andrea giostra
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martedì 11 dicembre 2012
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l'amore che prende il sopravvento.
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“Mi padre da bambino sognava di fare il pilota di aerei, per ritrovarsi a fare il meccanico di moto. E le moto non volano”. Dice ad un certo punto del film il bravissimo André Dussollier alla bellissima Sabine Azéma. E sembra racchiudersi in questa frase il senso del film: i nostri sogni di bambini infranti dalla dura realtà della vita quotidiana.
Ma come ci si può riscattare da tanta delusione? Il regista, Alain Resnais, ci racconta un disperato tentativo: un amore improbabile ed utopistico nei confronti di una donna della quale André conosce l’esistenza da un portafogli ritrovato, rubato a Sabine quello stesso giorno sotto i portici di un quartiere commerciale parigino di negozi di lusso.
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“Mi padre da bambino sognava di fare il pilota di aerei, per ritrovarsi a fare il meccanico di moto. E le moto non volano”. Dice ad un certo punto del film il bravissimo André Dussollier alla bellissima Sabine Azéma. E sembra racchiudersi in questa frase il senso del film: i nostri sogni di bambini infranti dalla dura realtà della vita quotidiana.
Ma come ci si può riscattare da tanta delusione? Il regista, Alain Resnais, ci racconta un disperato tentativo: un amore improbabile ed utopistico nei confronti di una donna della quale André conosce l’esistenza da un portafogli ritrovato, rubato a Sabine quello stesso giorno sotto i portici di un quartiere commerciale parigino di negozi di lusso. Ed è a quel punto che la pura casualità entra in scena. Una casualità che, a posteriori, diventa il destino di un uomo e il destino di una donna. L’attenzione quasi stalkeriana di André nei confronti di Sabine, assume toni persecutori, ma al contempo, da “relazione unidirezionale”, si trasforma, giorno dopo giorno, nel riconoscimento di un bisogno sommerso e mai sopito di lei. Il bisogno di attenzione, di desiderio, di passione, di amore. Alain Resnais sembra ricordare allo spettatore che l’esistenza umana, in questa terra, non può che passare attraverso la relazione: bilaterale, reciproca, riconosciuta dalle parti. Non c’è vera esistenza se non c’è relazione. E la relazione è riconoscimento dell’altro e, insieme, riconoscimento nell’altro di noi stessi, e si materializza nel soddisfacimento dei “bisogni primari” di attenzione, di ascolto, di contatto fisico, di tenerezza, di passione, di amore. Ed è a quel punto che la Sabine, da donna apparentemente realizzata e soddisfatta della propria vita professionale, si rende conto che l’attenzione che le riserva André le è necessaria per esistere veramente, per dare un senso alla propria vita. Capisce che è arrivato il momento di volare, come aveva - anche lei - sognato da bambina. Di volare con colui che aveva fatto impetuosamente riemergere i suoi bellissimi bisogni adolescenziali, mortificati e mai veramente sopiti dalla frenesia quotidiana di cittadina metropolitana adulta e “ben integrata”. E’ arrivato il momento di un volo – metaforico - in aeroplano, rimandato per mesi e mesi, per anni, che sarà tanto emozionante quanto infinito. Un volo che riporterà entrambi ai rispettivi sogni di bambini, sogni che finalmente si realizzeranno.
Non è un film da cassetta. E’ un ottimo film per appassionati di cinema. Le musiche sono belle ed originali all’insegna di un affascinate jazz moderno. Le inquadrature accattivanti ed al contempo superbamente oniriche.
PS – Il film è tratto dal romanzo di Christian Gailly, “L’Incident”, pubblicato in Francia nel 1996 dall’Editore Minuit. Il titolo originale è “Les Herbes folles”, che tradotto letteralmente significa “Le Erbe Selvatiche”, oppure “Le Erbacce”, quelle che vengono fuori dalle crepe del cemento e dalla pece delle strade metropolitane. Non capisco mai perché i distributori italiani si intestardiscano a tradurre con eccessiva licenza, dando ai titoli dei film spesso significati lontani, e talvolta incoerenti con il racconto!
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poldino
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domenica 13 febbraio 2011
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il "vecchio" resnais e il cinema
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Alain Resnais, a quasi novant'anni, gira uno dei suoi film più interessanti sia dal punto di vista visivo che narrativo. La macchina da presa si muove con la consueta maestria, regalandoci forti emozioni e riuscendo a colpire l'attenzione dei critici più esperti. Sicuramente, ci sono molti spettatori (presumo la maggior parte) cui il film non è piaciuto, ma questo è da considerarsi normale, visto che stiamo parlando di un regista d'autore che ha quasi sempre sfornato opere che richiedono una certa attenzione per essere comprese chiaramente. Il film, comunque, è nel suo complesso molto bello e merita di essere visto e conservato in videoteca.
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nigel mansell
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venerdì 11 febbraio 2011
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curiosamente ed allegramente folle
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Curiosamente ed allegramente folle. Avevo delle remore sul regista, avevo trovato cuori molto noioso... invece questo film merita. Ottima regia e fotografia, conturbante la protagonista, sorprendente il finale.
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irontato
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domenica 19 dicembre 2010
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Davanti a pellicole come queste un non esperto come me rimane un pò sconcertato e si chiede se venti e più anni di passione ed interessamento nei confronti del cinema siano serviti a qualcosa.La critica porta in palmo di mano il lavoro di un regista di lunga esperienza ed indiscussa qualità,ed allora la domanda sorge spontanea:le quattro stelle sono per l'opera o per il maestro?Un uso pregevole di inquadrature e colori fanno apprezzare il film dal punto di vista visivo ma la trama è inverosimile e la smania che prende i due personaggi principali è incomprensibile.La voce fuori campo che a tratti è narrante e a tratti espressione del pensiero dei protagonisti fa intravvedere sviluppi che poi non prendono corpo.
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Davanti a pellicole come queste un non esperto come me rimane un pò sconcertato e si chiede se venti e più anni di passione ed interessamento nei confronti del cinema siano serviti a qualcosa.La critica porta in palmo di mano il lavoro di un regista di lunga esperienza ed indiscussa qualità,ed allora la domanda sorge spontanea:le quattro stelle sono per l'opera o per il maestro?Un uso pregevole di inquadrature e colori fanno apprezzare il film dal punto di vista visivo ma la trama è inverosimile e la smania che prende i due personaggi principali è incomprensibile.La voce fuori campo che a tratti è narrante e a tratti espressione del pensiero dei protagonisti fa intravvedere sviluppi che poi non prendono corpo.Il finale poi,che che ne dica la critica che riesce sempre a trovare signifiacati reconditi invisibili ai più,è privo di qualsiasi collegamento logico con il resto del film.Per queste ragioni mi riesce difficile esprimere un giudizio su un opera che è considerata un capolavoro ma non si capisce bene il perchè.
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dario
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lunedì 13 dicembre 2010
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velleitario
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Al solito, Resnais non riesce a realizzare ciò che ha in mente. Gli basta accennarlo e probabilmente lo ritiene sufficiente. Cinema lento, involuto, compiaciuto, sottilmente sgradevole per la banalità esibita con garbo quanto con presunzione. I personaggi sembrano cavie di un esperimento inutile. Divagazioni fotografiche di pregio, ma semplici decorazioni.
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lisa70
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lunedì 6 settembre 2010
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inguardabile
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Noisoso, senza idee. La fotografia non è meritoria e la colonna sonora non incide.
Uno dei più brutti film mai visti.
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patrizia
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martedì 29 giugno 2010
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no
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Terribile.Ho apprezzato le scenografie. La mano è indiscutibilmente di qualità. Ma basta! Una buona firma non è sufficiente come lasciapassare per goderti un prodotto. Film noiosissimo, da augurarci la conclusione già al primo tempo. Mi dispiace aver convinto qualcuno a venire al cinema con me.
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astromelia
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giovedì 24 giugno 2010
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inclassificabile
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film sospeso nel limbo.paradossale,finale ovviamente scontato, e in ultimo non ho capito il significato della frase della bambina,ohibò che menata,mah......
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giogio05
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martedì 22 giugno 2010
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la noia e la stupidità
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Alle solite. Per essere apprezzato dalla critica un film deve essere strampalato, criptico, inverosimile e soprattutto non dire nulla. Così, come tanti pecoroni, potremo affannarci a capire i "significati nascosti" di una boiata pazzesca e sentirci tanto tanto intelligenti e cinefili. E basta!!! Viva la semplicità ma che arrivi al cervello e al cuore.
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felicino
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giovedì 17 giugno 2010
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très bon film
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Pensatela come volete, ma a me il film è piaciuto perchè in fondo l'intreccio era simpatico e a tratti comico.
Come in altri movies francesi, c'erano molte scene alquanto inverosimili (ad esempio la dentista che non si scompone quando viene scippata appena uscita da un negozio). Ma chi ha mai detto che un film debba essere piacevole solo se credibile?
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