essegi98
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lunedì 7 marzo 2022
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un horror esemplare!
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Martyrs è un film del 2008 diretto da Pascal Laugier – è un film horror esemplare, capace di conquistare fin da subito. Richiama i film di Haneke perché nella scena iniziale del film una delle due protagoniste uccide una famiglia tipica borghese e che lei stessa la ritiene colpevole per gli abusi subiti dall’uomo che è seduto in tavola con la sua famiglia. Martyrs è un puro esempio che l’horror è un genere che ha ancora molto da dire ma che è ormai continuamente infangato dai continui polpettoni horror che invadono le sale negli ultimi anni. I film horror non devono solo far paura ma devono lasciare a chi li guarda un messaggio che vada oltre il solito film con i jumpscare. Fin dai primi minuti della pellicola lo spettatore si troverà a dover vivere delle scene di violenza, abusi, scene religiose, che hanno un proprio scopo per la fabula del film e portano lo spettatore a fare dei ragionamenti che lo possono portare fuori strada.
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Martyrs è un film del 2008 diretto da Pascal Laugier – è un film horror esemplare, capace di conquistare fin da subito. Richiama i film di Haneke perché nella scena iniziale del film una delle due protagoniste uccide una famiglia tipica borghese e che lei stessa la ritiene colpevole per gli abusi subiti dall’uomo che è seduto in tavola con la sua famiglia. Martyrs è un puro esempio che l’horror è un genere che ha ancora molto da dire ma che è ormai continuamente infangato dai continui polpettoni horror che invadono le sale negli ultimi anni. I film horror non devono solo far paura ma devono lasciare a chi li guarda un messaggio che vada oltre il solito film con i jumpscare. Fin dai primi minuti della pellicola lo spettatore si troverà a dover vivere delle scene di violenza, abusi, scene religiose, che hanno un proprio scopo per la fabula del film e portano lo spettatore a fare dei ragionamenti che lo possono portare fuori strada. Le scene di sangue sono agghiaccianti ma non banali e il confronto con il mostro che vive nella mente delle protagoniste è più vivo che mai e segna la sofferenza e i traumi che hanno vissuto. Il regista del film ha realizzato la pellicola basandosi su un periodo triste della sua vita e di aver voluto creare un film sulla sofferenza, sul pessimismo nei confronti del mondo. Il film è stato criticato per le scene di violenza e scuoiamento ma è proprio questo la carica che deve dare un film horror, deve rimanere impresso per dei giorni e non farti dimenticare il messaggio che il film vuole trasmetterti.
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tommy
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giovedì 7 ottobre 2021
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il fondo del barile
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Ecco arrivare dalla francia l'ennesimo esempio del mai abbastanza vituperato genere chiamato torture porn sulla falsariga di Hostel, stavolta impreziosito (si fa per dire) di una narrazione multistrato per flashback e allucinazioni tanto imbranata e disonesta nella narrazione da confondere lo spettatore almeno per la prima mezzora secondo la regola del ma che diamine! Siamo francesi! Quando non si capisce un cazzo vuol dire che è geniale!
Due ragazze in canotta Bruce Willis Style (soprattutto per la pulizia) non sufficientemente sottile da evidenziarne i capezzoli sterminano a suon di fucilate un'allegra famiglia del mulino bianco perchè questa faceva parte di una specie di setta che cercava di maritrizzare gente a caso per scoprire cosa ci sia nell'aldilà.
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Ecco arrivare dalla francia l'ennesimo esempio del mai abbastanza vituperato genere chiamato torture porn sulla falsariga di Hostel, stavolta impreziosito (si fa per dire) di una narrazione multistrato per flashback e allucinazioni tanto imbranata e disonesta nella narrazione da confondere lo spettatore almeno per la prima mezzora secondo la regola del ma che diamine! Siamo francesi! Quando non si capisce un cazzo vuol dire che è geniale!
Due ragazze in canotta Bruce Willis Style (soprattutto per la pulizia) non sufficientemente sottile da evidenziarne i capezzoli sterminano a suon di fucilate un'allegra famiglia del mulino bianco perchè questa faceva parte di una specie di setta che cercava di maritrizzare gente a caso per scoprire cosa ci sia nell'aldilà. In effetti una delle due era scampata alle loro torture in tenera età, quindi si rendeva necessario andare a sfidare un'organizzazione potente e capillare per permettere ad essa di finire il lavoro iniziato un ventennio prima. Una muore subito, l'altra viene reiteratamente picchiata da un tizio che pare un malavitoso balcanico che poi la scuoierà permettendole di vedere la luce e indurre al suicidio la capa della buffa organizzazione.
Nulla in questo film si salva: dalla prevedibilità della stupida trama al presunto sperimentalismo dell'intreccio prima fatto di flashback, poi di narrazione lineare in una grottesca parodia della Passione di Cristo.
Un vano tentativo di colpire allo stomaco lo spettatore che accuserà il colpo solo se realmente ingenuo (al che mi chiedo che senso abbia fare qualcosa per traumatizzare la gente).
sappiamo gà che sisterà una pletora che inneggerà alla necessità di indagare il lato oscuro, la morte ecc...
...comodamente seduti sul divano di casa attraverso un'opera di fiction!
A loro suggerisco di uscire un po' più di casa e magari iscriversi in una palestra di sport a contatto pieno.
E' decisamente più sano.
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nuccio
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domenica 25 luglio 2021
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particolare
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Visto nei giorni scorsi, condivido molte delle opinioni positive lette qui e anche qualche nota negativa.
Per me la parte che eleva il film da torture in grande film è tutta quella che riguarda i martiri ed il martirio.
A mio parere solo un europeo cattolico poteva fare un film in cui descrivere con immagini l'essenza del martirio.
Mi ha comunque disturbato non per le scene splatter o torture (ci sono un sacco di film anche più disturbanti) ma per la parte "mistica".
Comunque sia un film non banale e imperdibile se si ama il genere
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filigrana
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sabato 9 gennaio 2021
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un capolavoro dell'' horror
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forse l' unico cenno di riprovazione traspare quando la seconda carceriera dice ad anna che le sue sofferenze stanno per terminare, ma alla luce della crudeltà del martirio finale anche questa battuta si inquadra a mio avviso nel soggiogamento psicologico totale del martire, più che in una compassionevole espressione di conforto.
la freddezza e metodicità delle scene finali, quando ormai anna è irrimediabilmente ostaggio dei suoi aguzzini, è senz' altro ciò che più mi ha colpito di tutto il film, la banalità del male la definirei, senza voler tuttavia etichettare in alcun modo la definizione.
ciò che altri spettatori hanno connotato con noia, ripetitività, sovrabbondanza, ridondanza, è a mio avviso il messaggio principale del film: il male è banale e cosa c' è di più banale, arcaico ed ancestrale che massacrare una povera ragazza indifesa di botte?
non mi ricordo tutti gli strumenti di tortura visti negli altri horror/thriller, anzi ne ricordo pochi, segno che in un vecchio spettatore ormai abituato al sangue a fiumi anche le trappole più sofisticate del pervertito di turno lasciano il tempo che trovano, ma le botte che si piglia la povera anna me le ricorderò, ahimè, con dolore dovessi campare 1000 anni.
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forse l' unico cenno di riprovazione traspare quando la seconda carceriera dice ad anna che le sue sofferenze stanno per terminare, ma alla luce della crudeltà del martirio finale anche questa battuta si inquadra a mio avviso nel soggiogamento psicologico totale del martire, più che in una compassionevole espressione di conforto.
la freddezza e metodicità delle scene finali, quando ormai anna è irrimediabilmente ostaggio dei suoi aguzzini, è senz' altro ciò che più mi ha colpito di tutto il film, la banalità del male la definirei, senza voler tuttavia etichettare in alcun modo la definizione.
ciò che altri spettatori hanno connotato con noia, ripetitività, sovrabbondanza, ridondanza, è a mio avviso il messaggio principale del film: il male è banale e cosa c' è di più banale, arcaico ed ancestrale che massacrare una povera ragazza indifesa di botte?
non mi ricordo tutti gli strumenti di tortura visti negli altri horror/thriller, anzi ne ricordo pochi, segno che in un vecchio spettatore ormai abituato al sangue a fiumi anche le trappole più sofisticate del pervertito di turno lasciano il tempo che trovano, ma le botte che si piglia la povera anna me le ricorderò, ahimè, con dolore dovessi campare 1000 anni.
percosse metodiche, come dicevo, fredde, glaciali, la scala che scende ogni volta, inquadrata sempre nello stesso identico modo, lo stesso identico rumore, e il volto della poveraccia che ogni volta è sempre più gonfio e nero; niente musica, niente gridi; la lavano, la nutrono e la picchiano per mesi, anni, chi lo sa?
per me l' opera sarebbe anche potuta terminare qui, il vero messaggio per me è questo.
il male vero è la nostra freddezza, la nostra indifferenza, noncuranza, sistematicità, apatia, noia, nei confronti del mondo esterno; le botte sono una azzeccata metafora del male che facciamo all' "altro", che sia uomo, animale o il pianeta stesso.
quanti di noi hanno fatto del male all' "altro" (io per primo) senza poi saper dire a noi stessi il perchè l' abbiamo fatto?
parlo di coscienza intima, se mi scusate l' origine un po' cattolica e spiritualista del termine, non delle giustificazioni di comodo date ad altri che ci chiedevano conto del nostro operato.
i torturatori e gli aguzzini di lucie e poi di anna, e chissà di quanti altri, siamo noi purtroppo, persone normali, con una vita normale, una famiglia normale, degli affetti, un lavoro, la casa, l' auto, la piscina dei figli...
nessuno si può tirare fuori.
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venerdì 8 gennaio 2021
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un capolavoro dell'' horror
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scena altamente drammatica (e per inciso è raro trovare scene così realmente drammatiche nei film horror in generale) è anche quando anna chiede scusa piangente all' amica ormai morta da tempo, dopo aver scoperto il sotterraneo delle torture con la donna in catene e tutte le foto appese, segno questo che non le aveva mai creduto fino in fondo, ma aveva assecondato le sue investigazioni sulla famiglia che poi lucie massacrerà nella villa solo per i suoi sentimenti verso l' amica.
alla fine del film, dopo innumerevoli torture e sevizie patite da anna, il filmino di loro due ancora bambine all' istituto mentre giocano sorridenti e apparentemente spensierate dà un ulteriore, ennesimo, ultimo e durissimo pugno nello stomaco al povero spettatore (nella fattispecie a me), forse più di tutto il sangue visto nel film, perchè lì ti domandi se fosse proprio inevitabile che finisse tutto a schifìo, se dopo tutte le fatiche fatte da anna per proteggere e riportare a nuova vita l' amica del cuore, dopo anni e anni di buoni sentimenti, fosse stato davvero tutto inutile.
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scena altamente drammatica (e per inciso è raro trovare scene così realmente drammatiche nei film horror in generale) è anche quando anna chiede scusa piangente all' amica ormai morta da tempo, dopo aver scoperto il sotterraneo delle torture con la donna in catene e tutte le foto appese, segno questo che non le aveva mai creduto fino in fondo, ma aveva assecondato le sue investigazioni sulla famiglia che poi lucie massacrerà nella villa solo per i suoi sentimenti verso l' amica.
alla fine del film, dopo innumerevoli torture e sevizie patite da anna, il filmino di loro due ancora bambine all' istituto mentre giocano sorridenti e apparentemente spensierate dà un ulteriore, ennesimo, ultimo e durissimo pugno nello stomaco al povero spettatore (nella fattispecie a me), forse più di tutto il sangue visto nel film, perchè lì ti domandi se fosse proprio inevitabile che finisse tutto a schifìo, se dopo tutte le fatiche fatte da anna per proteggere e riportare a nuova vita l' amica del cuore, dopo anni e anni di buoni sentimenti, fosse stato davvero tutto inutile.
la delicatezza, la verecondia e la pura innocenza utopiche con le quali il regista dipinge questa relazione tra le due ragazze stridono in maniera esplosiva con l' estrema violenza e durezza del film, pervaso di un profondo e glaciale nichilismo senza speranza, lasciando lo spettatore ancora più disorientato e traumatizzato dallo spettacolo appena visto (e altrimenti che film horror sarebbe se finisse tutto a tarallucci e vino?).
veniamo ora al secondo aspetto, cioè alla cupa freddezza che contraddistingue l' opera.
ormai da decenni negli horror siamo abituati a serial killer con patologie sessuali o psichiche, a delinquenti abituali, medici folli, sette sataniche, nani e storpi più o meno mascherati, zombi, demoni e potrei andare avanti a lungo, ma questo è l' unico film a mia memoria dove la violenza più brutale e assoluta viene esercitata sistematicamente in case appositamente predisposte, da persone che sono madri e padri di famiglia, dalla vita in apparenza tranquilla piccolo-medio borghese, che accudiscono amorevolmente i figli in un ambiente pulito e ordinato.
nel film non c' è ombra di sadismo, di compiacimento, di devianza, nei torturatori.
le due coppie di torturatori che compaiono nel film mettono in pratica il loro "lavoro" con scrupolo e disciplina ma, intenzionalmente, senza mai dare anche solo un cenno di approvazione o di riprovazione per ciò che stanno facendo.
anche quando la carceriera slega lucie per punirla dopodichè le ha sputato in faccia la schifosa nutrizione forzata, lo fa perchè così le è stato impartito nell' addestramento, il martire deve essere del tutto soggiogato fisicamente e psicologicamente, deve restare da solo con i suoi carnefici, non deve vedere nè sentire quello che gli sta attorno e la curiosa intimazione a lucie di non entrare nell' altra stanza, dove c' è l' altra ragazza con la bocca cucita, si inquadra in questo preciso senso; la minaccia di ucciderla proprio perchè aveva visto l' altra martire sarebbe stata senz' altro posta in essere, senonchè l' aguzzina si era con tutta probabilità rotta una gamba nella maldestra caduta e la ragazzina riesce così a scappare.
da questo incidente in poi l' organizzazione di madame abbandona l' utilizzo di vecchi magazzini per costruire abitazioni predisposte, come la villa del massacro.
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giovedì 7 gennaio 2021
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un capolavoro dell'' horror
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sono un patito di film horror, iniziando da zombi (romero, 1978) che ho visto a 13 anni all' uscita, quando era vietato ai 18; inutile dire che alcune scene le ricordo anche adesso che di anni ne ho quasi 60.
da allora ne ho visti a centinaia ma, non essendo un cinefilo ed avendo pessima memoria, non sarò in grado di scovare dotte citazioni per l' opera in questione.
desidero soffermarmi su due aspetti non approfonditi dalle recensioni che mi precedono: la relazione evidentemente omosessuale tra le due protagoniste e la freddezza dell' opera.
con riguardo al primo aspetto, il rapporto tra le due ragazze è di una tenerezza commovente: i filmini sparsi in testa e in coda al film le mostrano bambine ora intente nel gioco, ora mentre anna consola lucie che si nasconde, si isola, piange.
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sono un patito di film horror, iniziando da zombi (romero, 1978) che ho visto a 13 anni all' uscita, quando era vietato ai 18; inutile dire che alcune scene le ricordo anche adesso che di anni ne ho quasi 60.
da allora ne ho visti a centinaia ma, non essendo un cinefilo ed avendo pessima memoria, non sarò in grado di scovare dotte citazioni per l' opera in questione.
desidero soffermarmi su due aspetti non approfonditi dalle recensioni che mi precedono: la relazione evidentemente omosessuale tra le due protagoniste e la freddezza dell' opera.
con riguardo al primo aspetto, il rapporto tra le due ragazze è di una tenerezza commovente: i filmini sparsi in testa e in coda al film le mostrano bambine ora intente nel gioco, ora mentre anna consola lucie che si nasconde, si isola, piange.
nei titoli di testa si vede lucie ancora rasata e tumefatta dalle torture, ancora terrorizzata, che piange e respinge altre bambine, poi pian piano viene coinvolta dall' amicizia di anna che se ne prende cura e viene definita "mammina" anche se è più piccolina di lucie.
una prima avvisaglia dei sentimenti che anna prova per lucie appare quando la invita a dormire nel suo lettino per consolarla dai suoi incubi, dopo averla trovata tutta insanguinata e sconvolta, tempo prima, nella vasca da bagno della loro stanza.
caso strano, le bambine somigliano vistosamente, ai limiti dell' inquietudine, alle donne che ritroveremo 15 anni dopo, fatto non sempre verificatosi in altre opere ben più blasonate, alla faccia di chi ha criticato casting e performance.
la relazione si appalesa dopo la strage della villa, quando le due ragazze, dopo aver trascinato i 4 corpi nella doccia, si consolano a vicenda e si abbracciano per darsi coraggio, ma anna bacia sulla bocca lucie e quest' ultima esclama stupita "cosa fai?".
è chiaro che anna, dopo aver protetto, coccolato, aiutato, condiviso gli incubi e le paure, il tutto a favore dell' amica, per 15 anni, se ne è follemente e perdutamente innamorata e qui sta forse il punto fondamentale dell' opera.
infatti, anzichè correre a chiamare i gendarmi e far arrestare lucie, decide da sola di spostare i cadaveri e di gettarli nella fossa delle tubazioni, lasciando impronte digitali e tracce di dna dappertutto sui corpi, rendendosi così responsabile di favoreggiamento nella strage; sarà anche per questo che non chiamerà mai la polizia, dico io.
altra scena di una tenerezza e di una intensità drammatica commovente è quella del suicidio di lucie, completamente senza musica come gran parte del film (il che per quanto mi riguarda ha amplificato emozioni e sensazioni), dove anna cerca di tappare lo squarcio sulla gola con le mani mentre piange e urla incredula sotto il diluvio.
poco dopo la si vede mentre deterge la ferita mortale dell' amica, come per avere l' illusione che da un attimo all' altro possa riprendersi.
la successiva telefonata alla madre è chiarificatrice: le due amiche probabilmente vivevano assieme anche dopo essere uscite dall' istituto e la madre non condivideva l' amicizia della figlia con lucie, avendone una pessima opinione.
inutile dire che anche anna, ricoverata in tenera età in istituto, proveniva da situazioni familiari difficili e lo si capisce bene dal tono di sufficienza e di scherno maramaldo con cui la madre le si rivolge.
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hulk1
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martedì 24 marzo 2020
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inutile martirio
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Questa ondata di cineasti francesi che sostiene di avere in Lucio Fulci uno dei maestri più luminosi, a mio avviso ha capito ben poco delle tematiche fulciane e del resto del nostro cinema horror. Non è un tortur porn.......così sostengono gli estimatori di questo regista, oddio fancesi che si cimentano i questo genere , sono una contraddizione di termini.
Hanno sempre evitatao, tranne che con occhi senza volto, il b movie che tanto ci appassiona. Ma da quasi un vent'ennio ci provano, nel film in questione la spiegazione che non esiste , dovrebbe imporre l'opera come capolavoro. Assistiamo ad un massacro immotivato, forse citando Popper, siamo così assuefatti alla violenza che l'autore come nel Salò di Pasolini ce la sbatte in fac
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Questa ondata di cineasti francesi che sostiene di avere in Lucio Fulci uno dei maestri più luminosi, a mio avviso ha capito ben poco delle tematiche fulciane e del resto del nostro cinema horror. Non è un tortur porn.......così sostengono gli estimatori di questo regista, oddio fancesi che si cimentano i questo genere , sono una contraddizione di termini.
Hanno sempre evitatao, tranne che con occhi senza volto, il b movie che tanto ci appassiona. Ma da quasi un vent'ennio ci provano, nel film in questione la spiegazione che non esiste , dovrebbe imporre l'opera come capolavoro. Assistiamo ad un massacro immotivato, forse citando Popper, siamo così assuefatti alla violenza che l'autore come nel Salò di Pasolini ce la sbatte in faccia facendoci indignare?
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alexmanfrex
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mercoledì 11 settembre 2019
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disturbante
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Ci sarebbe da scrivere un intero trattato su un film come Martyrs.
Non sono un esperto di cinema francese (tanto meno di cinema horror francese) ma non c'è dubbio che Martyrs rappresenti un esempio del tutto particolare di genere.
Interessante sotto molti punti di vista, ad una prima visione risulta indiscutibilmente disturbante.
Disturbante nell'atmosfera e nella dinamica della narrazione, scomodo da interiorizzare in maniera razionale.
Per apprezzarlo, bisognerebbe addentrarsi nei significati più profondi che il film vuole far emergere.
La fotografia non è delle migliori, ma tutto sommato le sue mancanze sono funzionali allo scopo del film.
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Ci sarebbe da scrivere un intero trattato su un film come Martyrs.
Non sono un esperto di cinema francese (tanto meno di cinema horror francese) ma non c'è dubbio che Martyrs rappresenti un esempio del tutto particolare di genere.
Interessante sotto molti punti di vista, ad una prima visione risulta indiscutibilmente disturbante.
Disturbante nell'atmosfera e nella dinamica della narrazione, scomodo da interiorizzare in maniera razionale.
Per apprezzarlo, bisognerebbe addentrarsi nei significati più profondi che il film vuole far emergere.
La fotografia non è delle migliori, ma tutto sommato le sue mancanze sono funzionali allo scopo del film.
Il film si può suddividere in due parti principali abbastanza distinte; la prima parte apre alla vicenda in maniera non del tutto netta e lascia spazio alla speculazione. Nella seconda parte, c'è una razionalità più marcata, ma non per questo meno inquietante, anzi, per tale motivo ancora di più poichè delinea maggiormente lo scopo del film.
Si può dire che anche la regia segua questo schema distinto nelle due parti; nella prima mette in evidenza il mistero e il non visto, mentre nella seconda si fa mezzo per mostrare in maniera più netta la missione dei protagonisti.
Le prove attoriali sono a tratti molto apprezzabili.
Un film che alza l'asticella in tema di pazzia e instabilità morale ed esistenziale che può essere toccata dal genere umano, laddove temi più grandi di noi vogliono essere esplorati con un approccio totalmente folle, seppure metodico.
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fabal
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domenica 27 gennaio 2019
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tanti "basta" misti a conati di vomito
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Una bambina scomparsa viene ritrovata per strada, sotto shock e con evidenti ferite: si tratta di Lucie, rapita apparentemente senza motivo e sottoposta a torture di ogni genere. Quindici anni dopo Lucie rintraccia gli aguzzini, irrompe nella loro casa armata di un fucile a pompa e compie una strage. Poi telefona alla sua amica Anne spiegandole l'accaduto e insieme tentano di occultare i cadaveri. Ma è solo l'inizio di un nuovo, estenuante capitolo di sangue e torture.
Ammesso che vi possa essere una qualche estetica nel macabro, l'augurio più sentito è che questo non sia il caso di Martyrs. Il film di Laugier parte discretamente bene: la storia frammentata di Lucie sulle prime intriga, e giustamente lo spettatore si illude che il suo grande obiettivo sarà ricostruirne i pezzi.
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Una bambina scomparsa viene ritrovata per strada, sotto shock e con evidenti ferite: si tratta di Lucie, rapita apparentemente senza motivo e sottoposta a torture di ogni genere. Quindici anni dopo Lucie rintraccia gli aguzzini, irrompe nella loro casa armata di un fucile a pompa e compie una strage. Poi telefona alla sua amica Anne spiegandole l'accaduto e insieme tentano di occultare i cadaveri. Ma è solo l'inizio di un nuovo, estenuante capitolo di sangue e torture.
Ammesso che vi possa essere una qualche estetica nel macabro, l'augurio più sentito è che questo non sia il caso di Martyrs. Il film di Laugier parte discretamente bene: la storia frammentata di Lucie sulle prime intriga, e giustamente lo spettatore si illude che il suo grande obiettivo sarà ricostruirne i pezzi. Il piglio dichiaratamente splatter di Martyrs è sostenibile finché la trama non si rivela per ciò che è: un pretesto per disgustare chi guarda, metterne a dura prova la sua sopportazione, rifugiandosi dietro l'alibi dell'estetica dello scandalo. Che vale a dire: "Non ti piace perché è inaccettabile", e la risposta non può che essere: "No. Non mi piace perché è brutto".
Nei corpi martoriati, scuoiati, con viti piantate nel cranio e i soliti fiumi di sangue non vi è alcuna innovazione dell'horror, nemmeno a livello visivo. C'è il solito dungeon di cemento di Saw senza nemmeno lo sforzo di ingegnarsi sulle tecniche di tortura (ma questa pecca è forse un pregio), perché per la maggior parte del tempo la povera Anne prende botte da orbi per mano di un omone pelato. Né tantomeno c'è un processo di ricerca per lo spettatore che il film vorrebbe invece legittimare con la "giustificazione" finale, ossia della tortura come veicolo di catarsi per sé e per tutta l'umanità, peraltro unica scappatoia possibile per provare (senza riuscirci) a dare un senso narrativo al massacro inscenato.
Il traguardo è un'ora e mezza di "basta" frustrati, misti a conati di vomito: se poi questo risultato viene considerato un vanto e serve a fare di Martyrs un film fuori dagli schemi, allora fortunato (ma non bravo) Pascal Laugier.
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