yuri otani
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mercoledì 15 luglio 2015
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il pollo ruspante
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Film sull'esistenzialismo
la scena del ristorante mi ricorda l'episodio il pollo ruspante dal film Ro.Go.Pa.G.
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il befe
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sabato 7 marzo 2015
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capolavoro
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gianni quilici
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martedì 21 maggio 2013
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un personaggio in rivolta
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E' un film che rimane. Per una ragione. Perché c'è una vera rivolta. Una rivolta esistenziale contro la famiglia alto-borghese, contro l'America popolare "squallida e consumistica, devastata e stanca"...
Ed è una vera rivolta, perché nasce dal dolore di corrispondenze mancate. Corrispondenze sentimentali: con la cameriera ingenuamente e popolarmente volgare e quella più sottilmente conformistica con la cognata; corrispondenze culturali: con un padre oggi silente, con un fratello pieno di sè e cieco verso ciò che accade oltre lui.
Ed è una rivolta che nasce non dall'estetismo, ma dall'impossibilità di, e che tuttavia (con la cameriera per esempio) si assume delle responsabilità.
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E' un film che rimane. Per una ragione. Perché c'è una vera rivolta. Una rivolta esistenziale contro la famiglia alto-borghese, contro l'America popolare "squallida e consumistica, devastata e stanca"...
Ed è una vera rivolta, perché nasce dal dolore di corrispondenze mancate. Corrispondenze sentimentali: con la cameriera ingenuamente e popolarmente volgare e quella più sottilmente conformistica con la cognata; corrispondenze culturali: con un padre oggi silente, con un fratello pieno di sè e cieco verso ciò che accade oltre lui.
Ed è una rivolta che nasce non dall'estetismo, ma dall'impossibilità di, e che tuttavia (con la cameriera per esempio) si assume delle responsabilità.
Jack Nicholson interpreta una figura complessa: ironico e angosciato con quella cifra recitativa, che diventerà una sua caratteristica, ossia lo scatto improvviso, veloce, tagliente ora beffardo, ora tormentato.
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fra007
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domenica 2 ottobre 2011
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talento sprecato
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Un talentuoso musicista proveniente da una famiglia molto ricca, sceglie di di vivere ai margini della società, scappando dal suo destino. Film che raffigura il disadattamento sociale. Scenografia eccezzionale, bravissimi gli attori.
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joker 91
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sabato 16 aprile 2011
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un piccolo grande film
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un film girato molto bene da rafaelson anche se manca qualcosa per definirlo capolavoro con qualche parte un po smorta.
Nicholson porta avanti la sua stella dopo il mitico successo di Easy Rider che cambiò la storia del cinema attraverso un personaggio totalmente allo sbando che fugge dalla realtà e che rappresenta pienamente quel tipo di generazione anni 70.
Un film anni 70 ben girato che si avvale di un ottimo Nicholson è di una ottima Karen black,7 nomination all'oscar ma non ne vinse neanche uno, quell'anno fù dominato da PATTON
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barmario
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domenica 6 dicembre 2009
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voglia di riscatto e critica al perbenismo
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A parte qualche passaggio mediocre e mal costruito, resta un film ben fatto nella trama e nel significato che vuole esprimere allo spettatore: la voglia di riscatto e la speranza in una vita migliore da parte del protagonista (un ottimo Nicholson) e la critica al perbenismo di una famiglia beenstante ma con tante magagne e peccati nascosti sotto il tappeto; dalla quale di fatto il personaggio scappa appena può.
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erm63
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mercoledì 13 febbraio 2008
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on the road
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Un ribelle demotivato e stanco,cerca la propria e l'altrui identita'nell'alcol,nelle risse e nella provocazione.Credo per autopunizione,mantiene una relazione insipida e corrosa dall'interno con una stupida cameriera.Ma quando il passato gli fa' intravedere che sarebbe anche potuto essere una persona forse piu' felice (se conoscesse la felicità),fugge il piu' lontano possibile.Un altro ottimo film che mette sotto accusa la societa' americana del periodo,mettendone in luce la falsa ideologia del benessere e l'ipocrisia del "sogno americano".Un Nicholson grandioso
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gabrielli
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lunedì 20 marzo 2006
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magnifico
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All'inizio pensi che sia un film su un antieroe per eccellenza, ma in seguito il film si snoda attraverso vari filoni tutti interessanti e profondi. Grande Jack!! un film per me indimenticabile.
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vanbronck
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giovedì 31 marzo 2005
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america in pezzi facili
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Storia atipica quella di Bob Rafelson che negli anni a cavallo fra i ‘60 e i ‘70 ci racconta il dramma di una generazione allo sbando, quella di Robert “Bobby” Dupea (interpretato da un Nicholson in stato di grazia). Robert proviene da una famiglia di musicisti, egli stesso è (o meglio era) un pianista talentuoso, fin quando decide di mollare tutto e andare via di casa. Inizia a vivere alla giornata girando in lungo e in largo per gli States, diventa operaio, e finisce con il vivere con una certa Rayette, una ragazza un po’ stupida che, parole di Robert, se non parlasse sarebbe perfetta. Eppure anche questa “nuova” vita inizia a stargli stretta, e la notizia della malattia del padre sarà un’opportunità per tornare in quella casa da cui era scappato tempo prima.
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Storia atipica quella di Bob Rafelson che negli anni a cavallo fra i ‘60 e i ‘70 ci racconta il dramma di una generazione allo sbando, quella di Robert “Bobby” Dupea (interpretato da un Nicholson in stato di grazia). Robert proviene da una famiglia di musicisti, egli stesso è (o meglio era) un pianista talentuoso, fin quando decide di mollare tutto e andare via di casa. Inizia a vivere alla giornata girando in lungo e in largo per gli States, diventa operaio, e finisce con il vivere con una certa Rayette, una ragazza un po’ stupida che, parole di Robert, se non parlasse sarebbe perfetta. Eppure anche questa “nuova” vita inizia a stargli stretta, e la notizia della malattia del padre sarà un’opportunità per tornare in quella casa da cui era scappato tempo prima.
Rafelson con maestria ci offre uno squarcio di America al bivio, la storia di Robert è la stessa di tanti americani della sua epoca che si ritrovano di fronte ad una società che spersonalizza l'individuo, che soffoca la libertà di vivere in modo non conformato, che non da più risposte perché non ne sa più dare (esemplare la scena in cui Robert prima di partire si "confida" con il padre) Il nostro protagonista sembra sperare in un ritorno al passato che possa rivelarsi un dolce conforto (struggente la scena in cui suona per la compagna del fratello Carl), ma tutto è cambiato in quegli anni, non si torna indietro perché questo mutamento l’hanno voluto tutti i Bobby Dupea di questa terra e, se si è fuggiti già una volta da un mondo e dalle sue regole bigotte e perbeniste, ci vuole ben poco per capire che si scapperà altre cento volte da lì perché a Bobby quel tipo di vita, quella gente, gli fa schifo (come avrà modo di dire ad un’ospite inquietantemente snob). Robert lascerà di nuovo tutto, ancora più lacerantemente confuso, e con la sempre più impellente necessità di capire se stesso e il cammino da percorrere.
Straordinario, cristallino, Rafelson trae dalla sceneggiatura dalla Eastman un film senza tempo, che con occhio attento scruta dall’interno il malessere di una nazione. Imperdibile.
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