marcloud
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sabato 1 dicembre 2018
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passeggiando nella tragedia
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Gus Van Sant ci porta dentro la Columbine con tutto il suo vuoto disarmante. Un film crudo che risparmia su i dettagli, puntando all'essenziale.
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fede 305
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lunedì 9 febbraio 2015
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la normalità dietro alla strage
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Il film vuole mostrare la normalità,spesso banale,di ogni personaggio,sia della vittime che degli assassini,che quasi giocano il proprio ruolo nel film in maniera casuale. Probabilmente,il regista vuole comunicare la naturalezza con cui viene percepita la violenza,che sembra quasi essere ordinaria,che comporta,necessariamente,il verificarsi di azioni simili. La pellicola sembra voler mandare un monito allo spettatore:anche tu,che vedi il fim, potresti essere bersaglio di evento simile,ma potresti essere anche il carnefice(almeno da come ho interpretato io il film).
Le inquadratature(spesso con la prospettiva centrale,che insieme alla muscica classica di sottodonfo,mi sembrano ommaggiare "Arancia meccanica")e i silenzi,a volte interminabili,potrebbero irritare molti,ma sono essenziali per communicare il vuoto e la superficialità che circonda i vari personaggi.
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Il film vuole mostrare la normalità,spesso banale,di ogni personaggio,sia della vittime che degli assassini,che quasi giocano il proprio ruolo nel film in maniera casuale. Probabilmente,il regista vuole comunicare la naturalezza con cui viene percepita la violenza,che sembra quasi essere ordinaria,che comporta,necessariamente,il verificarsi di azioni simili. La pellicola sembra voler mandare un monito allo spettatore:anche tu,che vedi il fim, potresti essere bersaglio di evento simile,ma potresti essere anche il carnefice(almeno da come ho interpretato io il film).
Le inquadratature(spesso con la prospettiva centrale,che insieme alla muscica classica di sottodonfo,mi sembrano ommaggiare "Arancia meccanica")e i silenzi,a volte interminabili,potrebbero irritare molti,ma sono essenziali per communicare il vuoto e la superficialità che circonda i vari personaggi.
Sicuramente un film che ha raggiunto incredebilmente bene il suo scopo,ma,a mio modesto parere,è esagerato gridare al capolavoro.
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linda venturini
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sabato 7 febbraio 2015
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errori del passato
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I lunghi piani sequenza di Gus Van Sant ci raccontano, in modo alternativo, la giornata di scuola di alcuni ragazzi americani. Purtroppo non é un giorno qualunque, perché é destinato a finire in tragedia: due fratelli, emarginati e vittime di bullismo, decidono di fare strage dei loro compagni e professori.
La macchina da presa segue le vicende di alcuni ragazzi, gli soliti stereotipi: la secchiona, le tre ragazze belle però bulimiche, la coppia perfetta ecc. Le storie non ci vengono raccontate in ordine cronologico. Le vite di questi si incrociano: con uno sguardo, un incontro, una battuta, e la telecamera segue le loro vicende e l'intrecciarsi casuale delle loro vite, tanto che alcune scene si ripetono più volte.
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I lunghi piani sequenza di Gus Van Sant ci raccontano, in modo alternativo, la giornata di scuola di alcuni ragazzi americani. Purtroppo non é un giorno qualunque, perché é destinato a finire in tragedia: due fratelli, emarginati e vittime di bullismo, decidono di fare strage dei loro compagni e professori.
La macchina da presa segue le vicende di alcuni ragazzi, gli soliti stereotipi: la secchiona, le tre ragazze belle però bulimiche, la coppia perfetta ecc. Le storie non ci vengono raccontate in ordine cronologico. Le vite di questi si incrociano: con uno sguardo, un incontro, una battuta, e la telecamera segue le loro vicende e l'intrecciarsi casuale delle loro vite, tanto che alcune scene si ripetono più volte.
Li si osserva di spalle che compiono azioni dettate dalla quotidianità. Ma tutte queste persone non danno la schiena solo alla telecamera, ma anche all'elefante nella stanza: il grande problema del bullismo in America e del commercio legale di armi. Quando i due assassini ricevono a domicilio il fucile comprato per la strage, stanno guardando in televisione un documentario sul nazismo. Secondo me non é un'allusione del regista al fatto che i due ragazzi fossero amanti delle idee del furher. Al contrario Alex dice che comprare la bandiera con la svastica é una cosa da stupidi. Per me, Gus Van Sant vuole affermare che gli esseri umani commettono sempre gli stessi errori, uccidono senza un motivo apparente e commettono crimini solo per il piacere di farlo. Forse é un segno che degli studenti che ci viene raccontata la storia ne sopravvivono solo due, John e Acadia. Perché in una scena il ragazzo piange per la brutta situazione familiare e la ragazza le da un bacio di solidarietà sulla guancia.
Proprio questo é l'unico modo per combattere il bullismo e l'odio: essere solidali, comprendere gli altri e accettare la loro natura.
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filippo catani
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giovedì 4 settembre 2014
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una terribile strage
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Nel 1999 due studenti della Columbine High School decidono di compiere un massacro tra i loro stessi compagni ed insegnanti.
Van Sant dirige una pellicola breve ma intensa scegliendo di seguire alcuni ragazzi in quella che parrebbe essere una delle solite giornate di scuola. Ecco allora che la pellicola si popola di diversi personaggi: la ragazza goffa e timida che trova rifugio nella biblioteca, due ragazzi che vivono il loro amore, un ragazzo con la passione per le foto e un gruppetto di ragazze ossessionate dalla linea. Insomma quanto di più comune si possa trovare in una scuola superiore americana. Allo stesso tempo il regista mostra con tragica semplicità quanto sia facile negli USA entrare in possesso di una micidiale arma da fuoco tanto che è possibile farsela spedire a casa.
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Nel 1999 due studenti della Columbine High School decidono di compiere un massacro tra i loro stessi compagni ed insegnanti.
Van Sant dirige una pellicola breve ma intensa scegliendo di seguire alcuni ragazzi in quella che parrebbe essere una delle solite giornate di scuola. Ecco allora che la pellicola si popola di diversi personaggi: la ragazza goffa e timida che trova rifugio nella biblioteca, due ragazzi che vivono il loro amore, un ragazzo con la passione per le foto e un gruppetto di ragazze ossessionate dalla linea. Insomma quanto di più comune si possa trovare in una scuola superiore americana. Allo stesso tempo il regista mostra con tragica semplicità quanto sia facile negli USA entrare in possesso di una micidiale arma da fuoco tanto che è possibile farsela spedire a casa. A questo punto è altrettanto facile per due ragazzi entrare nella scuola e uccidere tutti coloro che gli passano sotto tiro. Van Sant si ricollega così in un certo modo al documentario di Moore e non solo mostra la solitudine e la fragilità di tanti ragazzi ma soprattutto mostra come lo squilibrio mentale possa degenerare in una strage senza senso. Asciutto con lunghi piani sequenza e una colonna sonora praticamente assente fatta eccezione per Beethoven, la pellicola suona un potentissimo campanello d'allarme sulla gioventù americana ma soprattutto sulla proliferazione delle armi da fuoco. Purtroppo nonostante la tragica puntualità con cui questi episodi si ripetono ancora troppo poco è stato fatto per porvi rimedio.
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petercinefilodoc
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giovedì 19 giugno 2014
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un film che tocca dicendo la sua con tatto
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Quella che sembra una normale giornata di scuola, si trasformerà presto in un inferno. Due ragazzi, che nella pellicola ci vengono mostrati come isolati e bullizzati, acquistano online delle armi e mettono in atto quello che sarebbe diventato uno dei più grandi massacri della storia americana, per poi suicidarsi. Il massacro avvenuto 15 anni alla Columbine High School è qualcosa di talmente terribile e sconcertante che scriverci diventa molto complicato, addirittura doloroso, pensate farci un film. Ma Gus Van Sant (Will Hunting - Genio ribelle, Milk) in "Elephant" riesce a raccontare questa vicenda con il giusto tatto, non esaltando in nessun modo la violenza, ma semplicemente seguendo la tipica routine dei personaggi.
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Quella che sembra una normale giornata di scuola, si trasformerà presto in un inferno. Due ragazzi, che nella pellicola ci vengono mostrati come isolati e bullizzati, acquistano online delle armi e mettono in atto quello che sarebbe diventato uno dei più grandi massacri della storia americana, per poi suicidarsi. Il massacro avvenuto 15 anni alla Columbine High School è qualcosa di talmente terribile e sconcertante che scriverci diventa molto complicato, addirittura doloroso, pensate farci un film. Ma Gus Van Sant (Will Hunting - Genio ribelle, Milk) in "Elephant" riesce a raccontare questa vicenda con il giusto tatto, non esaltando in nessun modo la violenza, ma semplicemente seguendo la tipica routine dei personaggi. La macchina da presa si muove agilmente e freddamente tra gli enormi corridoi della scuola attraverso lunghi piani sequenza, il film è realizzato quasi completamente con questa tecnica che conferisce una realisticità pazzesca, in un crescendo di ansia. Il regista statunitense candidato all'oscar utilizzata la stessa tecnica utilizzata da Kubrick in "Rapina a mano armata",mostrandoci più volte la stessa vicenda da punti di vista diversi, da soggetti diversi. Egli non ci propone il fatto esattamente come avvenuto nella realtà, almeno per quanto riguarda i fatti,che però non vengono mutati molto, solo quanto basta per permettergli di mettere in risalto in punti a lui cari. Che nel paese più potente e all'avanguardia del mondo le armi si possono tranquillamente comperare anche al supermercato, è ormai vergognosamente noto a tutti. E' troppo facile però attribuire il gesto di questi due ragazzi alla follia, come non sarebbe giusto dire che l'olocausto sia stato causato soltanto dalla pazzia dei nazisti, quando in realtà c'erano anche altri motivi di natura economica-sociale. In una scena del film i due ragazzi trovano un documentario dedicato proprio ad Hitler, per il quale provano una certa simpatia. Questo momento potrebbe essere un velato riferimento proprio a questo. Si rimane sconvolti invece nel constatare la lucidità con cui avevano pianificato il piano ed inoltre, il ragazzo che compare all'inizio del film, John, anch'egli ha problemi in famiglia causati dal fatto che il padre si ubriaca, ma a differenza dei compagni non gli viene in mente di ammazzare qualcuno. I problemi dei suoi coetanei sarebbero dovuti essere risolti prima. Qualcosa viene spiazzata nel finale, ma la verità è che nessuno saprà mai cosa sia passato nella testa di quei ragazzi, la mente è un abisso, non possiamo controllare la mente di altre persone, ma possiamo controllare la nostra. Ed invece si preferisce rimpicciolire quell'elefante a cui si riferisce il titolo, un problema grande e visibile quanto quell'animale,ma che però si preferisce mettere da parte. Chissà se parlare con loro, affrontare insieme il problema, avrebbe potuto cambiare qualcosa. Elephant non è un film comune, si prende il suo tempo per mostrarci l'ordinarietà di una giornata qualunque che poi purtroppo non si è mostrata tale. Un'opera potente, ansiogeno, struggente e realista, che lascia il segno, dice la propria ma con il giusto tatto. Da vedere assolutamente!
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tarantinofan96
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domenica 2 marzo 2014
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realtà stravolta
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Una giornata normale, con un cielo sereno, si trasformerà in un incubo per gli studenti e i professori dell Columbine High School: due studenti stanno per compiere un massacro. Vincitore della Palma d'Oro per il miglior film e per la miglior regia, Elephant è un film che descrive le azioni dei vari personaggi, azioni che si ripetono quotidianamente in ambito scolastico e non. Nessuno si aspetta che succeda niente, nessuno è pronto ad affrontare qualche pericolo incombente nemmeno quando John cerca di avveritre gli studenti che accadrà qualcosa di brutto e così, prontamente, arrivano i due studenti a stravolgere la realtà e a compiere quello che nessuno si sarebbe mai aspettato.
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Una giornata normale, con un cielo sereno, si trasformerà in un incubo per gli studenti e i professori dell Columbine High School: due studenti stanno per compiere un massacro. Vincitore della Palma d'Oro per il miglior film e per la miglior regia, Elephant è un film che descrive le azioni dei vari personaggi, azioni che si ripetono quotidianamente in ambito scolastico e non. Nessuno si aspetta che succeda niente, nessuno è pronto ad affrontare qualche pericolo incombente nemmeno quando John cerca di avveritre gli studenti che accadrà qualcosa di brutto e così, prontamente, arrivano i due studenti a stravolgere la realtà e a compiere quello che nessuno si sarebbe mai aspettato. Elephant è girato con lunghissimi piani sequenza che per la maggior parte riprendono i personaggi di spalle che camminano nei corridoi tranquilli. I piani sequenza rendono le scene a cui assistiamo estremamente realistiche e ci sentiamo anche noi coinvolti all'interno del quadro al quale però assistiamo impassibili perchè ci sembra una cosa da poco, perchè siamo ancora proiettati con la testa nella quotidianità che non facciamo in tempo a renderci conto di quello che sta succedendo.
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schism
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giovedì 9 maggio 2013
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spiazzante
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Seppur il ritmo possa apparire lento, la vicenda è curata così bene che pare di starla vivendo in prima persona più che da spettatori. La realtà viene descritta con una certa discrezione, senza esagerare i personaggi per renderli più carismatici. E' ciò che di meglio si poteva fare per rappresentare l'orrore del massacro a cui è liberamente ispirato, quello della Columbine High School.
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jacopo b98
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mercoledì 1 maggio 2013
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elephant di gus van sant - capolavoro
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In un liceo dell’Oregon, un giorno due ragazzi (Frost e Deluen) entrano a scuola armati e fanno una strage. Questa è la storia del miglior film di Gus Van Sant, premiato a Cannes con la Palma d’Oro al miglior film e con il premio alla miglior regia (fu infatti fatta una deroga al regolamento, che normalmente vieta di assegnare altri premi al film che vince la Palma d’Oro). Il regista, anche sceneggiatore, voleva farne un documentario per la televisione, che invece, proprio per la vittoria al festival francese divenne un film per il cinema. È un film drammatico, ma il dramma non c’è: il tutto è raccontato come una normalissima giornata di scuola, le chiacchierate con gli amici, la lezione di ginnastica, il lavoro in biblioteca, i pettegolezzi riguardo al bello della scuola… tutto è normale, fino a quando i due non arrivano e decidono di fare la loro strage, il loro ultimo atto: “oggi si muore allora” dice allegramente uno dei due assassini all’altro.
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In un liceo dell’Oregon, un giorno due ragazzi (Frost e Deluen) entrano a scuola armati e fanno una strage. Questa è la storia del miglior film di Gus Van Sant, premiato a Cannes con la Palma d’Oro al miglior film e con il premio alla miglior regia (fu infatti fatta una deroga al regolamento, che normalmente vieta di assegnare altri premi al film che vince la Palma d’Oro). Il regista, anche sceneggiatore, voleva farne un documentario per la televisione, che invece, proprio per la vittoria al festival francese divenne un film per il cinema. È un film drammatico, ma il dramma non c’è: il tutto è raccontato come una normalissima giornata di scuola, le chiacchierate con gli amici, la lezione di ginnastica, il lavoro in biblioteca, i pettegolezzi riguardo al bello della scuola… tutto è normale, fino a quando i due non arrivano e decidono di fare la loro strage, il loro ultimo atto: “oggi si muore allora” dice allegramente uno dei due assassini all’altro. È la cronaca minuto per minuto, frequenti infatti gli sbalzi temporali, di quella giornata così simile a quella vera di Columbine, nel 1999. È un film sull’America, che fa finta di non vedere un problema “grande come un elefante”, ecco la spiegazione del titolo. Il regista fa ampio uso di steadicam, e il film è composto da poche lunghissime carrellate. Van Sant racconta i preparativi, e pur senza farlo vedere, fa capire quali sono i problemi dei due ragazzi che li hanno portati a quel gesto estremo. Significativa è infatti la scena in cui Alex suona Per Elisa di Beethoven, la calma e la malinconia prima della tragedia e della morte. Bellissima la scena in cui nella doccia Eric dice ad Alex di non aver mai baciato nessuno: solo in quel momento di intimità, in quel bacio sincero e disperato, la voce del ragazzo trema, conscia di quello che stanno per fare. Dopodiché quando nella scuola inizia il massacro i due sono solo più macchine per uccidere, senza pietà, troppo disperati ed impauriti per aver paura. Il regista non giudica, racconta in modo oggettivo ed impassibile, ciò non vuol dire che non trasmetta emozioni, al contrario, dura poco, neanche un ora e mezzo ma lo spettatore è incollato alla poltrona, consapevole che prima o poi, in quella giornata normale di scuola, succederà qualcosa di troppo grande per essere impedito. Girato in ventuno giorni con attori non professionisti. Nemmeno una nomination agli Oscar. Tra i produttori esecutivi c’è Diane Keaton.
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miawallace93
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lunedì 29 aprile 2013
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l'elefante nella stanza
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Ottanta minuti che sembrano non passare mai, una scenografia grigia, una regia così morbosa da avvicinarsi al limite del voyeurismo. Gus van Sant insegue (nel vero senso della parola, dato che la cinepresa è quasi incollata alle spalle dei personaggi) un gruppo di liceali durante una mattinata come tante. La fugace apparizione dei loro nomi, bianco su nero al centro dello schermo, sembra quasi una presa in giro; perché i protagonisti non possono essere definiti tali, piuttosto manichini senz’anima, stereotipi consumati dalle serie tv, immortalati nella loro inutile routine quotidiana. L’emarginata occhialuta che si vergogna di rimanere in pantaloncini, le tre fighette che vomitano l’insalata appena ingerita per restare in forma, non vogliono suscitare simpatia o antipatia, bensì semplicemente mostrarci la nuda e cruda realtà.
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Ottanta minuti che sembrano non passare mai, una scenografia grigia, una regia così morbosa da avvicinarsi al limite del voyeurismo. Gus van Sant insegue (nel vero senso della parola, dato che la cinepresa è quasi incollata alle spalle dei personaggi) un gruppo di liceali durante una mattinata come tante. La fugace apparizione dei loro nomi, bianco su nero al centro dello schermo, sembra quasi una presa in giro; perché i protagonisti non possono essere definiti tali, piuttosto manichini senz’anima, stereotipi consumati dalle serie tv, immortalati nella loro inutile routine quotidiana. L’emarginata occhialuta che si vergogna di rimanere in pantaloncini, le tre fighette che vomitano l’insalata appena ingerita per restare in forma, non vogliono suscitare simpatia o antipatia, bensì semplicemente mostrarci la nuda e cruda realtà. Ed è una realtà difficile da mandar giù, fatta di una generazione sola che parla ma non comunica nulla, figlia di quell’America che va tutte le Domeniche in chiesa ma permette a chiunque di acquistare armi di grosso calibro con un semplice click. E tra un anonimo episodio e un altro emergono pian piano Alex ed Eric,avvolti nelle loro tute mimetiche, con pesanti borsoni in spalla. Sarà colpa dei videogiochi violenti, della simpatia per Hitler, dei genitori tanto assenti da essere rappresentati come voci senza volto, o molto più probabilmente di queste e di tante altre cose messe assieme, ma i due amici hanno deciso di trasformare per sempre quell’insignificante scuola di Columbine. La strage viene mostrata in tutta la sua banale, e proprio per questo agghiacciante, trasparenza: alle grida strazianti si sostituisce il silenzio, ai commuoventi dialoghi tra assassini e vittime l’uccisione diretta, la fine dei ragazzi che ci hanno “annoiato” per i primi sessanta minuti viene ripresa con lo stesso glaciale menefreghismo di tutte le altre…E la piatta visione della morte ha un sapore familiare, quasi quanto l’immagine del cielo nuvoloso su cui scorrono i titoli di coda.In un film povero di dialoghi e praticamente privo di suoni, Beethoven costituisce l’unica "nota stonata". Se da una parte Per Elisa e la Sonata Al Chiaro Di Luna costituiscono un assaggio di vita in un mondo spento, dall’altra sembrano quasi dare un tocco di solennità al degrado, sulla scia di Arancia Meccanica. Nel capolavoro di Van Sant, non esistono artifici. Il risultato? Una visione così spietatamente reale del genere umano da farci venire voglia di chiudere gli occhi, molto più che davanti a sensazionali pozze di sangue. “Elephant” si annuncia una pellicola spiazzante, e già dal titolo, riferito al noto proverbio inglese. Come si rimane indifferenti di fronte all’ “elefante nella stanza”, ciò che tutti possono vedere ma di cui nessuno vuole parlare, la follia omicida nascosta dietro i volti dei due apatici adolescenti passa inosservata.E’ un po’ il messaggio dell’intero film:tutto è così evidente che non riusciamo veramente a vederlo.
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brando fioravanti
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martedì 3 aprile 2012
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strage sensa soluzioni
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La vita di alcuni ragazzi viene ripresa in maniera ossessiva, la telecamera li segue accuratamente anche quando passeggiano. Le stesse scene verranno riproposte più volte da punti di vista diversi. Due ragazzi commetteranno una strage. Ispiratosi ad un vero fatto di cronaca che purtroppo si è ripetuto più volte in America, il film studia la difficile vita adolesciensiale, ma sensa spiegarne molto. La follia dei ragazzi autori della strage è descritta in maniera lucida. Non danno nessun segno di alterazione emotiva e si organizzano il piano nel migliore dei modi. Quello che non si comprende sono le ragioni che hanno spinto due ragazzi ad un gesto così estremo.
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La vita di alcuni ragazzi viene ripresa in maniera ossessiva, la telecamera li segue accuratamente anche quando passeggiano. Le stesse scene verranno riproposte più volte da punti di vista diversi. Due ragazzi commetteranno una strage. Ispiratosi ad un vero fatto di cronaca che purtroppo si è ripetuto più volte in America, il film studia la difficile vita adolesciensiale, ma sensa spiegarne molto. La follia dei ragazzi autori della strage è descritta in maniera lucida. Non danno nessun segno di alterazione emotiva e si organizzano il piano nel migliore dei modi. Quello che non si comprende sono le ragioni che hanno spinto due ragazzi ad un gesto così estremo. Il film evidenzia la difficoltà nel capire il disagio giovanile, presente nei ragazzi, ma che non riescono a esprimere a parole.
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