enzo70
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lunedì 15 novembre 2021
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verdone e le contraddizioni della società borghese
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Un classico film del Verdone alla Sordi, interprete perfetto delle contraddizioni e delle paure della borghesia italiana. Verdone interpreta un missionario in Africa che torna a Roma per ritrovare un senso alla propria fede. Ma quello che trova è la sua famiglia totalmente allo sbando, il padre si è sposato la badante, il fratello è un cialtrone cocainomane e la sorella una psicoanalista che non riesce ad affrontare la situazione della figlia emo. Ma proprio a don Carlo i fratelli chiedono di gestire il rischio che la badante si appropri dei beni del padre. La situazione precipita quando la badante muore e si scopre che il padre intende lasciare la casa alla figlia, la giovane e bella Lara.
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Un classico film del Verdone alla Sordi, interprete perfetto delle contraddizioni e delle paure della borghesia italiana. Verdone interpreta un missionario in Africa che torna a Roma per ritrovare un senso alla propria fede. Ma quello che trova è la sua famiglia totalmente allo sbando, il padre si è sposato la badante, il fratello è un cialtrone cocainomane e la sorella una psicoanalista che non riesce ad affrontare la situazione della figlia emo. Ma proprio a don Carlo i fratelli chiedono di gestire il rischio che la badante si appropri dei beni del padre. La situazione precipita quando la badante muore e si scopre che il padre intende lasciare la casa alla figlia, la giovane e bella Lara. Un film semplice, di buoni sentimenti, non il migliore del Carlo nazionale, ma comunque carino.
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lucascialo
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mercoledì 28 novembre 2018
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un prete in crisi alle prese con famiglia strampalata
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Dopo il poco riuscito Grande, grosso e Verdone, il regista romano torna a ciò che gli riesce meglio: una commedia ironica che guarda all’attualità. Padre Carlo, interpretato dallo stesso Verdone, è un padre missionario che torna a casa dopo più di dieci anni passati in un villaggio africano. Dove ha vissuto tutte le difficoltà del caso: dalla guerra alla carestia fino ai saccheggi. Il suo ritorno è dettato soprattutto da una crisi della propria fede e cerca delle risposte ritornando alle proprie radici. Radici che però ritroverà alquanto “malate”: il padre ha sposato la propria colf, per cui sta spendendo un capitale con la disapprovazione degli altri due figli: un fratello (Marco Giallini) agente finanziario cocainomane e una sorella (Anna Bonaiuto) separata con una figlia stravagante.
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Dopo il poco riuscito Grande, grosso e Verdone, il regista romano torna a ciò che gli riesce meglio: una commedia ironica che guarda all’attualità. Padre Carlo, interpretato dallo stesso Verdone, è un padre missionario che torna a casa dopo più di dieci anni passati in un villaggio africano. Dove ha vissuto tutte le difficoltà del caso: dalla guerra alla carestia fino ai saccheggi. Il suo ritorno è dettato soprattutto da una crisi della propria fede e cerca delle risposte ritornando alle proprie radici. Radici che però ritroverà alquanto “malate”: il padre ha sposato la propria colf, per cui sta spendendo un capitale con la disapprovazione degli altri due figli: un fratello (Marco Giallini) agente finanziario cocainomane e una sorella (Anna Bonaiuto) separata con una figlia stravagante. Allo scompiglio generale si aggiungerà la figlia della colf, Lara, a cui il padre vuole dare tutto. Il film è esilarante e godibile e riporta alla mente La messa è finita di Nanni Moretti. Con la differenza che, se il don Giulio di quest’ultimo ritorna in famiglia con una fede solida ma finisce per perdere le proprie certezze al contatto con i suoi cari, padre Carlo non solo non le ritroverà ma finirà per comprendere che noi occidentali i problemi ce li auto-affliggiamo. Preferendo scappare dalla propria famiglia per ritornare da chi ha davvero bisogno di lui.
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tatiana micaela truffa
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mercoledì 20 aprile 2016
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prospettive
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Straordinario Carlo Verdone, che questa volta sceglie un nuovo punto di vista per mostrarci, al solito, i nostri difetti - dei quali lui non scorda mai di farsi portatore.
Questa volta è Padre Carlo, che torna dalla sua missione in Africa - particolarmente faticosa negli ultimi tempi, dove guerra civile, alluvione ed il sempre persistente problema della diffusione dell'A.I.D.S. gli hanno addirittura causato la paura di perdere la fede.
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Straordinario Carlo Verdone, che questa volta sceglie un nuovo punto di vista per mostrarci, al solito, i nostri difetti - dei quali lui non scorda mai di farsi portatore.
Questa volta è Padre Carlo, che torna dalla sua missione in Africa - particolarmente faticosa negli ultimi tempi, dove guerra civile, alluvione ed il sempre persistente problema della diffusione dell'A.I.D.S. gli hanno addirittura causato la paura di perdere la fede.
E in questo periodo di "riposo" in Italia, trova altri problemi, che gli fanno rimpiangere l'Africa: un padre che per sentirsi amato ha dovuto gettarsi fra le braccia della sfortunata Olga, immigrata moldava, fino a decidere di lasciare tutti i suoi averi all'erede di quest'ultima; un fratello e una sorella persi nei loro problemi quotidiani, problemi che in realtà si creano loro, col loro modo superficiale e troppo materiale di vivere, capaci di interessarsi al padre solamente per quel che riguarda soldi e proprietà; una nipote adolescente e la sua migliore amica, "schiave" delle mode più strane; un gruppo di ragazze africane provenienti dal suo villaggio e aiutate in passato proprio da lui, a Roma ritrovate nelle condizioni in cui mai avrebbe voluto vederle.
E soprattutto lui, Padre Carlo.
In questo film il personaggio interpretato da Verdone fa particolarmente tenerezza. Nessuno che abbia voglia di ascoltarlo, nessuno che si preoccupi del perché, dopo tanti anni, senza preavviso, abbia deciso di far ritorno dall'Africa.
Tutti quanti a riversargli addosso i loro problemi - persino le due psicologhe - e ad inveire contro di lui, a comandarlo.
E Verdone è sempre Verdone. Bellissima questa visione molto "umana" del sacerdote, (e reale, soprattutto per quanto riguarda i missionari) Carlo non smette con i suoi tick ( in una scena l'espressione è davvero identica ai tempi di Borotalco), con le malattie psico-somatiche...
Un film da ridere, ma anche ricco di riflessioni. Il finale è un turbinio di buoni sentimenti, andate a vederlo.
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gianluca sersante
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mercoledì 28 ottobre 2015
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fantastico !!
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sono un fan di verdone e adoro tutti i suoi film ma questo io loro e lara e' decisamente fantastico visto e rivisto tantissime volte non mi stanca mai!
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great steven
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mercoledì 24 dicembre 2014
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nelle vesti di padre mascolo, verdone lampeggia.
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IO, LORO E LARA (IT, 2010) diretto da CARLO VERDONE. Interpretato da CARLO VERDONE, LAURA CHIATTI, ANNA BONAIUTO, MARCO GIALLINI, ANGELA FINOCCHIARO, SERGIO FIORENTINI, OLGA BALAN, TAMARA DI GIULIO, AGNESE CLAISSE, GIORGIA CARDACI, MARCO GUADAGNO, ROBERTO SBARATTO
Colpito al cuore dalla morte del padre Mario (1917-2009), Verdone progetta con questo film una svolta – meno decisiva di quel che crede e sostiene – che gli permetta di abbandonare le commedie poco edificanti incardinate su tradimenti coniugali e introdurre, per la prima volta nella sua cinematografia ormai vasta e ricca (ma, a dir la verità, poco variegata), temi etici, incarnati in particolar modo dal suo personaggio, il sacerdote Carlo Mascolo: costui è in Africa da anni e svolge diverse mansioni presso un villaggio keniano, ma per via di una crisi spirituale, rientra in Italia per chiedere consiglio ai suoi superiori su come superare il momento di difficoltà.
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IO, LORO E LARA (IT, 2010) diretto da CARLO VERDONE. Interpretato da CARLO VERDONE, LAURA CHIATTI, ANNA BONAIUTO, MARCO GIALLINI, ANGELA FINOCCHIARO, SERGIO FIORENTINI, OLGA BALAN, TAMARA DI GIULIO, AGNESE CLAISSE, GIORGIA CARDACI, MARCO GUADAGNO, ROBERTO SBARATTO
Colpito al cuore dalla morte del padre Mario (1917-2009), Verdone progetta con questo film una svolta – meno decisiva di quel che crede e sostiene – che gli permetta di abbandonare le commedie poco edificanti incardinate su tradimenti coniugali e introdurre, per la prima volta nella sua cinematografia ormai vasta e ricca (ma, a dir la verità, poco variegata), temi etici, incarnati in particolar modo dal suo personaggio, il sacerdote Carlo Mascolo: costui è in Africa da anni e svolge diverse mansioni presso un villaggio keniano, ma per via di una crisi spirituale, rientra in Italia per chiedere consiglio ai suoi superiori su come superare il momento di difficoltà. Ottiene come risposta il suggerimento di ricongiungersi alla sua famiglia per recuperare la serenità perduta ma, appena mette piede in casa, gli crolla addosso una caterva di novità molto poco rassicuranti: il padre vedovo Alberto s’è sposato con una moldava e i fratelli di Carlo, la psicologa isterica Beatrice (madre di due adolescenti emo ordinariamente ipocriti) e il broker cocainomane Luigi (impiegato in banca e impegnato con una relazione extraconiugale con una ragazza disturbata), temono che la matrigna possa dilapidare il patrimonio paterno. Quando poi la straniera muore (mentre i fratelli temevano che fosse l’anziano padre ad andarsene), entra in scena Lara, la figlia della defunta che, essendo nominata nel testamento di Alberto, può tenere in scacco i tre fratelli perché le facciano guadagnare l’affidamento del figlio neonato, anche perché Lara è seguita da un’assistente sociale che pretende imperativa risultati rapidi e concreti. Al termine di tragicomiche peripezie che coinvolgeranno ovviamente il prete protagonista, egli penserà bene di ritornare in Kenya dopo aver però aiutato amici e parenti in funzione di una riconciliazione generale e fortunata. Il ventiduesimo film di Verdone appare come una celebrazione alquanto spiritosa ed elegante del ruolo della famiglia nella vita di un mondo parentale ormai dominato da egoismi personali e menefreghismi accentuati, e almeno una volta tanto ha riservato l’avvilente meschinità ai caratteri secondari riservando per sé un comportamento esemplare, non proprio pio ma quanto meno educato e tranquillo, che cerca di mediare i conflitti e di fare da parafulmine nel tentativo di placare gli sferzanti egocentrismi che animano la sua vita familiare, del tutto differente da quella che si sarebbe aspettato dopo un tanto agognato rimpatrio dal continente più povero del pianeta. Una compagine di attori molto ben affiatata, convinta e pervicace: la Bonaiuto brilla nel dare l’acqua della vita alla sua sorella un po’ instabile e sadica; Giallini è un bancario fedifrago e intrappolato in una becera personalità che lo rende a tratti ridicolo e incespicante, e per questo assai divertente; la Chiatti fa della sua bellezza e del suo fascino femminile i punti d’appoggio per sfoderare una recitazione spassosa e intensa, non priva però di cadute di ritmo e autocompiacimenti esagerati; la Finocchiaro è probabilmente la migliore fra le interpreti donne, e in un grottesco assalto a Verdone strappa l’applauso, e senza dubbio la sua assistente sociale rimarrà nel suo repertorio come uno dei personaggi più azzeccati e memorabili; infine, Fiorentini, doppiatore di lungo corso, è un padre tutto sommato affezionato ai tre figli adulti, che rincorre una gioventù ormai lontana e, nonostante la ricerca di piaceri sfrenati e felicità relativamente impossibili, riconosce la sacrosanta struttura portante della famiglia. Qualche critico intransigente e in vena di polemiche ha preso di mira il film definendolo troppo nichilista e contrario agli atteggiamenti dottrinali e dogmatici che ci si dovrebbe aspettare da un ecclesiastico di media categoria. Verdone ha risposto, con giusta saggezza e occhio arguto, che, interpretando padre Carlo Mascolo ed entrando nel personaggio con tutto l’impegno di questa delicata situazione, abbia uno sguardo positivo rivolto al futuro, come dimostra ampiamente il finale consolatorio ma effettivamente anche stroncante e fulminante, come un lampo che squarcia le nuvole prima di un tuono altrettanto rumoroso. In sostanza, comunque, l’opera non lesina ottimismo e non risparmia, mediante anche un uso ricorrente delle parolacce e un impiego indiscriminato di scene un po’ scabrose e dissacranti, di criticare il sistema famigliare italiano del Nuovo Millennio attraversandolo trasversalmente con il divertimento amaro e malinconico di cui il solo Verdone è un autentico maestro in tutto il panorama divistico e filmico nostrano.
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toty bottalla
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giovedì 18 settembre 2014
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commedia poco brillante e un po' noiosa!
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Forse c'è un tempo per tutto, cambiano i tempi, gli interpreti e i bioritmi, verdone, comunque grande, non sembra reggere più il peso brillante e incalzante di commedie ironiche dove le gag all'interno della storia diventano una sosta divertente prima della riflessione, molto dipende anche dagli interpreti, la chiatti non è la gerini, giallini non è infanti e così via, la loro recitazione sembra amatoriale e la personalità di carlo non è quella di borotalco, però vai a vedere ed il film vince: david di donatello, nastro d'argento, globo e ciack d'oro che mi viene il dubbio, ma vuoi vedere che ho sbagliato film? Saluti.
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Forse c'è un tempo per tutto, cambiano i tempi, gli interpreti e i bioritmi, verdone, comunque grande, non sembra reggere più il peso brillante e incalzante di commedie ironiche dove le gag all'interno della storia diventano una sosta divertente prima della riflessione, molto dipende anche dagli interpreti, la chiatti non è la gerini, giallini non è infanti e così via, la loro recitazione sembra amatoriale e la personalità di carlo non è quella di borotalco, però vai a vedere ed il film vince: david di donatello, nastro d'argento, globo e ciack d'oro che mi viene il dubbio, ma vuoi vedere che ho sbagliato film? Saluti.
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paride86
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lunedì 17 febbraio 2014
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insomma
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Commedia poco originale e senza mordente. Non diverte e non denuncia; intrattiene annoiando anche un po'.
Finale buonista e scontato.
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homer52
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venerdì 22 novembre 2013
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l' "africa" è anche da noi
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Spaccato simpatico ma mai entusiasmante della nostra società.Una storia intrigante e verosimile, con tanti colpi di scena, che dà l'impressione d'essere stata rappresentata in modo troppo scolastico e scontato.Il vero significato del film(condivisibile per altro)è che l'"Africa" è anche da noi e che se si vuole essere veramente utili agli altri basta rimboccarsi le mani e volgere lo sguardo molto più vicino di quanto si possa immaginare.
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lollo-brigida
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sabato 1 giugno 2013
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mmmhh...
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Verdone dimostra di non avere più lo smalto di una volta. Si, si è detto più volte, ma mi pare che più tempo passa e più i suoi film perdano consistenza. Non ha nulla da dire, questa è la verità. Nulla di nuovo da dire. E allora perchè fare film? Che si dedichi alle ospitate in TV, dove è sempre molto brillante e simpatico. Ma il cinema ahimè... dovrebbe lasciarlo stare per qualche anno e magari quando invecchierà un pò, potrà trovare qualche nuova idea o nuovi personaggi... sia come regista che come attore.
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tatiana micaela truffa
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martedì 6 novembre 2012
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mal d'africa e sorrisi amari
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Straordinario Carlo Verdone, che questa volta sceglie un nuovo punto di vista per mostrarci, al solito, i nostri difetti - dei quali lui non scorda mai di farsi portatore.
Questa volta è Padre Carlo, che torna dalla sua missione in Africa - particolarmente faticosa negli ultimi tempi, dove guerra civile, alluvione ed il sempre persistente problema della diffusione dell'A.I.
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Straordinario Carlo Verdone, che questa volta sceglie un nuovo punto di vista per mostrarci, al solito, i nostri difetti - dei quali lui non scorda mai di farsi portatore.
Questa volta è Padre Carlo, che torna dalla sua missione in Africa - particolarmente faticosa negli ultimi tempi, dove guerra civile, alluvione ed il sempre persistente problema della diffusione dell'A.I.D.S. gli hanno addirittura causato la paura di perdere la fede.
E in questo periodo di "riposo" in Italia, trova altri problemi, che gli fanno rimpiangere l'Africa: un padre che per sentirsi amato ha dovuto gettarsi fra le braccia della sfortunata Olga, immigrata moldava, fino a decidere di lasciare tutti i suoi averi all'erede di quest'ultima; un fratello e una sorella persi nei loro problemi quotidiani, problemi che in realtà si creano loro, col loro modo superficiale e troppo materiale di vivere, capaci di interessarsi al padre solamente per quel che riguarda soldi e proprietà; una nipote adolescente e la sua migliore amica, "schiave" delle mode più strane; un gruppo di ragazze africane provenienti dal suo villaggio e aiutate in passato proprio da lui, a Roma ritrovate nelle condizioni in cui mai avrebbe voluto vederle.
E soprattutto lui, Padre Carlo.
In questo film il personaggio interpretato da Verdone fa particolarmente tenerezza. Nessuno che abbia voglia di ascoltarlo, nessuno che si preoccupi del perché, dopo tanti anni, senza preavviso, abbia deciso di far ritorno dall'Africa.
Tutti quanti a riversargli addosso i loro problemi - persino le due psicologhe - e ad inveire contro di lui, a comandarlo.
E Verdone è sempre Verdone. Bellissima questa visione molto "umana" del sacerdote, (e reale, soprattutto per quanto riguarda i missionari) Carlo non smette con i suoi tick ( in una scena l'espressione è davvero identica ai tempi di Borotalco), con le malattie psico-somatiche...
Un film da ridere, ma anche ricco di riflessioni. Il finale è un turbinio di buoni sentimenti, vale la pena di vederlo.
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