catcarlo
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martedì 30 giugno 2015
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la siciliana ribelle
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La vita breve ma intensa di Rita Atria trasforma la giovane donna da figlia del boss a collaboratrice di giustizia: un percorso iniziato per sete di vendetta e concluso per desiderio di giustizia grazie anche al rapporto di fiducia instaurato con Paolo Borsellino. Pur non essendo una biografia in senso stretto, dalla vicenda trae ispirazione questo film di mafia firmato da Marco Amenta che unisce il faticoso racconto di formazione a uno sguardo molto disilluso su di un fenomeno mafioso visto come così profondamente radicato negli animi da non poter davvero essere vinto: non a caso i ‘buoni’ muoiono tutti mentre i ‘cattivi’ sopravvivono (con la magra consolazione che un bel gruppo di essi finisce associato alle patrie galere).
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La vita breve ma intensa di Rita Atria trasforma la giovane donna da figlia del boss a collaboratrice di giustizia: un percorso iniziato per sete di vendetta e concluso per desiderio di giustizia grazie anche al rapporto di fiducia instaurato con Paolo Borsellino. Pur non essendo una biografia in senso stretto, dalla vicenda trae ispirazione questo film di mafia firmato da Marco Amenta che unisce il faticoso racconto di formazione a uno sguardo molto disilluso su di un fenomeno mafioso visto come così profondamente radicato negli animi da non poter davvero essere vinto: non a caso i ‘buoni’ muoiono tutti mentre i ‘cattivi’ sopravvivono (con la magra consolazione che un bel gruppo di essi finisce associato alle patrie galere). Il risultato è, pur con alti e bassi, un discreto lavoro che merita di essere visto anche al dilà del suo valore di testimonianza. Rita cresce a Partanna come figlia rispettata del capocosca Don Michele (Marcello Mazzarella), rappresentante di una mafia vecchio stile, rurale e violenta, che è però perdente rispetto a quella di Don Salvo (Mario Pupella che deve aver studiato bene Nicholson in ‘The departed’), altrettanto violenta ma più al passo con i tempi grazie ai fiorenti guadagni del traffico di droga: la scia di sangue finisce per travolgere la famiglia di Rita che non ha altra scelta di fuggire con il solo scopo di vendicarsi. L’incontro con il Giudice (Gérard Jugnot) le apre pian piano gli occhi portandola, non ancora diciottenne, a una complicatissima testimonianza in tribunale con una forza d’animo che prova a riscattare generazioni di pavidità, rappresentate qui soprattutto dalla figura della madre (Lucia Sardo). Scritta dal regista e sceneggiata assieme a Sergio Donati, la storia parte dall’infanzia di Rita in una Sicilia di inizio anni Ottanta che potrebbe essere benissimo quella di tre decenni prima: tra spettacolari campi lunghi e illuminate (nonché insanguinate) feste patronali, la fotografia di Luca Bigazzi può esprimersi al meglio come del resto la narrazione che risulta più compatta grazie a un ritmo serrato – malgrado che le parti in dialetto si intuiscano più che capirsi. La seconda ora, ambientata tra Roma e Palermo, è meno efficace, indecisa com’è tra processuale e melodramma. Di certo non aiutano le molte ellissi necessarie a raccordare episodi fra di loro lontani nel tempo e, inoltre, è vero che Rita è una ragazza che vuole vivere, ma forse l’episodio dell’incontro con il giovane Lorenzo (Primo Reggiani) occupa troppo spazio, mentre avrebbe meritato un maggiore approfondimento il rapporto controverso con il viscido e amatissimo Vito (Francesco Casisa). A parte il segmento iniziale di cui è al centro la piccola Miriana Faja, tutto il film ruota attorno all’interpretazione di Veronica D’Agostino, un po’ acerba e con una certa tendenza ad andare sopra le righe (per compensare?): ne risente l’evoluzione (le evoluzioni) del personaggio principale, peraltro in linea con un gruppo di attori che, con l’eccezione degli interpreti del Giudice e dei due boss, non si può dire che brilli per intensità espressiva.
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minnie
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sabato 8 ottobre 2011
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che portento questa ragazza!
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Finalmente è arrivato in tv "La siciliana ribelle", splendido film di Marco Amenta...Che fine ha fatto l'attrice protagonista, Veronica D'Agostino? Difficilmente ho visto rendere in modo così intenso un personaggio tragico come quello di Rita (la cui gioia di vivere s'individua anche nel fotogramma originale, che ce la mostra bella almeno quanto l'attrice), bella coraggiosa e volitiva, stroncata dalla Storia nefasta di questo paese così come Borsellino. Ci sono stati tre eroi in Italia negli ultimi tempi: Falcone Borsellino e Atria. Questo film è un grande omaggio a una ragazza non comune, che ha sfidato poteri non forti ma superforti. Amenta è stato bravissimo, complimenti. Centopassi di Giordana ha la stessa forza ma perché tenere nascosto, in qualche modo, questo gioiello?
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chiarialessandro
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lunedì 19 luglio 2010
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la grande tragedia greca è ancora viva tra noi
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Il termine "tragico" esprime qualcosa in più rispetto al termine "drammatico" nel senso che questo film ha un finale drammatico il quale, però, è inserito in un più ampio contesto tragico, entro cui ci vengono mostrate le peggiori nefandezze della razza umana come, ad esempio, la madre mafiosa che rinnega la figlia in cerca di giustizia o lo zio che prima ordina di ucciderti il padre e poi cerca di conquistare la tua stima ed il tuo affetto. Tutto ciò (e molto altro) è reso in un modo estremamente veritiero da un gruppo di attori-non attori che si sono calati talmente bene nella loro parte da recitare come se fossero i "veri" protagonisti, fino al punto da far immedesimare anche lo spettatore in quei personaggi, da fargli vivere le loro emozioni come se fossero le sue, riuscendo così a concretizzare una delle bellissime magie del cinema: farti vivere il film come se fosse realtà e farti entrare negli interpreti come se tu fossi loro, fino a sentirti soffrire per le loro sofferenze.
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Il termine "tragico" esprime qualcosa in più rispetto al termine "drammatico" nel senso che questo film ha un finale drammatico il quale, però, è inserito in un più ampio contesto tragico, entro cui ci vengono mostrate le peggiori nefandezze della razza umana come, ad esempio, la madre mafiosa che rinnega la figlia in cerca di giustizia o lo zio che prima ordina di ucciderti il padre e poi cerca di conquistare la tua stima ed il tuo affetto. Tutto ciò (e molto altro) è reso in un modo estremamente veritiero da un gruppo di attori-non attori che si sono calati talmente bene nella loro parte da recitare come se fossero i "veri" protagonisti, fino al punto da far immedesimare anche lo spettatore in quei personaggi, da fargli vivere le loro emozioni come se fossero le sue, riuscendo così a concretizzare una delle bellissime magie del cinema: farti vivere il film come se fosse realtà e farti entrare negli interpreti come se tu fossi loro, fino a sentirti soffrire per le loro sofferenze.
Interpretazione memorabile di Veronica D'Agostino che, con la sola mimica facciale, riesce ad esprimere in modo sconvolgente una gamma abbastanza vasta di sentimenti, soprattutto quelli dell'odio e del rancore; quando poi(alla mimica facciale) aggiunge il movimento del corpo diventa addirittura esplosiva nella sua verità (vedi la scena del confronto in aula tra le due ragazze). Grande fotografia di un grande fotografo italiano. Bella colonna sonora che ha il pregio di non invadere il film. Se, a tutto questo, si aggiunge il valore sociale della pellicola, cosa si può chiedere ancora?
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nicorex
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sabato 27 marzo 2010
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la ragione e la lucida follia dei sentimenti
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Un film di alto impegno civile, lucidamente vissuto dai protagonisti (=una sensibilissima e bravissima Veronica D'agostino)e dal regista,non nuovo a performances del genere.Una storia vera,vissuta dolorosamente all'interno della protagonista, di una Rituccia che diventa Rita quando prende coscienza che la mafia si può vincere, se si arriva a negare il proprio padre ed il fratello che sono stati la molla della sua sete di vendetta, trasformatasi poi in sete di giustizia.Un cammino incidentato nella ricerca di se stessa, del suo senso di libertà che forse ha vissuto sin dalla nascita a fronte di una mamma che non la voleva, incosapevolmente avvertendo che qualcosa di nuovo, di sconvolgente stava per nascere.
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Un film di alto impegno civile, lucidamente vissuto dai protagonisti (=una sensibilissima e bravissima Veronica D'agostino)e dal regista,non nuovo a performances del genere.Una storia vera,vissuta dolorosamente all'interno della protagonista, di una Rituccia che diventa Rita quando prende coscienza che la mafia si può vincere, se si arriva a negare il proprio padre ed il fratello che sono stati la molla della sua sete di vendetta, trasformatasi poi in sete di giustizia.Un cammino incidentato nella ricerca di se stessa, del suo senso di libertà che forse ha vissuto sin dalla nascita a fronte di una mamma che non la voleva, incosapevolmente avvertendo che qualcosa di nuovo, di sconvolgente stava per nascere.E non poteva concludersi che tragicamente questa storia autentica, dove Rituccia metabolizza che la sua presa di coscienza é incompatibile con la sua permanenza in vita: sono venuti meno Borsellino vissuto inconsapevolmente come un padre(= si ricordi l'ultimo incontro in cui il Magistrato le confessa di avere una figlia della sua età e alla domanda di Rita per sapere com'é sua figlia, la risposta é:"Incazzata come te"); il ragazzo conosciuto a Roma in una breve parentesi al mare ed in alcuni incontri,l'ultimo in discoteca;l'Ufficiale dei Carabinieri che viene trucidato; sua madre che le nega quello che sarà l'ultimo saluto; il suo fidanzato del quale apprende la conferma,dopo l'amplesso, non soltanto della sua radicata mafiosità, ma anche l'impossibilità di distaccarsi dalla mafia che tornerà a vincere se lei ritratterà.Quello che mi ha colpito é la storia secca,non romanzata di una povera e giovanissima ragazza messa di fronte a scelte drammatiche quali la presa di coscienza di cosa fossero e di quali orrendi reati si fossero macchiati il padre ed il fratello. Certo é facile dire a noi di denunciare ogni forma di omertà, di svelare gli impenetrabili intrecci mafiosi: qui c'é il dramma di un sentimento mafioso in cui é cresciuta Rituzza e l'altro dramma di una esistenza libera e dignitosa che é impedita ad una ragazza che,presa esatta coscienza di quello che ha scritto nei suoi numerosi diari, decide di togliersi di mezzo perché il mondo libero é incompatibile con la sua permanenza in vita, se non scendendo a compromessi, qual é appunto quello ultimo e tragico di ritrattare.Peccato che la grande commozione per la morte di Borsellino abbia di fatto messo in secondo piano la storia tragica di questa autentica eroina inconsapevole dei nostri tempi, un tragico richiamo fatto a noi tutti alla costanza della ragione e alla lucida follìa dei nostri sentimenti. Dobbiamo ricordare Rituzza diventata Rita anzitempo per non dimenticare la mafia e il pattume attuale che circonda il nostro vivere quotidiano dove tutto si omologa e tutto sembra cambiare per restare tutto come prima, come disse Tommasi di Lampedusa nel Gattopardo.
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fulvia
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lunedì 15 febbraio 2010
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tratto da una storia vera. film ben fatto
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Proprio perchè è tratto da una storia vera, si lascia vedere dall'inizio alla fine. Qualche difficoltà col dialetto siciliano stretto. Peccato non si capisca affatto che si parli del giudice Borsellino..mi sarebbe piaciuto di più..l'avrei vissuto con più intensità. Voto 7-
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mimmo_calciano
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mercoledì 6 gennaio 2010
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si fa vedere ma non entusiasma
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Film ben fatto ma che non entusiasma.... poi nessun attore eccelle!!!
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g_andrini
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sabato 12 dicembre 2009
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la mafia...
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La protagonista è veramente "magnetica", ottima interpretazione. Il film, in sè, è pura retorica. Certo, la mafia esiste, però qui è resa come una pulp fiction. Comunque bel film, mi è piaciuto, è trascorso velocemente, buon indice.
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emma
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martedì 3 marzo 2009
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un film che ti colpisce...
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Nonostante le affermazioni contrarie, credo che tutto il film sia decisamente invaso da una forte carica di realtà. Sia la profondità dei personaggi che i luoghi in cui si svolge la vicenda, dimostrano quanto il film sia vero e lontano dalle "follie narative" solite della maggior parte dei film degli ultimi anni!
Non credo proprio che cada in luoghi comuni, al contrario il regista riesce ad allontanarsene, facendo risultare questa storia, liberamente ispirata, non come le classiche storie sull'antimafia raccontate fino ad ora.
Ne sono stata davvero colpita, consiglio tutti quanti di andarlo a vedere. è un film davvero emozionante, che colpisce chiunque lo veda. Inoltre la protagonista riesce a far immedesimare fino in fondo lo spettatore nel suo dolore e nella sua sofferenza.
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Nonostante le affermazioni contrarie, credo che tutto il film sia decisamente invaso da una forte carica di realtà. Sia la profondità dei personaggi che i luoghi in cui si svolge la vicenda, dimostrano quanto il film sia vero e lontano dalle "follie narative" solite della maggior parte dei film degli ultimi anni!
Non credo proprio che cada in luoghi comuni, al contrario il regista riesce ad allontanarsene, facendo risultare questa storia, liberamente ispirata, non come le classiche storie sull'antimafia raccontate fino ad ora.
Ne sono stata davvero colpita, consiglio tutti quanti di andarlo a vedere. è un film davvero emozionante, che colpisce chiunque lo veda. Inoltre la protagonista riesce a far immedesimare fino in fondo lo spettatore nel suo dolore e nella sua sofferenza.
Raramente mi è capitato di condividere così profondamente le sofferenze e gli stati d'animo di un personaggio.
é un film che aiuta a non dimenticare e soprattutto a riflettere. è un film che va capito in tutte le sue sfumature che non si ferma alla superficilità di una storia portata semplicemente davanti alla telecamere, ma che riesce davvero a farti vedere e soprattutto vivere atraverso gli occhi dei personaggi.
Andatelo a vedere..ne rimarrete piacevolmente colpiti!!
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nicola
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martedì 3 marzo 2009
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un film per non dimenticare...
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Ho avuto la fortuna di vedere questo film al festival di Roma, dove era in concorso e ne sono stato piacevolmente colpito, fortemente emozionato. Le critiche lette sopra non le condivido, soprattutto quando fanno riferimento alla mancata aderenza alla realtà dato che il film è "liberamente ispirato" e cio è messo in chiaro dal regista fin dall'inizio. Inoltre ritengo, conoscendo la vicenda, che gli snodi importanti della tragica esperienza di Rita Atria siano stati rispettati. Difficile vedere nel cinema italiano un film che sia ben fatto tecnicamente (ottima fotografia e musiche) e nello stesso tempo ti colpisca al cuore. Nell'ultimo anno la tanto decantata rinascita del cinema italiano è stata affidata a prodotti che o hanno colpito gli spettatori per l'estetismo esasperato (Il Divo) o per l'estrema aderenza alla realtà (Gomorra), ma che difficilmente hanno emozionato lo spettatore.
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Ho avuto la fortuna di vedere questo film al festival di Roma, dove era in concorso e ne sono stato piacevolmente colpito, fortemente emozionato. Le critiche lette sopra non le condivido, soprattutto quando fanno riferimento alla mancata aderenza alla realtà dato che il film è "liberamente ispirato" e cio è messo in chiaro dal regista fin dall'inizio. Inoltre ritengo, conoscendo la vicenda, che gli snodi importanti della tragica esperienza di Rita Atria siano stati rispettati. Difficile vedere nel cinema italiano un film che sia ben fatto tecnicamente (ottima fotografia e musiche) e nello stesso tempo ti colpisca al cuore. Nell'ultimo anno la tanto decantata rinascita del cinema italiano è stata affidata a prodotti che o hanno colpito gli spettatori per l'estetismo esasperato (Il Divo) o per l'estrema aderenza alla realtà (Gomorra), ma che difficilmente hanno emozionato lo spettatore. Nella Siciliana Ribelle l'estetica pur pregevole si unisce e, lo rafforza, ad un contenuto emotivo e di forte impegno civile. Inoltre il film non è solo un film sulla mafia, ma a me pare, ed è questo l'elemento che mi ha più colpito, un film su una ribellione di una adolescente che ha voglia di vivere un esistenza come tanti ragazzi della sua età. Bravissima l'attrice principale e bravo anche l'attore francese, ma di livello sono anche gli attori di contorno. Insomma un gran bel lavoro spero che lo vedano in molti perchè film come questi aiutano le persone a mantenere alta la guardia perchè messuno possa dire nel corso degli anni "non sapevo". In ultimo complimenti ai produttori e ai distributori per il coraggio dimostrato p.s. Ho letto un intervista ad Agnese Borsellino (moglie di Paolo Borsellino) che ha visto il film e ha detto se non ricordo male "Questo film farà il miracolo delle coscienze. Le scuoterà, le scoprirà”.
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lorenzo
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domenica 1 marzo 2009
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una storia vera
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Una storia vera raccontata con tutta la crudeltà della realtà. Mi sono commosso ai riferimenti della preparazione dell'attentato del giudice, degli spezzoni di filmati del dopo attentato e del funerale della ragazza. Sinceramente non ricordavo questo tragico evento, raccontato con tanta naturalezza da questa splendida ragazza che si è definita una non attrice perché non ha studiato recitazione. Quanti attori che invece hanno studiato si dovrebbero vergognare!
Davvero un capolavoro da non perdere.
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