samanta
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mercoledì 7 luglio 2021
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un grande massacro ...
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Il film è stato presentato al pubblico nel 2012 diretto da Oliver Stone un regista controcorrente, tecnicamente molto bravo, spesso animato da un sacro furore per ideali o denunce più o meno condivisibili, ha realizzato nel corso di una lunga carrier grandi succesi ma anche flop (2 Oscar: Platoon, Nato il 4 luglio, poi:J.F.K. un caso ancora aperto, Alexander, Wall Steet,, Assassini nati) nonché alcuni documentatri controversi (Il comandante, A sud del confine).
La storia riguarda il traffico di droga tra Messico e USA, 2 ragazzi americani: Chon (Taylor Kitsch) e Ben (Aaron Johnson) fabbricano e vendono nella California del sud una marijuana forte e di qualità, si arrichiscono (Ben destina parte dei soldi ai bambini africani) e si dividono consensualmente le grazie della bella Ofelia (Blake Lively).
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Il film è stato presentato al pubblico nel 2012 diretto da Oliver Stone un regista controcorrente, tecnicamente molto bravo, spesso animato da un sacro furore per ideali o denunce più o meno condivisibili, ha realizzato nel corso di una lunga carrier grandi succesi ma anche flop (2 Oscar: Platoon, Nato il 4 luglio, poi:J.F.K. un caso ancora aperto, Alexander, Wall Steet,, Assassini nati) nonché alcuni documentatri controversi (Il comandante, A sud del confine).
La storia riguarda il traffico di droga tra Messico e USA, 2 ragazzi americani: Chon (Taylor Kitsch) e Ben (Aaron Johnson) fabbricano e vendono nella California del sud una marijuana forte e di qualità, si arrichiscono (Ben destina parte dei soldi ai bambini africani) e si dividono consensualmente le grazie della bella Ofelia (Blake Lively). Vengono avvicinati da Lado (Benicio del Toro) rappresentante di un cartello messicano della droga, uomo brutale e senza pietà che uccide tutti quelli che ritiene un ostacolo comprese le loro famiglie, mozzando la testa e riprendendo la scena con un video che invia a Ben e Chon per terrorizzarli. Lado propone di vendere al cartello la loro marijuana, i 2 prima rifiutano, ma poi impauriti vendono la droga al cartello il cui capo è una donna Elena (Salma Hajek) bella e crudele. I ragazzi americani si servono di un agente FBI corrotto Dennis (John Travolta) per avere notizie sul cartello anche perché Ofelia è stata rapita e portata in Messico a garanzia dell'accordo. I 2 consapevoli che i messicani non rispetteranno l'accordo cercano di mettere alll'interno del cartello gli uni contro gli altri (una specie di Rashomon), invitabili le carneficine e le scene di violenza e stupro, con gran finale anzi 2 che non rivelo.
Il film si presenta come una continua orgia di violenza e sesso (ad esempio un ragazzino del cartello viene iniziato con lo stupro di una donna a cui taglia la gola), con ecccessi di crudeltà, perché è indubbio che questi trafficanti siano feroci criminali, ma qui la violenza è spesso inutile e controproducente perché crea nuovi nemici. Il film ha una morale negativa: spacciare droga e fumarla finendo rintronati come Ofelia,non solo non è un bene è immorale ed anche criminale, nonché (tipicamente americano) ipocrita: per ogni bambino africano 10 ragazzi americani sono rovinati, inevitabilmente i due ragazzi entrano in un vortice di violenza e di omicidi utilizzando anche Dennis che alla fine la fa franca. Poco credibile il personaggio di Elena che tramuta Ofelia da ostaggio a confidente. La recitazione dei 3 protagonisti è penosa: Taylor (Battleship, Fire Squad) e Johnson (Golden Globe per Animali notturni) sono stati definiti "2 buchi neri", quanto a Blake Lively (modesto curriculum: The Town, Cafe Society) va bene che impersona una ragazza rimbambita dalla droga, ma recita in modo piatto, oltre tutte le scene di sesso che la coivolgono sono ridicole perchè avendo imposto la clausola di niente nudo, si contorce goffamente nel letto coprendosi con le lenzuola era meglio una volta quando certe scene erano solo alluse. Travolta recita in modo anonimo solo interessato all'assegno da ritirare a fine mese, la Hayek è una bella presenza, si salva unicamente del Toro che recita bene.
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samanta
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domenica 4 luglio 2021
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un segnale contraddittorio
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Il film uscito nel 2012 è diretto da Oliver Stone un regista controcorrente, tecnicamente molto bravo e animato da sacro furore per ideali più o meno condivisibili, che ha ottenuto grandi successi, ma anche dei flop (2 Oscar: Platoon e Nato il 4 luglio, poi J.F.K. un caso ancora aperto, Alexander, W., Wall Street, Assassini nati) controversi i suoi documentati (Il Comandante, A sud del confine). Il film non è riuscito commercialmente a fronte di un budget di 45 milioni di $ ne ha incassati solo 83.
La trama ha per oggetto il traffico di droga tra Messico e USA, 2 americani: Chon (Taylor Kitsch) e Ben (Aaron Johnson) fabbricano e vendono marijuana eccellente e forte nella California del Sud, si arrichiscono e si dividono le grazie della bella Ofelia (Blake Lively), Ben spende i suoi soldi per i bambini africani.
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Il film uscito nel 2012 è diretto da Oliver Stone un regista controcorrente, tecnicamente molto bravo e animato da sacro furore per ideali più o meno condivisibili, che ha ottenuto grandi successi, ma anche dei flop (2 Oscar: Platoon e Nato il 4 luglio, poi J.F.K. un caso ancora aperto, Alexander, W., Wall Street, Assassini nati) controversi i suoi documentati (Il Comandante, A sud del confine). Il film non è riuscito commercialmente a fronte di un budget di 45 milioni di $ ne ha incassati solo 83.
La trama ha per oggetto il traffico di droga tra Messico e USA, 2 americani: Chon (Taylor Kitsch) e Ben (Aaron Johnson) fabbricano e vendono marijuana eccellente e forte nella California del Sud, si arrichiscono e si dividono le grazie della bella Ofelia (Blake Lively), Ben spende i suoi soldi per i bambini africani. Vengono avvicinati da Lado (Benicio del Toro) rappresentante di un cartello messicano, uomo brutale che uccide senza pietà chi considera un ostacolo massacrando la famiglia e mozzando la testa che riprende con un video che manda a Ben e Chon per terrorizzarli. Lado propone ai 2 di vendere al cartello la loro droga, gli americani prima rifiutano ma poi impauriti accettano di vendere la droga al cartello il cui capo è una donna Elena (Salma Hajek) crudele e autoritaria. I 2 si servono di un agente FBI corrotto: Dennis (John Travolta) per avere notizie del cartello anche perché Ofellia è stata rapita e portata in Messico a garanzia dell'accordo. I 2 consapevoli che i messicani non rispetteranno l'accordo, cercano di mettere gli uni contro gli altri all'interno del cartello (una specie di Rashomon), inevitabili carneficine, scene di violenza e stupro con gran finale anzi 2 che non rivelo.
Il film si presenta come un'orgia di violenza e di sesso (un ragazzino del cartello violenta una donna e le taglia la gola), con una crudeltà eccessiva , perchè è indubbio che i trafficanti di droga siano crudeli e feroci criminali, ma qui è spesso la violenza è stupida dal momento che ottiene solo di crearsi nuovi nemici. La morale del film è negativa spacciare la marijuana e fumarla finendo rintronati come Ofelia non solo non è piacevole ma immorale e anche criminale, nonché (tipicamente americano) ipocrita: per ogni bambino africano sfamato 10 ragazzi americani si rovinano. Ma l'essere bravi (!) spacciatori non serve, i 2 americani entrano in un vortice di criminalità, utilizzando anche un poliziotto corrotto Dennis che oltretutto la fa franca. Poco credibile poi il personaggio di Elena che libera dalle violenze di Lado, Ofelia per eleggerla a sua confidente.
La recitazione dei 3 protagonisti è penosa: Taylor (modesto attore: Battleship, Fire Squad) e Johnson (Golden Globe per Animali notturni) Anna Karenina) sono stati definiti "2 buchi neri", quanto a Blake Lively (modesto curriculum: The Town, Cafe Society, Paradise Beach) va bene che rappresenta una ragazza rimbambita dalla droga ma recita in modo piatto, oltre tutto avendo imposto la clausola di niente nudità integrali le scene di sesso sono imbarazzanti, sarebbe stato meglio come una volta piuttosto alludere, che vedere 2 che si contorcono sul letto cercando di coprirsi con il lenzuolo. Travolta recita tanto per incassare l'assegno a fine mese, la Hayek è solo una bella presenza, solo del Toro recita bene. In conclusione una scivolata di Oliver Stone anche se la storia rappresentata è interessante.
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harroldthebarrel
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martedì 17 novembre 2020
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non più di un b movie
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Azione, sesso, un bel po' di sangue, ma il tutto mescolato un po' a casaccio in una storia del tutto inverosimile, con personaggi altrettanto inverosimili (Elena-Salma Hayek su tutti, che finisce per risultare quasi una macchietta) con l'effetto complessivo che suona vagamente trash. Insomma, al massimo Le belve potrebbe essere considerato un discreto B movie. Nel cast stellare si salva il solito Benicio del Toro.
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gennaro
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domenica 14 aprile 2019
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troppo lungo...
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Tutto ha uno scopo, ma qui è leggermente diverso a causa di una lunghezza esagerata. Fa perdere interesse al film e lo rende noioso. Il film parla di un trio di personaggi che coltivano marijuana, a godersi una bella vita e ad aiutare i bambini africani. Quando però un cartello messicano li vede di buon'occhio, tenta di creare un accordo. Il trio rifiuta alla proposta e così si scatena l'inferno per i tre.
Come idea non è niente male, solo che tutto quello che si vede, procede in modo troppo lento. La situazione non si sblocca mai e non accade niente eccetto una mini scena, forse la più bella che arriva a metà film. L'unica presente con dell'azione fenomenale.
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Tutto ha uno scopo, ma qui è leggermente diverso a causa di una lunghezza esagerata. Fa perdere interesse al film e lo rende noioso. Il film parla di un trio di personaggi che coltivano marijuana, a godersi una bella vita e ad aiutare i bambini africani. Quando però un cartello messicano li vede di buon'occhio, tenta di creare un accordo. Il trio rifiuta alla proposta e così si scatena l'inferno per i tre.
Come idea non è niente male, solo che tutto quello che si vede, procede in modo troppo lento. La situazione non si sblocca mai e non accade niente eccetto una mini scena, forse la più bella che arriva a metà film. L'unica presente con dell'azione fenomenale.
Tenta di mettere l'ansia all'inizio con il rapinamento di Ophelia, uno del trio, ma quando inizia la parte più figa, ecco che i dialoghi diventano senza senso e si perde completamente la bussola dopo pochi minuti.
Quando Ophelia cerca un dialogo con la donna capo, Elena, del suo rapinamento (Salma Hayek) si va nel ridicolo. Una cosa che è poco chiara è l'espressione di quest'ultima. Ha sempre una faccia dispiaciuta come se avesse pietà per tutti, ma non la spiegano mai. L'unico personaggio veramente simpatico e carismatico è Chon (Taylor Kitsch). Rappresentebbe quello cazzuto, ma ha sempre un piano dietro ed è molto furbo.
C'è una certa scena che non ha nulla a che fare con il resto del film, forse cercavano di conquistare la fiducia di Elena attraverso un traditore della sua squadra, ma è completamente slegata e sembra un modo di allungare il brodo il più possibile.
L'azione è quasi inesistente ed è stata una grande delusione per me, invece tutto si basa il thriller. Quest'ultimo genere si sente pochissimo perché le banalità lo affosano.
Il finale risulta doppio. Il primo è finto, rappresenta una presa in giro per lo spettatore e il secondo migliore, più godibile e mi ha stupito soprattutto la scena prima del finale che è interessante, solo che il film poteva durare molto meno.
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fabal
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giovedì 21 settembre 2017
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innatural born savages
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Le migliori qualità di marijuana sono originarie dell’Afghanistan dove Chon, ex militare, ha prelevato alcuni pregiatissimi semi per iniziare una coltivazione in California, insieme all’amico Ben, botanico. I due avviano un proficuo traffico di erba che ben presto frutta non pochi milioni, ma i loro affari attirano l’attenzione di un potentissimo clan di messicani decisi a convincere i due giovani a lavorare per loro. Con le buone o, soprattutto, con le cattive.
Film piuttosto sottotono di Oliver Stone, che vorrebbe coniugare la sregolatezza narrativa di Assassini Nati, con il tratto più realistico di un crudo thriller sul narcotraffico.
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Le migliori qualità di marijuana sono originarie dell’Afghanistan dove Chon, ex militare, ha prelevato alcuni pregiatissimi semi per iniziare una coltivazione in California, insieme all’amico Ben, botanico. I due avviano un proficuo traffico di erba che ben presto frutta non pochi milioni, ma i loro affari attirano l’attenzione di un potentissimo clan di messicani decisi a convincere i due giovani a lavorare per loro. Con le buone o, soprattutto, con le cattive.
Film piuttosto sottotono di Oliver Stone, che vorrebbe coniugare la sregolatezza narrativa di Assassini Nati, con il tratto più realistico di un crudo thriller sul narcotraffico. Ne risulta un film che sembra già esplorato, con un occhio al ben più riuscito Traffic di Soderbergh: somiglianza incrementata dalla ripetuta presenza di Benicio del Toro, cattivissimo e doppiogiochista, a tratti da brividi, il cui personaggio soffre di un eccesso identitario hard-boiled che talvolta sovrasta la credibilità di un trafficante vero. Altro personaggio che sfiora la caricatura è Elena, testa pensante dell’organizzazione, con un look artefatto e un poco plausibile bipolarismo tra la spietata boss e la madre affettuosa, logorata dai sensi di colpa.
A differenza di Natural Born Killers, Stone impiega qualche momento di troppo a mettere a proprio agio lo spettatore in questo realismo anarchico, manicheo, fatto di situazioni estreme e di umanità portata all’eccesso, dalla violenza - sangue, sangue, e urla, fuoco, e ancora sangue - al suo esatto opposto, l'amore - un trio sentimentale dove la bella bionda ama entrambi i giovani senza gelosie, pretendendo che questo exploit trasmetta chissà quale carica erotica-. Senza l’immediatezza dello stile tarantiniano (forse queste belve, i Savages, hanno qualcosa in comune con i Resevoir Dogs di Quentin), né con la l’efficacia caotica dei Coen.
Accettata, comunque, questa doppia natura, Le belve si gode come un thriller di azione intensa, con parabole di efferatezza e capovolgimenti di fronte: i due giovani rispondono colpo su colpo alla potente organizzazione con spargimenti di sangue e persino un controrapimento. Un po’ sacrificato, purtroppo,il personaggio di John Travolta.
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elgatoloco
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lunedì 27 febbraio 2017
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adrenalico e lisergico, "savages"
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Adrenalico e "lisergico", "Savages"presenta alcuni elementi "stonesiani"come il doppio(i due amanti della girl, uno duro, l'altro pacifista-budhista, quasi "post-hippie"e la gestione della violenza, comunque esistente, ineliminabile, ma confesso di preferire i ritratti filmici di figure emblematiche, siano esse"The Doors"(Jim Morrison, ovvio, più che altro...)ovvero gli"emblemi"della storia americana, le figure epocali. Sarà che la distensione storico-monografica(mai solo"biografica")e la ricerca di una riflessione sul"reale"intriga maggiormente, se è di Stone ed è fatta con il bagaglio culturale e conoscitivo che porta con sé, oltre alle capacità tecniche indubbie, ma direi che qui, invece, c'è talora qualche"svolazzo"di troppo, qualche esibizione"violenta"extra moenia, per così dire.
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Adrenalico e "lisergico", "Savages"presenta alcuni elementi "stonesiani"come il doppio(i due amanti della girl, uno duro, l'altro pacifista-budhista, quasi "post-hippie"e la gestione della violenza, comunque esistente, ineliminabile, ma confesso di preferire i ritratti filmici di figure emblematiche, siano esse"The Doors"(Jim Morrison, ovvio, più che altro...)ovvero gli"emblemi"della storia americana, le figure epocali. Sarà che la distensione storico-monografica(mai solo"biografica")e la ricerca di una riflessione sul"reale"intriga maggiormente, se è di Stone ed è fatta con il bagaglio culturale e conoscitivo che porta con sé, oltre alle capacità tecniche indubbie, ma direi che qui, invece, c'è talora qualche"svolazzo"di troppo, qualche esibizione"violenta"extra moenia, per così dire... qualche"sforamento", ossia qualche sequenza di troppo, pur se girata(lo dovremo pur dire, diamine, rispetto a tante sciocchezze che si trovano in giro)splendidamente. Chapeau comunque a uncle Oliver, a un mito del cinema, a un regista come ce ne sono pochi. interpreti migliori, certo Benicio Del Toro e la Hayek(qua viva Mexico!), abbastanza bene Travolta, che certo, dai tempi di "Saturday Night Fever"di progressi ne ha fatti, meno bene(bravini, ma ancora acerbi)gli interpreti più giovani, che comunque, come si suol dire"si faranno". IL tema della droga viene affrontato in maniera non moralistica né isterica, dunque"sana", ma a parere di chi scrive anche per qualche sedicenne(il divieto mi pare si rivolga ai 14 enni e basta)qualche ambiguità presente nelle immagini e(meno)nei dialoghi potrebbe indurre a qualche equivoco, almeno quanto agli"spinelli", ai joints... Sequenze tra l'evocativo-sognante e l'atroce della violenza, in coerenza con la rappresentazione di una realtà divisa, sempre presentissima nell'atroce dialettica del nostro tempo ma anhce dei conflitti, invero mai sopiti, tra USA e Mexico. Nonostante le due guerre d'antan , i"muri"promessi e minacciati, le difficoltà sono tutt'altro che sopite, a dimostrazione di tensioni anche etniche, ma soprattutto(direi)tra imperialismo più o meno mascherato e stati com unque oppressi a livello economico. El Gato
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dario
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mercoledì 15 luglio 2015
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fumettistico
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E' una storia che non sta in piedi, condotta, per giunta, in modo svgogliato. Un Oliver Stone in vacanza, con macchina fotografica appresso e voglia di fantasticare, votandosi ad una tarantinata senza Tarantino. Salma Hayek assurda, Benicio del Toro fuori dalle righe, insopportabile, gli altri non pervenuti. Mezz'ora di troppo. Noia.
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pedro6666
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mercoledì 27 maggio 2015
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film molto stupido
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Uno dei più stupidi film di azione che ho mai visto. violenza gratuita personaggi senza spessore(ATTENZIONE SPOILER)e poi io speravo che alla fine i 3 protagonisti chon, ben e ophelia crepassero con un colpo da cecchino in testa dalla più scarso soldato del cartello soprattutto chon che ha un arroganza da idiota tipo superuomo americanizzato. Ma caspita un film in cui i protagonisti alla fine dopo avere fatto azioni anche di dubbia morale muoiono di una morte normale esiste o devono sempre sopravvivre che noiaaa
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liuk!
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venerdì 10 ottobre 2014
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buono
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Oliver Stone torna con una pellicola in stile tarantiniano, senza troppi eccessi ma con forti emozioni.
Le donne hanno un ruolo centrale, la Lively e la Hayek reggono bene i relativi ruoli, affiancate da un sempre eccellente Benicio Del Toro. Meno bene il resto del cast, dozzinale.
Violenza, sesso e droga risultano il tema portante di una trama non originale ma comunque interessante e dal buon ritmo. Manca qualcosa, forse un pó di rock and roll a completare il tutto.
Nel complesso il giudizio é buono, ma non un capolavoro.
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gianleo67
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venerdì 9 maggio 2014
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l'onda lunga del sogno americano si infrange a lb
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Coppia di amici californiani,botanico il primo ed ex seal il secondo, condividono l'amore per una bella ragazza e la passione per la marijuana, presto trasformata in un fiorente business di qualità grazie all'alto contenuto di THC delle loro piantine. Dopo aver rifiutato di entrare in affari con un potente cartello messicano in espansione verso nord, provocano una violenta escalation di ritorsioni che porterà una spietata e vendicatica signora della droga ed il suo fido e sanguinario mastino a rapire la loro donna e a costringerli ad entrare in affari con loro.
Pur con la magniloquenza che lo contraddistingue e sfoderando un repertorio di sequenze aeree mozzafiato, serrata dialettica del montaggio e piani sequenza avvolgenti, il vegliardo del cinema hollywoodiano da sempre votato all'impegno civile e ad alte dosi di retorica, si lancia nel drug-drama patinato (ormai tutte le definizioni e combinazioni classificatorie del cinema americano sono lecite) che, come un interminabile viodeoclip promozionale, passa con divertita leggerezza dalle dinamiche action dell'hard boiled alla involontaria parodia di una moderna tragedia shakesperiana di insaziabile cupidigia, passioni violente e vendette sanguinarie.
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Coppia di amici californiani,botanico il primo ed ex seal il secondo, condividono l'amore per una bella ragazza e la passione per la marijuana, presto trasformata in un fiorente business di qualità grazie all'alto contenuto di THC delle loro piantine. Dopo aver rifiutato di entrare in affari con un potente cartello messicano in espansione verso nord, provocano una violenta escalation di ritorsioni che porterà una spietata e vendicatica signora della droga ed il suo fido e sanguinario mastino a rapire la loro donna e a costringerli ad entrare in affari con loro.
Pur con la magniloquenza che lo contraddistingue e sfoderando un repertorio di sequenze aeree mozzafiato, serrata dialettica del montaggio e piani sequenza avvolgenti, il vegliardo del cinema hollywoodiano da sempre votato all'impegno civile e ad alte dosi di retorica, si lancia nel drug-drama patinato (ormai tutte le definizioni e combinazioni classificatorie del cinema americano sono lecite) che, come un interminabile viodeoclip promozionale, passa con divertita leggerezza dalle dinamiche action dell'hard boiled alla involontaria parodia di una moderna tragedia shakesperiana di insaziabile cupidigia, passioni violente e vendette sanguinarie.
Al netto di una confezione prestigiosa e delle buone intenzioni di un soggetto letterario (curato e adattato dallo stesso autore del libro da cui è tratto) siamo più dalle parti dell'universo posticcio e delle passioni di plastica di 'The Counselor' (anche se il film di Scott, basato sulla sceneggiatura originale dello scrittore Cormac McCarthy, è in realtà successivo) che di un'autoironica messa alla berlina dei clichè del cinema d'azione e d'avventura west-coast, tra bellimbusti che se la spassano tra sesso e droga, poliziotti corrotti e doppiogiochisti quanto basta, donne fatali e manipolatrici e l'immancabile elemento del crimine e della follia incarnato dalla maschera trucida e beffarda del (sempre) grande Benicio del Toro. I gusti sono gusti,si sa, e pur se nei 140 minuti abbondanti non ci si annoia più di tanto, il blockbuster targato Stone esercita l'ironia e la brutalità con spudorata e incurante superficialità finendo per articolare la narrazione lungo il classico binario morto della compulsione vendicatrice (con doppio finale da 'voice over' che ci tormenta per tutto il film) e disegnando una galleria di stereotipi che sfiorano il macchiettismo (il seal spicciativo e violento, lo yuppie riflessivo e sensibile, la ganza disponibile e gaudente, l''ape regina' dispotica e tormentata, lo scagnozzo trucido e sanguinario, il poliziotto corrotto fino al midollo e perfino il classico avvocato della mala che fa una brutta fine). Incongruente e viziato da evidenti buchi di scrittura cui solo il montaggio e la regia non bastano a porre rimedio, il fim di Stone non rispetta nemmeno l'assunto ideologico del titolo, laddove alle invasioni barbariche dei selvaggi venuti da sud la risposta dei gringos acculturati e gentili appare di una disarmante timidezza per rendere credibile una qualsivoglia strategia di difesa e di sopravvivenza (perfino il finale tragico e ferale ci viene negato dal buonismo dell'immancabile e stucchevole happy end). L'onda lunga del sogno americano si infrange a Laguna Beach.
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