matteo_moscarda
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domenica 26 marzo 2023
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spettacolo impeccabile intorno al vuoto nostalgico
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"Super 8" (2011), scritto e diretto da J. J. Abrams, è un videogioco quasi perfetto, ben confezionato, con dentro tutto ma proprio tutto senza trasudare horror vacui, e nonostante questo tutto rimane un eccellente esercizio di stile, o forme un omaggio di Abrams a Spielberg nell’ottica di un futuro passaggio di testimone (Spielberg è del ’46, Abrams del ’66, prima o poi, almeno per una ventina d’anni, dovrà pur rimpiazzarlo). Prima di "Stranger Things" (2016), anche se meno leccato e “telefonato” di "Stranger Things", "Super 8" ha proposto con enorme consapevolezza un cinema di cliché visivi e contenutistici, qualcosa che ricorda l’approccio di Midjourney alle immagini.
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"Super 8" (2011), scritto e diretto da J. J. Abrams, è un videogioco quasi perfetto, ben confezionato, con dentro tutto ma proprio tutto senza trasudare horror vacui, e nonostante questo tutto rimane un eccellente esercizio di stile, o forme un omaggio di Abrams a Spielberg nell’ottica di un futuro passaggio di testimone (Spielberg è del ’46, Abrams del ’66, prima o poi, almeno per una ventina d’anni, dovrà pur rimpiazzarlo). Prima di "Stranger Things" (2016), anche se meno leccato e “telefonato” di "Stranger Things", "Super 8" ha proposto con enorme consapevolezza un cinema di cliché visivi e contenutistici, qualcosa che ricorda l’approccio di Midjourney alle immagini. Già il titolo orrendo è una dichiarazione di intenti, o meglio, un’ammissione delle priorità: la nostalgia, il focus sulle specificità degli anni Ottanta, e soltanto in secondo luogo una storia qualsiasi. Tant’è che questa storia non brilla per originalità. C’è un alieno che vuole tornare a casa. I militari americani sono cattivi e lo trattengono per studiarne la tecnologia. Un rapporto conflittuale con il padre, anzi no, due! La madre morta. Il gruppetto di amici quattordicenni alla Goonies. Tutti gli ingredienti sono misurati con precisione encomiabile. Ma cosa succede durante il film? Niente. Esplosioni, incidenti e inseguimenti, per 112 minuti. Il film ha inizio con un’esplosione-incidente spettacolare e va avanti così quasi senza sosta, per 112 minuti. Ma il controllo registico e testuale è tale che la sottotrama della madre morta, sintetizzata oltre ogni limite, riesce persino a commuovere, per i pochi secondi che le sono dedicati. Poi però si torna all’obiettivo principale: una combinazione tra ottovolante e dimostrazioni di quel manierismo premiabile molto ben rappresentato dai movimenti di camera, frutto di tanto studio per emulare quelli tipici degli anni Ottanta (vedi scena in cui i due ragazzini prendono a spallate la porta del garage). Chapeau. A latere: bisognerebbe sottoscrivere una petizione globale contro una rappresentazione stereotipata e razzista degli alieni-mostri: da Predator in poi (Alien no, Alien era ancora un predatore puro) fanno tutti lo stesso verso, hanno gli stessi colori, la faccia gli si apre e chiude nello stesso modo, hanno tecnologie sempre più impossibili (quella vista in "Super 8" è veramente ridicola, soprattutto per come si manifesta nell’ultima scena), sono antropomorfi, si muovono a scatti, denotano un’intenzionalità da papà-che-si-finge-mostro-con-il-figlio, ovvero urlano, ringhiano prima di attaccare, usano gli arti anteriori per spaventare (tutte cose che fanno anche i dinosauri da “Jurassic Park” in poi, guarda caso), e mai, mai, mai una volta che abbiano un comportamento davvero animale (i coccodrilli attaccano in silenzio, i predatori non vogliono spaventare le prede, le vogliono mangiare), oppure un comportamento alieno, a noi del tutto incomprensibile (un caso molto interessante di risposta a questi interrogativi è costituito da “Arrival”). Un’ultima riflessione: "Super 8" è un film a suo modo perfetto, e piacerà tantissimo a chi non conosce tutti i riferimenti e gli archetipi, a chi è nato dal 1990 in poi; al contempo è un film che sfrutta l’elemento nostalgico per richiamare un altro comparto di spettatori più vecchi (vedi i commenti su MyMovies), che saranno contenti di rivivere un certo tipo di emozioni. Da bravo oggetto mainstream con elementi midcult, "Super 8" riesce ad accontentare tutti, dando ai giovani un intrattenimento che è una versione perfezionato di cose che sono esistite mille volte ma non passano su Netflix, e ai vecchi un’ipocrita pacca sulla spalla (leggi: un prodotto perfettamente confezionato quanto vuoto, privo di idee sue proprie).
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pinocchietto
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lunedì 19 dicembre 2022
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un film alla spielberg su un gruppo di ragazzini
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Film incentrato sulle vicende di un gruppo di ragazzi che si divertono a riprendere con il super 8. Il loro scopo è fare un film perché amano la magia del cinema. All'inizio il disastro ferroviario è più scenografico che realistico. Sia la trama in certi punti che l'ambientazione ricordano molto la serie Stranger Things. Penso che i creatori della serie TV si siano ispirati a questo film. Questo è un film adatto anche ai bambini.
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Film incentrato sulle vicende di un gruppo di ragazzi che si divertono a riprendere con il super 8. Il loro scopo è fare un film perché amano la magia del cinema. All'inizio il disastro ferroviario è più scenografico che realistico. Sia la trama in certi punti che l'ambientazione ricordano molto la serie Stranger Things. Penso che i creatori della serie TV si siano ispirati a questo film. Questo è un film adatto anche ai bambini. Il finale non mi ha convinto molto. È un film piacevole ma in alcuni punti poteva essere sviluppato meglio. Film che consiglio agli amanti del fine anni '70 e agli amanti delle storie su un gruppo di amici. Un film tipicamente americano.
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giuseppetoro
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giovedì 13 gennaio 2022
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nei ricordi di e.t.
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Film per ragazzi molto simpatico che ricorda il film più famoso di E.T.
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dandy
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giovedì 21 gennaio 2021
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piccoli cinefili crescono....con difficoltà.
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Ambientato a fine anni'70,un mix tra "ET" e "Incontri ravvicinati del terzo tipo",con Spielberg che co-produce assieme al regista.Un piacevole omaggio dove il punto di vista è quasi sempre a misura di bambino,e i toni truci sono furbescamente limitati a vantaggio di un buonismo non spiacevole che ha fatto la fortuna a quello che è stato uno dei maggiori registi della New Hollywood:ancora una volta,l'alieno è semplicemente una creatura spaventata e incattivita dagli umani spregevoli(puntualmente incarnati da militari)desiderosa di tornarsene a casa.E allo stesso tempo i ragazzini e i genitori con cui sono in conflitto trovano nello sconvolgimento della situazione un'occasione per riappacificarsi.
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Ambientato a fine anni'70,un mix tra "ET" e "Incontri ravvicinati del terzo tipo",con Spielberg che co-produce assieme al regista.Un piacevole omaggio dove il punto di vista è quasi sempre a misura di bambino,e i toni truci sono furbescamente limitati a vantaggio di un buonismo non spiacevole che ha fatto la fortuna a quello che è stato uno dei maggiori registi della New Hollywood:ancora una volta,l'alieno è semplicemente una creatura spaventata e incattivita dagli umani spregevoli(puntualmente incarnati da militari)desiderosa di tornarsene a casa.E allo stesso tempo i ragazzini e i genitori con cui sono in conflitto trovano nello sconvolgimento della situazione un'occasione per riappacificarsi.Tutto risaputo ma non per questo meno piacevole,merito dei simpatici protagonisti,che battitbeccano su cose futili anche nei momenti peggiori.Efficace l'idea di mostrare l'alieno il meno possibile.Ottimi gli interpreti,e sempre splendida Elle Fanning.Peccato che nel complesso gli incassi non siano proprio eccellenti...Da seguire fino in fondo i titoli di coda dove viene mostrato l'intero corto girato dai protagonisti in Super8(da cui il titolo).
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renato c.
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venerdì 1 gennaio 2016
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e.t. per adulti?
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Il riferimento a E.T. è più che palese, specialmente nelle espressioni dei protagonisti nelle scene finali! In fondo il produttore è Steven Spielberg! Tuttavia l'inizio è drammatico: il bambino che perde la mamma, il marito che perde la moglie, all'inizio si basa sul drammatico! Poi si capisce che la causa di tutto è un'alieno, non come E.T. ma un po' cattivello, ma nemmeno cattivissimo come gli alieni di "Indipendance day"! L'idea dei ragazzi che vogliono fare un film non è male; sinceramente è un'idea che frullava in testa anche a me quando avevo 18 anni! Anzi, un piccolo corto l'avevamo anche fatto, ma poi avendo le cineprese mute, e rendendoci conto dell'impossibilità di sincronizzare il registratore col proiettore, abbiamo rinunciato! Comunque mi ha fatto piacere vedere questa iniziat
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Il riferimento a E.T. è più che palese, specialmente nelle espressioni dei protagonisti nelle scene finali! In fondo il produttore è Steven Spielberg! Tuttavia l'inizio è drammatico: il bambino che perde la mamma, il marito che perde la moglie, all'inizio si basa sul drammatico! Poi si capisce che la causa di tutto è un'alieno, non come E.T. ma un po' cattivello, ma nemmeno cattivissimo come gli alieni di "Indipendance day"! L'idea dei ragazzi che vogliono fare un film non è male; sinceramente è un'idea che frullava in testa anche a me quando avevo 18 anni! Anzi, un piccolo corto l'avevamo anche fatto, ma poi avendo le cineprese mute, e rendendoci conto dell'impossibilità di sincronizzare il registratore col proiettore, abbiamo rinunciato! Comunque mi ha fatto piacere vedere questa iniziativa e vedere che "tutto il mondo è paese!" Il film è comunque abbastanza piacevole da vedersi, e c'è anche uno dei soliti riferimenti a Giulietta e Romeo: i figli dei due avversari che si innamorano e gli avversari che alla fine si riappacificano! I due ragazzi, che sono anche i protagonisti del film, però non muoiono, anzi, fanno finire il film con l'happy-end!
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claudiofedele93
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venerdì 1 maggio 2015
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un film sincero capace di emozionare
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Si potrebbe dire che ogni cinefilo ha iniziato così: con in mano una piccola telecamera magari presa in prestito, di nascosto, dal proprio fratello maggiore, con tutte le buone intenzioni di restituirla a lavoro finito, o regalatagli dai genitori per il proprio compleanno, ma sopratutto con tante idee da realizzare. Certo, i tempi oggi sono ben diversi dagli anni ’70, i ragazzi di oggi registrano filmati con il proprio telefonino, non curano molte volte i dettagli, prendono tutto sul serio e si dimenticano, talvolta, che girare un cortometraggio con gli amici dovrebbe rappresentare per prima cosa un grande divertimento, magari con un pizzico di impegno quel tanto che basta da portare a compiacersi del proprio lavoro una volta conclusosi.
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Si potrebbe dire che ogni cinefilo ha iniziato così: con in mano una piccola telecamera magari presa in prestito, di nascosto, dal proprio fratello maggiore, con tutte le buone intenzioni di restituirla a lavoro finito, o regalatagli dai genitori per il proprio compleanno, ma sopratutto con tante idee da realizzare. Certo, i tempi oggi sono ben diversi dagli anni ’70, i ragazzi di oggi registrano filmati con il proprio telefonino, non curano molte volte i dettagli, prendono tutto sul serio e si dimenticano, talvolta, che girare un cortometraggio con gli amici dovrebbe rappresentare per prima cosa un grande divertimento, magari con un pizzico di impegno quel tanto che basta da portare a compiacersi del proprio lavoro una volta conclusosi.
Fare cortometraggi nel 2015 vuol dire prendere una telecamera, sia essa una go-pro o un modello avanzato, e sperare di esordire con un lavoro che verrà ricordato negli annali dei tanti festival a cui si vuole mandare il proprio progetto quale corto in concorso. Fortuna che ci pensa J.J. Abrams, come se un po’ non ce lo avesse già ricordato nei backstage Peter Jackson (ad esempio, assieme a tanti altri registi), a far notare a noi, il pubblico, quello che non ambisce a diventare un futuro Spielberg o Scorsese, che quando si è giovani è normale che i nostri prodotti, fatti nel tempo libero tra una lezione e l’altra di scuola o in un’ora di relax dal lavoro, siano soddisfacenti solo per noi stessi, i realizzatori.
Super 8 è, di fatto, una pellicola genuina, adornata di una tenerezza sincera, che cerca di parlare di cinema, su più livello, è ovvio, e toccando varie tematiche. La storia di cinque ragazzini, nati e cresciuti in una città americana di campagna come tante, accompagnati da una ragazza loro coetanea (interpretata in modo più che convincente da Elle Fanning, la migliore tra le giovani proposte del cast), intenzionati a realizzare un piccolo filmato da mandare ad uno dei tanti concorsi della zona con una Super 8 mm, collide inaspettatamente con un gigantesco e catastrofico incidente ferroviario. Inizialmente il tutto non sembra avere delle importanti conseguenze, ma piano piano, sia la popolazione della tranquilla cittadina, che in primis gli stessi ragazzi protagonisti, capiranno che in quei vagoni non c’erano semplici merci, ma qualcosa, di alieno al nostro mondo, tenuto al segreto dallo governo degli U.S.A.
Era dal 1986 che dei giovani adolescenti non prendevano tanta padronanza ed importanza sullo schermo, quell’anno non a caso usciva il capolavoro di B. Reiner, “Stand By Me”, tratto dall’omonimo racconto di Stephen King; La pellicola di Abrams ovviamente non riesce ad eguagliare il cult sopra citato, ma a suo modo riesce comunque a convincere in molte delle sue sfumature senza venir meno al suo obbiettivo primario: intrattenere ed emozionare.
Super 8 è un film che vuole toccare molte tematiche, in particolar modo di natura fantascientifica, alcune di queste prese in considerazione, in passato, da Steven Spielberg, qui nelle vesti di produttore, poiché anche in questa occasione viene mostrato non solo il rapporto, tutt’altro che pacifico, tra “uomo” e “alieno”, considerando il primo un essere incapace di mostrare rispetto e tolleranza verso un qualcosa di diverso, una specie nuova che, invece di essere scoperta e studiata, viene imprigionata e torturata, ma sopratutto vengono messe in luce le nefaste conseguenze delle azioni compiute dalla razza umana.
Eppure, per buona parte del prodotto, quello a cui assistiamo non sono altro che le avventure rocambolesche di un gruppetto di ragazzini intenti a realizzare un breve filmato di cinque minuti, ignari di ciò che sta accadendo loro attorno e del pericolo che corrono. Messa da parte l’idea dell’alieno, è proprio la voglia di girare e di realizzare un cortometraggio, con una ostentazione considerevole, da parte di Joseph e dei suoi amici, a fare di questo progetto un qualcosa di riuscito.
J.J. Abrams sa calcolare alla perfezione i momenti cruciali della pellicola, sa dosare le scene di azione, magari ogni tanto eccedendo con qualche esplosione o sparatoria, ma cosa più importante sa che per far funzionare l’intera produzione servono personaggi a tutto tondo, che sappiano muoversi con naturalezza sullo schermo e sappiano catturare lo spettatore, il quale deve credere ai ragazzi ancor più a gli adulti. Per questo Super 8 giunge dritto al cuore ed alla mente, perché emoziona al punto giusto, senza apparire troppo scontato o ruffiano, facendo omaggio al genere horror (in senso lato) e sci-fi attraverso una inquadratura dietro l’altra, senza però mai scadere nel banale, arrivando a mettere la parola fine con una conclusione certamente non originale, ma comunque da considerarsi coerente con quanto visto per tutta la durata del film.
Sebbene i primi 60 minuti funzionino alla perfezione, ove sono le relazioni ed i sentimenti umani ad avere la meglio sull’aspetto “action”, il lungometraggio soddisfa anche nei momenti più caotici, rivelando di tanto in tanto, proprio nelle ultime sequenze, piccole scene che al drammatico uniscono un qualcosa di grottescamente divertente e goliardico. Abrams non ha visto certamente questo impiego come un fardello da portare, o una prova a cui era stato sottoposto, poiché la sua voglia di girare ed immedesimarsi in uno dei giovani protagonisti si vede e traspira da ogni inquadratura, sempre studiata e all’occasione spettacolare quel tanto richiesto.
Altro fattore da lodare è sia la scenografia, capace di dare alla perfezione la sensazione di essere in una cittadina americana degli anni ’70 come tante, ma particolareggiata dalla presenza di una vecchia e pericolosa acciaieria, che la colonna sonora, curata da Michael Giacchino, ma ricca di brani pop dell’epoca che catapultano tutti noi in un mondo ormai dimenticato dove non esistevano cellulari né la tecnologia aveva preso, nella vita comune di tutti i giorni, così tanta importanza.
Super 8 è sotto molti punti di vista un piccolo gioiello, un lavoro che sa divertire e che non dimentica mai di quale cinema è figlio, portandone i giusti e dovuti rispetti; Abrams, apre una breve parentesi nella direzione dei due Star Trek per realizzare un lavoro che dimostra quanto importante sia stata per lui la settima arte e quanto ancora lo sia. Prendendosi la responsabilità ed il rischio di lavorare con dei ragazzi, l’ideatore di Lost, confeziona un prodotto da tenere in gran considerazione negli anni futuri, dove solo ogni tanto emergono delle imperfezioni, delle lacune o delle scelte non del tutto condivisibili ai fini della storia. E’ altrettanto chiaro però quanto in questi anni ne sentissimo bisogno di un progetto che ci sapesse ricordare a noi tutti da dove si inizia ad amare il cinema e come si inizia ad avere a che fare con esso, ed Abrams non si vergogna ad ammetterlo: con una telecamera da Super 8 mm, amici e tanta voglia di divertirsi.
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gianlucarinaldi
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lunedì 15 settembre 2014
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super super 8!
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Prodotto nientemeno che da Steven Spielberg, di cui celebra l’estetica fantascientifica propria dei suoi cult anni ’80, e diretto da Abrams (anche sceneggiatore), Super 8 è uno dei più emozionanti e commoventi blockbuster di sempre.
Firmata da Michael Giacchino, la colonna sonora è strepitosa, forse la più bella che il compositore abbia mai prodotto.
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Prodotto nientemeno che da Steven Spielberg, di cui celebra l’estetica fantascientifica propria dei suoi cult anni ’80, e diretto da Abrams (anche sceneggiatore), Super 8 è uno dei più emozionanti e commoventi blockbuster di sempre.
Firmata da Michael Giacchino, la colonna sonora è strepitosa, forse la più bella che il compositore abbia mai prodotto.
Il cast dei giovanissimi è fantastico, tutti molto naturali e affiatati: divertentissime le scene in cui i ragazzi girano il film, simulando le reali dinamiche di direzione e recitazione.
Catastrofico ed esagerato il deragliamento del treno, uno dei migliori di sempre. Ancora più spettacolari gli ultimi 20 minuti, nonostante il finale sia risolto forse troppo velocemente. Rimane indiscutibile la sua potenza visiva e il toccante messaggio di speranza che nasconde. Il momento in cui Joe lascia andare il ciondolo è uno dei più belli e significativi di tutto il film, che si configura non solamente come un’avventura fantascientifica ma anche come una tenerissima storia d’amore e, sopratutto, come un racconto di elaborazione del lutto.
Imperdibili i titoli di coda, che mostrano il cortometraggio girato dai ragazzi con la telecamera Super 8.
Benché intriso di citazioni e rimandi a pellicole quali I Goonies, E.T. e Alien, il film riesce a modo suo ad essere originale. L’unico cosa forse un po’ scontata (o citazionistica?) è la soluzione del mistero: la creatura, resa malvagia dagli uomini che la trattavano come cavia da laboratorio, ha come unico intento quello di costruirsi una navicella per tornare nel luogo cosmico da cui proviene.
Da sempre creatore di blockbuster raffinati, intelligenti, mai troppo esagerati e sempre coinvolgenti,
Mr. Abrams è senza dubbio l’antidoto perfetto al cinema rozzo e banale di Michael Bay. Ci auguriamo vivamente che la Disney non gli metta i bastoni tra le ruote durante le riprese di “Star Wars VII”.
Sarebbe un vero peccato.
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siouxsie
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domenica 6 luglio 2014
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noiosissimo!!!
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Davvero brutto noioso.......fine scontata, per non parlare del resto
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great steven
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mercoledì 25 giugno 2014
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fantascienza urbana accostata a racconto puberale.
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SUPER 8 (USA, 2011) diretto da J.J. ABRAMS. Interpretato da JOEL COURTNEY – ELLE FANNING – KYLE CHANDLER – RILEY GRIFFITHS – NOAH EMMERICH – RYAN LEE – GABRIEL BASSO § Nell’estate del 1979, in Ohio, un gruppo di sei adolescenti si appresta a girare un film amatoriale di notte sugli zombies. Durante le riprese avviene una catastrofe ferroviaria: un treno merci si scontra con un furgone blindato e deraglia, provocando immani esplosioni che rendono l’ambiente circostante un inferno di fuoco e fumo. I ragazzi scoprono che il furgone è guidato dal loro professore nero di biologia che li esorta a fuggire e a far silenzio assoluto sulla vicenda, a meno che non vogliano essere sterminati.
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SUPER 8 (USA, 2011) diretto da J.J. ABRAMS. Interpretato da JOEL COURTNEY – ELLE FANNING – KYLE CHANDLER – RILEY GRIFFITHS – NOAH EMMERICH – RYAN LEE – GABRIEL BASSO § Nell’estate del 1979, in Ohio, un gruppo di sei adolescenti si appresta a girare un film amatoriale di notte sugli zombies. Durante le riprese avviene una catastrofe ferroviaria: un treno merci si scontra con un furgone blindato e deraglia, provocando immani esplosioni che rendono l’ambiente circostante un inferno di fuoco e fumo. I ragazzi scoprono che il furgone è guidato dal loro professore nero di biologia che li esorta a fuggire e a far silenzio assoluto sulla vicenda, a meno che non vogliano essere sterminati. Poco dopo la città in cui vivono comincia ad essere interessata da brusche e inspiegabili sparizioni e improvvisi black-out, e se ne individua la ragione nella discesa sulla Terra, tramite il treno fuorviato, di un mostro extraterrestre, feroce per necessità ma intelligente, e anch’egli cinefilo come i giovanissimi scolari cineasti. Finché l’alieno non ritroverà la sua astronave, porterà lo scompiglio e la devastazione fra gli umani e coinvolgerà nella storia anche la polizia (incarnata soprattutto dal padre di uno dei ragazzi, un agente assennato e probo, e dall’anziano ed energico capitano) e il genitore ex carcerato e delinquente dell’unica ragazza femmina del gruppetto di amici. Abbiamo a che fare con un film in cui lo spettatore è messo in condizione di superiorità rispetto ai personaggi, in quanto sa quasi tutto quello che si sussegue in un carosello e in un crescendo rossiniano di ribaltamenti, rovesciamenti, avventure, violenze e istmi narrativi. Una pellicola stratificata e piuttosto complessa, influenzata da una cinefilia leggermente esagerata, ricca di citazioni e omaggi (soprattutto tratti da Steven Spielberg – uno dei produttori – e specialmente dai suoi E.T. e A.I. – Intelligenza Artificiale) e di vacuità nella ragionevolezza dello svolgimento della storia, e prima di ogni altra cosa una narrazione che ricorre a spaventare lo spettatore senza il ricorso alla suspense: la paura si materializza sullo schermo senza preavvisi precedenti e si esprime in tutta la sua enormità scoppiando letteralmente come una mina che per accendersi ed espandersi in aria necessita di un cordone lungo e sottilissimo. È il 3° film di Abrams, regista che non disdegna ambizioni di autore e intricati particolarismi da genio del racconto di formazione annacquato superficialmente ma anche intimamente da risvolti fantascientifici, e la presenza del mostro che assurge involontariamente a previo e spurio antagonista della storia è il segno di una maestria non troppo bassa e scontata che tenta di ritagliarsi un angolo nella nicchia ormai popolatissima dei cineasti che realizzano opere mescolanti la fantascienza più urbana e “terra-terra” con la storia di crescita parcellizzata dei ragazzi che si accingono ad affrontare le prove della maturità adulta e a scoprire misteri che, se non li trasformeranno in eroi coraggiosi, almeno aumentano la loro consapevolezza della pericolosità di un mondo abitato da forze occulte e incontrollabili che lo guidano e agitano sfuggendo alla salvaguardia umana. È richiesta allo spettatore l’esigenza di sospendere fermamente e con convinzione ogni forma di incredulità. Bravi i bambini nei loro rapporti giocosi ma pur sempre seri e importanti quanto lo sono negli adulti nelle loro neghittosità ordinarie e nei loro odi inveterati. Funzionali, come sempre si addice a questi casi, gli effetti speciali e il montaggio, serrato e convulso come una droga che movimenta e arzigogola le facoltà mentali con capovolgimenti e velocità repentine, mentre anche la fotografia e la scenografia giocano un ruolo certamente non di secondo piano nell’innalzare il livello medio di un’opera che abbina il romanzo di sviluppo mentale e interiore alla science-fiction di prima categoria, scevra di ogni perfezionismo e luogo comune e pullulante di colpi di scena ed emozioni potenti.
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forackone
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domenica 18 maggio 2014
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spreco di tempo
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Super 8: da due nomi come Abrams e Spielberg era praticamente impossibile aspettarsi un film del genere. Già, perché il film è il nulla più assoluto. Non c'è una idea che sia originale, tutto, ma dico proprio tutto, è già visto e scopiazzato da altri film, la telecamera che rimane accesa e registra qualcosa che altrimenti non avrebbe mai visto nessuno (Paranormal Activity), l'esercito che arriva e insabbia tutto (centinaia di film), l'alieno che è un E.T in computer grafica e in scala 5:1, il gruppo di 5 bambini con quello normale, il capo grassoccio e quello con gli occhiali matto (Stand by me)... e così la pellicola risulta un remix di idee e scene riciclate, magari un po' rielaborate, ma assolutamente nulla di nuovo.
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Super 8: da due nomi come Abrams e Spielberg era praticamente impossibile aspettarsi un film del genere. Già, perché il film è il nulla più assoluto. Non c'è una idea che sia originale, tutto, ma dico proprio tutto, è già visto e scopiazzato da altri film, la telecamera che rimane accesa e registra qualcosa che altrimenti non avrebbe mai visto nessuno (Paranormal Activity), l'esercito che arriva e insabbia tutto (centinaia di film), l'alieno che è un E.T in computer grafica e in scala 5:1, il gruppo di 5 bambini con quello normale, il capo grassoccio e quello con gli occhiali matto (Stand by me)... e così la pellicola risulta un remix di idee e scene riciclate, magari un po' rielaborate, ma assolutamente nulla di nuovo. Comunque, la prima ora fila via tutto sommato abbastanza liscia, senza particolari falle o situazioni improbabili, certo è tutto il massimo della banalità, ma almeno è logicamente coerente (più o meno). Poi si arriva ad un punto della trama in cui è impossibile mantenere sia la banalità della trama sia la sua sensatezza, e giustamente la sceneggiatura decide di sacrificare la logicità del film per non rischiare di dover poi faticare a creare dei colpi di scena o delle situazioni non banali. Del resto è pure difficile identificare il genere del film... Fantascienza? C'è un alieno, che si inizia ad intravedere dopo 1 ora abbondante di film e ha una unica inquadratura prolungata, in cui tra l'altro mostra tratti imbarazzamente somiglianti a E.T, tanto per non creare una figura nuova. Sembra quasi un Horror per come il film è strutturato, ma mancano le scene di paura vere e proprie e il clima è molto (decisamente troppo) rilassato. L'idea credo fosse quella di mettere a confronto l'innocenza e la mentalità infantile dei bambini con la cattiveria degli uomini e l'oppressione subita dal povero alieno, ma il risultato è veramente pessimo: non salvano il film neppure gli effetti speciali, belli ma inseriti malissimo, dando l'impressione di una cosa buttata lì per dire: "ecco, qua c'è una scena bellissima dove esplode tutto, guarda come siamo bravi a far esplodere la roba" oppure "hai visto come siamo bravi a far sollevare tutti gli oggetti e a far volare i cubettini?".
Delusione più totale, sconsigliato anche (anzi soprattutto) agli amanti del genere o del regista o del produttore. Ci sono molti, molti, molti film decisamente più meritevoli di essere visti di questo.
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