zanze61
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venerdì 31 maggio 2013
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meraviglioso
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Rilettura molto stendhaliana di un non eccelso racconto di Balzac (dalla Storia dei Tredici), il film di Rivette dimostra splendidamente che per fare un cinema d'ambientazione storica non occorrono rutilanti scenografie, costumi sfarzosi, ingenti risorse economiche: basta un autore originale e innovativo (nonostante i suoi ottant'anni), dotato di una solida cultura letteraria, e capace di trasfonderla con perfetta sicurezza sullo schermo; basta una sobria ricostruzione d'epoca, resa più realistica da una fotografia impastata di molte ombre, in cui toni, colori, pose richiamano quadri e statue di quel particolare periodo (e in questo il film mi ha ricordato, non a caso, certe soluzioni figurative e coloristiche utilizzate da Rohmer nella Marchesa di O); basta un gioco tutto francese di parole e di promesse taciute; bastano due interpreti magistrali, perfetti, l'uno (Guillaume Depardieu, che sembra trasfondere nel personaggio tanta parte di sé) proteso nel suo cupo e sofferente inseguimento, l'altra (Jeanne Balibar) mondana e mistica, in attesa di un dio a cui votarsi, nella affascinante irregolarità della sua bellezza: entrambi impegnati in un rapporto di antagonismo amoroso portato fino alle estreme conseguenze.
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Rilettura molto stendhaliana di un non eccelso racconto di Balzac (dalla Storia dei Tredici), il film di Rivette dimostra splendidamente che per fare un cinema d'ambientazione storica non occorrono rutilanti scenografie, costumi sfarzosi, ingenti risorse economiche: basta un autore originale e innovativo (nonostante i suoi ottant'anni), dotato di una solida cultura letteraria, e capace di trasfonderla con perfetta sicurezza sullo schermo; basta una sobria ricostruzione d'epoca, resa più realistica da una fotografia impastata di molte ombre, in cui toni, colori, pose richiamano quadri e statue di quel particolare periodo (e in questo il film mi ha ricordato, non a caso, certe soluzioni figurative e coloristiche utilizzate da Rohmer nella Marchesa di O); basta un gioco tutto francese di parole e di promesse taciute; bastano due interpreti magistrali, perfetti, l'uno (Guillaume Depardieu, che sembra trasfondere nel personaggio tanta parte di sé) proteso nel suo cupo e sofferente inseguimento, l'altra (Jeanne Balibar) mondana e mistica, in attesa di un dio a cui votarsi, nella affascinante irregolarità della sua bellezza: entrambi impegnati in un rapporto di antagonismo amoroso portato fino alle estreme conseguenze. Molti silenzi carichi di sentimenti, il tempo scandito in modo magistrale, anche attraverso didascalie scritte (un tocco nouvelle vague), e infine, dopo il lungo flash back parigino tutto notturno, la scabra luminosa bellezza del monastero davanti al mare! Non mi stanco mai di rivederlo.
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jago
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giovedì 24 luglio 2008
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che roba e'?
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ricardo reis
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lunedì 7 aprile 2008
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un regista in crisi di ispirazione
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Bisogna sempre capire quali siano le nostre aspettive per giudicare un film; si tratta comunque di un film d'autore che ha una precisa connotazione letteraria nel romanzo di Balzac. Ecco forse trovo gli ultimi lavori troppo didascalicamente letterari, ed è una letteratura squisitamente fine a se stessa come a voler colmare un vuoto di contenuti e di ispirazione. Mi riferisco alla Histoire di Marie e Julien, a Va Savoir, e alla duchessa, in parte anche alla Bella Scontrosa. Niente a che vedere col Rivette di film come Duelle, quasi crepuscolare ricco di luci e ombre, per non dire di Parigi non ci appartiene, o addirittura di Noli Me Tangere. Anche lì c'era già il tema del teatro, della rappresentazione, del teatro all'interno del film ma il risultato allora appariva più sincero, tutto era più fuido anche se forse meno perfetto tecnicamente.
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Bisogna sempre capire quali siano le nostre aspettive per giudicare un film; si tratta comunque di un film d'autore che ha una precisa connotazione letteraria nel romanzo di Balzac. Ecco forse trovo gli ultimi lavori troppo didascalicamente letterari, ed è una letteratura squisitamente fine a se stessa come a voler colmare un vuoto di contenuti e di ispirazione. Mi riferisco alla Histoire di Marie e Julien, a Va Savoir, e alla duchessa, in parte anche alla Bella Scontrosa. Niente a che vedere col Rivette di film come Duelle, quasi crepuscolare ricco di luci e ombre, per non dire di Parigi non ci appartiene, o addirittura di Noli Me Tangere. Anche lì c'era già il tema del teatro, della rappresentazione, del teatro all'interno del film ma il risultato allora appariva più sincero, tutto era più fuido anche se forse meno perfetto tecnicamente. Oggi questi siparietti da film muto come commenti di una voce fuori campo, o gli sguardi ammiccanti verso lo spettattatore di una stucchevole Jeanne Balibar, sono per quanto mi riguarda una stanca e moderna rivisitazione di quanto già il regista già aveva espresso nel secolo scorso.
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livi
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venerdì 14 marzo 2008
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molto buono
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film coinvolgente. bravi gli attori. dialoghi molto buoni. la storia di
un amore assoluto da molto da pensare visto i tempi in cui viviamo.
non mi è piaciuto molto il finale e ancora meno la battuta finale,
non è coerente con la bellissina storia e i sentimenti che provavano i
due protagonisti.
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salvatore de cristofaro
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lunedì 10 marzo 2008
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gelida perfezione
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Splendido film del maestro Rivette:non una parola di troppo o un'immagine fuori posto.Tutto è perfetto,forse troppo.Si prova infatti un senso di distacco,di scarso coinvolgimento emotivo,quasi di timore reverenziale nei confronti di un'opera d'arte sublime ma distante da sè...Un film in ogni caso da vedere e da amare senza mezzi termini.
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francy
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domenica 9 marzo 2008
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festa delle donne (grazie a dio ci siamo evolute)
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primo quarto d'ora allucinante.
al secondo tempo, dopo la battuta di lei "la mia fronte è più bollente del ferro ardente... mettimi il tuo marchio" me ne sono andata.
Confesso però che mi sono divertita un sacco, per i visi allibiti e per i commenti dei pochi uomini presenti; inoltre aleggiavano nell'aria le nuvolette con i pensieri inespressi della gente tipo al momemto del rapimento "finalmente ci siamo, se la scopa" e detto da me che odio questo termine esprime quanto lo spettatore non ne possa più.
giusto per dare un piccolo giudizio positivo: interessante il volto dell'attrice, adatto all'epoca e abbastanza bravo depardieu a rendere il generale un uomo dal fascino triste e misterioso
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pulce
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venerdì 1 febbraio 2008
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o mio dio
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sono un appassionata di storie d'amore e quindi posso far finta che questo film non sia mai stato fatto,ma mi preoccupo per chi non ha mai visto questi generi e vede questo per la prima volta....è tutto sbagliato...dov è la passionalità,la vita amorosa e tutto quello che attrae le persone che vanno a vedere film d'amore..è come vedere un cane che continua a cercare di mordersi la coda,freddo distaccato,noioso...e poi alla fine?no,lei muore,ma va?giusto finale per questo film....banale.e gli attori?con tutte le donne belle e carismatiche che ci sono metti una protagonista carente di fascino a sostenere un ruolo di grande importanza?e lui cos è?zoppo o cammina solo male?non si capisce....
[+] guillame depardieu
(di dora)
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firefox
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domenica 6 gennaio 2008
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hai notato i cubi di cemento ??
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Hai notato in riva al mare, durante lo sbarco degli amici del generale che devono arrampicarsi sul costone del convento, ci sono dei cubi di cemento frangiflutti di ultimissima generazione. Inquadrare un'altra parte della costa no eh !!
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adriano lotito
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mercoledì 5 settembre 2007
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balzac letto da rivette
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Un piccolo gioiello che splende quasi non visto tra l'esercito dei kolossal americani. Un film d'autore diretto con grande abilità da Jacques Rivette che si muove con tono freddo e distaccato tra i meandri dell'animo umano denso di follia e irrazionalità. La duchessa di Langeais è tratto dall'omonimo romanzo di Honorè de Balzac che ritrae un tira e molla tra una duchessa attratta da un eroe di guerra. Ma la sua attrazione verso quest'ultimo non diventa mai esplicita e questo fa si che il generale napoleonico diventi la sua vittima. Ma alla fine il soldato se ne va e la dama sentendone la mancanza capisce d'aver perso il suo vero amore e si richiude in convento per poi suicidarsi una volta stata scoperta dal suo amante.
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Un piccolo gioiello che splende quasi non visto tra l'esercito dei kolossal americani. Un film d'autore diretto con grande abilità da Jacques Rivette che si muove con tono freddo e distaccato tra i meandri dell'animo umano denso di follia e irrazionalità. La duchessa di Langeais è tratto dall'omonimo romanzo di Honorè de Balzac che ritrae un tira e molla tra una duchessa attratta da un eroe di guerra. Ma la sua attrazione verso quest'ultimo non diventa mai esplicita e questo fa si che il generale napoleonico diventi la sua vittima. Ma alla fine il soldato se ne va e la dama sentendone la mancanza capisce d'aver perso il suo vero amore e si richiude in convento per poi suicidarsi una volta stata scoperta dal suo amante.
Gli attori sono stupefacenti soprattutto Guillame Depardieu che si dimostra più che all'altezza di suo padre regalando agli spettatori una performance densa di emozioni e sofferenze.
Anche se il film è giocato soprattutto sulla psicologia dei protagonisti non manca di descrivere l'ambiente della Francia napoleonica in cui l'apparenza era tutto e gli interessi dominavano sui sentimenti. La ricostruzione dell'ambiente è perfetta grazie anche alle belle scenografie e ai costumi del tutto fedeli alle tradizioni dell'epoca. Una nota di merito va pure alla fotografia e all'impostazione del film per cui sembra di leggere un libro.
Purtroppo non ce ne sono più film così.
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[+] per fortuna
(di gianbigio)
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happyjob
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mercoledì 22 agosto 2007
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a me non è piaciuto
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Sono uno di quelli che vanno al cinema per vedere in immagini un racconto interessante, piacevole, ben presentato e con tutti dettagli a posto in modo da imparare anche qualcosa sul modo di vivere in quel contesto. Mi ritrovo invece :
Un generale di Napoleone che sembra un barbone;
Che non fa niente per compicere la sua amata;
Una duchessa che fa partire un sentimento solo per il gusto di far soffrire se stessa ed il suo "amante"
La luce delle candele mescolata al neon ( ! );
Il rumore dei passi in esterno che non corrisponde con il ciottolato ma piutosto con un pavimento in legno di una stamberga;
Delle spiegazioni sullo schermo nero che sembrano fatte per risparmiare sulle riprese;
Qualcuno mi spiega dove sta il capolavoro ?
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