lella sabadini
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venerdì 10 febbraio 2012
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bellissimo e commuovente...
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Uno dei migliori fra i molti film che ho visto sull'argomento.
La fotografia naturalmente è uno dei fattori che contribuiscono all'atmosfera nel passaggio dal colore a un bianco e nero che contribuisce a rendere meno crude certe scene ma nello stesso tempo sottolinea lo stato d'animo dei detenuti e degli spettatori man mano che la vicenda si dipana.
E' uno dei rari film in cui si insiste sul ripetersi delle giornate sempre uguali scandite dalla sveglia, dalla magra colazione e dal lavoro , dall'ammassarsi alla fine nelle baracche dove il sonno non è riposo : questo, a mio parere, a differenza di tante altre pellicole rende l'idea della “ banalità del male “: l'orrore, il sopruso diventano routine.
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Uno dei migliori fra i molti film che ho visto sull'argomento.
La fotografia naturalmente è uno dei fattori che contribuiscono all'atmosfera nel passaggio dal colore a un bianco e nero che contribuisce a rendere meno crude certe scene ma nello stesso tempo sottolinea lo stato d'animo dei detenuti e degli spettatori man mano che la vicenda si dipana.
E' uno dei rari film in cui si insiste sul ripetersi delle giornate sempre uguali scandite dalla sveglia, dalla magra colazione e dal lavoro , dall'ammassarsi alla fine nelle baracche dove il sonno non è riposo : questo, a mio parere, a differenza di tante altre pellicole rende l'idea della “ banalità del male “: l'orrore, il sopruso diventano routine. Indimenticabile la scena in cui il protagonista, dopo essere caduto per il peso del sacco che gli era stato messo sulle esili spalle, si rialza e porge la schiena con le braccia pronte a ricevere il peso insostenibile ma.... da sostenere per continuare a vivere.
Debbo ammettere che in vari momenti mi sono commossa proprio per la linearità e la semplicità con cui gli avvenimenti vengono descritti e per come la narrazione venga affidata in gran parte alle espressioni dei volti.
E' anche uno dei pochi film che insiste sulla disumanità degli “ appelli “ che si protraevano al gelo per ore, a volte per tutta la notte con l'unico scopo di infierire ulteriormente sui detenuti e di provocarne la morte per assideramento. ( Il timore di questi appelli è sempre descritto dai sopravvissuti nei loro libri ma raramente rappresentato)
Ed ecco allora un'altra scena magistrale :i prigionieri visti dall'alto che dondolano a ritmi differenti per cercare di restare i piedi sperando che il tempo passi il più velocemente possibile mentre uno di essi, ormai impazzito gesticola in modo inconsulto.
Un'altra particolarità è il soffermarsi sull' atteggiamento dei due schieramenti contrapposti di chi ha contribuito alla liberazione del campo.
L'americano sa che il destino che attende il protagonista non sarà facile : l'Ungheria entrerà a far parte del URSS e anche i Russi non son mai stati teneri con gli ebrei.
Gyuri decide di tornare in patria accompagnato da un russo che ostenta un falso entusiasmo per la libertà riacquistata dai sopravvissuti ma che non riesce a strappare nemmeno un sorriso a persone tanto provate riportandole“ allegramente” alle loro vite precedenti che però non saranno mai più le stesse. E' come se il protagonista capisse che, comunque vadano le cose è stato crudelmente giocato dal destino, che poi, afferma, è composto da tante piccole scelte inconsapevoli, e diffida anche del futuro. Terribile la risposta : “ provo soltanto odio”.
Grazie alla sua giovane età probabilmente riuscirà a costruirsi la vita che avrebbe voluto ma quanta mestizia nei suoi pensieri mentre si allontana in controluce dalla piazza un tempo familiare... Nessun sopravvissuto può dimenticare di esser stato senza destino
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claudiorec
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mercoledì 24 febbraio 2010
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buon film sulla shoah
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Koltai, dopo aver firmato la fotografia di molti film, esordisce alla regia presentando la sua Ungheria in una parte di storia "vergognosa" per molte nazioni. Il prodotto che ne nasce risulta discreto, ma il soggeto è troppo inflazionato perché "Senza destino" possa essere considerato un "gran film".
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mamuska
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mercoledì 12 novembre 2008
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per non dimenticare mai
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La Shoha vissuta attraverso gli occhi di un ragazzo ,messaggio di vita e volontà di superare ,senza dimenticare.
Film bellissimo che lascia il segno.
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fulvia
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martedì 14 ottobre 2008
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e il cuore diventa piccolo piccolo
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Premetto che sono appassionata del genere e che dunque ho visto la maggior parte dei film sulla shoah."Senza destino" mi ha lasciata senza parole.Bel film,duro,toccante,a tratti agghiacciante.Bravissimo il protagonista,che ha lasciato che mi immedesimassi e provassi lo stesso suo dolore.Un film che lascia spazio solo al silenzio,alla meditazione individuale,col cuore che mano mano,davanti ad ognuna delle numerosissime scene a sè stanti,diventa piccolo,ma sempre più piccolo....Gran bel film!
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giovedì 31 gennaio 2008
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senza destino
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Credo che sia un film stupendo in tutto, anche nel modo con cui ci fa capire la dura verità a me è piaciuto moltissimo anche se duro.
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livio
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lunedì 11 giugno 2007
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tutto quello che ci accade ha un senso
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Tutto quello che ci accade ha un senso. Anche i fatti negativi. Se si ha la fortuna di sopravvivere, come il protagonista del film e l'autore premio Nobel del libro da cui è tratto, allora le esperienze di vita servono a temprare il carattere e a crescere e anche a diventare un grande scrittore. Il destino non è altro che il risultato di coincidenze e di scelte, anche quella di viaggiare su un autobus invece che su un treno. Nella vita spesso ci si trova davanti a un bivio, e spesso la scelta non è completamente libera. Il film è pieno di silenzi, di sguardi intensi, di esibita desolazione, ma mai noioso. La fotografia è splendida. Intensa l'interpretazione del giovane attore dagli occhi espressivi.
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Tutto quello che ci accade ha un senso. Anche i fatti negativi. Se si ha la fortuna di sopravvivere, come il protagonista del film e l'autore premio Nobel del libro da cui è tratto, allora le esperienze di vita servono a temprare il carattere e a crescere e anche a diventare un grande scrittore. Il destino non è altro che il risultato di coincidenze e di scelte, anche quella di viaggiare su un autobus invece che su un treno. Nella vita spesso ci si trova davanti a un bivio, e spesso la scelta non è completamente libera. Il film è pieno di silenzi, di sguardi intensi, di esibita desolazione, ma mai noioso. La fotografia è splendida. Intensa l'interpretazione del giovane attore dagli occhi espressivi. Finale consolatorio.
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fantastic#1
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martedì 27 marzo 2007
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la storia di un ragazzo di religione ebrea
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Tratto dal romanzo ''Essere senza destino'',questo film narra la storia di un ragazzo 14enne ebreo che è stato convocato in un campo ad Auschiwitz,un posto sconosciuto e isolato nella Germania.Si ritroverà davanti jet e razzi funebri.
Si è ritrovato davanti la Seconda Guerra Mondiale.Oltre i volgari termini,''Senza destino - fateless'' è un film di genere drammatico,hanno lavorato attori ungheresi,attori tedeschi e attori inglesi.
Nel film appare anche Daniel Craig,il James Bond di ''007:Casinò royale'', nel ruolo di un soldato americano.
Molto bravo Marcel Nagy nel ruolo del ragazzo ungherese e tutti gli altri attori che fanno parte del cast.
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elena
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domenica 25 febbraio 2007
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senza destino
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non si può dire se è bello o brutto.
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