simone pasquali
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domenica 21 marzo 2021
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un monumentale germano
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Premesso che Germano a mio parere è attualmente il miglior attore italiano sul panorama, la storia è coinvolgente nonostante il momento topico del film passi abbastanza velocemente e con unica narrazione il volto dello stesso Germano (poco viene raccontato delle reazioni del resto della famiglia ma probabilmente è perchè il film è quasi esclusivamente incentrato sul protagonista), ci sono però 2 buchi nella trama a mio parere uno dei quali monumentali: 1) Perchè Germano prende in casa il ragazzo? Per un senso di colpa? Nel film lo da per scontato (a meno non mi sia perso qualche frase io, con tutto il romanesco del film si fa quel che si può ma soprattutto 2) quale sarebbe la donna, e ancor di più un figlio che impara quello che il protagonista gli rivela verso la fine riguardo suo padre, e non si rivolge alle autorità per vederci chiaro? MA PER PIACERE SU.
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Premesso che Germano a mio parere è attualmente il miglior attore italiano sul panorama, la storia è coinvolgente nonostante il momento topico del film passi abbastanza velocemente e con unica narrazione il volto dello stesso Germano (poco viene raccontato delle reazioni del resto della famiglia ma probabilmente è perchè il film è quasi esclusivamente incentrato sul protagonista), ci sono però 2 buchi nella trama a mio parere uno dei quali monumentali: 1) Perchè Germano prende in casa il ragazzo? Per un senso di colpa? Nel film lo da per scontato (a meno non mi sia perso qualche frase io, con tutto il romanesco del film si fa quel che si può ma soprattutto 2) quale sarebbe la donna, e ancor di più un figlio che impara quello che il protagonista gli rivela verso la fine riguardo suo padre, e non si rivolge alle autorità per vederci chiaro? MA PER PIACERE SU...
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stefano capasso
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martedì 27 dicembre 2016
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la difficoltà di riconoscere sentimenti scomodi
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Claudio è un giovane operaio edile romano. Vive in periferia con la moglie Elena e i due figli, con un terzo in arrivo. La vita della famiglia è molto semplice, fatta di pochi svaghi, lavoro e famiglia. Sono molto innamorati. Quando Elena partorisce, qualcosa va storto e Claudio si ritrova solo con i due figli. Decide di concentrare tutte le sue energie sul lavoro, per guadagnare quei soldi che dovrebbero compensare la grande mancanza di Elena. Si mette in proprio e cerca di portare a termine un palazzo con i suoi operai. Ma incontra molte difficoltà, tra ritardi e mancanza di fondi e dovrà ricorrere ad aiuti di vario tipo.
Mi è piaciuto questo film di Daniele Luchetti, che racconta con semplicità la difficoltà degli uomini di contattare emozioni scomode.
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Claudio è un giovane operaio edile romano. Vive in periferia con la moglie Elena e i due figli, con un terzo in arrivo. La vita della famiglia è molto semplice, fatta di pochi svaghi, lavoro e famiglia. Sono molto innamorati. Quando Elena partorisce, qualcosa va storto e Claudio si ritrova solo con i due figli. Decide di concentrare tutte le sue energie sul lavoro, per guadagnare quei soldi che dovrebbero compensare la grande mancanza di Elena. Si mette in proprio e cerca di portare a termine un palazzo con i suoi operai. Ma incontra molte difficoltà, tra ritardi e mancanza di fondi e dovrà ricorrere ad aiuti di vario tipo.
Mi è piaciuto questo film di Daniele Luchetti, che racconta con semplicità la difficoltà degli uomini di contattare emozioni scomode. Tutti i protagonisti condividono questa difficoltà che spesso diventa un problema, perché impedisce loro di cambiare in meglio le sorti della loro vita. E’ solo accettando l’aiuto degli altri che riescono a interrompere il circolo vizioso dell’evitamento e a riconoscere quei sentimenti che possono trasformare le loro vite
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lbavassano
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lunedì 29 febbraio 2016
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lo spettacolo della mediocrità
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Veramente ottima l’occasione che la Sala Pastrone, tramite il Circolo Vertigo, ha offerto agli spettatori astigiani di rivedere, ora che la bravura di Elio Germano è stata unanimemente riconosciuta, “La nostra vita” di Daniele Luchetti. Ma forse si dovrebbe appunto dire “La nostra vita” di Elio Germano, perché ci vuole un talento non comune di attore per tenere insieme il mondo privo di scrupoli dei palazzinari romani, e del lavoro nero, ed il buonismo familista che pervade, a tratti anche fastidiosamente, il film; ci vuole uno straordinario talento per tenere insieme tutto ciò e farne un personaggio forte e credibile.
Ma probabilmente è stata questa l’intenzione del regista, mostrare come la triste autenticità della nostra vita di italiani (o forse, addirittura, di esseri umani) stia proprio nel sapere accantonare gli scrupoli, quando ce ne sia data l’occasione o ne sorga il bisogno, ed al contempo non essere mai completamente malvagi, ed anzi buoni, ma con chi appartenga alla nostra famiglia, per diritto di nascita o in quanto inglobato nel clan.
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Veramente ottima l’occasione che la Sala Pastrone, tramite il Circolo Vertigo, ha offerto agli spettatori astigiani di rivedere, ora che la bravura di Elio Germano è stata unanimemente riconosciuta, “La nostra vita” di Daniele Luchetti. Ma forse si dovrebbe appunto dire “La nostra vita” di Elio Germano, perché ci vuole un talento non comune di attore per tenere insieme il mondo privo di scrupoli dei palazzinari romani, e del lavoro nero, ed il buonismo familista che pervade, a tratti anche fastidiosamente, il film; ci vuole uno straordinario talento per tenere insieme tutto ciò e farne un personaggio forte e credibile.
Ma probabilmente è stata questa l’intenzione del regista, mostrare come la triste autenticità della nostra vita di italiani (o forse, addirittura, di esseri umani) stia proprio nel sapere accantonare gli scrupoli, quando ce ne sia data l’occasione o ne sorga il bisogno, ed al contempo non essere mai completamente malvagi, ed anzi buoni, ma con chi appartenga alla nostra famiglia, per diritto di nascita o in quanto inglobato nel clan.
Ci vuole un grande talento per fare di tale mediocrità spettacolo. Ma la grandezza di Germano sta anche nel rendere splendidamente le fasi dell’elaborazione del lutto, perché non bisogna dimenticare che “La nostra vita” è innanzitutto la storia dell’elaborazione di un lutto, nel rendere altrettanto bene l’immediatezza del dolore che provoca un urlo strozzato come quello più sordo e continuo che non trova parole, ed il ritorno alla vita con le sue scappatelle che non possono non portarsi dentro un senso di imbarazzo e di colpa (la scena della “seduzione” resta per me una delle più belle, umanamente ed artisticamente, del film).
Di suo Luchetti ci mette anche una padronanza perfetta dei tempi narrativi, con accelerazioni ed ellissi che riescono a tenere sempre ben desta l’attenzione dello spettatore.
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kondor17
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venerdì 5 luglio 2013
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ritratto neo-surrealista di un operaio edile
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Un ottimo Elio Germano interpreta il ruolo di Claudio, un operaio edile che lavora in nero in una palazzina alla periferia di Roma. Un giorno scopre però che nel vano ascensore, non protetto dalle dovute transenne, c'è il cadavere del guardiano notturno romeno. Della tragedia era già a conoscenza Porcari, l'appaltatore, che aveva maldestramente tentato di seppellirlo, dimenticandosi però del cellulare. Interpellato sulla cosa, si giustifica dicendo che, se avesse denunciato iil fatto, il cantiere sarebbe stato chiuso e nessuno avrebbe più potuto lavorare, trattandosi di un appalto completamente in nero. Claudio è felicemente sposato con Elena, in attesa del terzo figlio.
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Un ottimo Elio Germano interpreta il ruolo di Claudio, un operaio edile che lavora in nero in una palazzina alla periferia di Roma. Un giorno scopre però che nel vano ascensore, non protetto dalle dovute transenne, c'è il cadavere del guardiano notturno romeno. Della tragedia era già a conoscenza Porcari, l'appaltatore, che aveva maldestramente tentato di seppellirlo, dimenticandosi però del cellulare. Interpellato sulla cosa, si giustifica dicendo che, se avesse denunciato iil fatto, il cantiere sarebbe stato chiuso e nessuno avrebbe più potuto lavorare, trattandosi di un appalto completamente in nero. Claudio è felicemente sposato con Elena, in attesa del terzo figlio. Purtroppo però, durante il parto qualcosa va storto ed Elena muore, e così Elio si ritrova da solo con due maschietti di 7-8 anni e con il piccolo Vasco. Incapace di piangere, urla al vento la sua rabbia cantando canzoni di Vasco a squarciagola e decide così di fare, per la prima volta, il "bastardo" ricattando Porcari al fine di concedergli il subappalto di un'intera palazzina. Il motivo è semplice: visto che Elena non c'è più, vuole compensare i figli dando loro tutto ciò che desiderano. Per iniziare il lavoro, necessita però di 50.000 Euro, che chiede in prestito all'unico amico ricco che ha, Ari alias Luca Zingaretti, un disabile spacciatore e donnaiolo, che vive insieme a Celeste, ex "escort" keniota da cui ha anche avuto un figlio, alla quale Claudio affida il piccolo Vasco. A cantiere iniziato, si fa viva da Claudio una rumena, Gabriela, che porta con sè Andrei, il figlio del guardiano morto, in cerca del padre da oltre un anno. Inizialmente Claudio rifiuta ogni aiuto e dice di non sapere, ma poi, forse per via del senso di colpa, decide di assumere Andrei in cantiere e di dare una mano a Gabriela, a cui si era rotto il tetto del bar sulla spiaggia, da lei gestito. In un giro di recall e di alti e bassi, le storie si intrecciano e si complicano. Gabriela, che era andata a letto con Claudio, diventa poi la compagna di suo fratello Piero (Raul Bova), imbranatissimo vigile urbano. Al momento di dare la paga agli operai, però, Claudio riceve una telefonata disperata da Celeste. Con la complicità di Piero inscena quindi una storia e, invece di pagare gli operai, ritorna il denaro ad Ari, che, nel frattempo, aveva ahilui già ricevuto la visita dei suoi creditori, che gli avevano distrutto la casa. Celeste, stufa di tutto questo, se ne va, consegnando Vasco tra le braccia di Claudio. Senza un soldo e disperato, riceve l'aiuto del fratello e di un altro amico, dipendente pubblico, per tentare nel suo disperato progetto, ormai unica ancora di salvezza
Nonostante un finale sgangherato e senza senso, surreale quasi, dopo un film decisamente neorealista, il film è buono e più che vedibile. Spero comunque che non tutta l'edilizia italiana funzioni così :) E' un offesa per chi paga le tasse ....
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tiberiano
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martedì 13 novembre 2012
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amorale, amaro con finale dolciastro e familista
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Bellissimo film neorealista, sia pure con finale accomodante e familista. Da vedere.
Vi risparmio la trama, perchè anche troppo spoiling viene già fatto da altri post.
Discesa agli inferi (e graduale risalita) di un ruspante piccolo imprenditore edile nella Roma periferica e popolana.
Lontano anni luce dai personaggi leziosi di Maurizio Arena e Renato Salvatori, pure da quelli beceri e 'persi' di Pasolini.
Elio Germano è superlativo; Bova, come al solito imbambolato, finisce nel poco credibile ruolo del fratello scapolone e imbranato con le donne, si vede un irriconoscible Zingaretti (vicino disabile e usuraio al limite della macchietta), sprazzi di buonismo nell'accogliere in casa propria un adolescente romeno come baby-sitter e apprendista muratore (in nero) per poter sedurre la madre (e per improbabili sensi di colpa, in quanto figlio di un vigilante morto accidentalmente nel cantiere).
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Bellissimo film neorealista, sia pure con finale accomodante e familista. Da vedere.
Vi risparmio la trama, perchè anche troppo spoiling viene già fatto da altri post.
Discesa agli inferi (e graduale risalita) di un ruspante piccolo imprenditore edile nella Roma periferica e popolana.
Lontano anni luce dai personaggi leziosi di Maurizio Arena e Renato Salvatori, pure da quelli beceri e 'persi' di Pasolini.
Elio Germano è superlativo; Bova, come al solito imbambolato, finisce nel poco credibile ruolo del fratello scapolone e imbranato con le donne, si vede un irriconoscible Zingaretti (vicino disabile e usuraio al limite della macchietta), sprazzi di buonismo nell'accogliere in casa propria un adolescente romeno come baby-sitter e apprendista muratore (in nero) per poter sedurre la madre (e per improbabili sensi di colpa, in quanto figlio di un vigilante morto accidentalmente nel cantiere).
I 'fondamentali' sono squisitamente all'italiana, sono quelli e nessun altro:
- la famiglia, che aggiusta tutto e per cui si arriva a fare di tutto.
- la corsa ai soldi, il carburante stesso della nostra vita quotidiana.
Nessun moralismo cattolico alla Olmi: le avversità della vita non migliorano il carattere, anzi fanno emergere qui il peggio di sè ('cosa ho fatto per meritarmi questo ?').
Nessun sentimentalismo alla Ozpetek: nella vita, o ti fotto prima io, o mi fotti tu.
C'è qualcosa di Ken Loach (il sottobosco degli immigrati), ma manca il coraggio di una aperta denuncia sociale.
Lo avvicinerei più a Virzì, ma senza quell'ironia che caratterizza i suoi film: c'è una vena amara prevalente (qui non si ride per niente !) che però si scioglie in una poco realistica soliderietà collettiva: il vicino strozzino che subisce un'incursione dei creditori malavitosi fin dentro casa, il fratello in divisa che si fa complice di illeciti, perfino l'imprenditore ricattato dal protagonista per disperazione e spirito di rivalsa contro un destino avverso, tutti gli vengono tutti incontro per tirarlo fuori dai guai.
Solidarietà tra italiani tutti nella stessa barca ? Fosse vero, non staremmo messi così male...
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tatiana micaela truffa
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lunedì 12 novembre 2012
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coinvolgente
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Film italiano che ha tutti gli elementi dei bei film italiani un po' impegnati. Ma non snob.
Quasi tutto parlato in dialetto romanesco, narra le vicende di un'innamoratissima coppia con due figli e un terzo in arrivo.
Fra piaceri semplici ma intensi, e tragiche virate, un ritratto curato fin nei minimi particolari della realtà della vita; un viaggio fra pregi e difetti degli italiani e della convivenza con gli stranieri.
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Film italiano che ha tutti gli elementi dei bei film italiani un po' impegnati. Ma non snob.
Quasi tutto parlato in dialetto romanesco, narra le vicende di un'innamoratissima coppia con due figli e un terzo in arrivo.
Fra piaceri semplici ma intensi, e tragiche virate, un ritratto curato fin nei minimi particolari della realtà della vita; un viaggio fra pregi e difetti degli italiani e della convivenza con gli stranieri.
Dall'inizio alla fine splendida colonna sonora di VASCO, con la struggente ANIMA FRAGILE. Curiosità: VASCO sarà anche il nome dato al terzogenito.
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annu83
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giovedì 29 marzo 2012
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eliocentrismo ragionato
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Definire il nuovo film di Luchetti "eliocentrico" non è poi un azzardo così grande, resterà da decidere se alla fine della pellicola risulterà una cosa positiva oppure negativa.
Certo che i presupposti sono ottimi: si prende il miglior attore italiano in circolazione, si crea una storia in cui lui è il protagonista assoluto, in cui decide lui i ritmi con cui viene scandita la storia, si affida a lui la parte emozionale e quella ironica negando anche la più piccola soddisfazione a un attore del calibro di Bova, e il resto, come si dice, vien da sè.
Nell'eliocentricità di questa pellicola, però, c'è anche una storia importante, che racchiude attimi di quotidianità, spaccati di vita reale, problemi e drammi, misti a soluzioni alterne e palliative, che esistono realmente.
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Definire il nuovo film di Luchetti "eliocentrico" non è poi un azzardo così grande, resterà da decidere se alla fine della pellicola risulterà una cosa positiva oppure negativa.
Certo che i presupposti sono ottimi: si prende il miglior attore italiano in circolazione, si crea una storia in cui lui è il protagonista assoluto, in cui decide lui i ritmi con cui viene scandita la storia, si affida a lui la parte emozionale e quella ironica negando anche la più piccola soddisfazione a un attore del calibro di Bova, e il resto, come si dice, vien da sè.
Nell'eliocentricità di questa pellicola, però, c'è anche una storia importante, che racchiude attimi di quotidianità, spaccati di vita reale, problemi e drammi, misti a soluzioni alterne e palliative, che esistono realmente. E allora la crisi economica del paese si mischia con l'immigrazione, con la giustizia, con le scappatoie per sottrarsi ai doveri e ai dolori, coi problemi di occupazione e con piccole scene di vita familiare.
A ben vedere i problemi sono molti, ma Luchetti offre delle soluzioni, offre attimi di ottimismo, zone di luce, che Muccino, a voler fare il confronto con un altro regista italiano, non offre.
E allora la storia di Claudio parte in discesa, allegro e felice con la madre dei suoi figli, offre battute d'arresto magistralmente interpretate durante l'elaborazione (anche se un po' tardiva) del lutto, offre accelerazioni e momenti di presunto benessere psico-fisico, fino al momento della svolta (sia positiva o negativa) sempre con la faccia dalle mille sfumature di un Germano in grande forma e giustamente premiato al festival di Cannes con la Palma d'oro.
Come dicevamo, a fare da contropeso allo strapotere di Germano, ci sono tutti gli altri personaggi, marginalmente descritti, abbozzati, estemporanei e molto semplici. Uno su tutti il fratello di Claudio, interpretato dal solito Bova, che per l'occasione si veste di abiti vintage e ricicla facce e espressioni già viste tempi addietro.
La regia vive molto, di conseguenza, dei primi piani del personaggio, che vanno a immortalare le più piccole sfumature sul volto del protagonista (che parrebbe in fase calante nella parte finale del film, dove non si fatica a riconoscere una mera interpretazione di un personaggio, piuttosto che un'immedesimazione completa, come all'inizio), e vive del fatto che la storia sia molto verosimile nel suo essere schietta, cruda e triste.
Insomma, un ottimo film, con una buona storia abbastanza ben descritta (salvo qualche lacuna, ma il tempo forse era tiranno), con buone (Isabella Ragonese, Luca Zingaretti), discrete (Stefania Montorsi, Raoul Bova) e ottime (Elio Germano, Giorgio Colangeli) interpretazioni a far da corollario a una fotografia nitida di un'intera classe sociale.
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paride86
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martedì 30 agosto 2011
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buono
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Un film interessante cui, però, manca qualcosa per essere davvero brillante.
E' una storia di Italiani e lavoro, ma soprattutto è un ritratto psicologico dell'italiano medio.
Si perde un po' nel finale, dove non riesce a prendere una posizione netta su tutti gli eventi che narra.
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pietro viola
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mercoledì 1 giugno 2011
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i (buoni) sentimenti
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Emotività ed emozioni con uno stile nuovo. In una sorta di neorealismo minimalista melodrammatico semo tutti na grande famija eccetera, ci si lascia guidare volentiieri in questo ritratto di un uomo e del suo dolore, di queste nuove periferie espressione e nemesi, come sempre, di come pensa e sente la gente "bbene" del Centro (il kafkiano "Consorzio...), di questa necessità di cose/soldi/materia per dare voce a qualcosa di cui si è perso memoria, i sentimenti e gli affetti, in questo calderone umano a volte inverosimile, a volte affrettato nelle scelte e nei tempi della regia e della sceneggiatura, ma miracolosamente sempre partecipato e vivo.
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Emotività ed emozioni con uno stile nuovo. In una sorta di neorealismo minimalista melodrammatico semo tutti na grande famija eccetera, ci si lascia guidare volentiieri in questo ritratto di un uomo e del suo dolore, di queste nuove periferie espressione e nemesi, come sempre, di come pensa e sente la gente "bbene" del Centro (il kafkiano "Consorzio...), di questa necessità di cose/soldi/materia per dare voce a qualcosa di cui si è perso memoria, i sentimenti e gli affetti, in questo calderone umano a volte inverosimile, a volte affrettato nelle scelte e nei tempi della regia e della sceneggiatura, ma miracolosamente sempre partecipato e vivo. E il finale "buonista" è benvenuto: un'oasi di forte intimità e verità nel deserto del lutto e della devastazione degli uomini e degli ambienti.
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filippo catani
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martedì 24 maggio 2011
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un film di denuncia con un ottimo elio germano
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Roma. Un operaio che lavora sempre a nero scoperta la morte del guardiano rumeno del cantiere ricatta il capo cantiere per avere la palazzina in subappalto. Nel frattempo la moglie muore a seguito del parto e lo lascia solo con due figli piccoli più il neonato. Nel frattempo le cose al cantiere non si mettono bene e arriva la compagna del guardiano rumeno a chiedere notizie.
Film drammatico che mette in scena con coraggio e senza ipocrisie uno spaccato dell'Italia contemporanea fra lavoratori in nero, prostitute, spacciatori, ricattati, ricattatori ma soprattutto disperati.
Perchè è proprio la disperazione che fa da filo conduttore del film e che ritroviamo in tutti i personaggi della storia chi per motivi di lavoro e chi a causa della propria vita privata.
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Roma. Un operaio che lavora sempre a nero scoperta la morte del guardiano rumeno del cantiere ricatta il capo cantiere per avere la palazzina in subappalto. Nel frattempo la moglie muore a seguito del parto e lo lascia solo con due figli piccoli più il neonato. Nel frattempo le cose al cantiere non si mettono bene e arriva la compagna del guardiano rumeno a chiedere notizie.
Film drammatico che mette in scena con coraggio e senza ipocrisie uno spaccato dell'Italia contemporanea fra lavoratori in nero, prostitute, spacciatori, ricattati, ricattatori ma soprattutto disperati.
Perchè è proprio la disperazione che fa da filo conduttore del film e che ritroviamo in tutti i personaggi della storia chi per motivi di lavoro e chi a causa della propria vita privata. Un film che non cede mai alla retorica anche perchè purtroppo in certe situazioni della vita di retorico c'è proprio poco.
Splendido e giustamente premiato Elio Germano che interpreta il ruolo del padre che cerca di non fare mancare niente alla propria famiglia ma per fare questo non si vergogna di lavorare in nero o di ricattare il prorpio capo cantiere. Splendida e intensa la scena in cui canta Vasco durante il funerale della moglie.
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