zenos
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domenica 9 ottobre 2016
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una poetica realtà reale
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Un film intimistico e reale: veritiero. Scava e sonda uno dei tabù meno discussi è più discussi della storia dell'umanità. La morte. E le sue vicende ad esse legate, il rispetto, la rabbia, la costernazione e la vita stessa. Un film bellissimo che ti butta in faccia vicende ordinarie che indaga il più intimo e recondito agire dell'essere umano. Clooney magistrale, volutamente sotto tono. Attori molto bravi, nessuno escluso. Film davvero da consigliare.
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beppe baiocchi
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domenica 31 maggio 2015
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paradisi amari, ma che entrano dritto al cuore
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Film di uomini comuni, nè eroi, nè antieroi, solo comuni.
Questo è il cinema di Alexander Payne, che ci sbatte in faccia personaggi normalissimi, veri, che vivono una fase delicata della loro vita. Storie semplici, con momenti in cui si sorride e momenti in cui si sorride meno, con momenti in cui ci si emoziona, altri in cui si piange. Momenti visti sempre un po' da lontano, quasi a osservarli dall'esterno, ma che scavano dentro ognuno di noi.
Paradiso Amaro ( più inerente il titolo in lingua originale: The Descendat, i discendenti) è uno di questi momenti che Payne cattura, come se passasse di lì per caso.
Hawaii. Matt King (George Clooney), uno degli eredi e fiduciario (e amministratore) di un trust che comprende una delle ultime zone vergini delle Hawaii.
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Film di uomini comuni, nè eroi, nè antieroi, solo comuni.
Questo è il cinema di Alexander Payne, che ci sbatte in faccia personaggi normalissimi, veri, che vivono una fase delicata della loro vita. Storie semplici, con momenti in cui si sorride e momenti in cui si sorride meno, con momenti in cui ci si emoziona, altri in cui si piange. Momenti visti sempre un po' da lontano, quasi a osservarli dall'esterno, ma che scavano dentro ognuno di noi.
Paradiso Amaro ( più inerente il titolo in lingua originale: The Descendat, i discendenti) è uno di questi momenti che Payne cattura, come se passasse di lì per caso.
Hawaii. Matt King (George Clooney), uno degli eredi e fiduciario (e amministratore) di un trust che comprende una delle ultime zone vergini delle Hawaii. Matt e i suoi cugini stanno valutando a chi vendere la loro proprietà (avuta in eredità), e la decisione finale verrà presa da lì a poco. Proprio nello stesso periodo, purtroppo, la moglie di Matt a causa di un incidente in barca è in coma, in condizioni molto gravi. Morirà da lì a poco.
Matt dovrà spiegare tutto alle figlie, farà delle scoperte, si toglierà qualche sassolino dalla scarpa, dovrà dire addio alla sua amata. Il suo sarà un percorso di crescita interiore, di acquisizione di consapevolezza e di maturità che parte da una tragedia familiare (che grazie al cielo non viene esasperata) e che dura tutto il periodo di gestazione della scelta che dovrà fare (riguardo la vendità delle proprietà).Periodo che ci farà girare in quei posti paradisiaci che sono le isole Hawaii, paradisi che, a volte, possono essere portatori anche di grande tristezza.
George Clooney riesce nell'arduo ruolo di sembrare una persona normale, anzi normalissima, un po' trasandato, a volte buffo (quando si mette a correre mi strappa sempre un sorriso), a volte toccante, riesce a farci trasparire l'umanità del suo personaggio, senza mai esagerare (non facile davvero, considerando che noi siamo abituati a vederlo come una superstar e un sex symbol). Oltre a Clooney anche tutti gli altri attori si comportano molto bene e il cast è bello ampio. C'è Shailene Woodley (la protagonista di quella ciofeca di Divergent), c'è Robert Forster (nominato Oscar per quel gran film che è il sottovalutato Jackie Brown), c'è Matthew Lillard (Shaggy di Scooby doo), c'è Judy Greer (che non so chi sia, ma la ricordo in una piccola parte in Ladro di Orchidee), Bella e usata molto bene la colonna sonora.
Splendida e magica l'ambientazione.
Un film agrodolce, a volte amaro a volte buffo ma che colpisce dritto al cuore per la sua semplicità.
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dario
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mercoledì 13 maggio 2015
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ammirevole
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C'è qualche compiacimento sotteraneo di troppo, ma qui siamo di fronte a un signor film che va diritto allo scopo. Che è quello di raccointare una storia ordinaria con sguardo straordinario. Divismo cointenuto, Clooney al meglio, intenso e sincero. Forse troppo lungo, certo un po' ripetitivo. Sostanzialmente ammirevole.
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williamd
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domenica 26 ottobre 2014
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c'est la vie
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E' così che Matt King si esprime all'inizio del film.
"I miei amici sul continente credono che solo perché abito alle Hawaii, io viva in paradiso. Come fossi in una vacanza permanente, pensano che qui passiamo il tempo a bere mai tai, a ballare l'hula hula e fare surf. Ma sono pazzi. Credono che siamo immuni alla vita. Come possono pensare che le nostre famiglie abbiano meno problemi? Che i nostri cancri siano meno mortali? I nostri drammi meno dolorosi? Sono quindici anni che non salgo su una tavola da surf. Negli ultimi ventitré giorni ho vissuto in un paradiso fatto di flebo, sacche di urina e tubi endotracheali. Il paradiso? Il paradiso può andare a farsi fottere.
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E' così che Matt King si esprime all'inizio del film.
"I miei amici sul continente credono che solo perché abito alle Hawaii, io viva in paradiso. Come fossi in una vacanza permanente, pensano che qui passiamo il tempo a bere mai tai, a ballare l'hula hula e fare surf. Ma sono pazzi. Credono che siamo immuni alla vita. Come possono pensare che le nostre famiglie abbiano meno problemi? Che i nostri cancri siano meno mortali? I nostri drammi meno dolorosi? Sono quindici anni che non salgo su una tavola da surf. Negli ultimi ventitré giorni ho vissuto in un paradiso fatto di flebo, sacche di urina e tubi endotracheali. Il paradiso? Il paradiso può andare a farsi fottere."
Candidato a 5 statuette d'oro e vincitore di quella per la miglior sceneggiatura non originale, quel di Alexander Payne, regista e co-sceneggiatore assieme a Nat Faxon e Jim Rash, è un film di pura riflessione.
Dopo un incidente Elizabeth è ricoverata in ospedale in fin di vita, e suo marito Matt (George Clooney) si ritrova a gestire una famiglia che non conosce più. Sempre dedito al lavoro aveva perso da tempo il contatto con la propria realtà affettiva e di punto in bianco se ne accorge amaramente.
Tra arrabbiature e pianti viene a scoprire da Alexandra (Shailene Woodley) -la maggiore delle sue due figlie- che sue moglie Elizabeth lo tradiva, non lo amava più, ed era prossima a chiedere il divorzio.
Poi la funerea notizia: sua moglie non sopravvivrà.
Matt deve informare amici e parenti, ma soprattutto le figlie di ciò che inevitabilmente accadrà.
Dopo questo straziante compito tutti le vanno a dire le loro ultime parole e questo e ciò che dice Matt.
"Stavi per chiedermi il divorzio così potevi stare con quel testa di cazzo di Brian Speer?! Mi prendevi in giro?! Chi sei tu? L'unica cosa che so per certo è che sei una bugiarda. Cos'hai da dire in tua difesa? Su, perché non mi prendi un po' per il culo? E mi dici che ho capito male, che non è vero. Dimmi ancora una volta che non sono mai in contatto con i miei sentimenti e che ho bisogno di andare in terapia! Lo scopo del matrimonio non sarebbe quello di rendere la vita del tuo compagno un po' più semplice? Per me è sempre stata più difficile con te, e ancora adesso me la stai complicando! Sdraiata lì col respiratore a fottermi il resto della vita, tu sei senza pietà! Lo sai, lo chiederò io il divorzio uno di questi giorni."
Matt va alla ricerca anche di Brian Speer. Una volta trovato scopre che anch'egli ha una moglie e due figli, ma non rivela nulla alla consorte del tradimento; gli vuole solo raccontare di Elizabeth.
Elizabeth muore. Matt e le sue figlie disperdono le ceneri in mare. Poi tutti e tre si sdraiano sul divano sotto la coperta a guardare la tv; il film si conclude.
Che dire? Il film tratta due concetti molto importanti che nella realtà moderna si sposano quasi sempre insieme: ci accorgiamo di ciò che ci importa veramente solo quando l’abbiamo persa, e rimpiangiamo amaramente i giorni persi, non dedicati a ciò che conta. Ma non si può tornare indietro del tempo per riprendersi quello che è stato sprecato; ed in certi casi, come accade nel film, nemmeno nel futuro è possibile ricostruire.
Matt all’inizio del film “Lei è Elizabeth, mia moglie. Ventitré giorni fa è caduta da un motoscafo durante una gara e ha battuto la testa. E’ quasi annegata. Quando ho saputo dell’incidente e che era in coma non ero in città. Ero a Maui per lavoro e non ci parlavamo da tre giorni. In un certo senso non ci parlavamo sul serio da mesi. Se lo stai facendo per catturare la mia attenzione Liz sta funzionando, ora sono pronto, sono pronto a parlare, sono pronto a cambiare, sono pronto ad essere un marito vero ed un padre vero, basta che ti svegli. Ti prego Liz svegliati ora.”
Alla fine Matt si prende le sue colpe per le sue assenze con le figlie ed un rapporto di indifferenza con la moglie, la perdona per il tradimento e capisce che la colpa è di entrambi.
Poi il drammatico finale a me fa solamente pensare all’espressione francese “C’est la vie” perché a mio modo di vedere “La vie est belle” ma non ha un senso ed alle volte accadono fatti giusti ed ingiusti a cui ci si può solo che adeguare, con un’amarezza nello spirito ma con il desiderio di non arrendersi e di prendersi ciò che è bello.
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trammina93
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martedì 27 maggio 2014
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bello ma sopravvalutato
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E' sicuramente un bel film ma a mio avviso è sopravvalutato. E' un gran film ma non a livelli tali da vincere l'Oscar per miglior sceneggiatura non originale ed essere candidato all'Oscar come premio a miglior regia e miglior attore protagonista. Ho apprezzato il fatto che sia stato trattato piuttosto con leggerezza un tema come l'eutanasia. Con un tema del genere ci si aspetta un film pesante e strappalacrime; invece il protagonista, interpretato da Clooney, è molto divertente. C'è molto senso dell'umorismo in questo film. Ad esempio ho adorato la scena del nonno che dà un pugno in faccia al ragazzo della nipote. Molto belli anche degli scenari, d'altronde è girato alle Hawaii.
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E' sicuramente un bel film ma a mio avviso è sopravvalutato. E' un gran film ma non a livelli tali da vincere l'Oscar per miglior sceneggiatura non originale ed essere candidato all'Oscar come premio a miglior regia e miglior attore protagonista. Ho apprezzato il fatto che sia stato trattato piuttosto con leggerezza un tema come l'eutanasia. Con un tema del genere ci si aspetta un film pesante e strappalacrime; invece il protagonista, interpretato da Clooney, è molto divertente. C'è molto senso dell'umorismo in questo film. Ad esempio ho adorato la scena del nonno che dà un pugno in faccia al ragazzo della nipote. Molto belli anche degli scenari, d'altronde è girato alle Hawaii. Il protagonista è sicuramente ben caratterizzato, è un uomo forte, che cerca di andare avanti, dal momento che rimane solo, dopo il coma irreversibile della moglie, con due figlie da gestire e in più la scoperta del tradimento della moglie prima che cadesse in coma. Simpatica la ragazzina che interpreta la figlia più piccola ma anche quella più grande è un bel personaggio: ragazza difficile, viene fuori da un passato buio, è distante da entrambi i genitori , induritasi dopo la scoperta del tradimento della madre e mi piace la sua crescita, la sua maturità durante il film. Tutto sommato non me la sento di dargli più di tre stelle perchè a tratti l'ho trovato un pò troppo lento. Forse avrei tolto qualche scena oppure avrei movimentato l'azione aggiungendo qualche altra sottotrama o qualche altro personaggio,perchè a tratti non mi catturava l'attenzione. Questa è l'unica critica che mi sento di fare ma la visione del film la consiglio sicuramente!
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gianleo67
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sabato 17 maggio 2014
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il paradiso, per ora, puo attendere...
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Avvocato nel campo delle transazioni immobiliari e amministratore fiduciario di un trust di famiglia che possiede una vasta proprietà terriera vergine delle Hawaii di cui è incaricato di concludere la vendita, Matt King viene sconvolto dal grave incidente di barca che lascia in coma la moglie ed ancor di più dalla scoperta che la consorte lo tradiva con un altro uomo. Insieme alle figlie ancora giovani, con cui ha un rapporto problematico, si mette così alla ricerca dell'amante di sua moglie affinchè questi gli possa dare l'estremo saluto e chiudere così l'ultima questione in sospeso che rimane in una tormentata e residuale relazione coniugale.
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Avvocato nel campo delle transazioni immobiliari e amministratore fiduciario di un trust di famiglia che possiede una vasta proprietà terriera vergine delle Hawaii di cui è incaricato di concludere la vendita, Matt King viene sconvolto dal grave incidente di barca che lascia in coma la moglie ed ancor di più dalla scoperta che la consorte lo tradiva con un altro uomo. Insieme alle figlie ancora giovani, con cui ha un rapporto problematico, si mette così alla ricerca dell'amante di sua moglie affinchè questi gli possa dare l'estremo saluto e chiudere così l'ultima questione in sospeso che rimane in una tormentata e residuale relazione coniugale.
Dal romanzo di Kaui Hart Hemmings da cui l'autore trae, insieme a Nat Faxon e Jim Rash una sceneggiatura non originale vincitrice addirittura del Premio Oscar, Alexander Payne costruisce una tragicommedia indipendente (distribuita però dalla Fox) che sembra avere i pochi pregi del cinema off Hollywood (marginalità dell'argomento, originalità della storia, eccentricità del contesto sociale, umanità di personaggi fuori dagli schemi) ed i molti difetti di un cinema mainstream che arruola una all star come Clooney (pure se avvezzo,soprattutto come autore, a questo tipo di produzioni) e che si trastulla nella banalità di una costruzione narrativa in cui agli aspetti più retrivi del moralismo dimostrativo si aggiunge la sconfortante superficialità di relazioni sociali relitte di un incomprensibile naufragio esistenziale (non basta la 'voice over' del bel George a introdurre e sostenere un argomento,l'insolito retroscena di una crisi coniugale post mortem, che rimane tutto il tempo sugli scudi di una ridicola schermaglia al capezzale di una donna in coma). Pur riconoscendo le buone intenzioni di una costruzione drammatica che si dibatte fino alla fine nella interessante dialettica tra vendetta e perdono, facendo combaciare i pezzi di un puzzle familiare dove alle rivalse fedifraghe si unisce la singolare coincidenza di un interesse economico, il film di Payne inanella una serie di luoghi comuni sui rapporti sociali (dalle difficoltà della relazione padre-figlie alle recriminazioni coniugali fuori tempo massimo, dallo scontro frontale coi parenti-serpenti alla resa dei conti con l'ex amante della moglie tanto sposato quanto vigliacco) ed una galleria di personaggi e di clichè psicologici che, a dispetto del disincanto cui ambisce l'operazione tragicomica, lasciano davvero l'amaro in bocca per la insignificante banalità del risultato finale. Al riscatto non sono sufficienti nemmeno la sorniona condiscendenza del sempre bravo Clooney ed il significato sottotraccia di una eredità familiare (in senso materiale ed affettivo) da tramandare come un inestimabile valore di bellezza e di verità che risplende adamantino dal verdeggiante bastione di una falesia ancora vergine a picco sulle rive di un incontaminato oceano tropicale (splendidamente fotografato dal bravo Phedon Papamichael). Il Paradiso, per ora, può attendere.
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brazzale
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venerdì 25 ottobre 2013
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un film che ti appassiona
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HO LETTO DECINE DI CRITICHE SU QUESTO FILM. ALCUNE DICEVANO CHE FACEVA RIDERE, ALTRE CHE GEORGE CLOONEY INTERPRETAVA COSI' MALE IL PERSONAGGIO DA DISTRUGGERE L'INTERO FILM, ALTRE CHE DICEVANO FOSSE SOPORIFERO A TAL PUNTO DA DORMIRE PER 3/4 DI FILM. POSSO SOLTANTO DIRE CHE QUESTI RECENSORI DEBBANO VERGOGNARSI, IN QUANTO IGNORANTI SULL' ARGOMENTO CINEMA (E PERSONE COME QUELLE NON DOVREBBERO NEANCHE MINIMAMENTE PENSARE DI ISCRIVERSI IN UN SITO COME QUESTO E SCRIVERE RECENSIONI SU FILM COME QUESTO). PER ME LORO PENSANO CHE UN CAPOLAVORO SIA "FAST AND FURIOS", E CHE UN CARTONE-CAPOLAVORO SIA "TURBO". COMUNQUE, TORNIAMO AL FILM.
QUESTA PELLICOLA, INTERPRETATA MAGISTRALMENTE DA GEORGE CLOONEY, PARLA DELLA SCOPERTA' DI UN SECONDO MARITO DELLA MOGLIE DI MATT (GEORGE CLOONEY) QUANDO QUEST' ULTIMA E' RICOVERATA IN COMA IN CONDIZIONI CRITICHE DOPO UN INCIDENTE IN MARE.
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HO LETTO DECINE DI CRITICHE SU QUESTO FILM. ALCUNE DICEVANO CHE FACEVA RIDERE, ALTRE CHE GEORGE CLOONEY INTERPRETAVA COSI' MALE IL PERSONAGGIO DA DISTRUGGERE L'INTERO FILM, ALTRE CHE DICEVANO FOSSE SOPORIFERO A TAL PUNTO DA DORMIRE PER 3/4 DI FILM. POSSO SOLTANTO DIRE CHE QUESTI RECENSORI DEBBANO VERGOGNARSI, IN QUANTO IGNORANTI SULL' ARGOMENTO CINEMA (E PERSONE COME QUELLE NON DOVREBBERO NEANCHE MINIMAMENTE PENSARE DI ISCRIVERSI IN UN SITO COME QUESTO E SCRIVERE RECENSIONI SU FILM COME QUESTO). PER ME LORO PENSANO CHE UN CAPOLAVORO SIA "FAST AND FURIOS", E CHE UN CARTONE-CAPOLAVORO SIA "TURBO". COMUNQUE, TORNIAMO AL FILM.
QUESTA PELLICOLA, INTERPRETATA MAGISTRALMENTE DA GEORGE CLOONEY, PARLA DELLA SCOPERTA' DI UN SECONDO MARITO DELLA MOGLIE DI MATT (GEORGE CLOONEY) QUANDO QUEST' ULTIMA E' RICOVERATA IN COMA IN CONDIZIONI CRITICHE DOPO UN INCIDENTE IN MARE. MATT, LE DUE SUE FIGLIE E UN AMICO DELLA FIGLIA MAGGIORE COMINCERANNO UN VIAGGIO IN CERCA DI QUESTO AMANTE.
IL FILM COMINCIA IN TONO DRAMMATICO, CON L'INCIDENTE DELLA MOGLIE DI MATT, PER POI DIVENTARE QUASI IRONICO NELLA PARTE CENTRALE, PER POI RITORNARE DRAMMATICO NEL FINALE, COME UN CICLO, CHE ALLA FINE SI RICHIUDE; COME LA VITA. BUON DOPPIAGGIO, COME ORMAI E' NORMALE CON GEORGE CLOONEY. FILM IN PARTENZA PER PERSONE SENTIMENTALI MA NON DISTORCE UN CIGLIO ANCHE A TUTTI GLI ALTRI. VOTO : 4 su 5
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albydrummer
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lunedì 16 settembre 2013
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storie vere...raccontate magistralmente!!!
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Storia recitata perfettamente da George Clonney insieme a tutto il cast. Una bella storia,commovente,coinvolgente,per la ricerca della famiglia persa,magistralmente diretta da Payne.
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jacopo b98
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giovedì 12 settembre 2013
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payne, regista della quotidianità, torna al cinema
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Ho rivisto di recente Paradiso Amaro di Alexander Payne e ho deciso di aggiornare la mia valutazione e la mia recensione del film. Questa è quindi la mia recensione definitiva del film.
Matt King (Clooney) è un avvocato e vive alle Hawaii. La moglie è in coma da ventitré giorni perché è caduta dalla barca, quando viene a sapere dalla figlia (Woodley) che lei lo tradiva con un altro. Inoltre Matt deve anche decidere se e a chi vendere della terra, che renderà lui e i suoi cugini tutti molto ricchi (come se non lo fossero già). Deve inoltre occuparsi delle due figlie che a mala pena conosce. Tutto questo lo cambierà nel profondo.
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Ho rivisto di recente Paradiso Amaro di Alexander Payne e ho deciso di aggiornare la mia valutazione e la mia recensione del film. Questa è quindi la mia recensione definitiva del film.
Matt King (Clooney) è un avvocato e vive alle Hawaii. La moglie è in coma da ventitré giorni perché è caduta dalla barca, quando viene a sapere dalla figlia (Woodley) che lei lo tradiva con un altro. Inoltre Matt deve anche decidere se e a chi vendere della terra, che renderà lui e i suoi cugini tutti molto ricchi (come se non lo fossero già). Deve inoltre occuparsi delle due figlie che a mala pena conosce. Tutto questo lo cambierà nel profondo. Tratto dal romanzo di Kaui Hart Hemmings, sceneggiato dal regista con Nat Faxon e Jim Rash, il quinto film di Payne è il migliore della sua carriera. Le Hawaii, di cui lo spettatore si innamora, sono riprese non certo nei loro posti più belli, infatti il film denuncia anche l’eccessiva cementificazione. I personaggi vivono vicende del nostro mondo, in un qualche modo comuni e per questo la pellicola tocca come poche altre. Il regista riprende la storia di un uomo che forse tanto uomo non è; “seduto in quell’ufficio ad ammucchiare contanti”, come dice il genero; e del suo processo per diventare “un marito e un padre vero”. La storia è raccontata con impietosità, dura ma bellissima la scena in cui Matt dice alla moglie morente “mio amore, mia pena…”, ma anche con leggerezza, personificata nel personaggio di Sid, il fidanzato idiota della figlia. Interessante l’apertura del film con il protagonista che fa notare che lo stereotipo dell’hawaiano, sulla tavola da surf oppure sdraiato sotto l’ombrellone, è totalmente sbagliato, dato che anche là si lavora e si muore tutti i giorni. Ottima fotografia di Phedon Papamichael. Tutti gli attori sono bravissimi, con un Clooney, genitore comune, straordinario. La Woodley è decisamente promettente. Cinque nomination all’Oscar e solo una vittoria per la miglior sceneggiatura non originale.
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zummone
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mercoledì 19 giugno 2013
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la cognizione del dolore
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Il titolo è una versione ignobile, come spesso avviene nella distribuzione italiana, dell'originale "The descendants". Tuttavia, forse rende bene, la contraddizione: il paese dell'Eden in terra, per eccellenza, leHawaii, tutti con camicie sgargianti e quasi scalzi, in un contesto di vacanza perenne, benessere e clima tropicale. Non fa eccezione il protagonista, Matt King (un misurato e intenso George Clooney), avvocato di successo, discendente di una famiglia antica, proprietaria di enormi possedimenti incontaminati dell'arcipelago hawaiano.
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Il titolo è una versione ignobile, come spesso avviene nella distribuzione italiana, dell'originale "The descendants". Tuttavia, forse rende bene, la contraddizione: il paese dell'Eden in terra, per eccellenza, leHawaii, tutti con camicie sgargianti e quasi scalzi, in un contesto di vacanza perenne, benessere e clima tropicale. Non fa eccezione il protagonista, Matt King (un misurato e intenso George Clooney), avvocato di successo, discendente di una famiglia antica, proprietaria di enormi possedimenti incontaminati dell'arcipelago hawaiano. La sua vita, però, entra improvvisamente in crisi: la moglie ha un incidente in mare, va in coma e lui si deve occupare delle figlie (una in pre e l'altra in post adolescenza), con le quali non ha mai legato molto. In più, si sta occupando della vendita dell'ultima grande proprietà immobiliare della famiglia; in questo viene a sapere che la moglie, prima dell'incidente, aveva una relazione con un agente immobiliare. Preso alla sprovvista, Matt dovrà accettare questo e altro (la moglie non si risveglierà) e confrontarsi con le figlie.
Alexander Payne ("Sideways", "A proposito di Schmidt") ci sorprende nuovamente, con una storia intelligente e mai scontata (sceneggiatura giustamente premiata con l'Oscar!), essendo umano e tenero, divertente e profondo, affrontando temi come l'eutanasia, il tradimento, l'amore, il rapporto genitori e figli. Disegna un ruolo di cesello per Clooney, oltre che per gli altri personaggi minori, come la figlia grande (più matura spesso del padre), il di lei fidanzato (non così babbeo come sembrerebbe all'inizio) e il burbero e astioso suocero (bentornato Robert Foster, malinconico protagonista tarantiniano di "Jackie Brown").
E forse, alla fine della storia, si rimetteranno insieme tanti pezzi di umanità, dei protagonisti sulla finzione dello schermo e noi spettatori, che ci siamo specchiati in loro. Augurandoci, un piumone sul divano, la tv, il gelato e la voglia di stare insieme.
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