howlingfantod
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domenica 4 dicembre 2016
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i dardenne.....
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Fiaba moderna e triste senza necessariamente il lieto fine, quanto al massimo uno spiraglio alla speranza come in altri film dei Dardenne (l’Enfant, Il matrimonio di Lorna). Una grande attenzione come al solito alla sceneggiatura, precisa e rigorosa, prima a seguire il filo quasi di un poliziesco con il bambino (Cyril) che quasi come un detective si mette sulle tracce del padre che è fuggito, che non lo vuole e lo ha abbandonato in un istituto. Il tema forte e portante dell’ abbandono è l’impalcatura del film e tale è la sua portata, come del resto in tutti i loro film che affrontano senza tanti fronzoli scabre situazioni ed esistenze ai margini di persone ferite e dimenticate o dalla società o dagli stessi affetti familiari, che gli attori vengono quasi devitalizzati, i dialoghi e l’espressività sono essenziali e scarnificati al massimo, senza lasciare il minimo spazio al melodramma, ad un giudizio morale dello spettatore stesso su quello che sta vedendo, ma solo alla pura, neutra, asettica rappresentazione, vero marchio di fabbrica dei due fratelli registi.
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Fiaba moderna e triste senza necessariamente il lieto fine, quanto al massimo uno spiraglio alla speranza come in altri film dei Dardenne (l’Enfant, Il matrimonio di Lorna). Una grande attenzione come al solito alla sceneggiatura, precisa e rigorosa, prima a seguire il filo quasi di un poliziesco con il bambino (Cyril) che quasi come un detective si mette sulle tracce del padre che è fuggito, che non lo vuole e lo ha abbandonato in un istituto. Il tema forte e portante dell’ abbandono è l’impalcatura del film e tale è la sua portata, come del resto in tutti i loro film che affrontano senza tanti fronzoli scabre situazioni ed esistenze ai margini di persone ferite e dimenticate o dalla società o dagli stessi affetti familiari, che gli attori vengono quasi devitalizzati, i dialoghi e l’espressività sono essenziali e scarnificati al massimo, senza lasciare il minimo spazio al melodramma, ad un giudizio morale dello spettatore stesso su quello che sta vedendo, ma solo alla pura, neutra, asettica rappresentazione, vero marchio di fabbrica dei due fratelli registi. La storia di Cyril vira così nella ricerca dell’ archetipo femminile e materno che cerca e sembra trovare in Samantha, la parrucchiera che si offre di ospitarlo per il fine settimana (il mistero rimane e deve rimanere su che fine abbia fatto la sua vera madre). Le fughe, le crisi, la continua corsa di Cyril alla ricerca di un affetto che plachi la sua rabbia, lo si vede sempre di corsa o sull’ iconica bicicletta, oppure a piedi o a correre, per strade, fuggire da finestre. Una fiaba essenziale dei giorni nostri che assomiglia per alcuni versi a quella di Pinocchio con tanto di incontro con una sorta di Lucignolo, nella figura del capo della gang che assume un certo significato di surrogato ala paternità e costituirà lo snodo della seconda parte del film fino al finale agrodolce e comunque di speranza.
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alberto pezzi
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martedì 24 maggio 2016
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ottimo lavoro!
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IN QUESTO CASO, TROVIAMO UN FILM CHE NON E’ PER TUTTI. SI TRATTA DI UN FILM MOLTO INTENSO, IN PARTICOLARE A LIVELLO EMOTIVO. LA SENSIBILITA’ E’ DOTE PREZIOSA E RICHIESTA PER CHI SI ACCINGE AD AFFRONTARE QUESTA PELLICOLA. UN FILM VERAMENTE MOLTO BELLO E SIGNIFICATIVO, INCENTRATO SU UN TEMA CHE REGOLARMENTE AFFRONTIAMO, MA CHE MAI CONDANNIAMO ABBASTANZA. L’ ABBANDONO DEI BAMBINI, PER STRADA O NEGLI ISTITUTI, PUO’ AVERE ED HA CONSEGUENZE MICIDIALI SU QUEI POVERI BIMBI. QUESTO FILM FOTOGRAFA IN MODO NETTO E PESANTE LE FERITE CHE UN BAMBINO PUO’ PORTARSI ADDOSSO DOPO UN ABBANDONO OD UN RIFIUTO. IL BISOGNO IN LUI DI AFFETTO, DI CERTEZZE, DI SICUREZZE, E’ TALMENTE FORTE DA POTER SFOCIARE ANCHE IN UNA RABBIA IRREFRENABILE.
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IN QUESTO CASO, TROVIAMO UN FILM CHE NON E’ PER TUTTI. SI TRATTA DI UN FILM MOLTO INTENSO, IN PARTICOLARE A LIVELLO EMOTIVO. LA SENSIBILITA’ E’ DOTE PREZIOSA E RICHIESTA PER CHI SI ACCINGE AD AFFRONTARE QUESTA PELLICOLA. UN FILM VERAMENTE MOLTO BELLO E SIGNIFICATIVO, INCENTRATO SU UN TEMA CHE REGOLARMENTE AFFRONTIAMO, MA CHE MAI CONDANNIAMO ABBASTANZA. L’ ABBANDONO DEI BAMBINI, PER STRADA O NEGLI ISTITUTI, PUO’ AVERE ED HA CONSEGUENZE MICIDIALI SU QUEI POVERI BIMBI. QUESTO FILM FOTOGRAFA IN MODO NETTO E PESANTE LE FERITE CHE UN BAMBINO PUO’ PORTARSI ADDOSSO DOPO UN ABBANDONO OD UN RIFIUTO. IL BISOGNO IN LUI DI AFFETTO, DI CERTEZZE, DI SICUREZZE, E’ TALMENTE FORTE DA POTER SFOCIARE ANCHE IN UNA RABBIA IRREFRENABILE. NON E’ UN FILM LEGGERO, MA E’ MOLTO CHIARO. DIRETTO BENE, CAST PERFETTO. IL MESSAGGIO ARRIVA FORTE E RUMOROSO, SCUOTENDO LA SENSIBILITA’ E LA COSCIENZA DI CHI LO GUARDA. OTTIMO LAVORO!
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guidobaldo maria riccardelli
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lunedì 23 maggio 2016
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il ruolo di genitore
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Opera certamente importante e di buon livello, anche se tra le più deboli dei registi belgi.
Racconto di formazione solido e profondo, senza, come da tradizione, scendere nel patetico, inquadra il giovane Cyril (interpretato non troppo brillantemente da Thomas Doret), alle prese con un padre troppo giovane per occuparsi di lui, così difficile da gestire ma così bisognoso di affetto. Attraverso i propri errori e la saggia guida della volitiva Samantha (una davvero ottima Cécile De France) a quanto pare intraprenderà un percorso di crescita positivo e nella giusta direzione.
La pellicola scorre in modo assolutamente liscio, senza rallentamenti ma, di contrasto, senza quei picchi di magnifica umanità ai quali i Dardenne avevano abituato, specie nell'eccellente Le Fils.
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Opera certamente importante e di buon livello, anche se tra le più deboli dei registi belgi.
Racconto di formazione solido e profondo, senza, come da tradizione, scendere nel patetico, inquadra il giovane Cyril (interpretato non troppo brillantemente da Thomas Doret), alle prese con un padre troppo giovane per occuparsi di lui, così difficile da gestire ma così bisognoso di affetto. Attraverso i propri errori e la saggia guida della volitiva Samantha (una davvero ottima Cécile De France) a quanto pare intraprenderà un percorso di crescita positivo e nella giusta direzione.
La pellicola scorre in modo assolutamente liscio, senza rallentamenti ma, di contrasto, senza quei picchi di magnifica umanità ai quali i Dardenne avevano abituato, specie nell'eccellente Le Fils.
Sotto il profilo squisitamente tecnico, propongono un inserimento, a nostro parere poco riuscito, della musica extradiegetica, volta a sottolineare momenti di particolare rilevanza: optano per qualche accenno, ripetiamo: evitabile, di musica classica, invadente al minimo.
Il finale, senza dubbio emozionalmente potente, non riesce a convincere dal punto di vista narrativo, configurandosi poco incisivo sotto questo aspetto.
Da vedere, come d'altronde tutte le pellicole dei Dardenne, ben consci di non trovarsi di fronte all'esperimento meglio riuscito dei cineasti belgi.
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sergio dal maso
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domenica 28 giugno 2015
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il ragazzo con la bicicletta
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Un ragazzino abbandonato in una casa famiglia, irruento e ingestibile, disperatamente legato al padre.
Un padre in crisi esistenziale, fragile e immaturo, in fuga dalle sue responsabilità.
Tra di loro una bici da cross. La bicicletta è tutto per il giovane Cyril. Non è solo l’unico regalo del padre rimastogli, è anche il mezzo indispensabile per poterlo caparbiamente cercare, per sfogare la sua rabbia con furibonde pedalate e non arrendersi di fronte al dramma di essere stato rifiutato dal genitore, l’evento più terribile che possa capitare ad un bambino. Per questo la perdita della bici, venduta ignobilmente dall’inetto papà, costituirebbe sicuramente un colpo insuperabile per la fragile personalità del ragazzino, fortuna vuole che nella sua strada Cyril incontri Samantha.
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Un ragazzino abbandonato in una casa famiglia, irruento e ingestibile, disperatamente legato al padre.
Un padre in crisi esistenziale, fragile e immaturo, in fuga dalle sue responsabilità.
Tra di loro una bici da cross. La bicicletta è tutto per il giovane Cyril. Non è solo l’unico regalo del padre rimastogli, è anche il mezzo indispensabile per poterlo caparbiamente cercare, per sfogare la sua rabbia con furibonde pedalate e non arrendersi di fronte al dramma di essere stato rifiutato dal genitore, l’evento più terribile che possa capitare ad un bambino. Per questo la perdita della bici, venduta ignobilmente dall’inetto papà, costituirebbe sicuramente un colpo insuperabile per la fragile personalità del ragazzino, fortuna vuole che nella sua strada Cyril incontri Samantha.
La parrucchiera del paesino, gentile e molto determinata, prima riesce a recuperare la bici poi decide di prendersi cura di Cyril. L’amicizia e la fiducia tra i due sarà suggellata in una gita in campagna proprio dallo scambio delle biciclette. Ma la strada da percorrere per ritrovare il sorriso e la serenità non è diritta, è dura ed impervia. Cyril non la saprà riconoscere se non alla fine, la sua testardaggine lo porta infatti verso strade sbagliate e a fidarsi di persone che gli faranno imboccare vicoli ciechi.
Anche in quest’ultimo film i pluripremiati fratelli Dardenne affrontano il tema del rapporto genitori-figli e le problematiche dell’infanzia in contesti sociali degradati, dove la disoccupazione e la povertà rendono precari anche i rapporti umani. Tra la drammaticità dello stile neo-realista e semi-documentaristico dei film precedenti, come il disperato “Il matrimonio di Lorna” o il crudo “L’enfant” , e la delicatezza della commovente storia de “Il ragazzo con la bicicletta” c’è però un cambio di passo, una svolta sia nella forma che nei contenuti. I due registi abbandonano gli eccessi drammatici, pur senza stravolgere il loro stile autoriale, asciutto ed essenziale, sempre riconoscibile.
Non ci sono più scenari grigi e degradati ma paesaggi luminosi e il calore dell’estate. La macchina da presa pedina e circonda Cyril e Samantha ma con discrezione ed equilibrio, senza quei movimenti febbrili e nervosi presenti nelle pellicole precedenti. Ma soprattutto la novità che i cineasti belgi portano ne “Il ragazzo con la bicicletta” è il lieto finale, il senso di ottimismo e la positività che ci vengono trasmessi dal legame tra Samantha e Cyril. Qualche critico ha definito il film una fiaba moderna, in effetti gli archetipi della favola ci sono tutti. Gli stessi fratelli Dardenne hanno dichiarato che la storia di Cyril “potrebbe anche essere una favola: il bambino che cerca il padre, il bosco dove si perde, l'incontro con il cattivo, la salvezza con la fata buona. Lo stesso Cyril è un po' un Pinocchio. Deve attraversare delle prove attraverso le quali perde tutte le sue illusioni fino a diventare saggio. Ma per noi è soprattutto un incontro felice tra una donna e un ragazzino, una storia d'amore che non avevamo mai raccontato".
Dal mio punto di vista la chiave e la bellezza del film son date proprio dalla sincerità e dalla gratuità dell’atto d’amore di Samantha. Al centro di tutto c’è il sentimento puro, incondizionato, non il facile sentimentalismo strappalacrime, nella vicenda del “ ragazzo con bicicletta” non c’è spazio per il moralismo né per romanticismi stucchevoli. I dialoghi sono asciutti, essenziali, al servizio della storia, ma soprattutto veri e credibili. Lo spessore psicologico che caratterizza i due protagonisti e la notevole bravura dei due attori che li interpretano (la superba Cecile De France e il sorprendente giovane esordiente Thomas Doret) evidenziano la progressiva maturazione di Cyril e la scoperta dell’affetto reciproco senza nessun bisogno di spiegarne i motivi, con estrema naturalezza. L’atto d’amore non deve essere giustificato a tutti i costi. Non è importante conoscere il passato di Samantha, né sapere perché è disposta a tutto, anche a lasciare il fidanzato, pur di aiutare Cyril. Del resto anche delle motivazioni della scelta del padre il film dice veramente poco, della madre addirittura nessun accenno.
I fratelli Dardenne con questo ennesimo bel film dimostrano che il cinema, come la vita, per commuovere non ha bisogno di complicate costruzioni narrative o di effetti speciali in tre dimensioni, a volte basta un ragazzino, una bicicletta e un sorriso liberatorio.
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stefano capasso
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mercoledì 27 maggio 2015
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l'amore che salva
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Cyrille è un ragazzo di 12 anni che è stato lasciato dal papà in una centro di accoglienza per l’infanzia. In una delle sue diverse fughe, nel tentativo di ritrovare la sua bicicletta e suo padre, incontra una donna Samanta che lo prende in simpatia e accetta di occuparsi di lui nei weekend. Ma Cyrille incontra anche dei ragazzi più grandi di lui che cercheranno di sfruttarlo proponendogli azioni criminali.
Mi è piaciuto molto questo film dei fratelli Dardenne. Il linguaggio narrativo della regia è sempre rigoroso e informale, sceglie di seguire gli avvenimenti quasi come fosse in presa diretta.
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Cyrille è un ragazzo di 12 anni che è stato lasciato dal papà in una centro di accoglienza per l’infanzia. In una delle sue diverse fughe, nel tentativo di ritrovare la sua bicicletta e suo padre, incontra una donna Samanta che lo prende in simpatia e accetta di occuparsi di lui nei weekend. Ma Cyrille incontra anche dei ragazzi più grandi di lui che cercheranno di sfruttarlo proponendogli azioni criminali.
Mi è piaciuto molto questo film dei fratelli Dardenne. Il linguaggio narrativo della regia è sempre rigoroso e informale, sceglie di seguire gli avvenimenti quasi come fosse in presa diretta. Questo facilita la partecipazione empatica per le vicende del ragazzo e della donna che lo ospita. E’ la necessità di raccontare un disagio che si antepone alla forma cinematografica. Quello dell’adolescente abbandonato che vive il doloroso rifiuto di occuparsi di lui da parte del padre e riesce, tra diversi pericoli, a sviluppare diverse abilita di sopravvivenza che si completano, fino a farne prendere una direzione sana, con l’amore di una donna che ha voglia di dedicarsi a lui. E insieme troveranno il modo di costruire quella relazione che può salvare entrambi.
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no_data
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mercoledì 12 novembre 2014
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corri ragazzo, corri!
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Se si giudica un film senza conoscere l' autore e la sua filmografia questo film è un piccolo gioiello: ha ritmo , ha una buona narrazione, ha suspense, ha sentimento senza mai cadere nel sentimentalismo e nel patetico , facile caduta quando si tratta di bambinie/o di adolescenti.Se però , amando i Dardenne, si vedono tutti i loro film si nota un certo schematismo che , certo , è una loro peculiarità ma può anche diventare un mood un pò scontato .
1) la storia si avvita intorno ad un minore
2) il minore è in qualche modo deprivato
3) il minore non diventa mai patetico ma ( e qui è la chiave del discorso) è carogna per necessità ma poi si riabilita
4)la storia deve andare di corsa [+]
Se si giudica un film senza conoscere l' autore e la sua filmografia questo film è un piccolo gioiello: ha ritmo , ha una buona narrazione, ha suspense, ha sentimento senza mai cadere nel sentimentalismo e nel patetico , facile caduta quando si tratta di bambinie/o di adolescenti.Se però , amando i Dardenne, si vedono tutti i loro film si nota un certo schematismo che , certo , è una loro peculiarità ma può anche diventare un mood un pò scontato .
1) la storia si avvita intorno ad un minore
2) il minore è in qualche modo deprivato
3) il minore non diventa mai patetico ma ( e qui è la chiave del discorso) è carogna per necessità ma poi si riabilita
4)la storia deve andare di corsa
5)la macchina da presa sta sul collo dei protagonisti
In questo senso Rosetta è insieme al ragazzo con la bicicletta il film più compiutamente risolto , assai meno Il matrimonio di Lorna dove si cercano alternative enfatiche( vedi il finale avulso dal contesto del film) allo schema solito
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luca scial�
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lunedì 20 gennaio 2014
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un tintin con la bici
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Cyril si trova in un Istituto, essendo stato rifiutato da un padre che vive alla giornata e non vuole più saperne di lui. Come unica compagna alla sua fedele bicicletta, che il padre ha pure tentato di vendersi. Gliela ritrova Samantha, parrucchiera trentenne, che prende a cuore la sua storia. Al punto da prenderselo in custodia nei weekend e rinunciare al proprio compagno. Ma Cyril è un ragazzo difficile, sfuggente, che si ritrova sempre nei guai. Pensando sempre a quel padre snaturato che non lo vuole più...
A tre anni di distanza da Il matrimonio di Lorna, i fratelli Dardenne tornano ad occuparsi di minorenni dalla vita difficile. Il leitmotiv è il loro tipico, quello brevettato: storie di vita drammatiche, che però finiscono sempre con un pò di speranza.
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Cyril si trova in un Istituto, essendo stato rifiutato da un padre che vive alla giornata e non vuole più saperne di lui. Come unica compagna alla sua fedele bicicletta, che il padre ha pure tentato di vendersi. Gliela ritrova Samantha, parrucchiera trentenne, che prende a cuore la sua storia. Al punto da prenderselo in custodia nei weekend e rinunciare al proprio compagno. Ma Cyril è un ragazzo difficile, sfuggente, che si ritrova sempre nei guai. Pensando sempre a quel padre snaturato che non lo vuole più...
A tre anni di distanza da Il matrimonio di Lorna, i fratelli Dardenne tornano ad occuparsi di minorenni dalla vita difficile. Il leitmotiv è il loro tipico, quello brevettato: storie di vita drammatiche, che però finiscono sempre con un pò di speranza. E così anche il dodicenne Cyril, che somiglia tanto al mitico Tintin, con la differenza che invece di un cane, il suo migliore amico è una bici, riesce a trovare nella bella Samantha quell'adulto in grado di rimetterlo sulla retta via.
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theophilus
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lunedì 9 dicembre 2013
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l'enfant è cresciuto
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LE GAMIN AU VÉLO
Con Il ragazzo con la bicicletta, grand prix al Festival di Cannes 2011, i fratelli Dardenne non rivoluzionano di certo il loro linguaggio. Continuano a girare attorno ai loro temi prediletti con le chiavi di lettura di sempre e con un'inconfondibile cifra stilistica. ‘Nuovi’ sono i due interpreti del film, Thomas Doret e Cécile de France, ma sempre i medesimi gli attori, che qui rivestono ruoli secondari, Jérémie Regnier, Olivier Gourmet e Fabrizio Rongione.
Notiamo, però, un’evoluzione del loro cinema in senso più umanistico. C’è in Le gamin au vélo una speranza di catarsi estranea - o comunque più difficile da rinvenire - alla loro filmografia precedente.
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LE GAMIN AU VÉLO
Con Il ragazzo con la bicicletta, grand prix al Festival di Cannes 2011, i fratelli Dardenne non rivoluzionano di certo il loro linguaggio. Continuano a girare attorno ai loro temi prediletti con le chiavi di lettura di sempre e con un'inconfondibile cifra stilistica. ‘Nuovi’ sono i due interpreti del film, Thomas Doret e Cécile de France, ma sempre i medesimi gli attori, che qui rivestono ruoli secondari, Jérémie Regnier, Olivier Gourmet e Fabrizio Rongione.
Notiamo, però, un’evoluzione del loro cinema in senso più umanistico. C’è in Le gamin au vélo una speranza di catarsi estranea - o comunque più difficile da rinvenire - alla loro filmografia precedente.
Quest’ultima fatica ci ha richiamato il loro L’enfant, vincitore a Cannes nel 2005. Si potrebbe quasi rinvenire una continuità cronologica nelle due storie. Il bambino rifiutato e venduto di sei anni fa continua la sua agonia di figlio in un rapporto disperato con un padre che continua a non volerne sapere di lui. Jérémie Regnier che là era protagonista disadattato, qui, per quanto motore dell’azione, è personaggio defilato. Non è il suo vuoto che viene analizzato dai Dardenne, bensì la rabbia dolorosa del figlio alla ricerca di un sentimento che non ha mai ricevuto.
La domanda di Cyril «Perché hai voluto che venissi a stare da te?» è speculare alla non risposta di Samantha. Entrambe frutto di una sensazione, ancora inspiegabile per il ragazzo e terribilmente confusa per la donna, albergano quel bisogno di uscire da se stessi che è universalmente chiamato amore. Non c’è un perché all’amore. Il dato che i personaggi maschili dei racconti dei due registi belgi ne siano generalmente non più che sfiorati, potrebbe far riflettere sul perché di questa refrattarietà.
L’andamento del film sembra meccanico, schematico al limite del determinismo. Salvo accendersi di una luce diversa nella sua conclusione, che fa riconsiderare tutta la storia. Quello che rischiava di apparire un insieme di stereotipi ben congegnati, si trasforma in un modello sociale preciso, asciutto, tagliente. Si paga tutto, ma c’è la possibilità di un riscatto. Anzi, alla fine i conti si debbono pareggiare comunque per consentire alla vita di proseguire.
Segnaliamo l’ottima prova di Cécile de France, da noi già ammirata in due commedie di Cédric Klapisch L’auberge espagnole (2002) e Les poupées russes (2005), nell’angosciante e discusso horror Haute tension di Alexander Aja (2003) e nel recente Hereafter di Clint Eastwood (2011).
Enzo Vignoli
29 giugno 2011
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marzaghetti
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domenica 13 gennaio 2013
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tre personaggi incollati alla storia che vivono
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Scarna, asciutta, lineare, banale e troppo semplificata cronaca di vite difficili e di complicate relazioni padre-figlio negletto-ragazza/madre pseudo-adottiva. Lo stile, così realistico, spoglio, dimesso, è talmente accentuato che a me è sembrato tutto finto, forzato, distaccato. I tre personaggi sembrano incollati alla storia che vivono, non so se mi spiego. Spicca, se non altro, la brava ed intensa Cecile De France, mentre il piccolo Doret ha la faccia di legno. La colonna sonora, che giunge di soppiatto e irrompe nel silenzio totale con 3 accordi nei momenti più catartici, mi ha fatto venire l'orchite.
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Scarna, asciutta, lineare, banale e troppo semplificata cronaca di vite difficili e di complicate relazioni padre-figlio negletto-ragazza/madre pseudo-adottiva. Lo stile, così realistico, spoglio, dimesso, è talmente accentuato che a me è sembrato tutto finto, forzato, distaccato. I tre personaggi sembrano incollati alla storia che vivono, non so se mi spiego. Spicca, se non altro, la brava ed intensa Cecile De France, mentre il piccolo Doret ha la faccia di legno. La colonna sonora, che giunge di soppiatto e irrompe nel silenzio totale con 3 accordi nei momenti più catartici, mi ha fatto venire l'orchite. Valutazione: 2,0.
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astromelia
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venerdì 25 novembre 2011
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disturbante
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in un contesto reale la storia assumerebbe qualche perplessità di carattere socio culturale,un ragazzino fin troppo disadattato ma tenace nel voler ricucire il rapporto di un padre assente e immaturo,poteva emergere nella sua drammaticità ma rimane invariato nel suo racconto,buona prova degli attori ma niente di esaltante.
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