grandepif
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venerdì 1 novembre 2019
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un regista coraggioso e geniale,sa sdramatizzare
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Con lo scottante tema della mafia non è assolutamente facile creare una storia che sia commedia e cronostoria allo stesso tempo. A pelle PIf potrebbe anche non piacere per quel suo modo scanzonato ma come regista io non posso che dargli il massimo dei voti. Non ricordo registi che mi abbiamo saputo divertire ed emozionare allo stesso tempo . Il bambino come interprete principale rende il tema mafia meno impegnativo, ma l' essenza dell' argomentazione è viva e toccante e la si percepisce come un impegno civico molto caro e toccante per PIF. Anche nel film successivo " in guerra per amore" sembra aver accantonato il tema mafioso ma alla fine ti rendi conto che ne era il vero filo conduttore anche se il film si sviluppa in modo grottesco su cosa si può fare per amore,in modo quasi sempre spiritoso e drammatico allo stesso tempo.
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Con lo scottante tema della mafia non è assolutamente facile creare una storia che sia commedia e cronostoria allo stesso tempo. A pelle PIf potrebbe anche non piacere per quel suo modo scanzonato ma come regista io non posso che dargli il massimo dei voti. Non ricordo registi che mi abbiamo saputo divertire ed emozionare allo stesso tempo . Il bambino come interprete principale rende il tema mafia meno impegnativo, ma l' essenza dell' argomentazione è viva e toccante e la si percepisce come un impegno civico molto caro e toccante per PIF. Anche nel film successivo " in guerra per amore" sembra aver accantonato il tema mafioso ma alla fine ti rendi conto che ne era il vero filo conduttore anche se il film si sviluppa in modo grottesco su cosa si può fare per amore,in modo quasi sempre spiritoso e drammatico allo stesso tempo. Ne avessimo di registi di questo calibro. il cinema è stato il mio lavoro per 26 anni e devo dire che difficilmente mi sono emozionato così, Pensando alla nostra povera Italia e vedendo soprattuttio come la gente confonda l' onestà con l' egoismo e il patriottismo, c'è ancora tanto lavoro da fare per educare il popolino e sarebbe bellissimo aiutare un regista così geniale nel creare un cinema diverso che sappia coniugare ilarità drammaticità e la voglia di poter sperare in una Italia e un mondo migliore per tutti. W PIF
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great steven
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venerdì 24 maggio 2019
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uno sguardo disincantato che va a segno.
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LA MAFIA UCCIDE SOLO D’ESTATE (IT, 2013). Diretto da PIF. Interpretato da ALEX BISCONTI, GINEVRA ANTONA, PIF, CRISTIANA CAPOTONDI, CLAUDIO GIOè, NINNI BRUSCHETTA, BARBARA TABITA, MAURIZIO MARCHETTI, ROSARIO LISMA
Arturo Giammaresi è nato e vive a Palermo. La sua vita sarebbe quella di un qualunque altro bambino italiano degli anni ’70, se non coltivasse un’intensa passione per la compagna di scuola Flora Guarneri che gli tiene occupato il pensiero pressoché completamente e soprattutto se, nella sua stessa città, non si verificassero di continuo episodi di criminalità mafiosa in merito ai quali Arturo conosce i giudici e i commissari che li combattono nonché i giornalisti che li raccontano, svelandoli al capoluogo siciliano sotto una luce ben diversa da quella sotto cui vorrebbero propinarli i mafiosi stessi.
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LA MAFIA UCCIDE SOLO D’ESTATE (IT, 2013). Diretto da PIF. Interpretato da ALEX BISCONTI, GINEVRA ANTONA, PIF, CRISTIANA CAPOTONDI, CLAUDIO GIOè, NINNI BRUSCHETTA, BARBARA TABITA, MAURIZIO MARCHETTI, ROSARIO LISMA
Arturo Giammaresi è nato e vive a Palermo. La sua vita sarebbe quella di un qualunque altro bambino italiano degli anni ’70, se non coltivasse un’intensa passione per la compagna di scuola Flora Guarneri che gli tiene occupato il pensiero pressoché completamente e soprattutto se, nella sua stessa città, non si verificassero di continuo episodi di criminalità mafiosa in merito ai quali Arturo conosce i giudici e i commissari che li combattono nonché i giornalisti che li raccontano, svelandoli al capoluogo siciliano sotto una luce ben diversa da quella sotto cui vorrebbero propinarli i mafiosi stessi. Così, mentre frequenta la scuola, Arturo si fa consigliare una pasta da Boris Giuliano, intervista Carlo Alberto Dalla Chiesa, fa del Presidente del Consiglio Giulio Andreotti il proprio idolo e, mediante la conoscenza del reporter Francesco, capisce la sua vocazione giornalistica. Una volta cresciuto, entra a far parte dello staff di un avvizzito e irritabile showman francese, per la cui rivista fa anche servizi di stampo giornalistico, ma l’improvvisa ricomparsa di Flora nella sua vita sconvolge la sua carriera: diventata ora la segretaria del politico Salvo Lima, la donna respinge le sue avances, fattesi per altro più insistenti di quando erano piccoli, e Arturo riesce pertanto a rovinare sia il proprio avvenire che le aspirazioni di Flora, ma, quando Salvo Lima muore in un agguato mafioso, tutto cambia. E le cose continuano a peggiorare quando i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino vengono anch’essi tolti di mezzo dalla mafia. Arturo e Flora mettono da parte ogni ostilità e procreano un bambino, al quale il padre racconta le vicende dei personaggi illustri della Sicilia che lavorarono e morirono eroicamente per combattere il crimine. Debutto al cinema di Pierfrancesco Diliberto, meglio conosciuto come Pif, con un passato televisivo (Le Iene) e l’ambizione non indifferente di raccontare una storia utilizzando un metodo quanto mai insolito. Difatti non era impresa elementare parlare della peggior organizzazione malavitosa del Paese tramite una commedia sentimentale. Il primo impatto non lascia contenti, soprattutto perché la voce narrante di Pif, monotona e tendente al grottesco involontario, non facilita le cose. Poi il film prende l’aire, vengono esposti con orgogliosa minuzia di dettagli gli omicidi politici e gli eventi di cronaca nera che insanguinarono la Sicilia e, di rimando, l’intera Nazione fra i 1970 e i 1990 e la narrazione assume un timbro ben più convincente, grazie specialmente all’ampio impiego di immagini reali tratte dagli archivi televisivi. Il regista-attore-sceneggiatore conferma una bravura molto più che discreta nella scrittura cinematografica e in una recitazione minimalista, intrallazzando con C. Capotondi con efficacia e credibilità. Nonostante le apparenze che potrebbero suggerire semplicismo, la pellicola si rivela assai istruttiva, e riconferma il suo pregio di saper insegnare fatti di storia importantissimi senza perdere il suo humour di fondo, mantenendo entrambi i binari sullo stesso livello con un equilibrio che evita qualsiasi precarietà e si regge benissimo sulle proprie gambe. Fra gli attori del cast, spicca il ruolo di C. Gioè, magnifico nella costruzione del reporter vicino di casa di Arturo che si spende per impartire al ragazzo lezioni di giornalismo, rivelandogli il segreto che occorre considerare sempre l’origine delle fonti per essere in grado di avvicinarsi il più possibile alla verità. E questo film intelligente affonda per l’appunto i denti nella realtà, senza forzature né capitomboli imbarazzanti. Una ricostruzione ammaliante, anche nella scenografia (che ripropone ambienti d’epoca alquanto interessanti, che contribuiscono a respirare l’aria di quegli anni), che ha premiato generosamente Pif garantendogli la fama e proponendolo come cineasta d’autore votat0 alla commedia. Del resto, chi ha detto che, nel cinema, la leggerezza non può andare a braccetto con la Storia? Distribuisce 01. Seguirà poi negli anni a venire una serie televisiva dallo stesso titolo, con C. Gioè nel ruolo del padre di Arturo.
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fabio
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giovedì 16 agosto 2018
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il pif che c'è in noi
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Bello questo film, un modo diverso di raccontare il nostro passato, però quanta amarezza.
Ne abbiamo visti modi di raccontare la mafia: dal padrino ai cento passi passando per sicilan ghost story e tano da morire; questa volta ci prova Pif, col suo sguardo ingenuo e un po' tonto; tutto sommato questo punto di vista è la cosa più azzeccata e a quanto pare riesce naturale all'autore.
Ne esce fuori qualcosa che sta' a metà tra il documentario e la fiction. Complimenti sinceri per il coraggio di portare in scena un argomento forte e per averlo saputo maneggiare in modo originale.
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no_data
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domenica 23 ottobre 2016
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insomma
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Il film è confezionato in maniera simpatica..................per forza, ricalca pari pari il canovaccio di Forrest Gump.
Non è assolutamente una idea originale di Pif quella di capitare per caso dove avvengono gli avvenimenti più drammatici della
Americ...ops scusate Sicilia.
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critichetti
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sabato 13 febbraio 2016
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insomma...
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Dirò la verità:sarebbero due stelle e mezzo,ma voglio fare il buono.Apprezzo molto infatti che PIf,al suo primo film,abbia voluto provare a fare un film comunque impegnato:non si è buttato cioè su una commedia che cerca solo di divertire,ma ha scelto di girarne uno,di cui ha curato anche la sceneggiatura,decisamente più complicato.Devo dire che è passato molto bene tra scene da commedia a scene invece drammatiche (e quando si parla dell'omicidio di Boris Giuliano ne è un esempio meraviglioso),con una rapidità da regista esperto,quindi da questo punto di vista merita un dieci pieno.Peccato,però,per alcuni errori piuttosto gravi,in primis la parte comica che (e mi dispiace dirlo) fa tutto fuorchè divertire.
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Dirò la verità:sarebbero due stelle e mezzo,ma voglio fare il buono.Apprezzo molto infatti che PIf,al suo primo film,abbia voluto provare a fare un film comunque impegnato:non si è buttato cioè su una commedia che cerca solo di divertire,ma ha scelto di girarne uno,di cui ha curato anche la sceneggiatura,decisamente più complicato.Devo dire che è passato molto bene tra scene da commedia a scene invece drammatiche (e quando si parla dell'omicidio di Boris Giuliano ne è un esempio meraviglioso),con una rapidità da regista esperto,quindi da questo punto di vista merita un dieci pieno.Peccato,però,per alcuni errori piuttosto gravi,in primis la parte comica che (e mi dispiace dirlo) fa tutto fuorchè divertire.Sono infatti una serie di equivoci che ormai sanno di già visto e una serie di tormentoni dosati abbastanza male.Ed essendo questo film prima di tutto una commedia è una pecca piuttosto grave.Peccato,perchè comunque Pif di comicità ne capisce parecchio.Poi mi dispiace ma anche sulla recitazione ne ho da ridire.Perchè a giudicare da come di mangia le parole,faccio veramente fatica a credere che l'attrice che interpreta Flora da piccola abbia passato una qualsiasi audizione,a meno che non si sia trovata per sua fortuna con altre più scarse di lei.Ma,volendo inquadrare questa pellicola come "opera prima",devo dire che Pif se l'è cavata.Anche se,in tutta onestà,specie con tutto il bailamme che il film si era portato dietro e viste le buonissime recensioni che tutt'oggi questa pellicola continua a ricevere,devo ammettere che sono un tantino deluso
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dario
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lunedì 19 ottobre 2015
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bello
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Pif è migliore come regista che come attore. Nel secondo caso, infatti, gigioneggia per carenze di recitazione, costringendosi a vivere sulle battute. Come panoramica sulla Palermo crocifissa dalla mafia, funziona bene, evita enfasi e non si piange addosso. Molto brava la Capotondi.
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aristoteles
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sabato 5 settembre 2015
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coraggioso pif
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Premetto che aggiungo una stella in più per l'esordio di Pif come regista che va,a mio parere, incoraggiato
Il buon Pierfrancesco ci racconta in maniera originale la mafia,tralasciando,in parte,tutta la violenza che accompagna di solito le pellicole su questo tema.
Lo fa attraverso un bambino (il bravissimo Bisconti) ,una storia d'amore,e la quotidianità.
Il tutto funziona discretamente ed eccelle in particolare quando in scena c'è il piccolo Arturo,con la sua intelligenza e le sue trovate(fantastico il costume di Andreotti).
Per il resto mi aspettavo un prodotto un poco più solido e ficcante,non bastano targhe in memoria (per il film,non di certo per l'indiscusso valore etico) e cenni storici.
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Premetto che aggiungo una stella in più per l'esordio di Pif come regista che va,a mio parere, incoraggiato
Il buon Pierfrancesco ci racconta in maniera originale la mafia,tralasciando,in parte,tutta la violenza che accompagna di solito le pellicole su questo tema.
Lo fa attraverso un bambino (il bravissimo Bisconti) ,una storia d'amore,e la quotidianità.
Il tutto funziona discretamente ed eccelle in particolare quando in scena c'è il piccolo Arturo,con la sua intelligenza e le sue trovate(fantastico il costume di Andreotti).
Per il resto mi aspettavo un prodotto un poco più solido e ficcante,non bastano targhe in memoria (per il film,non di certo per l'indiscusso valore etico) e cenni storici.
C'è comunque ,nelle qualità del regista, un profondo senso di delicatezza che affascina e che traspare anche in questo film,dedicato chiaramente alla memoria di chi ha lottato contro la mafia.
La Capotondi non mi ha convinto, ma in fondo non lo ha mai fatto (almeno per me).
Consigliabile,ed attendo con curiosità il "prossimo Pif".
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francesco2
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sabato 13 giugno 2015
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che delusione
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Il già popolare Pif decide di raccontare la mafia da due punti di vista, che non possono -E forse non devono neanche- annullarsi tra di loro: quella di palermitano e quella di bambino.
La parola "Racconto", in questo caso, assume una violenza autobiografica; ed anche se sarebbe presunzione entrare nella sua testa -Come in quella di chiunque-, si può ipotizzare che abbia scelto l'"Ironia" come cifra stilistica non per ridere sulla mafia, ma anzi per cogliere gli aspetti grotteschi di un fenomeno che, sotto l'aspetto culturale
-Ma anche economico- finisce per investire un'intera città , quando ufficialmente è circoscritto ad un'esigua minoranza di persone, evitando la complessa questione dei "Colletti bianchi".
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Il già popolare Pif decide di raccontare la mafia da due punti di vista, che non possono -E forse non devono neanche- annullarsi tra di loro: quella di palermitano e quella di bambino.
La parola "Racconto", in questo caso, assume una violenza autobiografica; ed anche se sarebbe presunzione entrare nella sua testa -Come in quella di chiunque-, si può ipotizzare che abbia scelto l'"Ironia" come cifra stilistica non per ridere sulla mafia, ma anzi per cogliere gli aspetti grotteschi di un fenomeno che, sotto l'aspetto culturale
-Ma anche economico- finisce per investire un'intera città , quando ufficialmente è circoscritto ad un'esigua minoranza di persone, evitando la complessa questione dei "Colletti bianchi".
Ma.
Ma l'ironia non c'entra col FOLKLORE, trappola ijn cui lui cade in pieno: certi personaggi non marginali, come i genitori, sono solo macchiette, e l"Argomento Andreotti" diventa una trovata stantia e ripetitiva, eccezion fatta -Parzialmente- per la situazione del TRavestimento", lasciata cadere forse troppo presto.
Ma del resto, senza una sceneggiatura -Per quanti film italiani dobbiamo usare questo termine?- adeguata, anche quest'idea avrebbe "Resistito"? Perché allora, e non me ne vogliate, elogiare Pif e non (Abbastanza) il Benigni di "Johnny Stecchino", con la sua mafia "Buccia di banana" e le sue battute sul "Traffico?" Del resto, a parte la scena del funerale dove Andreotti viene definitivamente "Sconfessato", ma che rischia di trasmettere quel senso di retorica che -Penso- vorrebbe evitare, il film mostra tutti suoi limiti col "Datore di lavoro" di PIF, il palermitano che "Ammicca al francese". Diventa una farsa (neanche) caricaturale nella scena dell'omicidio di Lima, che s'intreccia sempre di più con la storia d'amore del protagonista, con battute tipo: "Prima lavoravi per Lima, ora lo critichi?" "Ma l'ho fatto per stare con te". Ed a poco servono spunti come quello che precede la morte di Chinnici.
Il finale che non svelo, retorico molto retorico, mi fa rimpiangere anche un onesto film come "I cento passi" di Giordana, e mostra come esperimenti tipo "Tano da morire" (Realizzato da una non palermitana) siano difficilmente replicabili.
A proposito: chi scrive è nato e cresciuto a Palermo.
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jules_winnfield
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mercoledì 1 aprile 2015
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originalità e meraviglia per l'esordio di pif
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Prima prova alla regia di Pif, perfettamente riuscita. “La mafia uccide solo d’estate”, è un film che affronta una delle tematiche più comuni in ambiente italiano, già riconoscibile dal titolo, ma stavolta, diversamente dai “Cento Passi” (di cui Pif è aiuto-regista) o dalle fiction, tipo la stereotipata “Il capo dei capi”, questo film riesce a proporre allo spettatore un taglio nuovo e originale rispetto allo scontato filone farcito di luoghi comuni di quando ci si confronta sull’argomento “mafia”. Lo stile della narrazione, certamente indovinato, ci propone uno scorrere piacevole attraverso la vita ingarbugliata di Arturo(Pif) ,rivelando subito il suo amore per la sua compagna di classe Flora(Cristiana Capotondi) e la passione per il giornalismo.
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Prima prova alla regia di Pif, perfettamente riuscita. “La mafia uccide solo d’estate”, è un film che affronta una delle tematiche più comuni in ambiente italiano, già riconoscibile dal titolo, ma stavolta, diversamente dai “Cento Passi” (di cui Pif è aiuto-regista) o dalle fiction, tipo la stereotipata “Il capo dei capi”, questo film riesce a proporre allo spettatore un taglio nuovo e originale rispetto allo scontato filone farcito di luoghi comuni di quando ci si confronta sull’argomento “mafia”. Lo stile della narrazione, certamente indovinato, ci propone uno scorrere piacevole attraverso la vita ingarbugliata di Arturo(Pif) ,rivelando subito il suo amore per la sua compagna di classe Flora(Cristiana Capotondi) e la passione per il giornalismo. La semplice e chiara sceneggiatura ha l’incredibile abilità di trasportare lo spettatore in un primo momento al ricordo del primo amore che si ha da bambini e che non si dimentica, e in un secondo momento, alle tragedie avvenute nella Sicilia degli anni 70’ e 80’. Anche se indirettamente, è proprio la mafia che influenza la vita amorosa e professionale del protagonista. Le paure, le ansie, i disagi di chi vive una terra dove la criminalità condiziona tutto e tutti, non possono certo svanire, ma le inquietudini e le preoccupazioni, tutte le stragi e le tragedie, vengono attenuate da una sordina affettiva attivata dalla frase centrale del film, pronunciata dal padre che vuole solo proteggere il figlio “ Tranquillo, la mafia uccide solo d’estate”. E’ davvero incredibile e magistralmente poetico, come bastino poche parole dette con spontaneità a portare in secondo piano il terribile problema che è la mafia, preferendogli i piccoli e quotidiani dubbi e le incertezze sociali nelle quali si attorcigliano le esistenze di tutti, ed è proprio la spontaneità degli attori che fa risaltare la parte comica dei personaggi, come un improbabile Totò Riina che non è in grado di far funzionare un semplice condizionatore. E’ senza dubbio uno dei migliori film sulla mafia mai diretti, capace di unire insieme risata e tragedia, di risaltare sia il coraggio di tutti gli uomini che si sono sacrificati per un Italia audace e incorruttibile, sia il coraggio del protagonista che, nonostante sia inserito in una situazione sociale appesa a un filo, in mezzo a una folla, ha occhi solo per la persona amata che, alla fine, risulta essere il valore più importante a cui credere e a cui aggrapparsi.
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happychild
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martedì 31 marzo 2015
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sempre più bravo pif
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Pif ha saputo scanzonare una tematica per niente "scanzonante", ha saputo dare freschezza e naïveté ad episodi e argomenti spigolosi e contorti del panorama storico nazionale. Film che lascia molto spazio all'ironia, al divertimento, alle risate ma anche e soprattutto alla riflessione e alla commozione. Bravi i piccoli attori e sempre più bravo a Pif.
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