dandy
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giovedì 19 giugno 2014
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cavallone colpisce ancora,senonchè....
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Due anni dopo il memorabile "Spell",Cavallone gira una sorta di versione sadica e allucinata della poetica degli oggetti alla Antonioni,con echi da "Blow" e "Zabriskie Point".E un occhio alla sgradevolezza impassibile del "Salò" di Pasolini e il surrealismo estremo alla "Sweet Movie".Malato e sgradevole,non di facile interpretazione,il cui senso di oppressione è accentuato da un montaggio sconclusionato e dalla confezione approssimativa.Il punto di non ritorno della fusione tra avanguardia,serie c(non mancano rituali coprofili,dettagli hard)e intellettualismo estremo con rappresentazione esplicità del binomio merce-feccia.
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Due anni dopo il memorabile "Spell",Cavallone gira una sorta di versione sadica e allucinata della poetica degli oggetti alla Antonioni,con echi da "Blow" e "Zabriskie Point".E un occhio alla sgradevolezza impassibile del "Salò" di Pasolini e il surrealismo estremo alla "Sweet Movie".Malato e sgradevole,non di facile interpretazione,il cui senso di oppressione è accentuato da un montaggio sconclusionato e dalla confezione approssimativa.Il punto di non ritorno della fusione tra avanguardia,serie c(non mancano rituali coprofili,dettagli hard)e intellettualismo estremo con rappresentazione esplicità del binomio merce-feccia.Insomma chiunque conosca e apprezzi il genere troverà pane per i propri denti,il problema è che l'unica versione in DVD attualmente disponibile è sforbiciata in tutte le scene più spinte.Che però sono state inserite nei contenuti speciali dove si spiega che provengono da una versione pirata in Super-8,di cui è ignota l'origine.Messe assieme,queste scene portano la lunghezza del film dagli 80' effettivi ai 90' che dovrebbero corrispondere alla versione integrale.Anche se con ogni probabilità c'erano ben altre sgradevolezze nella versione originale.Siete dunque avvertiti:comprare un film tagliato con le scene eliminate come extra o no?
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cenz
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venerdì 1 febbraio 2008
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recensione
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Credo che la prima domanda che ci si debba sempre fare rispetto all’operare umano, sia non cosa abbia l’autore fatto, ma cosa intendeva fare. Solo dopo, potremo azzardare un giudizio gratuito ma ponderato sul fatto che a nostro avviso ci sia più o meno riuscito.
Questa cautela me la pongo in maniera così esplicita proprio e solo per questo film, che, come i pochi film degni di nota della storia del cinema, ci pone ad una, almeno apparente, profondità di ricerca intellettuale. Intendo dire che sin dall’inizio non appare un film mainstream ma neanche un b-movie.
Per capire le cose di questo mondo, e soprattutto dell’altro , ci viene spontaneo cercare nella nostra mente non tanto i possibili modelli o forme di riferimento, quanto piuttosto le categorie di appartenenza, categorie lessicali, tramandateci da generazioni di speculatori.
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Credo che la prima domanda che ci si debba sempre fare rispetto all’operare umano, sia non cosa abbia l’autore fatto, ma cosa intendeva fare. Solo dopo, potremo azzardare un giudizio gratuito ma ponderato sul fatto che a nostro avviso ci sia più o meno riuscito.
Questa cautela me la pongo in maniera così esplicita proprio e solo per questo film, che, come i pochi film degni di nota della storia del cinema, ci pone ad una, almeno apparente, profondità di ricerca intellettuale. Intendo dire che sin dall’inizio non appare un film mainstream ma neanche un b-movie.
Per capire le cose di questo mondo, e soprattutto dell’altro , ci viene spontaneo cercare nella nostra mente non tanto i possibili modelli o forme di riferimento, quanto piuttosto le categorie di appartenenza, categorie lessicali, tramandateci da generazioni di speculatori. E’ un po’ come la ricerca dell’autenticazione e sicura attribuzione di un dipinto, dove non si cerca nei quadri sicuramente di mano dell’Autore, le forme ed i colori che lo contraddistinguono, ma bensì i particolari calligrafici di minor importanza, dove l’Autore, quasi certamente, ha lasciato andare alla consuetudine il suo muovere il pennello. Nello stesso modo in cui l’Autore si tradisce inconsapevolmente nel dipingere le volute delle orecchie, così noi cinefili da pochi fotogrammi siamo tentati di classificare un film nei generi consolidati. Se una nudità ci viene proposta per più di 4-5 secondi siamo tentati di pensare di essere di fronte ad un film erotico, se ad essere scoperto è l’organo genitale maschile in erezione, il film erotico scade (o assurge) a film hard (core).
Ebbene in questo film, dal titolo “Blue movie”…
… Andy Warhol nel 1968 girò un film, o meglio riprese un uomo ed una donna fare sesso, e lo titolò “Blue Movie” o più probabilmente “Fuck”. I blue movies erano i film erotici, e dovevano il loro nomignolo al colore della loro copertina, scatola (pellicole in formato ridotto, 8 e 16mm). Nel film di Warhol, le scene di sesso erano inframezzate da dialoghi sulla guerra in Vietnam. Tale film fu sequestrato in una delle poche proiezioni nell’anno seguente, con arresto dello staff del teatro (Garrick Theatre). Quindi, presumibilmente, in pochi l’hanno visto ma forse in molti sapevano della sua esistenza. Tra questi certamente Alberto Cavallone, che 10 anni dopo in qualche modo volle ridar luce ad un progetto di Warhol o rendergli semplicemente un omaggio.
… “Blue Movie” di blu non c’è nulla, visto che il colore dominante è senza dubbio il rosso (la Mini Cooper, le pareti dello studio, il liquido della vasca, il sangue, le luci degli incubi etc.). Ma certamente, dagli spettatori del tempo e dal produttore e distributore, potè tranquillamente essere scambiato per un film porno.
Torniamo quindi alla nostra prima domanda, e riformuliamola in questo modo: è un film porno? Cioè destinato ad un pubblico di soli adulti, con l’intento esplicito di solleticarne la libido?
Ebbene, i sostenitori di questa affermazione, di certo il produttore e la distribuzione, avrebbero molti motivi per classificarlo tale, vediamone alcuni:
• Caratteristica dei film porno, sia soft (nudi integrali ma scene di sesso simulate), sia hard (scene di sesso reali), è la divisione programmatica del film in sequenze, ogni sequenza contenente una o più scene di sesso, magari in montaggio parallelo, ha un’inizio di tipo recitativo dove si finge di narrare una storia, con dei protagonisti ed una trama. Ebbene questa caratteristica
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venerdì 1 febbraio 2008
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trama completa 2
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Silvia perlustra la casa, vede delle piccole bambole in vasetti di vetro ed una chiave, ascolta la musica e si accorge di non poter aprire la porta perché chiusa da fuori, cerca di aprirne inutilmente un’altra di uno sgabuzzino. Riesce ad aprire solo un ripostiglio nel sottoscala, dal quale precipitano, investendola, lattine vuote di coca-cola. Sale la scala, apre un frigo e trova altre lattine di coca e tre pacchetti di Marlboro . Le apre una alla volta tutte e tre e disgustata dall’odore le rigetta dentro.
Versa il contenuto di una lattina in un bicchiere, lo beve e lo sputa nel rubinetto.
Nello studio il fotografo ordina alla modella di spogliarsi e di mettersi sul divano. Nudo anch’egli le si avvicina giocando con un una lampada a spot sul suo corpo.
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Silvia perlustra la casa, vede delle piccole bambole in vasetti di vetro ed una chiave, ascolta la musica e si accorge di non poter aprire la porta perché chiusa da fuori, cerca di aprirne inutilmente un’altra di uno sgabuzzino. Riesce ad aprire solo un ripostiglio nel sottoscala, dal quale precipitano, investendola, lattine vuote di coca-cola. Sale la scala, apre un frigo e trova altre lattine di coca e tre pacchetti di Marlboro . Le apre una alla volta tutte e tre e disgustata dall’odore le rigetta dentro.
Versa il contenuto di una lattina in un bicchiere, lo beve e lo sputa nel rubinetto.
Nello studio il fotografo ordina alla modella di spogliarsi e di mettersi sul divano. Nudo anch’egli le si avvicina giocando con un una lampada a spot sul suo corpo.
Indugia prima sui capezzoli, poi sul pube e quindi sulla bocca, al suono della musica di Offenbach (un operetta). Quindi sempre con lo spot la indirizza ad un rapporto orale (coperto dallo stesso spot). Dopo l’orgasmo recitato dal volto di lui, lei: “Ti amo” e lui schiaffeggiandola “Sei una povera stronza”.
Nell’abitazione Silvia si sdraia sul letto. Ma in parallelo si vede prima la chiave di cui sopra, poi la serratura chiusa dall’esterno che si apre, poi le bambole nei vasetti, che prima erano “nude”, adesso vestite, quindi la chiave con incastonato un’occhio, poi i 2 vasetti con un bambolotto fuoriuscito da uno di essi ed appoggiato all’altro, ancora con imprigionato una bamboletta. (L’occhio adesso è nel vasetto rimasto vuoto del bambolotto evaso).
Claudio va al bar per ritirare le lattine di coca vuote messe da parte dal barista.
Silvia si riaddormenta sul letto. Il barista, indicando una ragazza seduta ad un tavolo dice a Claudio che l’ha trovata stamattina sul marciapiede, che non puo pagare e sta aspettando un amico.
Silvia sogna di essere ancora in fuga nel bosco, nuda ed inseguita da un uomo nudo di cui non si scorge il volto.
Claudio si siede al tavolo della vagabonda prende anche la sua lattina vuota e le chiede se aspettava lui per pagarle il conto della consumazione
Silvia dorme, la porta dell’abitazione si apre ed entra un uomo nudo che prende il bambolotto evaso e lo rimette sotto vetro insieme all’occhio.
La vagabonda (Leda) racconta a Claudio che il suo paese è stato distrutto da un terremoto e lei non ha voglia di contribuire alla ricostruzione per non ripetere gli stessi errori.
L’uomo nudo sale le scale mentre Silvia continua a dormire. Nel dormiveglia lei (in soggettiva) lo vede avvicinarsi, con una maschera bianca che gli copre il volto e la mano protesa. Con montaggio a sovrapposizione, la maschera bianca appare una volta calza di nylon, un’altra quella di Claudio. La tocca lei cerca di sfuggirgli … è solo un incubo: Claudio la sta toccando per farla svegliare, le ha portato una camicia pulita per cambiarsi e le indica il bagno dove lei va e si spoglia. E’ ancora coperta di graffi e sporca di sangue. Apre il rubinetto della vasca blu, dal quale esce, non visto da lei, un liquido rosso che la riempie.
Claudio osserva, maneggiandolo, il vasetto del bambolotto evaso. Silvia si lava il viso e raccoglie i capelli apprestandosi ad immergersi nella vasca. Dalla vasca blu ormai piena di liquido rosso spunta una mano. Lei si volta verso la vasca e la mano le agguanta la sua mano. Grida aiuto, Claudio la sente e corre da lei in bagno, ma resta chiuso fuori durante la lotta per divincolarsi dalla mano nella vasca di sangue.fine 2a parte segue 3a
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venerdì 1 febbraio 2008
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trama completa
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BLUE MOVIE (1978) – Scritto diretto e montato da Alberto Cavallone dur. 1h 21’
Danielle Dugas (Silvia la donna inseguita)
Claude Maran (Claudio il fotografo)
Joseph Dickson (il “negro”)
Patrizia (Dirce) Funari (Leda la vagabonda del bar)
Leda Simonetti (Daniela)
Giovanni Brusatori (Il barista)
fotografia Maurizio Centini
Musiche: J. S. Bach, J.Offenbach, S. Joplin
Trama
I titoli di testa sono sovrimpressi su strisce di diapositive delle foto di scena del film che riempiono lo schermo. Inizialmente accompagnate dai rumori di scatti fotografici (tipico suono delle reflex analogiche, con specchietto del mirino che si abbassa al momento dello scatto). Poi gli scatti vengono intervallati regolarmente da spari di pistola (colt a tamburo, suono tratto da raccolte di suoni cinematografici di western spaghetti, con relativo fischio riverberato stile grand Canyon).
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BLUE MOVIE (1978) – Scritto diretto e montato da Alberto Cavallone dur. 1h 21’
Danielle Dugas (Silvia la donna inseguita)
Claude Maran (Claudio il fotografo)
Joseph Dickson (il “negro”)
Patrizia (Dirce) Funari (Leda la vagabonda del bar)
Leda Simonetti (Daniela)
Giovanni Brusatori (Il barista)
fotografia Maurizio Centini
Musiche: J. S. Bach, J.Offenbach, S. Joplin
Trama
I titoli di testa sono sovrimpressi su strisce di diapositive delle foto di scena del film che riempiono lo schermo. Inizialmente accompagnate dai rumori di scatti fotografici (tipico suono delle reflex analogiche, con specchietto del mirino che si abbassa al momento dello scatto). Poi gli scatti vengono intervallati regolarmente da spari di pistola (colt a tamburo, suono tratto da raccolte di suoni cinematografici di western spaghetti, con relativo fischio riverberato stile grand Canyon).
Silvia è in uno “strano posto” a suo dire, “un posto senza legge se non quella che creiamo noi” nella fattispecie un anfratto roccioso, spacciato come rovine di un villaggio abbandonato, vestita con leggera e trasparente camicetta. Alle sue spalle un giovane uomo con in testa una calza di nylon la palpeggia scoprendole i seni. Quindi la obbliga a muoversi. Si intuisce che i due sono usciti insieme, lui con l’intenzione di violentarla, lei si difende debolmente, chiedendogli di andare a casa sua. E lui “Lo spettacolo incomincia” (Toccata e fuga in re minore BWV 565). Un volto si specchia in una lastra di metallo curvata in fuori e poi in dentro e viceversa di seguito. Quest’immagine tornerà spesso nei momenti di maggior tensione ed azione violenta.
Montaggio parallelo di una Mini-Cooper Innocenti del ’74 rossa con radio che trasmette Bach e lei che fugge nei campi (non inseguita). Lei arriva sulla strada chiedendo di portarla via all’autista della mini rossa (Claudio), perché inseguita. (La camicia è visibilmente strappata lasciandole i seni in vista). “Chi sei?”le domanda e lei: “Non so, cioè so chi ero stamattina, ma credo di essere cambiata diverse volte da allora, mi porti via”. Lui la porta a casa sua o meglio nel suo studio fotografico, le accende una lampada in faccia e le chiede di raccontare cosa l’è capitato. Lo studio ha un arredamento bicromatico bianco e rosso.
Lei gli racconta di aver accettato un passaggio da una macchina con dei ragazzi sconosciuti che hanno abusato di lei. E’ scappata ma uno con una maschera bianca l’ha raggiunta e lei l’ha colpito con un sasso e poi è arrivata in strada. Lui dubita ma la esorta a continuare, mentre armeggia con le macchine e le lampade da studio.
Lei dice di sentirsi ancora minacciata dagli altri due e gli chiede di nasconderla, tentando di sedurlo accarezzandone la patta dei pantaloni. Lui le consiglia la polizia, ma lei ha paura di non essere creduta (!). Lo bacia, lui la scansa e poi la conduce nell’abitazione sovrastante. Si presentano e lei gli confessa di aver ammazzato l’uomo che amava, riamata nel suo strano modo. Lui non le crede ma la conforta indicandole dove dormire e se ne va di casa chiudendola a chiave dentro.
Claudio scende nel suo studio a lavorare con una modella di nome Daniela, dalla faccia inespressiva.
La cartuccia audio (uno Stereo8 ) inserita in un Brionvega tondeggiante rosso) suona un rag-time di Joplin . Claudio la continua ad insultare e poi apre un frigo pieno solo di lattine di coca cola rosse, ne stappa una ne beve un po’ e poi la offre alla modella.
fine prima parte della recensione
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