blu casado
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sabato 8 maggio 2010
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dà le stesse emozioni di una melanzana bollita.
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Condivido totalmente la recensione di Liberazione. Argomento sicuramente interessante e attuale vanificato dalle regolette stereotipate per far tutti contenti, nascondendosi dietro una falsa semplicità che è solo incapacità di narrare, rischiare ed emozionare. E in questa sbollentata generale c'è però assoluta omogeneità. Mediocrità alla pari per sceneggiatura, regia, attori, montaggio, musica. Anche questo può essere un merito.
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marco montagna
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domenica 2 maggio 2010
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buona la prima, e speriamo di una lunga serie!
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Eugenio è un giovane e promettente poliziotto torinese che sta studiando arabo per avere posto nell’anti terrorismo. A lui viene affiancato Duccio, ormai adulto ed esperto collega, e la coppia inizia a seguire il caso di Khalid, tunisino appena uscito di carcere in attesa della sentenza finale su un presunto aiuto dato a terroristi. Egli però si accorge del loro pedinamento, che così fallisce comicamente, tra le risa del pubblico, per trasformarsi poi in una scorta, viste le minacce ricevute da Khalid. Questo porta il trio ad avvicinarsi inevitabilmente e a condividere esperienze e diversità, come in un ideale di società multietnica. Eugenio, più aperto, si affeziona particolarmente al “suo uomo”, espatriato anche se vincitore del caso, fino ad andare a ritrovarlo a Tunisi mettendo a rischio la sua incolumità e quella del suo neonato matrimonio.
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Eugenio è un giovane e promettente poliziotto torinese che sta studiando arabo per avere posto nell’anti terrorismo. A lui viene affiancato Duccio, ormai adulto ed esperto collega, e la coppia inizia a seguire il caso di Khalid, tunisino appena uscito di carcere in attesa della sentenza finale su un presunto aiuto dato a terroristi. Egli però si accorge del loro pedinamento, che così fallisce comicamente, tra le risa del pubblico, per trasformarsi poi in una scorta, viste le minacce ricevute da Khalid. Questo porta il trio ad avvicinarsi inevitabilmente e a condividere esperienze e diversità, come in un ideale di società multietnica. Eugenio, più aperto, si affeziona particolarmente al “suo uomo”, espatriato anche se vincitore del caso, fino ad andare a ritrovarlo a Tunisi mettendo a rischio la sua incolumità e quella del suo neonato matrimonio. Il film si chiude con un grande esempio di profonda amicizia: Duccio va a liberare l’ex compagno dalle grinfie della polizia tunisina, che lo aveva arrestato dopo averlo visto con Khalid, nonostante il litigio con cui si erano divisi. Non sappiamo se Eugenio riesce a ricucire con la moglie, ma io confido di sì. Ed è proprio nelle battute finali che Duccio ci parla della “cosa giusta”, che ognuno di noi ritiene essere proprio quella che si ha fatto, accorgendosi solo in seguito di come sia stata in vero sbagliata. Ma si sa, scegliere di agire in una direzione è cosa necessaria, e scegliere è già di per se difficilissimo. È anche accontentato chi vuol leggere una morale anti-razzista dietro la pellicola, nonostante le smentite di Campogiani, regista alla prima esperienza. L’integrazione dello strano trio ne è la prova, e si sente forte l’esigenza di imparare da loro, viste le condizioni in cui si trova ormai la società globalizzata. Come pure può trasparire una critica ai pregiudizi che la ragazza di Eugenio e Duccio hanno nei confronti dei Khalid tutti dimostrati sbagliati dall’esito del processo. Il breve film è allora intenso e ricco di spunti utilissimi per noi giovani, per aiutarci nel duro processo di maturazione che ahimè tende sempre a rallentare, ben vengano dunque stimoli che ci facciano pensare alla xenofobia, alla scelta ed ai pregiudizi. Buona la prima, e speriamo di una lunga serie!
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