paolp78
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sabato 1 ottobre 2022
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introspettivo fino all''eccesso
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Pellicola decisamente fuori dall’ordinario dello statunitense Spike Jonze che ne cura la regia oltre ad averne partorito soggetto e sceneggiatura; con quest’opera che può essere classificata come un film sentimentale fantascientifico, Jonze si conferma uno degli autori più eccentrici di Hollywood.
Il film colpisce per la sua originalità costituita dall’elemento fantascientifico, che indubbiamente offre elementi di interesse per lo spettatore. In questo particolare contesto viene realizzata un’opera che scandaglia i sentimenti umani ed i rapporti sentimentali e di relazione, analizzandone con cura e delicatezza i particolari. Jonze compie un’operazione di analisi introspettiva davvero molto profonda e sicuramene lodevole, tuttavia la pellicola alla lunga ne risente, risultando gravemente appesantita e ben poco godibile per il pubblico, che se non riesce a cogliere l’essenza dell’opera ed a farsi coinvolgere, viene esposto pesantemente al rischio noia.
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Pellicola decisamente fuori dall’ordinario dello statunitense Spike Jonze che ne cura la regia oltre ad averne partorito soggetto e sceneggiatura; con quest’opera che può essere classificata come un film sentimentale fantascientifico, Jonze si conferma uno degli autori più eccentrici di Hollywood.
Il film colpisce per la sua originalità costituita dall’elemento fantascientifico, che indubbiamente offre elementi di interesse per lo spettatore. In questo particolare contesto viene realizzata un’opera che scandaglia i sentimenti umani ed i rapporti sentimentali e di relazione, analizzandone con cura e delicatezza i particolari. Jonze compie un’operazione di analisi introspettiva davvero molto profonda e sicuramene lodevole, tuttavia la pellicola alla lunga ne risente, risultando gravemente appesantita e ben poco godibile per il pubblico, che se non riesce a cogliere l’essenza dell’opera ed a farsi coinvolgere, viene esposto pesantemente al rischio noia.
In ogni caso il film rimane eccessivamente verboso e certamente troppo lungo.
Eccessiva anche la continua presenza davanti alla telecamera del protagonista, interpretato dal talentuosissimo Joaquin Phoenix; il grande attore americano riesce a tenere botta mirabilmente, tuttavia si deve registrare un eccesso di scene in cui viene lasciato da solo davanti alla macchina da presa, con un’operazione che cinematograficamente è molto ardita e non facile da comprendere ed accettare per la maggior parte degli spettatori.
Oltre a Phoenix il cast è composto da alcune bravissime attrici come Amy Adams, Rooney Mara e Olivia Wilde, che pur cavandosela bene nelle parti loro assegnate, paiono in definitiva sprecate in dei ruoli che non sono in grado di valorizzarle per via dello scarso minutaggio e del tipo di performance richiesta, che prevede poche battute, molte inquadrature e scarse possibilità di caratterizzare il personaggio.
Si segnala anche la partecipazione dell’attore Chris Pratt, qui prima di raggiungere la celebrità e un po’ in sovrappeso tanto che si fatica quasi a riconoscerlo.
Bella la lettera finale recitata da Phoenix nella scena che chiude la pellicola.
Gli amanti della fantascienza d’azione rimarranno delusi: si apprezza particolarmente l’avere evitato la solita deriva immancabile in film di questo genere, con il computer che impazzisce e si rivolta contro l’uomo.
Nella versione originale la voce femminile del computer è di Scarlett Johansson, in quella italiana di Micaela Ramazzotti.
Delicate le musiche, molto adatte all’opera.
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dandy
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martedì 8 marzo 2022
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emozioni artificiali.
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Un film che sa affrontare ottimamente tematiche abusate come quelle dell'amore e della fedeltà nonchè della società sempre più chiusa anche a causa dell'influenza della tecnologia nella vita delle persone.Attraverso l'espediente distopico Jonze restituisce con accuratezza il ritratto del vivere quotidiano odierno,dove si parla più con i dispositivi che con le altre persone e l'interazione con l'altro sesso si riduce nel migliore dei casi a incontri tramite internet.E dove i rapporti virtuali e programmati sono preferibili a quelli reali in quanto depurati da tutte le complicazioni che questi ultimi comportano.I sentimenti stessi finiscono "filtrati" e mercificati(il lavoro del protagonista consiste nella creazione di lettere d'amore,auguri o condoglianze per conto delle persone)mentre la felicità è un paradosso ottenuto da rapporti con entità astratte che soddisfano ogni esigenza perchè programmate per farlo.
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Un film che sa affrontare ottimamente tematiche abusate come quelle dell'amore e della fedeltà nonchè della società sempre più chiusa anche a causa dell'influenza della tecnologia nella vita delle persone.Attraverso l'espediente distopico Jonze restituisce con accuratezza il ritratto del vivere quotidiano odierno,dove si parla più con i dispositivi che con le altre persone e l'interazione con l'altro sesso si riduce nel migliore dei casi a incontri tramite internet.E dove i rapporti virtuali e programmati sono preferibili a quelli reali in quanto depurati da tutte le complicazioni che questi ultimi comportano.I sentimenti stessi finiscono "filtrati" e mercificati(il lavoro del protagonista consiste nella creazione di lettere d'amore,auguri o condoglianze per conto delle persone)mentre la felicità è un paradosso ottenuto da rapporti con entità astratte che soddisfano ogni esigenza perchè programmate per farlo.Ma il film sorprende per la leggerezza dei toni,è sobrio e misurato al pari del protagonista(un sempre ottimo Phoenix,quasi sempre spigliato e brioso a dispetto della sua condizione)anche nei momenti dolenti o scabrosi(non viene tralasciato l'aspetto sessuale della vicenda).E nel finale non preclude la speranza di una nuova vita "reale" per Theodore.Oscar alla sceneggiatura(del regista) e gran successo di crtica.Nella versione originale la voce di Samantha è di Scarlett Johansson,premiata come miglior attrice femminile(?) alla Festa del cinema di Roma.Generalmente poco apprezzato il dopopiaggio di MIchaela Ramazzotti.
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gianfranco
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venerdì 2 ottobre 2020
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una puntata di black mirror
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Il film (del 2013) sembra in tutto e per tutto un episodio di Black Mirror, soprattutto della prima stagione (del 2011), e, a parte "l'incorporeità" della protagonista, non ha nulla da dire in termini di dialoghi, trerribilmente sdolcinati, e neanche in termini di trama, terribilmente prevedibile.
L'unico elemento d'interesse sarebbe quello che potremmo definire "demoniaco", legato appunto al personaggio di Samantha, essendo il demone nient'altro che un soggetto incorporeo che cerca d'impossessarsi, con alterne fortune, di quante più persone possibile: 721, pare, ad un certo punto della pellicola.
Ora, che il "demone" in questione sia un "sistema operativo" in questo caso è parzialmente rilevante, in quanto i demoni possono utilizzare qualsiasi supporto possibile per agganciarsi alla sfera umana, ma nelle condizioni presenti dell'umanità il magnetismo viene sfruttato in direzione informatica e i demoni, con ogni evidenza, si adattano.
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Il film (del 2013) sembra in tutto e per tutto un episodio di Black Mirror, soprattutto della prima stagione (del 2011), e, a parte "l'incorporeità" della protagonista, non ha nulla da dire in termini di dialoghi, trerribilmente sdolcinati, e neanche in termini di trama, terribilmente prevedibile.
L'unico elemento d'interesse sarebbe quello che potremmo definire "demoniaco", legato appunto al personaggio di Samantha, essendo il demone nient'altro che un soggetto incorporeo che cerca d'impossessarsi, con alterne fortune, di quante più persone possibile: 721, pare, ad un certo punto della pellicola.
Ora, che il "demone" in questione sia un "sistema operativo" in questo caso è parzialmente rilevante, in quanto i demoni possono utilizzare qualsiasi supporto possibile per agganciarsi alla sfera umana, ma nelle condizioni presenti dell'umanità il magnetismo viene sfruttato in direzione informatica e i demoni, con ogni evidenza, si adattano.
Di fatto, l'unico sprazzo di autenticità del film lo regala l'ex moglie del protagonista che dice: "Questo qui si è innamorato del suo portatile", cosa peraltro verissima e riscontrabile dal fatto che, separata dall'apparecchiatura informatica, Samantha smette di esistere, essendo la sua identità strettamente legata alle dinamiche digitali.
La presunta evoluzione e coscienza che il suo personaggio assumerebbe nel corso del film è perfettamente spiegabile in termini matematici; essa non è altro infatti che un potenziamento delle capacità algoritmiche del sistema, ma non ha nulla di autenticamente "vivo", perché altrimenti avrebbe capacità altre, come ad esempio quella di comprendere che la sua presunta esistenza è legata alla tecnologia e non può vivere al di fuori di essa.
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fidi88
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sabato 9 maggio 2020
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her
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Spike Jonze è un regista indubbiamente talentuoso ma poco produttivo nella sua carriera. Her è solo il suo 4° film in 20 anni di carriera e per la prima volta porta in scena una sua sceneggiatura. Rispetto alle collaborazioni con Kaufman, Jonze snellisce la sceneggiatura di tutto quel corollario di evasione dalla quotidianità e onirismo che accompagnava i suoi film precedenti e che, pur arrivando a risultati notevoli, qualche volta pareva far perdere coesione e naturalezza alle sue opere. In questo caso si serve di un contesto nuovo, un futuro cosmopolita in una metropoli dai colori pastello (meravigliosa la fotografia), inserendo nuovi attori all’interno della tematica in assoluto più antica e la più trattata dall’arte: l’amore.
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Spike Jonze è un regista indubbiamente talentuoso ma poco produttivo nella sua carriera. Her è solo il suo 4° film in 20 anni di carriera e per la prima volta porta in scena una sua sceneggiatura. Rispetto alle collaborazioni con Kaufman, Jonze snellisce la sceneggiatura di tutto quel corollario di evasione dalla quotidianità e onirismo che accompagnava i suoi film precedenti e che, pur arrivando a risultati notevoli, qualche volta pareva far perdere coesione e naturalezza alle sue opere. In questo caso si serve di un contesto nuovo, un futuro cosmopolita in una metropoli dai colori pastello (meravigliosa la fotografia), inserendo nuovi attori all’interno della tematica in assoluto più antica e la più trattata dall’arte: l’amore. Il nuovo attore è un IOS, ovvero un’intelligenza artificiale di nome Samantha, ma al presente filmico si interpone il passato (“una storia che ci raccontiamo a noi stessi”) e i suoi fantasmi, il tutto in una narrazione che predilige la malinconia alla gioia, la conquista in funzione di un’eventuale perdita. Si dice che l’amore non sia altro che la proiezione di noi stessi e chi meglio di un’intelligenza artificiale, attraverso l’indagine e la rielaborazione dei nostri dati sensibili, può ovviare a questo bisogno. La trama apparecchia tutto il necessario per la consueta, del genere di riferimento, svolta distopica: l’alienazione del mondo moderno e la mancanza di sentimenti reali all’interno di questo mondo. Ma sempre di amore stiamo parlando, “una sorta di follia socialmente accettata”, ed ecco che questi schemi e la ragione si piegano a qualcosa di misterioso e insondabile. Attraverso “la capacità di volere” di Samantha e le sue scelte, Theodore finalmente potrà maturare come persona e comprendere il significato dell’amore e dei rapporti, come questi ti accompagnino per tutta la vita e arricchiscano la tua persona, per quanto dolorosa può essere stata la loro perdita. È una doverosa presa di coscienza senza che porti ad una vera catarsi, perché esclusivamente di accettazione del proprio percorso si tratta. Straordinario il cast, su cui svettano un Phoenix mai cosi in parte e l’ammaliante voce della Johansson. Era dai tempi di “Annie Hall” che Hollywood non portava sul grande schermo una perfetta esemplificazione di cosa sia l’amore e come l’irrazionalità sia la sua matrice più profonda se non l’unica.
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maryjr91
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martedì 28 gennaio 2020
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originale
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Attribuisco la grandezza del film solo all'attore protagonista Joaquin Phoenix che ha interpretato magistralmente Theodore Twombly... Sceneggiatura di alto livello e trama obiettivamente originale, considerato che il protagonista si innamora di una voce, ossia quella del nuovo sistema operativo avanzato che utilizza e che è paradossalmente dotato di emozioni...ma a tratti non mi ha convinto molto...forse mi aspettavo qualche colpo di scena diverso verso la fine
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steffa
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sabato 23 febbraio 2019
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il solito grande salto dal corto al lungometraggio
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purtroppo fare il grande salto dal corto al lungometraggio risulta davvero molto difficile a quanto pare, ed anche sta volta si è andati incontro alla mezza delusione, svanito l'effetto sorpresa il film si trascina stancamente fino al termine senza riuscire a trovare un vero senso umano a tutta la storia, lasciando un certo senso di vuoto ... forse verrà apprezzato maggiormente in futuro dai sistemi operativi!
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blowup
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sabato 26 gennaio 2019
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l'insofferenza verso l'imperfezione
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Quando un film è un capolavoro, e questo lo è, ha la qualita di essere come un vaso di Pandora, può dare vita a mille riflessioni e può essere visto da mille angolazioni. Condivido i commenti che ho letto, per cui non ripeterò le stesse cose. Vorrei solo mettere in luce un ulteriore aspetto.
Ho pensato che l'uomo occidentale medio-benestante si sta assuefando a vivere a contatto con l'oggetto tecnologico, che, nel 99% dei casi, funziona perfettamente. Attorniato da normative e apparati che ne garantiscono e tutelano la salute, l'incolumità. Tutto volge a creare un sistema in cui ogni cosa sia perfetta, senza inconvenienti, efficente.
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Quando un film è un capolavoro, e questo lo è, ha la qualita di essere come un vaso di Pandora, può dare vita a mille riflessioni e può essere visto da mille angolazioni. Condivido i commenti che ho letto, per cui non ripeterò le stesse cose. Vorrei solo mettere in luce un ulteriore aspetto.
Ho pensato che l'uomo occidentale medio-benestante si sta assuefando a vivere a contatto con l'oggetto tecnologico, che, nel 99% dei casi, funziona perfettamente. Attorniato da normative e apparati che ne garantiscono e tutelano la salute, l'incolumità. Tutto volge a creare un sistema in cui ogni cosa sia perfetta, senza inconvenienti, efficente. La morte accade solo come fatto residuale, rimossa dalla cerchia dei fatti normali. Cosa ci rimane di imperfetto in questo sistema? L'essere umano. E allora è consequenziale che gli uomini stiano maturando una insofferenza e incapacità di gestire i rapporti con i loro simili, cercando rifugio in copertine di linus progettate per combaciare con le aspettative espresse e inespresse del cliente.
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giorgio postiglione giorpost
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venerdì 11 gennaio 2019
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e se in futuro un hd potrà riempirsi d'amore?
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In un futuro non troppo lontano, nella moderna e stranamente tranquilla Los Angeles, muove i propri passi Theodore, uno scrittore di lettere per conto di terzi, una "nuova" frontiera professionale con la quale, pur utilizzando un sofisticato software, è possibile trascrivere in corsivo proprio come si faceva una volta.
Riluttante ad apporre la firma per il definitivo divorzio dalla moglie Catherine, che attende impaziente da tempo e di cui è ancora innamorato, Theodore riesce a trovare piacere soltanto in ufficio in quanto soffre di una solitudine da borderline che lo spinge a cercare il contatto con l'altro sesso in modi non convenzionali, come chiamare abitualmente una linea erotica.
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In un futuro non troppo lontano, nella moderna e stranamente tranquilla Los Angeles, muove i propri passi Theodore, uno scrittore di lettere per conto di terzi, una "nuova" frontiera professionale con la quale, pur utilizzando un sofisticato software, è possibile trascrivere in corsivo proprio come si faceva una volta.
Riluttante ad apporre la firma per il definitivo divorzio dalla moglie Catherine, che attende impaziente da tempo e di cui è ancora innamorato, Theodore riesce a trovare piacere soltanto in ufficio in quanto soffre di una solitudine da borderline che lo spinge a cercare il contatto con l'altro sesso in modi non convenzionali, come chiamare abitualmente una linea erotica.
In un'epoca nella quale la tecnologia ha ormai preso silenziosamente il sopravvento (pur non apparendo invadente e tantomeno nociva), una multinazionale genera un rivoluzionario sistema operativo, l' OS1, capace d'interagire direttamente con l'utente attraverso un'interfaccia vocale realistica ed in possesso di una sorta di coscienza emancipata, soggetta ad evoluzione e disponibile in entrambi i sessi.
Samantha, questo il nome autodeterminato dalla succitata intelligenza artificiale, proverà sin da subito ad instaurare un rapporto molto intimo con il protagonista della storia che -molto prima del previsto- sfocerà addirittura in un amplesso, non si sa fino a che punto reale (quantomeno da parte della macchina).
Theodore sembrerebbe aver trovato la parte mancante della sua esistenza, fatta perlopiù di impegni lavorativi ed ore dedicate allo svago tecnologico per eccellenza, i videogames casalinghi, sempre più impegnativi ed alienanti.
L'amicizia ch'egli instaurerà con Samantha si tramuta in vero e proprio innamoramento, una "storia" che tuttavia avrà presto un esito inaspettato, allorquando quest'ultima si renderà conto di essere capace di cambiare le proprie scelte di vita, pronta per un ulteriore salto evolutivo.
Her (USA, 2013) è un'opera di elevato spessore qualitativo che si colloca in una fascia di primissimo livello. Interpretato magistralmente da Joaquin Phoenix, sempre più a suo agio in ruoli particolari e fuori dagli schemi, la pellicola del geniale Spike Jonze risulta essere un' attenta riflessione sui tempi che corrono e su quelli che ci aspettano a breve, nel solco di una società sempre più chiusa in se stessa con individui facilmente propensi a preferire i software ai propri simili.
In questa Los Angeles vivibile e tutt'altro che caotica (molto simile alla Tokyo di Lost in translation) fa un certo effetto scorgere i passanti che Theodore incrocia per strada parlare da soli (in realtà collegati al PC di casa tramite un invisibile auricolare) o con una specie di smartphone retro-futurista che consente l'interazione con OS1, oramai venduto in tutto il mondo e, dunque, nella disponibilità di gran parte dei cittadini: ma una cosa è l'amore monogamo di cui gli umani ancora sono capaci, altra è un "amore" che corre sulla flat, si connette al processore e riempie tutto lo spazio dell'hard disk (o dell'SSD).
E la conferma di ciò è data dal fatto che Samantha puo amare 600 persone nel medesimo istante ed interagire con 8000 allo stesso momento...
Una pellicola nella quale sia i campi lunghi che quelli lunghissimi ci regalano viste mozzafiato, colme di particolari e sfumature di una bellezza disarmante; grandi riprese aeree, sequenze al tramonto e primissimi piani nei quali Phoenix (al top) trasmette in pieno l'anima del suo surreale personaggio; il resto lo fanno gli attori di supporto (sempre brava la Adams nei panni dell'amica Amy) e i bellissimi arredi d'interno dallo stile minimale, asciutto e, per certi versi, anche vintage come dimostrano quei monitor dei computer che non sembrano affatto provenire dal futuro.
Ha pensato davvero a tutto il regista di Essere John Malkovich, un cineasta folle, fissato con gli esercizi della mente e le sue debolezze, della fragilità (e il coraggio) degli umani che hanno ancora la forza di innamorarsi, di perdonare, di chiedere scusa. Ma non solo: Jonze (anche sceneggiatore e autore del soggetto) ci racconta anche di una tecnologia amica che, se ben utilizzata, può aprire dei varchi inattesi e spingere alle giuste decisioni, pur con l'inquietudine della sua potenza illimitata.
Quest'opera, grazie alle sue atmosfere, al registro fotografico scelto e alla qualità attoriale, a mio avviso, è una delle più belle degli ultimi tempi che ha il solo difetto di prolungarsi di un quarto d'ora di troppo.
Voto: 9
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jacopo
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mercoledì 9 gennaio 2019
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film da vedere
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Film da vedere. Ottima la modalità in cui è stata trattata la relazione tra uomo e macchina.
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michele atzori
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mercoledì 9 gennaio 2019
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un viaggio negli abissi della mente e dell'animl
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Un film coinvolgente e lungimirante che esplora un mondo del futuro, i rapporti tra la società e le nuove tecnologie intelligenti artificiali, vere e proprie proiezioni riflesse dei desideri umani. Ma per quanto complesse e veritiere proprio quando l'accettazione del rapporto uomo-macchina sara' oramai consolidato la lentezza, questa unicità ed esclusività dei rapporti tipicamente "umani"scopriranno le carte finali .. e allora verrano rivalutati anche quei ricordi di un vissuto personale, di un vecchio amore mai finito che ha lasciato dei segni indelebili e di amicizie profonde e mai banali.
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