Titolo originale Surrogates.
Azione,
Ratings: Kids+13,
durata 95 min.
- USA 2009.
- Walt Disney
uscita venerdì 8gennaio 2010.
MYMONETROIl mondo dei replicanti
valutazione media:
2,57
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
In un poco credibile.presente (oggi), il 99% della.popolazione adulta vegeta in una sedia in salotto mandando in giro in sua vece un robot, non necessariamente simile a lui, di solito più giovane e bello. In questo modo sia l'agente Greer che la moglie, che pochi anni prima avevano perso la figlia, vivono senza mai vedersi, lei immersa nelle pillole e nella depressione, lui alla ricerca invece di recuperare dal dolore la.persona che ancora tanto amava. Anche per . questo si sviluppa in Greer un odio sempre più marcato per i surrogati ed una sorta di empatia per i ribelli, coloro che rifiutano gli avatar ed ai quali viene riservato un sobborgo delimitato, una specie di distretto, in quasi ogni città americana.
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In un poco credibile.presente (oggi), il 99% della.popolazione adulta vegeta in una sedia in salotto mandando in giro in sua vece un robot, non necessariamente simile a lui, di solito più giovane e bello. In questo modo sia l'agente Greer che la moglie, che pochi anni prima avevano perso la figlia, vivono senza mai vedersi, lei immersa nelle pillole e nella depressione, lui alla ricerca invece di recuperare dal dolore la.persona che ancora tanto amava. Anche per . questo si sviluppa in Greer un odio sempre più marcato per i surrogati ed una sorta di empatia per i ribelli, coloro che rifiutano gli avatar ed ai quali viene riservato un sobborgo delimitato, una specie di distretto, in quasi ogni città americana. I surrogati, privi di emozioni e di violenza, molto più resistenti e produttivi, avevano tra l'altro fatto scendere praticamente a zero la criminalità. Il loro ideatore 7 anni prima, Carter, pur essendo uscito dalla società per disaccordi, era comunque diventato ultra miliardario grazie ad una provvigione su ogni robot prodotto. Suo figlio viene poi ucciso in un dancing da un'arma nuova, con impulsi elettrici tali da bruciare gli occhi del robot e liquefare il cervello della persona. Il chip installato nel surrogato permette di visionarne però il filmato, che conduce Greer e colleghi al profeta, il capo dei ribelli, il quale, messo con le spalle al muro, confessa la paternità dell'omicidio ma da parte di un esaltato da lui mai incaricato e si ripromette quindi di far arrivare l'arma nelle mani di Greer. Poi in un susseguirsi di caotici sviluppi si assiste ad un finale a.lieto fine quanto meno sconcertante.
L'incipit non era male e l'idea originale, assieme ad un buon script ed ad ottimi effetti speciali, lo rendeva pure interessante. Per una buona metà il film anzi regge ed è più che godibile. La seconda è francamente tra il grottesco-demenziale ed il ridicolo, con scene senza senso - una su tutte quella in cui Greer becca la moglie e gli amici a farsi surrogatamente con una droga azzurra - ed un accavallarsi di escamotage narrativi sbrigativamente liquidati in un paio di fotogrammi, solo per tentare di uscire dallimbarazzante imbuto in cui la storia si era cacciata. Peccato, ennesima occasione sprecata.
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Nel 2054 una potente innovazione tecnologica rende possibile vivere la propria vita da casa attraverso l'utilizzo dei Surrogati, che agiscono come gli umani e trasmettono loro le emozioni sensoriali.
Ma la morte, caso mai verificatosi prima, di una persona attraverso l'omicidio del suo surrogato spinge l'agente Greer a uscire a indagare di persona, per la prima volta dopo molto tempo.
La prima cosa da dire è che senza Bruce Willis, e nonostante il fatto che egli si limiti alle sue solite due espressioni, il film si ridurrebbe a un episodio di Ai Confini della Realtà.
Poi c'è da dire che, nonostante sia tratto da una graphic novel, il plot nel complesso deve non poco ai deliri visionari del grandissimo Philip K.
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Nel 2054 una potente innovazione tecnologica rende possibile vivere la propria vita da casa attraverso l'utilizzo dei Surrogati, che agiscono come gli umani e trasmettono loro le emozioni sensoriali.
Ma la morte, caso mai verificatosi prima, di una persona attraverso l'omicidio del suo surrogato spinge l'agente Greer a uscire a indagare di persona, per la prima volta dopo molto tempo.
La prima cosa da dire è che senza Bruce Willis, e nonostante il fatto che egli si limiti alle sue solite due espressioni, il film si ridurrebbe a un episodio di Ai Confini della Realtà.
Poi c'è da dire che, nonostante sia tratto da una graphic novel, il plot nel complesso deve non poco ai deliri visionari del grandissimo Philip K. Dick.
Intanto perchè continua la sottile apologia, se non delle guerre preventive, almeno degli spionaggi a fini di sicurezza. E poi perchè l'aura di paranoia scatenata più dalla massicccia campagna di difesa, che dall'attacco alle Twin Tower, sembra essere ancora lontana dallo sfumare.
Abbiamo un mondo futuro in cui non si esce più di casa e si mandano in giro dei bellissimi surrogati, i quali vivono le esperienze al posto dei veri umani, rimandandogli via rete le emozioni e gli eventuali scambi di fluidi corporei. Ovviamente tutte le informazioni circa le suddette esperienze sono monitorate e registrate.
Quindi il tasso di crimini è sceso paurosamente, non fosse altro che per il fatto che si può disconnettere a distanza un surrogato che sta compiendo un'azione illegale.
Naturalmente ci sono dei dissidenti, e esiste un'area che somiglia molto da vicino a un ghetto, in cui un non meglio identificato predicatore conduce le sue greggi, che non usano surrogati, sulla via della spontaneità e, a un certo punto del terrorismo.Fin qui tutto bene. Ma improvvisamente accade qualcosa che fino ad allora era considerato impossibile: un umano perde la vita nel momento in cui il suo surrogato viene colpito da una raffica di colpi, partiti da quella che pare essere un'arma non convenzionale.In pratica un'arma che non dovrebbe esistere. La polizia, per mezzo degli agenti Greer e Peters, indaga nel settore dei surrogati, cercando di capire come sia potuto accadere che si sia messa a punto un'arma in grado di uccidere chi è connesso al suo surrogato, invalidando così il vero motivo per cui tutti ne usano uno: la paura di uscire di casa. Naturalmente quello che scopriranno aumenterà il senso di sfiducia dello spettatore circa la reale affidabilità di un governo che, prima spaventa a morte la gente inducendola a restare in casa e a farsi spiare in nome della sicurezza, e che poi si rivela assolutamente incapace di proteggerla.
Tutta l'indagine segue il copione di mille altre precedenti, e come quelle non ci dice nulla di nuovo.
O almeno nulla che non sia venuto in mente per primo allo spettatore, dopo soli venti minuti di inseguimenti e distruzioni di vetrine e automobili. Del resto se il problema è sempre quello della sicurezza, delle armi e dell'uso delle seconde per garantire la prima, sappiamo già a chi rivolgere il nostro pensiero.Il granitico e, in alcuni momenti blandamente ironico, Willis è adattissimo alla parte. Nonostante il suo surrogato sfoggi un'improbabile pettinatura e un sorriso da pubblicità del dentifricio. Ma forse è più convincente come surrogato, piuttosto che come marito afflitto. L'afflizione e i piagnistei sentimentali non sono mai stati nelle corde di nessun attore action degno di questo nome.
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In un mondo i cui le persone si fanno sostituire da cloni robotici, i "Surrogates" del titolo, un detective (il solito Willis) deve indagare su alcuni omicidi compiuti con una misteriosa arma. La pista lo porterà, dopo la distruzione del proprio surrogato, ad entrare in campo in carne ed ossa ed a scoprire un diabolico complotto... Prendendo spunto da un misconosciuto graphic novel, Jonathan Mostow imbastisce un thriller fantascientifico che ricorda molto il recente Io Robot sia per atmosfere che per trama (l'attore che interpreta il genio della robotica è addirittura lo stesso!), condito con ottimi effetti speciali e con un cast che si impegna discretamente.
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In un mondo i cui le persone si fanno sostituire da cloni robotici, i "Surrogates" del titolo, un detective (il solito Willis) deve indagare su alcuni omicidi compiuti con una misteriosa arma. La pista lo porterà, dopo la distruzione del proprio surrogato, ad entrare in campo in carne ed ossa ed a scoprire un diabolico complotto... Prendendo spunto da un misconosciuto graphic novel, Jonathan Mostow imbastisce un thriller fantascientifico che ricorda molto il recente Io Robot sia per atmosfere che per trama (l'attore che interpreta il genio della robotica è addirittura lo stesso!), condito con ottimi effetti speciali e con un cast che si impegna discretamente. Purtroppo, però, al di là dell'originalissimo (mica tanto) spunto e di tematiche sociopolitiche affrontate in modo bene o male convincente, il film inciampa su un elemento cruciale, cioè su quello della trama, che appare ingarbugliata e sacrificata a momenti di riflessione che, torando costantemente durante la visione, non sono proprio necessari. Alla fine, troppi interrogativi sulla storia restano senza risposta, e anche il lato meramente action non è niente di particolare e risulta incapace di coinvolgere completamente. Spiacente di dare un tale giudizio su un film nel quale riponevo molte aspettative, ma questo spettacolone della Touchstone raggiunge a malapena la sufficienza per il modo superficiale con cui viene affrontata la storia.
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Passato abbastanza velocemente nelle sale è un'opera che andrebbe vista e, se ricapita, rivederla appena la passano in televisione. Un film da giovedì sera, bello forte e maledettamente attuale, ispirato a una novella per fumetti. Non è Blade Runner e nemmeno Io Robot. Durante la pellicola ve ne dimenticate dei confronti, perchè venite catapultati immediatamente nell'azione/thriller da serie tv dove si parla velocemente, si ragiona velocemente, ci si muove velocemente, e se il protagonista è Bruce Willis questo è tutto dire. Purtroppo il film finisce anche velocemente, ma non fa rimare male nessuno. La critica alla società, che stavolta non è esposta con frasi banali e discorsi pleonastici, si presenta da sola, cattiva, varia e colorata! Un mondo così colorato quanto finto (come i capelli di Willis!).
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Passato abbastanza velocemente nelle sale è un'opera che andrebbe vista e, se ricapita, rivederla appena la passano in televisione. Un film da giovedì sera, bello forte e maledettamente attuale, ispirato a una novella per fumetti. Non è Blade Runner e nemmeno Io Robot. Durante la pellicola ve ne dimenticate dei confronti, perchè venite catapultati immediatamente nell'azione/thriller da serie tv dove si parla velocemente, si ragiona velocemente, ci si muove velocemente, e se il protagonista è Bruce Willis questo è tutto dire. Purtroppo il film finisce anche velocemente, ma non fa rimare male nessuno. La critica alla società, che stavolta non è esposta con frasi banali e discorsi pleonastici, si presenta da sola, cattiva, varia e colorata! Un mondo così colorato quanto finto (come i capelli di Willis!). Un po' di sani pugni in pancia (metaforici) per lo spettatore conditi con l'azione e l'ambientazione in un prossimo futuro sono gli ingredienti ideali per una torta che ogni tanto va decisamente gustata!
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E' sorprendente la somiglianza tra questo film e Avatar usciti nello stesso anno, c'è da dire che sembri il suo cattivo gemello, cattivo inteso come pessimista, ma bando alle somiglianze questo film è molto più attuale e quasi-realistico che tutte le menate su possibili mondi ecologici o matrixiani, e ha qualcosa da dire rispetto a questi altri film, infatti il racconto evidenzia molto bene uno dei mali di questo secolo, cioè la dipendenza da internet, con le varie second-life chat irc o msn che siano e facebook e company, rappresentate nel film da miliardi di persone imbolsite che guidano da remoto i loro surrogati, e proprio la parola remoto che appare molte volte nel film fa associare nello spettatore, specie per chi si intende di informatica, la connessione che avviene tra client e server stando anche a distanza di migliaia di chilometri laddove lo permettano i router o le backbone, e di connettersi a chat o social network o al contrario per motivi di lavoro a servizi utili, illuminante anche la frase del protagonista nel rivolgersi a una donna-avatar gli fa capire che questa poteva essere anche un grassone sdraiato a pancia in su disteso su un lettino con l'uccello di fuori.
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E' sorprendente la somiglianza tra questo film e Avatar usciti nello stesso anno, c'è da dire che sembri il suo cattivo gemello, cattivo inteso come pessimista, ma bando alle somiglianze questo film è molto più attuale e quasi-realistico che tutte le menate su possibili mondi ecologici o matrixiani, e ha qualcosa da dire rispetto a questi altri film, infatti il racconto evidenzia molto bene uno dei mali di questo secolo, cioè la dipendenza da internet, con le varie second-life chat irc o msn che siano e facebook e company, rappresentate nel film da miliardi di persone imbolsite che guidano da remoto i loro surrogati, e proprio la parola remoto che appare molte volte nel film fa associare nello spettatore, specie per chi si intende di informatica, la connessione che avviene tra client e server stando anche a distanza di migliaia di chilometri laddove lo permettano i router o le backbone, e di connettersi a chat o social network o al contrario per motivi di lavoro a servizi utili, illuminante anche la frase del protagonista nel rivolgersi a una donna-avatar gli fa capire che questa poteva essere anche un grassone sdraiato a pancia in su disteso su un lettino con l'uccello di fuori... più attuale di cosi; peccato per la regia che non dice nulla di nuovo sulle immagini gia viste in altri film o nei spot publicitari, d'altronte non si può pretendere troppo dal regista di Terminator 3 che viene dal mondo dei videoclip; fino all'arrivo di Willis che qui recita più che assonnato (volutamente o involontario?) il film ha l'encefalogramma piatto, sembra di vedere un telefilm tirato a lucido; anche nel corso del film ci sono i soliti personaggi-triti il profeta e altri ancora sembrano solo li per fare tappezzeria; di bello ci sono alcune rivelazioni che si incastrano sottilmente tra sequenza e sequenza e alcune car-crash girate molto bene; il finale, azzeccatissimo e alquanto teso, fa capire che di fronte a internet che è diventato ormai un fenomeno mondiale, il più delle volte usato male, (sia a livello sociologico quando rompe gli equilibri politici, sia a livello privato quando se ne fa un uso smodato e si dimenticano cose più importanti), l'unica soluzione è lo staccare la spina, ma noi da bravi internauti con un minimo di buon senso affermiamo che la virtù sta sempre nel mezzo.
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Sarà che mentre lo stavo vedendo non ho seguito una parte con tantissima attenzione, ma l'unica cosa che mi rimane impressa è il colpo di scena finale, quando si scopre che la morte del ragazzino è un incidente e tutto il resto. La Mitchell mi era piaciuta di più in "Melinda e Melinda", Willis, forse perché non lo conosco molto bene, mi sembra ormai cristallizzato in un personaggio. Come messaggio lascia poco, qualche recensione che ho letto su questo sito induce anche a riflettere, ma come parabola esistenziale (Sic!) vale nulla, come film d'azione non molto di più. Il finale, posto che sia verosimile, mi è parso eccessivamente didascalico, e nella sostanza e nella realizzazione.
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Sarà che mentre lo stavo vedendo non ho seguito una parte con tantissima attenzione, ma l'unica cosa che mi rimane impressa è il colpo di scena finale, quando si scopre che la morte del ragazzino è un incidente e tutto il resto. La Mitchell mi era piaciuta di più in "Melinda e Melinda", Willis, forse perché non lo conosco molto bene, mi sembra ormai cristallizzato in un personaggio. Come messaggio lascia poco, qualche recensione che ho letto su questo sito induce anche a riflettere, ma come parabola esistenziale (Sic!) vale nulla, come film d'azione non molto di più. Il finale, posto che sia verosimile, mi è parso eccessivamente didascalico, e nella sostanza e nella realizzazione. L'inizio ricorda un pò "SimonE", un film con Pacino non indimenticabile ma forse un pò sottovalutato, che però incuriosiva di più - Secondo me- mostrando come un essere umano si innamori di uno virtuale.
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[+] lascia un commento a francesco2 »[ - ] lascia un commento a francesco2 »
L MONDO DEI REPLICANTI, di J. Mostow; In un futuro prossimo, la civiltà vive nel completo isolamento dove gli esseri umani affidano il compito di interagire con il mondo esterno ad androidi robotizzati, che fanno loro da surrogati. Ma questa imperante tecnologia dà fastidio a qualcuno, che cerca di debellarla, arrivando ad uccidere. Ma l'agente FBI Bruce Willis, è molto arrabbiato! Carina la realizzazione tecnica, meno la sceneggiatura. SURROGATO | ***
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[+] lascia un commento a giacomogabrielli »[ - ] lascia un commento a giacomogabrielli »
Film del genere fantascienza fino all'eccesso.La trama e' piacevole come l'interpretazione di b.willis che non e' da meno e gli effetti speciali che non mancano.Il film nel complesso e' simpatico e gradevole magari adatto agli amanti del genere.Voto 7
[+] lascia un commento a doni64 »[ - ] lascia un commento a doni64 »
prima di vedere il film non pensavo che avrebbe meritato le 3 stelle sinceramente. Eppure mi sono stupito di come il film amalgami gli ingredienti: la tencologia dei replicanti che consente di "vivere" attraverso delle copie-robot, l'aspetto investigativo che riguarda alcuni robot distrutti insieme ai loro "operatori", le scene d'azione e la vicenda personale del protagonista che ha perso un figlio e non ha più un rapporto reale con la moglie.
Come dicevo il fatto che tutto sia intrecciato e non ci siano scene o dettagli "gratutiti" rende avvincente e godibile il film nonostante le idee di fondo non originalissime. Ma oggi ormai qualsiasi tematica è stata già affrontata in qualche altro film o romanzo più o meno vecchio; ciò che caratterizza un buon film è la capacità di renderla credibile e coerente con i personaggi.
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prima di vedere il film non pensavo che avrebbe meritato le 3 stelle sinceramente. Eppure mi sono stupito di come il film amalgami gli ingredienti: la tencologia dei replicanti che consente di "vivere" attraverso delle copie-robot, l'aspetto investigativo che riguarda alcuni robot distrutti insieme ai loro "operatori", le scene d'azione e la vicenda personale del protagonista che ha perso un figlio e non ha più un rapporto reale con la moglie.
Come dicevo il fatto che tutto sia intrecciato e non ci siano scene o dettagli "gratutiti" rende avvincente e godibile il film nonostante le idee di fondo non originalissime. Ma oggi ormai qualsiasi tematica è stata già affrontata in qualche altro film o romanzo più o meno vecchio; ciò che caratterizza un buon film è la capacità di renderla credibile e coerente con i personaggi.
Particolare menzione per alcune scene d'azione particolarmente significative, come il protagonista in carne ed ossa che insegue il robot rubato alla collega provocando incidenti e caos incurante dei danni causati ai "surroghi" che incontra per strada in contrasto con i film tradizionali dove nessun innocente si fa mai un graffio, oppure la scena iniziale dove si vede il monitor che riporta l'input visivo del surrogo del protagonista dal quale si capisce la sua identità. [-]
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