sparisce subito dopo dieci minuti come la società e le ellissi di un flash-back travolgente che con immagini di abile cinema rendono il senso di un’affezione forte, la sottile linea del sogno-gioco saffico- immagini carica di non detto il film di Ozon cui va merito di aver creato una sceneggiatura evanescente (in senso buono) non priva di alcune scene grottesche come quella della ceretta del novello trans Virginie (nome non scelto a caso).
Tuttavia, tale caratteristica se da un lato fa sorridere superficialmente, dall’altro lascia trasparire la crisi di identità di un uomo che si rivela donna e di una donna, fiera e ambiziosa sicura del suo status, attratta dalle donne. O meglio, da una sola: la mai dimenticata Laury il cui fantasma non potrà che eccitare con un potenziale erotico terribile l’animo dell’incerta Claire.
Ozon trionfa con l’artificio, col barocchismo, stordisce e talune volte fa inorridire lo spettatore con scene scioccanti dove non conta l’amore tra persone dello stesso stesso o tra uomini travestiti da donne e donne, quanto l’emozione di un sogno trabordante sulle note della canzone di Nicole Croisille. Un sogno che diventerà presto realtà grazie alla rottura di un bozzolo di inquietudine e la decisa affermazione della natura di noi stessi. Forse troppo oscura perchè possiamo conoscerla comprenderla, forse perchè anticonvenzionale ma il regista nel finale,almeno ci rincuora, ci lascia sperare che, malgrado tutto, il sole brilla su tutti noi.
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vanessa zarastro
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domenica 29 marzo 2015
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il fascino dell’ambiguità
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Claire e Laura sono amiche inseparabili fin da bambine, si sposano entrambe ma Laura muore dopo poco il parto e Claire - Anaïs Demoustier - ha promesso di occuparsi della bimba e di vegliare sul marito. Il film è tratto da una novella di Ruth Rendell, con un inizio retrodatato per narrare con carrelli e stacchi la storia della loro amicizia.
David, il vedovo – Romain Duris - si scopre avere una particolare propensione a mettere in evidenza il suo lato femminile, affascinato dai vestiti, dal make-up e dagli indumenti intimi delle donne, fino a indossarli. Claire scopre casualmente la sua passione per il travestimento e dopo un iniziale turbamento, ne diventerà complice restando attratta da questa insolita perversione.
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Claire e Laura sono amiche inseparabili fin da bambine, si sposano entrambe ma Laura muore dopo poco il parto e Claire - Anaïs Demoustier - ha promesso di occuparsi della bimba e di vegliare sul marito. Il film è tratto da una novella di Ruth Rendell, con un inizio retrodatato per narrare con carrelli e stacchi la storia della loro amicizia.
David, il vedovo – Romain Duris - si scopre avere una particolare propensione a mettere in evidenza il suo lato femminile, affascinato dai vestiti, dal make-up e dagli indumenti intimi delle donne, fino a indossarli. Claire scopre casualmente la sua passione per il travestimento e dopo un iniziale turbamento, ne diventerà complice restando attratta da questa insolita perversione. Il tutto è giocato sul filo dell’identificazione di Claire nell’amica deceduta, più estroversa, più ricca e più sicura di lei, di un rapporto intenso anche sensualmente – come quasi tutte le bambine hanno provato - mai sfociato nella sessualità così come David ama le donne e ama se stesso donna senza arrivare, sembrerebbe, a desiderare un rapporto sessuale con un altro uomo.
Romain Duris è fantastico e vestito da donna è bravissimo. Il film è delicato e non sfocia mai nella volgarità né nel grottesco come il tema potrebbe suggerire. Lo si segue volentieri anche se Ozon si prolunga un po’ troppo nella non-storia e nel compiacimento di vedere recitare David/Virginia, la nuova amica. Una bella fotografia che riprende la casa di campagna dell’infanzia e i non-luoghi della suburbia francese. Bella e appropriata la canzone di Nicole Croisille “Femme avec toi”.
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robert eroica
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domenica 29 marzo 2015
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giochi di ruolo
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David è un giovane vedovo che coltiva da sempre il desiderio di travestirsi in abiti femminili. Lo asseconda in questa eccentrica propensione, la bella Claire, un tempo la migliore amica della defunta moglie. Lui si trova finalmente a suo agio, facendo shopping nelle boutique dei centri commerciali, sfoderando parrucca bionda e tacchi a spillo. Lei, più che incuriosita, sembra quasi complice ed è fortemente annoiata da Gilles, un marito tanto rampante nel suo lavoro, quanto assente nell’ambito famigliare. Il gioco di ruolo, però, una volta iniziato, non si può interrompere e sul più bello, sfugge di mano un po’ a tutti…. Diciamo subito quello che “Una nuova amica” (l’ultimo film del prolifico ed eclettico Ozon) non è.
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David è un giovane vedovo che coltiva da sempre il desiderio di travestirsi in abiti femminili. Lo asseconda in questa eccentrica propensione, la bella Claire, un tempo la migliore amica della defunta moglie. Lui si trova finalmente a suo agio, facendo shopping nelle boutique dei centri commerciali, sfoderando parrucca bionda e tacchi a spillo. Lei, più che incuriosita, sembra quasi complice ed è fortemente annoiata da Gilles, un marito tanto rampante nel suo lavoro, quanto assente nell’ambito famigliare. Il gioco di ruolo, però, una volta iniziato, non si può interrompere e sul più bello, sfugge di mano un po’ a tutti…. Diciamo subito quello che “Una nuova amica” (l’ultimo film del prolifico ed eclettico Ozon) non è. Non una commedia trans gender, non un thriller psicologico, non un dramma in senso classico, non una tragedia borghese. Piuttosto un curioso ibrido che si pone al crocevia di molti generi e, senza sceglierne nessuno, naviga in una terra di mezzo che può spiazzare (e a volte irritare, beninteso) ma che non si vergogna di percorrere nella sua interezza, sfiorando più di una volta il ridicolo (gli sms tra Claire e David prima che lui venga investito) ma risultando spesso intrigante e non scontato. Nel non chiarire le ragioni ultime per cui David sceglie di essere Virginie, nel non esplicitare il desiderio di Claire verso David, né verso il proprio sesso. Nell’essere, in concreto un film dalla sintassi liberissima che è prima di tutto un’esplorazione sulle possibilità dell’amore (un “chant d’amour” avrebbe detto Genet) e che richiama per assonanze ed elettive affinità il meraviglioso “La moglie del soldato” di Neil Jordan. La fine poi, dopo un romanticismo sul letto di morte che è cinema e francese purissimo, è tutta dell’Utopia, in cui il sole dell’avvenire ha una luce mai vista e i protagonisti sfilano verso un orizzonte irreale con una nuova gravidanza che verrà. In questo riuscito lavoro di Ozon spiccano per bravura i due protagonisti: l’ambiguo Romain Duris e la Claire dagli occhi di cerbiatta spaventata di Anais Demoustier. Polemicamente, a pellicola vista, mi verrebbe da chiedere ai nove critici su dieci che l’hanno detto: ma cosa c’entrano Chabrol e Hitchcock ? Bisognerebbe spiegare loro che non sempre la categoria del calco semantico è buona per tutte le stagioni.
Robert Eroica
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ralphscott
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sabato 28 marzo 2015
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ozon rende,anche questa volta,tutto naturale
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Film elegante e raffinatamente colorato,intrigante,che ribalta i punti di vista. La prestante Virginia irrompe in scena e diventa presto un amica dello spettatore,oltre che di Claire. E' proprio quest'ultima,invece,l'anima nera del racconto,la mente perversa che ci spiazza. Come poteva esser così intenso il rapporto tra Laura e Claire? di che natura era? Si può anche definire un film al femminile:la coté maschile di David ed il marito di Claire sono presenze marginali,interagisc ono soprattutto nella fantasia di Claire stessa. L'incidente con l'automobile ed altri istanti rimandano a melò anni '50,come Magnifica Ossessione. Mi sorprende e affascina la capicità di Ozon di rendere sempre plausibile e tangibile,quasi necessario,ogni tema che tratta nei suoi film,pur mantenendo un aura di mistero che é parte della sua cifra stilistica.
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Film elegante e raffinatamente colorato,intrigante,che ribalta i punti di vista. La prestante Virginia irrompe in scena e diventa presto un amica dello spettatore,oltre che di Claire. E' proprio quest'ultima,invece,l'anima nera del racconto,la mente perversa che ci spiazza. Come poteva esser così intenso il rapporto tra Laura e Claire? di che natura era? Si può anche definire un film al femminile:la coté maschile di David ed il marito di Claire sono presenze marginali,interagisc ono soprattutto nella fantasia di Claire stessa. L'incidente con l'automobile ed altri istanti rimandano a melò anni '50,come Magnifica Ossessione. Mi sorprende e affascina la capicità di Ozon di rendere sempre plausibile e tangibile,quasi necessario,ogni tema che tratta nei suoi film,pur mantenendo un aura di mistero che é parte della sua cifra stilistica. La sequenza iniziale é indimenticabile.
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