eltanker
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martedì 2 agosto 2022
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il miglior film biografico di scorsese/ di caprio
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Inutile star qui a riscrivere la sinossi di un film che quasi tutti avranno visto almeno una volta nella vita.
Più importante sottolineare come Di Caprio e Scorsese siano riusciti a portare su schermo la grandezza e la follia di uno di più controversi personaggi americani del '900.
La bravura di Di Caprio permette di toccare quasi con mano il disturbo ossessivo compulsivo di Hughes, mentre il talento registico di Scorsese permette di viverlo sulla nostra pelle, quasi fossimo noi stessi o qualcuno a noi vicino.
Cast e scenografia da Oscar, senza contare il lavoro svolto sulla sceneggiatura che permette al film di scorrere liscio come l'olio per la durata di quasi 3 ore.
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Inutile star qui a riscrivere la sinossi di un film che quasi tutti avranno visto almeno una volta nella vita.
Più importante sottolineare come Di Caprio e Scorsese siano riusciti a portare su schermo la grandezza e la follia di uno di più controversi personaggi americani del '900.
La bravura di Di Caprio permette di toccare quasi con mano il disturbo ossessivo compulsivo di Hughes, mentre il talento registico di Scorsese permette di viverlo sulla nostra pelle, quasi fossimo noi stessi o qualcuno a noi vicino.
Cast e scenografia da Oscar, senza contare il lavoro svolto sulla sceneggiatura che permette al film di scorrere liscio come l'olio per la durata di quasi 3 ore.
Per me dopo The Departed è il miglior film del sodalizio Di Caprio - Scorsese
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xxx
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martedì 14 novembre 2017
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scorsese torna con stile.
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La biografia di Howard Hughes eccentrico magnate americano interpretato da un ottimo Leonardo Dicaprio.
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great steven
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lunedì 28 novembre 2016
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megalomane, paranoide, a suo modo uomo eroico.
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THE AVIATOR (USA, 2004) diretto da MARTIN SCORSESE. Interpretato da LEONARDO DICAPRIO, CATE BLANCHETT, KATE BECKINSALE, JOHN C. REILLY, ALEC BALDWIN, DANNY HUSTON, MATT ROSS, ALAN ALDA, IAN HOLM, JUDE LAW
Un ventennio nella tormentata esistenza di Howard Hughes (1905-76), erede di una famiglia di petrolieri, produttore hollywoodiano, aviatore, ideatore di aerei di avanguardia e proprietario della compagnia aerea TWA.
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THE AVIATOR (USA, 2004) diretto da MARTIN SCORSESE. Interpretato da LEONARDO DICAPRIO, CATE BLANCHETT, KATE BECKINSALE, JOHN C. REILLY, ALEC BALDWIN, DANNY HUSTON, MATT ROSS, ALAN ALDA, IAN HOLM, JUDE LAW
Un ventennio nella tormentata esistenza di Howard Hughes (1905-76), erede di una famiglia di petrolieri, produttore hollywoodiano, aviatore, ideatore di aerei di avanguardia e proprietario della compagnia aerea TWA. Il film parte dalla difficile ma vincente lavorazione del film avventuroso Gli angeli dell’inferno (1927-30), prima e penultima pellicola del regista-produttore, e prosegue poi con gli amori coltivati ferocemente con varie star del cinema (Jean Harlow, Katharine Hepburn, Ava Gardner), gli scontri con la censura per il western erotico Il mio corpo ti scalderà (1943), l’inchiesta parlamentare dove fu querelato di aver fatto finanziamenti pubblici durante la guerra, le accuse di corruzione, l’esperienza in cui rischiò di morire successivamente ad un incidente aereo nel 1946, l’insorgenza del disturbo ossessivo-compulsivo in seguito alla sua innata fobia della sporcizia e alla sua mania dell’ordine, per concludersi con l’autodifesa trionfante durante un’udienza nel 1947, davanti al senatore Owen Brewster che gli muoveva imperterrito numerose diffamazioni, e il primo volo dell’idrovolante di gigantesche dimensioni Hercules, da lui progettato per intero e pilotato nel battesimo dell’aria. Il film s’apre con Howard bambino che viene lavato in una tinozza d’acqua dalla madre e messo in guardia da una serie di malattie contagiose, e si chiude con lo sfondo nero in cui lo Hughes ormai invecchiato ripete, come una nenia ossessiva, la sua passione per i mezzi di trasporto avveniristici, da lui considerati come la porta verso un brillantissimo futuro tecnologico. Personaggio di difficile classificazione, visionario, misogino, autolesionista e terribilmente paranoico, Hughes è interpretato da un efficace L. DiCaprio che sa sia adattarsi alla faccia d’angelo che giocare il triste ruolo della maschera di dolore, in qualche modo restituendo pure dignità ad una figura fra le più controverse della storia americana, inserendola nell’ennesima versione del sogno americano trasfigurato in incubo, ma con una correttezza, uno slancio e una carica di sincerità che il personaggio principale e il contesto appaiono straordinariamente descritti, rivalutati e magnificati. Per contro, il difetto fondamentale del film di Scorsese, nel quale il carattere di Hughes trova comunque pane per i suoi denti e un terreno certamente fertile, è il torto di aver trasformato in statuine, comparse e caricature le star di Hollywood (esclusa l’ottima K. Hepburn di C. Blanchett), col rischio centrato in pieno di ridicolizzarle e far loro perdere spessore narrativo. Sebbene manchi poi un reale contatto fra la mentalità del protagonista e il riscontro soggettivo del pubblico, Scorsese riesce a dare un tocco di umanità ad un uomo che ha trovato le sue quattro ragioni di vita nel denaro, nelle donne, nel cinema e nei velivoli, elevandoli a idoli da adorare senza nessuno scrupolo e rendendoli talmente opprimenti e trasgressivi che la loro prosecuzione ha avvelenato l’animo del loro possessore. Per l’appunto: un uomo che voleva possedere tutto, dalle persone fisiche alle passioni, e che si è quasi ritrovato a rimanere con la sabbia fra le dita, con una probabilità di salvezza in extremis per redimersi da un’esistenza fatta di errori, eccessi, parabole distorte, delusioni, ma anche di sogni pienamente realizzati e appagamenti di ambizioni portate avanti con la consueta testardaggine (il tag-line per la promozione dell’opera è: Certi uomini sognano il futuro – Lui lo ha costruito). Oltre ad un DiCaprio che vi ha fatto, insieme alla recente perfomance in Revenant – Redivivo, la prova vincente della sua carriera (forse più per questa avrebbe meritato l’Academy Award, piuttosto che per il film di Iñarritu), c’è un cast infinito di professionisti della recitazione che si distinguono per un talento che, in quanto a spocchia e arroganza, rivaleggia con l’ambivalente personalità di Hughes: la Gardner della Beckinsale, ben decisa a non innamorarsi, ma in fondo affezionata al protagonista e desiderosa che non gli capiti alcunché di male; lo spietato e determinato Juan Trip, titolare della PanAmerican, compagnia aeronautica nemica giurata della TWA di Hughes e pronta ad inglobarla al primo scivolone; il collaboratore fedele impersonato da Reilly, Noah, eminenza grigia di Hughes e suo consigliere nella buona e nella cattiva sorte; e infine il perfido e languido senatore Brewster di A. Alda, più che mai risoluto a dare una lezione all’aviatore e sbatterlo al centro di asperrime polemiche che lo calunnino dei peggiori reati e dei più laidi comportamenti punibili per legge. Qualche stonatura nella fotografia (comunque premiata con l’Oscar e diretta da Robert Richardson) soprattutto all’inizio, quando i campi da golf in cui Hughes e la Hepburn disputano una partita appaiono di un verde mare irreale e fuori luogo. Altri quattro Oscar sono andati alla Blanchett (attrice non protagonista), agli italiani Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo (scenografia), ai costumi di Sandy Powell e al montaggio di Thelma Schoonmaker. Numerosi i pezzi di bravura, e tutti caratterizzati da un livello plastico di pregevole fattura e da un’azione sequenziale con una perfezione tecnica quasi ineccepibile: il campo degli aerei sul set cinematografico; il volo notturno sopra la città dalle luci accese; il pranzo con gli Hepburn, parenti invadenti e presuntuosi; la scena mirabolante del drammatico incidente aereo su Beverly Hills; la misurazione dei solchi mammari davanti alla commissione per la censura; gli innumerevoli festini conditi da musica, colori sgargianti e cibo magniloquente; la chiusura volontaria nella stanza illuminata dalle forti luci rosse, con la discesa infernale nel mondo occluso e annebbiante dei disturbi paranoici; il test dell’Hercules, aeroplano di stazza enorme con la carrozzeria blu e tutte le carte in regola per essere una "città volante", come lo definiscono i quotidiani. Scorsese alza il tiro dirigendo il traffico con un’alta dose di autoironia e valutando gli aspetti espressivi della pellicola con uno sguardo costantemente critico e vigile, mai celebrativo o scusante.
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fabio57
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venerdì 15 aprile 2016
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scorsese sempre grande
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I film biografici sono rischiosi, si rischia di andare quasi sempre fuori tema, raccontare poi di un personaggio cosi particolare e complesso, come Hughes è ancora più complicato.L'interpretazione di Di Caprio, mi sembra più che dignitosa,portare sullo schermo e rappresentare tutte le fobie del protagonista è impresa ardua.L'eccentrico ed estroso miliardario era affetto da una sindrome ossessivo-compulsiva, talmente grave, da indurlo ad un completo isolamento dal mondo esterno, soprattutto negli ultimi anni della sua vita.Scorsese si sofferma molto su questo tratto del carattere, come anche sulla genialità e versatilità del personaggio,imprenditore, produttore, aviatore e grande seduttore.
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arnaco
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venerdì 5 giugno 2015
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dissenso
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A costo di essere insultato come sestertia e Andrea 76 devo dire di non condividere completamente la sua recensione. Ho valutato il film "ottimo" e certamente non rimpiango le tre ore della sua durata che mi sono volate (appunto), anche se qualche taglio qua e la lo avrei gradito. Quello su cui mi trovo in disaccordo con lei (e con molti altri) è DiCaprio che secondo me non riesce a dare al personaggio il giusto spessore. Sarà forse per quel suo bel faccino da eterno bambinello che riesce al massimo a tenere il broncio perché gli è stato rubato il lecca-lecca o a far finta di essere molto arrabbiato con tutti, ma si capisce benissimo che basterà un bacetto per fargli ritornare il sorriso.
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A costo di essere insultato come sestertia e Andrea 76 devo dire di non condividere completamente la sua recensione. Ho valutato il film "ottimo" e certamente non rimpiango le tre ore della sua durata che mi sono volate (appunto), anche se qualche taglio qua e la lo avrei gradito. Quello su cui mi trovo in disaccordo con lei (e con molti altri) è DiCaprio che secondo me non riesce a dare al personaggio il giusto spessore. Sarà forse per quel suo bel faccino da eterno bambinello che riesce al massimo a tenere il broncio perché gli è stato rubato il lecca-lecca o a far finta di essere molto arrabbiato con tutti, ma si capisce benissimo che basterà un bacetto per fargli ritornare il sorriso. Non so come fosse Mr. Hughes nella realtà (e non importa dato che questo non è un documentario) ma credo che per esprimere il tormento di una mente sicuramente creativa, o addirittura geniale, ma consapevole di un terribile tarlo che la rode da dentro, ci voglia ben altra capacità interpretativa che quella di DiCaprio. Che per altro mi è molto simpatico ed ho apprezzato in altri ruoli.
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yurigami
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domenica 26 ottobre 2014
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il film non decolla e mi si rompe il motore
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spero proprio che dal 60 minuto in poi il film letteralmente "decolli", perché è una noia mortale.
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serenere
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mercoledì 16 aprile 2014
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scorsese.
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claudiofedele93
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sabato 12 ottobre 2013
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dicaprio e scorsese ancora insieme per hughes!
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The Aviator non segna, per la seconda volta consecutiva dopo Gangs of New York, il ritorno del miglior Scorsese, ma nel complesso la pellicola, con tutte le sue lungaggini e le sue lacune, può sorprendere e ammaliare in alcuni suoi aspetti.
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The Aviator non segna, per la seconda volta consecutiva dopo Gangs of New York, il ritorno del miglior Scorsese, ma nel complesso la pellicola, con tutte le sue lungaggini e le sue lacune, può sorprendere e ammaliare in alcuni suoi aspetti. Non è possibile non sottolineare la cura che è stata riposta nelle scenografie, nella fotografia, negli effetti speciali o nel sonoro; eppure, in tutto questo ben di Dio, questo film soffre un po’ troppo in alcuni frangenti. La regia è comunque ottima, alcune sequenze sono da manuale e così ben fatte che solo pochi artisti, come Martin Scorsese, potevano solo osare realizzare, ma il film non convince appieno e giunti ai titoli di coda si ha come l’impressione che il famoso regista abbia voluto, in un modo o nell’altro, proprio come Hughes, andare troppo oltre. Il cast parla da solo e non ha bisogno di presentazioni: DiCaprio dimostra, ormai definitivamente, di essere un attore (quasi) completo, capace di reggere alla perfezione tutta la pellicola, senza mai mostrare alcun calo e lasciata la nomea di sex symbol che gli era stata data grazie a partecipazioni a pellicole come Titanic, recita qui in modo sorprendente, catturando l’attenzione del pubblico e lasciando a bocca aperta in più punti; considerata la giovane età non è possibile non apprezzare quanto questo giovane talento abbia fatto per questa pellicola. Cate Blanchett è magnifica nelle vesti di Katharine Hepburn e la sua performance è più che convincente. Questa attrice dimostra per l’ennesima volta la sua maestria nella recitazione, immedesimandosi in un ruolo assai complesso, ovvero nei panni di una delle più famose dive di Hollywood del passato. Meno convincente è Kate Beckinsale, qui chiamata per interpretare Ava Gardner; il resto del casting funziona egregiamente e tra gli attori che vi hanno preso parte citiamo: Alec Baldwin, John C. Reilly, Alan Alda (qui nominato all’oscar come miglior attore non protagonista). Per questa pellicola molti altri interpreti hanno deciso di recitare anche in piccoli ruoli e fare, dunque, dei veri e propri camei, come ad esempio Williem Dafoe, Jude Law o Ian Holm (Il signore degli anelli; La vera storia di Jack lo Squartatore).In definitiva The Aviator è un film che si consiglia, perché è impossibile non consigliare una pellicola di questo genere e diretta/interpretata/curata da un team come questo, ma alla fin fine non riesce a sorprendere o convincere del tutto. Volete sapere, però, quali sono i vantaggi di chiamarsi Martin Scorsese? Che persino quando non si è al proprio meglio si sfornano sempre validi lungometraggi.
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nick simon
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giovedì 29 agosto 2013
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intenso, smisurato, ossessivo
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Uno sguardo alla tormentata storia di Howard Hughes, miliardario, aviatore, regista e produttore hollywoodiano. Ambizioso e temerario, ma affetto da manie compulsive, creò un impero che visse tra gli anni ’20 e ’40, sui quali si sofferma il film, il suo periodo di massimo splendore. È un sensazionale Leonardo DiCaprio, sospeso tra fascino, angoscia e follia, a fornire un grande ritratto di questo personaggio tipicamente scorsesiano. Nella galleria degli interpreti di contorno svetta la bravissima Cate Blanchett nei panni di Katharine Hepburn. Pur accennando spesso ai disturbi che affliggevano (più o meno privatamente) Hughes, la sceneggiatura di John Logan si concentra sugli aspetti pubblici della sua vita, sui difficili rapporti sentimentali, sulle lavorazioni dei suoi film e sulla sua inventiva avveniristica.
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Uno sguardo alla tormentata storia di Howard Hughes, miliardario, aviatore, regista e produttore hollywoodiano. Ambizioso e temerario, ma affetto da manie compulsive, creò un impero che visse tra gli anni ’20 e ’40, sui quali si sofferma il film, il suo periodo di massimo splendore. È un sensazionale Leonardo DiCaprio, sospeso tra fascino, angoscia e follia, a fornire un grande ritratto di questo personaggio tipicamente scorsesiano. Nella galleria degli interpreti di contorno svetta la bravissima Cate Blanchett nei panni di Katharine Hepburn. Pur accennando spesso ai disturbi che affliggevano (più o meno privatamente) Hughes, la sceneggiatura di John Logan si concentra sugli aspetti pubblici della sua vita, sui difficili rapporti sentimentali, sulle lavorazioni dei suoi film e sulla sua inventiva avveniristica. Qua e là prolisso senza sfociare nella retorica, il racconto è scorrevole, fragoroso e scoppiettante nella prima parte, più pacato nella seconda. Magnificamente fotografato da Robert Richardson e piacevolmente musicato, si avvale di spettacolari effetti speciali, di splendidi costumi, e degli ottimi lavori alle scene ed al montaggio. “The Aviator” è un film intenso, smisurato e ossessivo: come il suo protagonista, e come la passione di Scorsese per il cinema. A metà strada tra la delusione di “Gangs of New York” e il trionfo di “The Departed”.
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jacopo b98
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mercoledì 21 agosto 2013
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scorsese-dicaprio bis: che film e che attore!
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Vita, passioni, vizi e follie di Howard Hughes (1905-1976, DiCaprio), magnate del petrolio, regista di kolossal (Gli Angeli dell’Inferno, 1930, oltre quattro milioni di dollari di costo) e film scandalo (Il mio corpo ti scalderà, 1943), aviatore e soprattutto folle icona americana. Scorsese torna, dopo Gangs of New York a lavorare con il pupillo DiCaprio e realizza forse il suo miglior film degli anni 2000, insieme a The Departed (2006). È la folle epopea di un folle: Hughes è l’America, il sogno americano, come Gatsby, per certi versi. Ma alla fine la fama e le ossessioni gli danno alla testa. Ed è qui il centro del film di Scorsese che ci racconta Hollywood e l’America benestante (memorabile è la visita alla Tenuta Hepburn), così ricca, potente ed annoiata: chi dice che l’Ava Gardner della Beckinsale, come anche la Jean Harlow della Stefani, sono troppo accennate rispetto alla Hepburn della Blanchett sbaglia; Scorsese approfondisce la Blanchett perché è l’unico personaggio degno di essere approfondito, l’unico personaggio la cui vita abbia un minimo d’interesse: le altre figure dello star-sistem di Hollywood sono dei fantasmi.
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Vita, passioni, vizi e follie di Howard Hughes (1905-1976, DiCaprio), magnate del petrolio, regista di kolossal (Gli Angeli dell’Inferno, 1930, oltre quattro milioni di dollari di costo) e film scandalo (Il mio corpo ti scalderà, 1943), aviatore e soprattutto folle icona americana. Scorsese torna, dopo Gangs of New York a lavorare con il pupillo DiCaprio e realizza forse il suo miglior film degli anni 2000, insieme a The Departed (2006). È la folle epopea di un folle: Hughes è l’America, il sogno americano, come Gatsby, per certi versi. Ma alla fine la fama e le ossessioni gli danno alla testa. Ed è qui il centro del film di Scorsese che ci racconta Hollywood e l’America benestante (memorabile è la visita alla Tenuta Hepburn), così ricca, potente ed annoiata: chi dice che l’Ava Gardner della Beckinsale, come anche la Jean Harlow della Stefani, sono troppo accennate rispetto alla Hepburn della Blanchett sbaglia; Scorsese approfondisce la Blanchett perché è l’unico personaggio degno di essere approfondito, l’unico personaggio la cui vita abbia un minimo d’interesse: le altre figure dello star-sistem di Hollywood sono dei fantasmi. E The Aviator è un film pieno di fantasmi, come quelli che Hughes dice di vedere (Certe volte…vedo delle cose…che mi fanno credere di non essere normale, dice). E il fulcro del film potrebbe essere inserito nell’epica frase della Hepburn: C’è troppo Howard Hughes in Howard Hughes: una frase profetica e filosofica dell’America. E Scorsese alla fine fa impazzire il suo paese, così vittima delle paranoie, facendo impazzire DiCaprio e distruggendo l’American Dream che è in lui. E così il grande Martin, arrivato ad un genere per lui sconosciuto, supera la prova, con il massimo dei voti. Comunque una gran parte del merito è da dividersi con i vari collaboratori, la montatrice Thelma Shoonmaker, il direttore della fotografia Robert Richardson e gli scenografi (italiani) Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo; e poi con gli interpreti tutti bravi, con le punte di diamante della Blanchett, grandiosa, e DiCaprio che ci lascia un’interpretazione magistrale, testimonianza, ancora una volta del suo grande talento, e del suo coraggio: la parte di Jack in Titanic lo ha lanciato ma egli ha avuto il coraggio di andare oltre il povero innamorato del film di Cameron, andando ad affrontare parti di grande complessità, come quella di Hughes. Undici nomination agli Oscar e cinque statuette nell’anno di Million Dollar Baby: miglior attrice non protagonista (Blanchett), scenografia, fotografia, montaggio e costumi (Sandy Powell). Miglior attore quell’anno fu Jamie Foxx per Ray, interpretazione non certo superiore a quella di DiCaprio. Tre Golden Globe: miglior film, attore, colonna sonora; e quattro BAFTA, miglior film, attrice non protagonista, scenografia e trucco. Splendide musiche di Howard Shore, che alternano brani classici (Bach) a musiche originali.
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