great steven
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lunedì 11 aprile 2022
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la ribellione di un bambino vittima del disamore.
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LA GUERRA DI MARIO (IT, 2005) diretto da ANTONIO CAPUANO. Interpretato da VALERIA GOLINO, MARCO GRIECO, ANDREA RENZI, ANITA CAPRIOLI, ROSARIA DE CICCO, ANTONIO PENNARELLA, VALERIA SABEL, LUCIA RAGNI ● Giulia, quarantenne insegnante d’arte all’Università di Napoli, è sposata da anni col coetaneo Sandro, giornalista televisivo. Quando viene loro affidato dai servizi sociali un bambino di nove anni, Mario, sottratto dal Tribunale dei minori alla famiglia biologica – padre e madre per nulla affidabili e immersi nel degradante sottoproletariato della periferia napoletana –, lei è entusiasta del suo nuovo ruolo di madre putativa e investe un impegno fin troppo palese nell’allevamento del piccolo, mentre lui fatica a trovare una dimensione sensata dal momento in cui Mario entra a far parte del nucleo familiare.
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LA GUERRA DI MARIO (IT, 2005) diretto da ANTONIO CAPUANO. Interpretato da VALERIA GOLINO, MARCO GRIECO, ANDREA RENZI, ANITA CAPRIOLI, ROSARIA DE CICCO, ANTONIO PENNARELLA, VALERIA SABEL, LUCIA RAGNI ● Giulia, quarantenne insegnante d’arte all’Università di Napoli, è sposata da anni col coetaneo Sandro, giornalista televisivo. Quando viene loro affidato dai servizi sociali un bambino di nove anni, Mario, sottratto dal Tribunale dei minori alla famiglia biologica – padre e madre per nulla affidabili e immersi nel degradante sottoproletariato della periferia napoletana –, lei è entusiasta del suo nuovo ruolo di madre putativa e investe un impegno fin troppo palese nell’allevamento del piccolo, mentre lui fatica a trovare una dimensione sensata dal momento in cui Mario entra a far parte del nucleo familiare. Lo scopo di questo affido, temporaneo, è verificare se Giulia e Sandro, coppia della borghesia agiata e colta del capoluogo campano, possono sopperire alle mancanze dei genitori naturali, che hanno causato in Mario la nascita di una personalità scontrosa e ribelle, bisognosa dell’amore di due figure adulte per ritrovare un sano equilibrio. Ma il bimbo mette a dura prova la pazienza di tutti (compreso il contorno istituzionale che lo circonda: giudici, assistenti sociali, psicologi, insegnanti di scuola), dimostrandosi incapace di controllare la rabbia che gli deriva dalla desolante solitudine in cui è capitato suo malgrado. L’esperimento viene infine considerato dai servizi sociali un fallimento preannunciato: Mario verrà destinato a una coppia con figli, ben più adeguata, secondo la giudice, a crescerlo che non una coppia senza prole. Nella sua difficile armonia, racconta una sconfitta amorosa il cui motore è l’affetto in ogni sua declinazione, sia attiva che passiva. Tale sconfitta vede come protagonista indiscussa il personaggio di V. Golino, che arriva a nutrire una passione sconfinata per un ruolo che può offrirle la conquista di una pienezza spirituale a lungo sospirata, negatale, a suo parere, dal marito (A. Renzi che gioca di rimessa con la consueta sobrietà), quantomeno dubbioso sul fatto di accogliere il bambino nella loro vita con una quantità così preoccupante di incognite. L’attrice partenopea è d’altro canto alle prese con un personaggio rischioso, e la sua bravura risiede proprio nel talento recitativo che adopera per dargli una toccante ed esaustiva verità, lottando contro il mondo intero per convincerlo che Mario, a dispetto della sua faccia da impunito e dei suoi atteggiamenti di sfida, non è un poco di buono. A dire il talento di A. Capuano, qui al suo quinto lungometraggio, basterebbe indicare la scelta e la direzione del piccolo Grieco, interprete perfetto nell’impersonare il senso di inadeguatezza e frustrazione che Mario prova non appena vive una condizione impostagli contro il suo volere. Non a caso, l’ambivalente titolo sta a significare non solo la sua intima lotta contraddittoria, ma anche la guerra di Shad-sky, l’alter ego che si inventa per superare col gioco dell’immaginazione la solitudine. Da parte sua, il regista tratta una materia che conosce benissimo, e non esita a calcare la mano laddove è necessario perché lo spettatore si faccia un’idea precisa della sofferenza indistintamente affrontata da tutti i personaggi. Fotografia disadorna e impeccabile dell’eccezionale Luca Bigazzi. Prodotto da Nicola Giuliano, Francesca Cima (Indigo) e Domenico Procacci (Fandango). Distribuito, in ritardo, da Medusa. 2 David di Donatello: Premio dei Critici (Capuano), attrice protagonista (Golino).
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maurbano
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lunedì 22 maggio 2017
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e mario ....
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Cosa si può fare per Mario ??Come si può aiutare Mario ?? Se neanche l'amore incondizionato della sua nuova madre,disposta a tutto, riesce a scalfire quella corazza che Mario si porta adosso .Non riesco a pensare che saranno le catene a educare Mario . Mi stai dicendo che Mario ha già il destino segnato o forse ... viviendo in un contesto famigliare con dei fratelli che lo aiutano avrà una vita possibile .
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lbavassano
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martedì 21 marzo 2017
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grande cinema italiano
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Gran bel film "La guerra di Mario" di Antonio Capuano. Inusuale, in un panorama italiano che pare avere smarrito la capacità di narrare il reale se non immiserendolo sugli schemi sciatti e ripetitivi di una commedia affidata esclusivamente al comico (ed alla bellona) di turno (televisivo). Ed invece per fortuna esistono anche film come questo, certamente criticabili sotto l'aspetto ideologico-educativo dichiaratamente schierato, ma che della realtà comunque ci narrano gli aspetti più autentici, rifuggendo da qualsivoglia stereotipo, anche quello del puro squallore, o del patetico in caccia della troppo facile lacrimuccia, o dell'ancor più facile finale consolatorio.
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Gran bel film "La guerra di Mario" di Antonio Capuano. Inusuale, in un panorama italiano che pare avere smarrito la capacità di narrare il reale se non immiserendolo sugli schemi sciatti e ripetitivi di una commedia affidata esclusivamente al comico (ed alla bellona) di turno (televisivo). Ed invece per fortuna esistono anche film come questo, certamente criticabili sotto l'aspetto ideologico-educativo dichiaratamente schierato, ma che della realtà comunque ci narrano gli aspetti più autentici, rifuggendo da qualsivoglia stereotipo, anche quello del puro squallore, o del patetico in caccia della troppo facile lacrimuccia, o dell'ancor più facile finale consolatorio. Capace di scrutare di scrutare l'interiorità dei personaggi, dei tre principali quantomeno, offrendo loro vita e spessore, senza risparmiargli nulla, errori, inadeguatezza e debolezze, senza risparmiare nulla allo spettatore, anche il fastidio e l'irritazione. Capace di narrare una città, Napoli, che dagli stereotipi rischia costantemente di essere sommersa e negata. Ci vuole un ottimo regista per ottenere tutto ciò, ed interpreti all'altezza.
Gran bel film "La guerra di Mario", che narra una storia marginale capace di coinvolgerci tutti, tutti quelli che comunque si sentono "in guerra". (Impossibile non pensare agli amati Dardenne, in particolare a "Il ragazzo con la bicicletta", non solo per l'affinità tematica, ma anche per gli squarci musicali, ove Bach prende il posto di Beethoven, ma il film di Capuano, una volta tanto, è venuto prima).
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qisoneb
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domenica 4 agosto 2013
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educativo
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Oh, ricordo questo film, una deliziosa commedia drammatica, circa,
le falsità ad oltranza nel sogno del piccolo mario che trasbordano
poi in una specie di lagna di grido, disperato, come
se avesse avuto 54 corde vocali, all'al di là... nel mondo dell'adulto, il quale
sembrava oltre che ignorarlo infliggergli una pena straziante, che non
s'addice alla borghesia (?) l'opposto del 'padrino',
forse sfuggito a qualche cinefilo, dove Michael ha un differente progetto
per i papponi del rione, e dal ristorante a seguie ricorderete che è storia del cinema.
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pressa catozzo
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lunedì 2 aprile 2012
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infanzia negata
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Quante le storie di infanzia negata, riesce un film toccante. Quando lo vidi ne rimasi profondamente toccato. La Gulino sincera nella sua recitazione rende il film coinvolgente. Da rivedere .Eccellente prodotto merita rivederlo.
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gianki1954
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mercoledì 28 maggio 2008
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molto vero
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Mi è piaciuto molto. é un film che fa pensare.
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zacchete24
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mercoledì 25 aprile 2007
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e' un mondo difficile
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Giulia (Valeria Golino) è una madre convinta di essere nel giusto, la sua mission impossible è regalare una vita normale ad un bambino che è figlio di un dio minore. Si scontrerà con una schiera di insensibili. Brava la disperata De Cicco in un ruolo minore, sufficiente la Golino, teatrale e, quindi, non all'altezza Andrea Renzi.
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mario conti
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mercoledì 29 novembre 2006
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l'odore del sangue (borghese e proletario)
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Anche un sogno sanguinario, una fantasmagoria di corpi trucidati e membra sezionate, è un modo per sentirsi vivi, per non abbandonarsi alla realtà che si vive, e per ricordare l'unica realtà (pur misera e degradata) che si conosca. Questo è il bambino Mario:un ingenuo e rozzo sognatore, un prodotto dell'ambiente e della società che lo hanno visto nascere e lo hanno inevitabilmente forgiato. Nel film di Capuano domina una visione deterministica dell'esistenza: ognuno è quello che è perchè così deve essere, ognuno è agito da forze più grandi o più adulte, siano esse la strada o mamme adottive o naturali fra loro diversissime. I sogni borghesi di normalità e di amore genitoriale, quell'amore di per sè lindo, pulito, ordinato, fanno i conti con la verità che Mario incarna; la verità della strada, dela grettezza di gesti e comportamenti, della precaria arte dell'arrangiarsi che tutto pervade e diventa quasi struggente sistema di vita.
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Anche un sogno sanguinario, una fantasmagoria di corpi trucidati e membra sezionate, è un modo per sentirsi vivi, per non abbandonarsi alla realtà che si vive, e per ricordare l'unica realtà (pur misera e degradata) che si conosca. Questo è il bambino Mario:un ingenuo e rozzo sognatore, un prodotto dell'ambiente e della società che lo hanno visto nascere e lo hanno inevitabilmente forgiato. Nel film di Capuano domina una visione deterministica dell'esistenza: ognuno è quello che è perchè così deve essere, ognuno è agito da forze più grandi o più adulte, siano esse la strada o mamme adottive o naturali fra loro diversissime. I sogni borghesi di normalità e di amore genitoriale, quell'amore di per sè lindo, pulito, ordinato, fanno i conti con la verità che Mario incarna; la verità della strada, dela grettezza di gesti e comportamenti, della precaria arte dell'arrangiarsi che tutto pervade e diventa quasi struggente sistema di vita. A nulla serve la sincera disponibilità della madre adottiva: la permissività travestita da moderno e idealista modello educativo pur non potrà normalizzare Mario, ormai marchiato dai suoi natali,ormai corrotto nei suoi geni da ragazzino di strada.
Questo colpisce nel bel film di Capuano: l'inavvicinabilità di mondi ormai alla deriva, quello borghese con i suoi deficit strutturali di comunicazione (la figlia rimprovera alla madre do non averle inculcato il valore ed il sapore della maternità) e quello sottoproletario, con il suo dialetto sferzante ed icastico e le sincere paraculaggini. Il tutto reso da interpretazioni intense e soffici, non un urlo di troppo, solo qualche insistenza sulle colorite fantasie di un bambino (giustamente?) troppo grande e maturo per la propria età anagrafica.
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rosy60
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giovedì 16 novembre 2006
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l'incomunicabilità fra infanzia e maturità
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Bel film di incomunicabilità fra mondi diversi: fra quello dei bambini e quello degli adulti e fra quello dei vicoli, dei bassi con quello della borghesia napoletana. Qualche varco in questo muro lo consente solo il cuore, la tenerezza, la caparbietà d'amore della possibile mamma (Valeria Golino, ottima interpretazione). Capro espiatorio è la figura maschile adulta della storia, che tenta maldestramente il dialogo dell'amore; contestato dal bambino e dalla compagna, tuttavia dimostra una certa consapevolezza e sensibilità, sia pur velata da una infantile permalosità. Il bambino, figura centrale nella storia, appartiene solo a se stesso ed ormai pare abbia un imprinting negativo indelebile, ma qualche spiraglio di evoluzione positiva appare alla fine del film.
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mauro
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lunedì 10 aprile 2006
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permissivismo?
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il film nel mostrare l'educazione permissiva di una madre non è così schierato, forse mostra proprio il fallimento anche di questa impostazione, sicuramente mostra anche voci contrarie.
Bisognerebbe mettere da parte i propri privati risentimenti anti 68: nel film non c'è solo la contrapposizione permissivismo autoritarismo.
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