fedeleto
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lunedì 30 aprile 2012
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placido nelle grinfie della piovra
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Parlare di mafia non e' facile,ne' tantomeno capire cosa c'e' esattamente dietro questa organizzazione.La rai decide di produrre una fiction televisiva che tratti l'argomento e renda evidente il disagio e la sofferenza di un popolo in ginocchio di fronte a questa situazione.La storia racconta del commissario Cattani(Michele Placido) trasferito con la sua famiglia in Sicilia da Roma per indagare sull'assassinio di un commissario.Gradualmente scoprira' che alcune banche servono a finanziare droga per la mafia,e si innamorera' di Titti(Barbara de Rossi) una tossica che ha assistito all'omicidio della propria madre compiuto dal delinquente Cincinnao(Angelo Infanti).
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Parlare di mafia non e' facile,ne' tantomeno capire cosa c'e' esattamente dietro questa organizzazione.La rai decide di produrre una fiction televisiva che tratti l'argomento e renda evidente il disagio e la sofferenza di un popolo in ginocchio di fronte a questa situazione.La storia racconta del commissario Cattani(Michele Placido) trasferito con la sua famiglia in Sicilia da Roma per indagare sull'assassinio di un commissario.Gradualmente scoprira' che alcune banche servono a finanziare droga per la mafia,e si innamorera' di Titti(Barbara de Rossi) una tossica che ha assistito all'omicidio della propria madre compiuto dal delinquente Cincinnao(Angelo Infanti).Quando la situazione sembra ormai aprire un varco alla speranza e castigare i malavitosi,sua figlia viene rapita,e il commissario Cattani non puo' far altro che arrendersi ai ricatti dei mafiosi,fino a quando non gliela riporteranno violentata.L'ira del commissario si abbattera' sulla persona responsabile di cio',e tornera' in azione.Ma chi c'e' realmente al vertice di questa temibile organizzazione?La sceneggiatura di Ennio De Concini funziona,ma la regia di Damiano Damiani(quien sabe,perche' si uccide un magistrato,l'istruttoria e' chiusa dimentichi) e' piu' che buona e regala momenti di puro coinvolgimento.Parecchie sono le scene di grande tensione(l'omicidio del vice commissario al bar,oppure la magistrale sequenza in cui i malavitosi che durante la cena giocano a chi vorrebbero uccidere),ma in generale la storia emoziona e coinvolge al punto giusto,forse sei puntate sono troppe poche e soprattutto lasciano aperti ancora troppi interrogativi che meritano appunto un'altra serie per delucidazioni e chiaramenti in proposito,del resto parlare di mafia come dicevamo all'inizio non e' affatto un'impresa facile.Ovviamente non si puo' non citare la bravura indiscussa di Michele Placido,che offre una delle sue piu' grandi interpretazioni,davvero magistrale la sua recitazione.Pertanto la fiction in bilico tra il poliziesco e il giallo(non a caso inizia con la caccia all'assassino del commissario) non ha un momento di caduta ed in sei puntate non c'e' n'e' una che sia noiosa o tantomento sottotono,si passa dai momenti di tenerezza di figlia-padre(Cattani dice sei la mia sorellina),a colpi di scena(l'omicidio del vice commissario),il tutto condito con la tecnica di Damiani che non incentra completamente la fiction sull'azione(anche se non mancano scene di pura azione come ad esempio l'agguato al commissario da parte di Cincinnao) e lascia aperta sempre la porta del dubbio e dell'inaspettato.Da non perdere.
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nino terzo 82
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venerdì 20 febbraio 2009
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capolavoro
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Si è trattato di un ottima ricostruzione sulla storia della Mafia in Sicilia, avendo svolto l'attività di Carabiniere in diverse zone della Sicilia come l'isola di Ustica (Palermo), dove è successa la strage di fama nazionale collegata ai legami mafia/politica, e Porto Palo di Capo Passero (Siracusa).Complimenti.
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giorgio
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martedì 24 giugno 2008
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tra girolimoni e monnezza
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Rivista recentemente su 'raisat premium' la prima edizione de "la piovra", in onda a marzo 1984, mi sono convinto che questa edizione sia la meno rappresentativa socialmente e politicamente. Paradossalmente, "la piovra" migliora con le edizioni, riuscendo a maturare nel tempo (ma solo con Perelli) una sua "classicità" TELEVISIVA, che, pur nelle sue evidenti lacune e difetti stilistici, l'ha resa un prodotto tv dalla fisionomia inconfondibile e ben riconoscibile dal vasto pubblico di affezionati che l'hanno via via seguita (la serie è finita nel 2001!). Della "piovra" edizione 1984 resta un ibrido prodotto a metà tra il "girolimoni" (film del 1972 dello stesso Damiani) e i vari "monnezza". Una riedizione critica della "piovra" oggi non può rinvenire il carattere "epocale" de "la piovra" nella storia della Rai, di vera svolta nel modo di fare TV pubblica.
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Rivista recentemente su 'raisat premium' la prima edizione de "la piovra", in onda a marzo 1984, mi sono convinto che questa edizione sia la meno rappresentativa socialmente e politicamente. Paradossalmente, "la piovra" migliora con le edizioni, riuscendo a maturare nel tempo (ma solo con Perelli) una sua "classicità" TELEVISIVA, che, pur nelle sue evidenti lacune e difetti stilistici, l'ha resa un prodotto tv dalla fisionomia inconfondibile e ben riconoscibile dal vasto pubblico di affezionati che l'hanno via via seguita (la serie è finita nel 2001!). Della "piovra" edizione 1984 resta un ibrido prodotto a metà tra il "girolimoni" (film del 1972 dello stesso Damiani) e i vari "monnezza". Una riedizione critica della "piovra" oggi non può rinvenire il carattere "epocale" de "la piovra" nella storia della Rai, di vera svolta nel modo di fare TV pubblica. Con "la piovra" IL TRASH IRROMPE NELLO STILE DELLA TV PUBBLICA. E' la prima volta che accade. In altre parole, mentre fino a tutti gli anni '70, la Tv pubblica cercava una referenza artistica in generi artistici "alti" (la prosa, la narrativa), con "la piovra" la Rai propone un prodotto dotato della referenza artistica dl livello più infimo che allora si potesse immaginare, il cd poliziottesco "all'italiana", o quantomeno, quel genere (in cui Tessari e lo stesso regista Damiani erano specializzati) di ambiguo cinema civile, dove la denuncia si sposa con il facile effettismo. Tale referenza è, anzitutto, evidente nella stessa storia del Commissario Cattani, che, ricattato col rapimento della figlia, è costretto a FARSI GIUSTIZIA DA SOLO contro l'aguzzino Cirinnà (così finisce non senza una certa quale "aura" da far west la prima edizione). Nello stesso tempo, il compiacimento nella descrizione della violenza sulla bambina rapita e lo stesso particolare dello stupro non possono che richiamare certa morbosità da "girolimoni", film che trattava di violenze su bambine del 1972, di un certo successo di pubblico, diretto dallo stesso Damiano Damiani. Oggi si può dire: ad attaccare al teleschermo più di 15 milioni di spettatori fu la storia morbosa della violenza sulla bambina; altro che l'indignazione contro la mafia!
Con "la piovra 1" siamo molto lontani dalla lezione germiana de "in nome della legge", dove almeno l'approssimazione sociologica è pagata con uno spettacolo di primissimo piano. Forse alla lezione germiana, "la piovra" guarderà meglio in seguito (ad esempio, ne "la piovra 4", con certe scene di aperto melodramma). Con "la piovra 1" Damiani confonde troppo l'immediatezza cinematografico/televisva con l'effettismo e la facile truculenza.
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