harroldthebarrel
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venerdì 31 dicembre 2021
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grottesco
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È divertente leggere quante qualità vengono attribuite a questo film. Certo, va riconosciuta la capacità del regista di creare vari livelli di tensione. Il tutto però, all'interno di una trama e di uno sviluppo che definire inverosimile è un complimento. Il tentativo di intrecciare più generi - thriller, racconto psicologico, horror, erotismo - ha un risultato complessivo che probabilmente non è quello voluto dal regista: quello di confezionare un film grottesco.
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mirko tommasi
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lunedì 4 gennaio 2021
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privo di fascino
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Girato con perizia ma insulso, con dei personaggi irritanti e sostanzialmente privo di fascino
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samanta
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lunedì 10 agosto 2020
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un thriller senza suspense
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Quando un film viene recensito favorevolmente dalla critica e bocciato dal pubblico prima di esprimere giudizi bisogna essere molto cauti. Il film uscito nel 2013 è stato un notevole flop commerciale: con un budget di 12 milioni di $ ha avuto incassi per 12 milioni il che che significa una perdita secca di 6-7 milioni di $. La regia è del coreano Park Chan-wook conosciuto per la trilogia della vendetta e questo è il suo primo film in inglese (per fortuna ancora l'ultimo) con attori di lingua inglese. successivamente ha fatto nel 2016 un altro film coreano Mademoiselle.
La trama inizia con il funerale di Richard Stoker un ricco possidente che vive in capagna in una grande villa morto per un misterioso incidente d'auto (?), lascia la moglie Evelyn (Nicole Kidman) e la figlia di 18 anni India (Mia Wasikowska attrice australiana: con diversi film dal 2006, alcuni da protagonista come L'amore che resta, Jane Eyre con vario successo, l'ultimo Piercing ha incassato 150.
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Quando un film viene recensito favorevolmente dalla critica e bocciato dal pubblico prima di esprimere giudizi bisogna essere molto cauti. Il film uscito nel 2013 è stato un notevole flop commerciale: con un budget di 12 milioni di $ ha avuto incassi per 12 milioni il che che significa una perdita secca di 6-7 milioni di $. La regia è del coreano Park Chan-wook conosciuto per la trilogia della vendetta e questo è il suo primo film in inglese (per fortuna ancora l'ultimo) con attori di lingua inglese. successivamente ha fatto nel 2016 un altro film coreano Mademoiselle.
La trama inizia con il funerale di Richard Stoker un ricco possidente che vive in capagna in una grande villa morto per un misterioso incidente d'auto (?), lascia la moglie Evelyn (Nicole Kidman) e la figlia di 18 anni India (Mia Wasikowska attrice australiana: con diversi film dal 2006, alcuni da protagonista come L'amore che resta, Jane Eyre con vario successo, l'ultimo Piercing ha incassato 150.000 $ !). India è una ragazza introversa bullizzata a scuola, fondamentalmente una paranoica, nella scena irrompe lo zio Charlie (Matthew Goode con modesto curriculum cinematografico) fratello di Richard e la loro vita è sconvolta, dapprima sparisce la governante che India sorprende mentre rimprovera Charlie, la ritroverà in cantina nella ghiacciaia sepolta sotto il ghiaccio, Ewelin è attratta sessualmente da Charlie che en passant uccide la vice governante e la seppelisce nel parco sotto una delle grosse palle di pietra disposte ad ornamento, sotto una di quelle pietre finisce la zia di Richard "Gin" che era arrivata all'improvviso e aveva cercato di avvertire India della pericolosità dello zio, viene strangolata da questi. India esce con l'unico ragazzo che non la bullizzava ma finisce male l'incontro, lei lo addenta alla lingua e lui cerca di prenderla con la forza, interviene lo zio che lo strangola e anche il ragazzo finisce sotto la palla di pietra. India scopre in un cassetto del padre che lo zio le aveva scritto una valanga di lettere fin da quando era nata ma che provenivano da una clinica psichiatrica. Charlie confessa che era finito lì perché bambino, aveva ucciso il fratellino più piccolo seppellendolo vivo, inoltre liberato dal fratello questi gli aveva dati soldi e un alloggio a New York purché stesse lontano da casa sua, ma Charlie gli aveva spaccato la testa con un sasso, simulando un incidente automobilistico (ma come è possibile?). Charlie decide di andare via con India che acconsente, ma accetta le attenzioni sessuali di Evelyn ma sul più bello (si fa per dire) cerca di strangolarla, interviene India che lo uccide con una fucilata. Nel finale si vede India che fermata dallo sceriffo per eccesso di velocità gli pianta una forbice nella gola mentre questo si allontana lo prende di mira con il fucile. Fine.
E' un film lento e noioso riempito confusamente di flashback e di flashforward che appesentiscono la narrazione, privo assolutamente di suspense perchè le scene si susseguono senza alcun coinvolgimento, pieno di incongruenze e salti logici: ma come è possibile che lo sceriffo sia un tontolone che non capisce la sparizione di tutte queste persone, con scene del tutto gratuite come India che si masturba sotto la doccia pensando all'omicidio del suo amichetto. Oltretutto il regista non sa dirigere gli attori, ha a disposizione una delle migliori attrici americane: Nicole Kidman che recita spersa in una parte priva di qualsiasi contenuto si limita a guardare con occhi vacui e un bicchiere di vino in mano parlando a monosillabi, far recitare male una così brava attrice ci vuole molto impegno. Mia Waikowska ha una sola espressione guardare fisso avanti a sè, Matthew Goode anche lui si limita a un bel sorriso (ma hanno frequentato una scuola di recitazione?). Mi raccomando non parlate di influenza di Hitchcock e del suo film L'ombra del dubbio, non bestemmiamo siamo in un altro pianeta.
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halfdutch
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domenica 27 novembre 2016
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wow
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dario
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giovedì 2 luglio 2015
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orripilante
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Lento, prolisso, assurdo, compiaciuto: una noia inenarrabile, una sceneggiatura demenziale e una storia senza senso. Tutto gira intorno alla ragazzina, poco espressiva, e al personaggio maschile, del tutto inadatto. Si salva la Kidman, anche se non capisce cosa stia facendo lì. Qualche critica ingenua parla di film dove ci sono le anime di Hitchcock e di Nabokov: per cortesia chiamate il 118.
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gianleo67
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domenica 26 aprile 2015
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lo zio charlie è tornato!
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Alla morte del padre in uno strano incidente d'auto il giorno del suo 18° compleanno, la bella ed introversa India si vede precipitare in casa l'ambiguo ed affascinante zio Charlie che inizia a flirtare con la madre ed a solleticare in lei gli strani istinti e le misteriose pulsioni
di una inquieta indole adolescenziale. Quando tanto la nonna che la zia spariscono misteriosamente proprio mentre sono sul punto di confessare una indicibile verità che riguarda l'uomo, India viene trascinata in un labirinto di ossessioni e complicità che le faranno scoprire il lato più oscuro ed inespresso della propria natura.
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Alla morte del padre in uno strano incidente d'auto il giorno del suo 18° compleanno, la bella ed introversa India si vede precipitare in casa l'ambiguo ed affascinante zio Charlie che inizia a flirtare con la madre ed a solleticare in lei gli strani istinti e le misteriose pulsioni
di una inquieta indole adolescenziale. Quando tanto la nonna che la zia spariscono misteriosamente proprio mentre sono sul punto di confessare una indicibile verità che riguarda l'uomo, India viene trascinata in un labirinto di ossessioni e complicità che le faranno scoprire il lato più oscuro ed inespresso della propria natura.
Un pò thriller psicologico un pò favola horror, questo dramma familiare a tinte fosche è impregnato dei torbidi sentori di tetri umori domestici finendo per ripercorrere le strade più volte intraprese dal regista coreano (qui in una riuscita trasferta americana) nell'indagare i lati più oscuri e perversi della natura umana a confronto con gli istinti più brutali legati alla sopraffazione dell'altro, alla bieca rivalsa sul tradimento degli affetti più privati e finanche all'affermazione dei codici di uno spietato ordine sociale.
Sulla sceneggiatura scritta dall'attore Wentworth Miller, che dice di essersi ispirato tanto al Dracula di Bram Stoker quanto a 'L'ombra del dubbio' di Alfred Hitchcock, Park Chan-wook contamina il suo stile sospeso tra onirismo e simbolismo, con i capisaldi più classici del thriller hollywoodiano divertendosi ad introdurre i personaggi secondo i ruoli prestabiliti dalla loro funzione nell'economia del racconto (la nipote psicolabile, lo zio psicopatico , la vedova giovane e insoddisfatta, le vittime sacrificali) ma riservandosi di rivelarne istinti e motivazione solo lungo i percorsi paralleli di una storia familiare tenuta al riparo dai facili clichè del genere (la tensione corre sul filo) per farli deflagare nell'assordante silenzio di un finale che affoga nel sangue e nella follia. A tratti irresistibile (virtuoso) negli stacchi del montaggio e nel piano-sequenza , Park Chan-Wook orchestra un thriller hitchockiano a 18 carati facendo competere in bravura i personaggi di due predatori psipocopatici consanguinei (affetti da narcisismo patologico) legati dal 'fil rouge' di un'attrazione malata e morbosa e dalla interminabile scia di sangue di una indicibile e macabra tara familiare. Attento come sempre ai cromatismi cinerei di una storia che si dipana tra gli interni claustrofobici di un'ossessione domestica e gli esterni abbacinanti di un trasognato idillio favolistico, il regista coreano sposta la sua attenzione dalla caratterizzazioni noir dei personaggi tipici del maestro inglese (vedere per credere la melliflua ambiguità dello zio Charlie di Joseph Cotten) al valore simbolico della messa in scena, cui viene spesso demandato il raccordo per una ricerca delle motivazioni psicologiche di personaggi a tratti incomprensibili (dal flashback sul trauma domestico a quello sulle scene di caccia). Frutto più di una consapevole scelta di linguaggio che di un limite nella direzione degli attori, il film di Park Chan-Wook si avvale comunque di un cast di primordine che, a parte la recitazione senza infamia della Kidman (sempre più relegata in ruoli secondari), annovera il fascino ineffabile di un eccellente Matthew Goode ed il talento purissimo di una straordinaria Mia Wasikowska, figli degeneri di una famiglia che li ha al tempo stesso protetti e respinti e che si ritrovano al passaggio di consegne di una maturità che affoga nel bagno di sangue di un gioco al massacro (familiare) e nel battesimo del fuoco di una piena consapevolezza (liberazione) criminale. Attraversato dagli umori misogini di una sessualità malata che non farebbe rimpiangere gli esempi più emblematici del maestro del brivido (finanche l'omaggio di una 'scena della doccia' che rese celebre Janet Leigh) il film si chiude in modo magistrale con il teatro di una scena del crimine che non ci sarà, lungo il percorso di una interminabile scia di sangue che porta dritto dritto nel prato all'inglese di un ordinato giardino degli orrori e nella chiusa ellittica di una follia omicida capace di mutare il candore di un fiore di campo nel rosso screziato di una ineluttabile vocazione di morte. Quanto mai a tema le musiche di Clint Mansell e Philip Glass e l'ipnotismo insinuante della bellissima 'Becomes the color' nella versione di Emily Wells. "A volte devi fare qualcosa di male per impedirti di fare qualcosa di peggio".
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vaalee
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venerdì 20 febbraio 2015
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contro corrente
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Probabilmente sarò una delle poche a dare solo due stelle a questo film, l'unico motivo è la trama, la storia. Oltremodo surreale e sensa senso. Complimenti per la regia, la fotografia, le musiche e gli attori. Tanti clap. Ma per il resto mi dispiace, non mi è proprio piaciuto. Nicole Kidman ninfomane ammaliatrice, nonchè vedova che vuole a tutti i costi farsi il fratello pazzo del defunto marito. Mia Wasikowska giovane introversa, quasi muta, mentalmente instabile, amante dei boschi notturni e del pianoforte. Matthew Goode affascinante zio dagli occhi azzurri che nasconde una perversa voglia di uccidere chiunque lo contrasti. Adesso spiegatemi dove voleva andare a parare il film.
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Probabilmente sarò una delle poche a dare solo due stelle a questo film, l'unico motivo è la trama, la storia. Oltremodo surreale e sensa senso. Complimenti per la regia, la fotografia, le musiche e gli attori. Tanti clap. Ma per il resto mi dispiace, non mi è proprio piaciuto. Nicole Kidman ninfomane ammaliatrice, nonchè vedova che vuole a tutti i costi farsi il fratello pazzo del defunto marito. Mia Wasikowska giovane introversa, quasi muta, mentalmente instabile, amante dei boschi notturni e del pianoforte. Matthew Goode affascinante zio dagli occhi azzurri che nasconde una perversa voglia di uccidere chiunque lo contrasti. Adesso spiegatemi dove voleva andare a parare il film. Lo zio pazzo appena uscito dal manicomio uccide il fratello, va a casa sua e sta quasi per farsi la moglie ma in realtà tutto questo è per arrivare alla giovane nipote, che protegge e quasi addestra mentre la seduce e le chiede di scappare con lui. L'inizio è molto lento, quasi noioso. Alla fin la cara nipotina che sta per scappare con lui, lo fucila mentre sta per farsi la madre e contemporaneamente tenta di strangolarla. Vabbè, che delusione, come fate a fare tutti sti complimenti?
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[+] mah
(di valentina allavevena)
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asakusakid
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domenica 7 dicembre 2014
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l'america scopre la sensualità, via india
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Impressioni a pelle: un iniziale senso di non uniformità, intendo dire che avevo echi di occhi a "mandorla" (passatemi l'espressione poco tecnica) durante lo scorrere del film, mi si sovrapponevano ambienti e atmosfere asiatiche a cui sono abituato, collegamenti che mi catapultavano nei vecchi film di Park Chan Wook, ma col passare dei minuti mi sono seduto negli Stati Uniti d'America e ho trovato l'allineamento. Vinto lo scetticismo delle scene iniziali ho avvertito il dissanguamento della neo donna India, la ceramizzazione della madre, la presenza inquietante dello zio e delle varie "comari" che ruotano intorno alla famiglia che hanno la funzione di coro proprio come nell'Opera. Apro solo una parentesi per sottolineare l'Opera di Verdi "Il Trovatore", suonata durante il film e citata dallo zio; proprio come in quell'opera si consumano tragedie familiari per fatalità, e la zingara Azucena trova la sua vendetta compiendo qualcosa di atroce, proprio perchè "qualche volta devi fare cose brutte per impedirti di fare cose peggiori".
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Impressioni a pelle: un iniziale senso di non uniformità, intendo dire che avevo echi di occhi a "mandorla" (passatemi l'espressione poco tecnica) durante lo scorrere del film, mi si sovrapponevano ambienti e atmosfere asiatiche a cui sono abituato, collegamenti che mi catapultavano nei vecchi film di Park Chan Wook, ma col passare dei minuti mi sono seduto negli Stati Uniti d'America e ho trovato l'allineamento. Vinto lo scetticismo delle scene iniziali ho avvertito il dissanguamento della neo donna India, la ceramizzazione della madre, la presenza inquietante dello zio e delle varie "comari" che ruotano intorno alla famiglia che hanno la funzione di coro proprio come nell'Opera. Apro solo una parentesi per sottolineare l'Opera di Verdi "Il Trovatore", suonata durante il film e citata dallo zio; proprio come in quell'opera si consumano tragedie familiari per fatalità, e la zingara Azucena trova la sua vendetta compiendo qualcosa di atroce, proprio perchè "qualche volta devi fare cose brutte per impedirti di fare cose peggiori". I richiami al Dracula di Bram Stoker sono fin troppo chiari già dal titolo che è poi il cognome della famiglia che miete vittime non solo in modo fisico; un vampiro poi cos'è? un essere quasi umano che vive succhiando via la vita altrui, che nell'800, proprio grazie a Stoker, divenne metafora della paura e della crisi che stava attraversando il mondo in quell'epoca. C'è il tema della trasformazione, come quella che avviene nelle persone che vengono morse dal vampiro. Il morso della passione, della scoperta di questa nuova identità, di ciò che prima c'era già ma aspettava di nascere, cambiare colore, il ragno che si arrampica sulla gamba fino ad insediarsi nella nuova casa da far vivere, controllare, comandare. la sensualità apre nuove strade, quelle della scoperta dell'Io. Non più un "Io" frutto della plasmazione, effetto dell'educazione ricevuta in famiglia, sogni mai raggiunti dai genitori, aspettative, direzioni auspicate e inculcate subdolamente, bensì un missaggio delle esperienze infantili e tardo adolescenziali dei vari precettori avuti in cattedra, sangue dello stesso sangue succhiato e trasfuso ad un unica persona che definisce sempre più la sua nuova identità di Vampiro. Porta la cintura del padre, la camicia della madre e le scarpe dello zio. Questa è India, la terra che più facilmente si può raggiungere circumnavigando l'Africa ma che ti porta nelle Americhe. Chan Wook con il suo rigore, raffinatezza, epicità, ti rinchiude nel salotto dove si tiene il pomeridiano concerto di musica da camera, ti passa un velo sugli occhi e improvvisamente sei nei campi dorati, poi verdi, poi bui e chiassosi. Quei capelli che diventato grano, erba, fiori che si tingono di quel sangue che gli dà quel colore che non avevano potuto scegliere, ma nemmeno in questo caso lo hanno scelto, gli è capitato, così come capita a tutti di noi di diventare ciò che ci accade, cioè adulti, liberi. "Diventare adulti è essere liberi". Non mi soffermo mai così tanto a parlare della sceneggiatura, ho questo grosso problema di vedere il cinema come arte del vedere, così per quello che è nato, ma so che oggi giorno è veramente difficile che qualcuno apprezzi un film se non per la storia che racconta. Faccio sempre l'esempio delle barzellette: io sono un pessimo narratore, perciò una stupenda barzelletta va saputa raccontare adeguatamente. conosco persone che rendono meravigliose anche le più insulse battute! Il linguaggio è importante.
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filippo catani
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mercoledì 16 luglio 2014
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segreti in famiglia
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Uno stimato architetto trova improvvisamente la morte lasciando così sole la moglie con cui non aveva più un grande rapporto e l'introversa figlia con cui invece c'era un ottimo rapporto. Il giorno del funerale si presenta uno zio di cui nessuno era a conoscenza.
La cosa migliore di tutto il film è senza ombra di dubbio l'ottima interpretazione della Wasikowska alle prese con un ruolo molto spigoloso. India Stoker è infatti una ragazza introversa che non ama il contatto fisico e che nasconde dentro di se una carica violenta. Il resto appare tutto un po' abbozzato o quantomeno diciamo niente che non si fosse già visto quà e là in altri thriller psicologici.
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Uno stimato architetto trova improvvisamente la morte lasciando così sole la moglie con cui non aveva più un grande rapporto e l'introversa figlia con cui invece c'era un ottimo rapporto. Il giorno del funerale si presenta uno zio di cui nessuno era a conoscenza.
La cosa migliore di tutto il film è senza ombra di dubbio l'ottima interpretazione della Wasikowska alle prese con un ruolo molto spigoloso. India Stoker è infatti una ragazza introversa che non ama il contatto fisico e che nasconde dentro di se una carica violenta. Il resto appare tutto un po' abbozzato o quantomeno diciamo niente che non si fosse già visto quà e là in altri thriller psicologici. Atmosfere cupe o al più nebbiose, un rapporto morboso tra zio e nipote e una discreta Nicole Kidman che si trova a suo agio in pellicole del genere (vedi anche lo splendido The Others). Primo film in inglese per il regista sudcoreano Park che, bisogna ammetterlo, ha forse nel finale il suo punto di forza a fare da contrappeso a una prima metà di film al limite del torpore. Insomma un film discreto ma nulla più.
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alb98erto
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lunedì 30 giugno 2014
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c'mon wook!
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India Stoker è una ragazza sensibile e introversa, che vive con la famiglia in una bella villa isolata nella campagna americana. Il giorno del suo diciottesimo compleanno, l'amato padre muore in un incidente e, a casa Stoker, si presenta lo zio Charlie, fratello più giovane del padre, della cui esistenza India è sempre stata tenuta misteriosa…
Stoker è il primo film inglese di Park Chan-Wook, famoso per la cosiddetta "Trilogia della vendetta", che ancora una volta non delude e ci regala un ottimo thriller in cui lo stile del regista coreano è ben riconoscibile.
A partire dal cast sono eccellenti le interpretazioni di Mia Wasikowska, una giovane attrice con una carriera in discesa, e Matthew Goode, inquietante e affascinante al tempo stesso, proprio come lo script richiede. Nicole Kidman un po’ sottotono, soprattutto per il ruolo un po’ stereotipato di vedova patetica (nonostante all’ultimo pronunci un monologo davvero intenso e ben recitato sulla prole).
I contenuti trattati non sono affatto banali e scontati: difatti il film in poche parole spiega come la violenza e la cattiveria siano insite in ognuno di noi e, sebbene a pelle non si notino, possono sempre riemergere.
Nel complesso è un ottimo thriller, volutamente disturbante per alcune immagini e dai tratti caratteristici del genere riconoscibili: tensione, colpi di scena, crudeltà e musiche adatte sono presenti in modo costante.
Infine, lo stesso regista Park Chan-Wood è tecnicamente impeccabile, infatti montaggi e fotografie sono fatte come Dio comanda.
Il regista si conferma a pieni voti portando sul grande schermo un film in cui lo stesso Hitchcock si riconoscerebbe con i suoi precedenti lavori.
VOTO: 8
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