paride86
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sabato 18 febbraio 2012
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poco riuscito
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La riscoperta del piacere da parte di un'anziana donna creerà parecchi sconvolgimenti nella sua vita familiare.
Un intento audace per un film freddo, popolato di personaggi egoisti e autoreferenziali. Se questa è il destino cui sono condannate le persone anziane, allora è una tragedia! Evitate dai figli, accusate dei loro fallimenti, sul precipizio di una vecchiaia vista come un ostacolo inaffrontabile.
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La riscoperta del piacere da parte di un'anziana donna creerà parecchi sconvolgimenti nella sua vita familiare.
Un intento audace per un film freddo, popolato di personaggi egoisti e autoreferenziali. Se questa è il destino cui sono condannate le persone anziane, allora è una tragedia! Evitate dai figli, accusate dei loro fallimenti, sul precipizio di una vecchiaia vista come un ostacolo inaffrontabile.
Tuttavia è difficile appassionarsi al destino di May, ingenua e traditrice allo stesso tempo, che riscopre il suo corpo a discapito della figlia.
Film appena sufficiente, ma ottimi gli attori.
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philippe
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domenica 13 febbraio 2005
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nelle pieghe del desiderio
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Un film che ribalta le previsioni: ci si aspetta una storia melensa, languida, telefonata e didascalicamente anticonformista e invece ci si trova di fronte a un film secco, prosciugato, sorprendente e di scabra nudezza. Anzi, la sterzata è così brusca da destare perplessità opposte: talvolta si mugugna per la composizione algidamente sofisticata di alcune inquadrature o per la sgradevole sensazione di un'autorialità cercata con soluzioni non sempre sorvegliate. Il rischio dello stereotipo autoriale è piuttosto alto almeno in un paio di sequenze: nella preparazione alla partenza per Londra di May e Toots in apertura di film, tutta dissolvenze in nero e incrociate (impossibile non pensare all'abuso di fondu fatto da Denys Arcand ne "Le invasioni barbariche"), e nella prima scena di sesso tra May e Darren, dove l'obiettivo della mdp mette a fuoco una tendina svolazzante in primo piano, lasciando leziosamente in flou i due amanti di cui indoviniamo le sagome sullo sfondo.
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Un film che ribalta le previsioni: ci si aspetta una storia melensa, languida, telefonata e didascalicamente anticonformista e invece ci si trova di fronte a un film secco, prosciugato, sorprendente e di scabra nudezza. Anzi, la sterzata è così brusca da destare perplessità opposte: talvolta si mugugna per la composizione algidamente sofisticata di alcune inquadrature o per la sgradevole sensazione di un'autorialità cercata con soluzioni non sempre sorvegliate. Il rischio dello stereotipo autoriale è piuttosto alto almeno in un paio di sequenze: nella preparazione alla partenza per Londra di May e Toots in apertura di film, tutta dissolvenze in nero e incrociate (impossibile non pensare all'abuso di fondu fatto da Denys Arcand ne "Le invasioni barbariche"), e nella prima scena di sesso tra May e Darren, dove l'obiettivo della mdp mette a fuoco una tendina svolazzante in primo piano, lasciando leziosamente in flou i due amanti di cui indoviniamo le sagome sullo sfondo. Eppure, nonostante episodiche sbandate nel manierismo visivo, resta la lucida sobrietà di un film che scava con toccante pudore e tagliente ostinazione nelle pieghe del desiderio, sradicando con forza gli steccati anagrafici. Fotografia intensa e austera di Alwin Küchler ("Code 46").
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