theophilus
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venerdì 1 novembre 2013
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nel blu dipinto di blu
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LE GRAND BLEU
Racconto fantastico della vicenda di Enzo Majorca e Jacques Mayol, che negli anni ‘80 infransero ogni limite pensabile della capacità umana di discesa nelle profondità marine in apnea. Troppo idealizzata la figura di Mayol e eccessivamente materiale quella di Majorca? Oppure, al contrario, a Majorca non andò a genio il fatto di morire nella finzione filmica, quasi che questo potesse intaccare il mito della sua forza e resistenza? Fatto sta che il siciliano disse di non riconoscersi nell'interpretazione di Jean Reno e riuscì ad impedire l’uscita del film in Italia.
I magici sfondi del Mediterraneo che bagna la Sicilia, la Greciao la Francia, rischiavano di fare del film un esperimento estetizzante.
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LE GRAND BLEU
Racconto fantastico della vicenda di Enzo Majorca e Jacques Mayol, che negli anni ‘80 infransero ogni limite pensabile della capacità umana di discesa nelle profondità marine in apnea. Troppo idealizzata la figura di Mayol e eccessivamente materiale quella di Majorca? Oppure, al contrario, a Majorca non andò a genio il fatto di morire nella finzione filmica, quasi che questo potesse intaccare il mito della sua forza e resistenza? Fatto sta che il siciliano disse di non riconoscersi nell'interpretazione di Jean Reno e riuscì ad impedire l’uscita del film in Italia.
I magici sfondi del Mediterraneo che bagna la Sicilia, la Greciao la Francia, rischiavano di fare del film un esperimento estetizzante. Ma Luc Besson ha saputo caricare le immagini marine di valenze quasi mitologiche, sposandole con le venature mistiche di cui ha contornato Jacques Mayol (Jean-Marc Barr), un Dio marino che vive in perfetta simbiosi con l’ambiente acqueo e con i suoi abitanti, in special modo i delfini.
Non è di questo mondo, riferisce Majorca di lui all’assicuratrice americana (Rosanna Arquette) che tallona il francese, come per metterla in guardia, per avvertirla di non innamorarsi di lui. La sacralità dei luoghi della sua fanciullezza gl’impedirà – a priori – di contaminarli con parole di qualsivoglia natura e lei non riuscirà a dire a Mayol -sugli scogli greci di Amorgos, da dove egli si tuffava bambino - che lo ama, che aspetta un figlio da lui e che desidera passare la vita con lui.
Al contrario, la figura di Majorca (Molinari nel film, come ulteriore probabile condizione per la sua distribuzione) risalta nella sua possanza fisica, interamente votato ad una autorealizzazione materiale, esibizionista, interessato più alla sfida perenne con Mayol che non ad un superamento di se stesso. Solo la sua morte, lui imponente in grembo al piccolo sportivo transalpino, pare riscattarlo, proponendocelo sotto una nuova luce che lo illuminerà in una sorta di sposalizio col mare, che si richiude per sempre su di lui. Mayol lo seguirà poco dopo, irrimediabilmente attratto dall’elemento liquido, che solo sembra consentirgli di realizzare la propria vita, sordo alle proteste disperate di chi lo ama, come falena verso il fuoco, come marinaio che non sa resistere al canto delle sirene.
Enzo Vignoli,
4 ottobre 2002.
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gianleo67
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lunedì 30 luglio 2012
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azzurra ossessione
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Due amici, un italiano e un francese, crescono insieme nella passione per le immersioni nelle acque scintillanti dell'Egeo. Da adulti misureranno la loro amicizia e la loro passione sportiva in una competizione al limite per il campionato mondiale in apnea. Un quasi biopic quello di Besson che mette a confronto in forma romanzata l'epopea umana e agonistica di due giganti delle immersioni in apnea: il muscolare ed esuberante Enzo Molinari (leggi Maiorca) e il taciturno e sensibile Jacques Mayol. La scansione narrativa è suddivisa in due parti, separate da un intervallo temporale di 20 anni circa, in cui si ricostruisce la vicenda di due ragazzetti che hanno eletto il mare come loro dimora ideale e che , una volta cresciuti competeranno (più con se stessi che contro) per superare ogni limite umano nelle immersioni in apnea.
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Due amici, un italiano e un francese, crescono insieme nella passione per le immersioni nelle acque scintillanti dell'Egeo. Da adulti misureranno la loro amicizia e la loro passione sportiva in una competizione al limite per il campionato mondiale in apnea. Un quasi biopic quello di Besson che mette a confronto in forma romanzata l'epopea umana e agonistica di due giganti delle immersioni in apnea: il muscolare ed esuberante Enzo Molinari (leggi Maiorca) e il taciturno e sensibile Jacques Mayol. La scansione narrativa è suddivisa in due parti, separate da un intervallo temporale di 20 anni circa, in cui si ricostruisce la vicenda di due ragazzetti che hanno eletto il mare come loro dimora ideale e che , una volta cresciuti competeranno (più con se stessi che contro) per superare ogni limite umano nelle immersioni in apnea. A parte la verosimiglianza dei fatti narrati, il film di Besson sviluppa in modo talora divertito, in altre parti con accenti genuinamente autobiografici, il tema del confronto leale tra uomo e natura e la smisurata, ossessiva passione che conduce questa esperienza alle inevitabili drammatiche conseguenze. Si obietta una certa lineare ingenuità nell'approntare simili tematiche (inclusa una caratterizzazione superficiale nella psicologia dei personaggi e delle loro motivazioni profonde) ed una narrazione talora ai limiti del farsesco, ma la cifra rilevante del film è senz'altro legata alle suggestioni adamantine evocate dalle splendide immagini subacquee e dal respiro caldo e avvolgente del Mediterraneo (location in Costa Azzurra, Grecia e Sicilia) che l'autore lascia intendere di aver a lungo frequentato durante la sua infanzia. Jean Reno dimostra già di avere le carte in regola per una scintillante carrirera e attraversa la scena con prestante giogioneria. Piccola curiosità: in una scena del film si ricompone la coppia culto Arquette-Dunne già protagonista qualche anno prima del Fuori orario di M.Scorsese. Auto-biografico.
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ipno74
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sabato 2 aprile 2011
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poesia blu
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Luc Besson ci regala un film tra sogno e realtà, con immagini, stupende del mare della sicilia e della gracia.
Alla fine avrete voglia di conoscere di più i personaggi veri di questa storia, ovvero Enzo Maiorca e Mayol.
Quello che più mi ha colpito di questa storia è differenza tra Molinari e Mayol; uno più umano, verace, l'altro sembra davvero di un altro, talmente amante dei delfini che li definisce come la sua famiglia.
Bravissimi tutti gli attori, nessuno escluso.
Sempre duro e buono Reno.
Jean marc Barr serafico e un pò semplicione.
Rassanna Arquette, carinissima in questo film, agente assicurativo un pò impacciato.
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Luc Besson ci regala un film tra sogno e realtà, con immagini, stupende del mare della sicilia e della gracia.
Alla fine avrete voglia di conoscere di più i personaggi veri di questa storia, ovvero Enzo Maiorca e Mayol.
Quello che più mi ha colpito di questa storia è differenza tra Molinari e Mayol; uno più umano, verace, l'altro sembra davvero di un altro, talmente amante dei delfini che li definisce come la sua famiglia.
Bravissimi tutti gli attori, nessuno escluso.
Sempre duro e buono Reno.
Jean marc Barr serafico e un pò semplicione.
Rassanna Arquette, carinissima in questo film, agente assicurativo un pò impacciato.
Castellitto grande attore ed interprete della mediocrità Italiana
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nick castle
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domenica 18 luglio 2010
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un film che è un sogno a occhi aperti...
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Ovvio che Enzo Molinari simboleggia Enzo Maiorca, ma era un motivo valido per intentare una causa per diffamazione? Io non credo almeno. Besson arriva al suo terzo lavoro, e dopo "Le dernier combat" e "Subway" sviluppa una profonda concezione opera cinematografica, che più che un film risulta essere un sogno ad occhi aperti. Parte con la storia dei due avversari da piccoli, con un bel bianco e nero, leggermente virato sul blu chiaro e poi con in colori inizia anche la storia, Enzo Molinari cerca e trova il piccolo francese, suo avversario anche da bambino, durante la vita dei due su un isoletta greca. I due, iscritti al campionato mondiale di immersione in apnea si sifderanno professionalmente, ma condividendo anche le loro vite, fino alla tragica morte di Enzo Molinari.
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Ovvio che Enzo Molinari simboleggia Enzo Maiorca, ma era un motivo valido per intentare una causa per diffamazione? Io non credo almeno. Besson arriva al suo terzo lavoro, e dopo "Le dernier combat" e "Subway" sviluppa una profonda concezione opera cinematografica, che più che un film risulta essere un sogno ad occhi aperti. Parte con la storia dei due avversari da piccoli, con un bel bianco e nero, leggermente virato sul blu chiaro e poi con in colori inizia anche la storia, Enzo Molinari cerca e trova il piccolo francese, suo avversario anche da bambino, durante la vita dei due su un isoletta greca. I due, iscritti al campionato mondiale di immersione in apnea si sifderanno professionalmente, ma condividendo anche le loro vite, fino alla tragica morte di Enzo Molinari. I personaggi sono stilizzati con degli stereotipi abbastanza vecchi anche per il 1988, Molinari è un siciliano rozzo e viziato che si porta sempre dietro il fratello, che usa come portantino, Jacques Mayol è un francese stralunato, che pensa solo ed esclusivamente alle immersioni, buono con se stesso e con tutti, di poche parole e di vita semplice. Tutti e due hanno in comune, il profondo rapporto con il mare e le immersioni in apnea. Queste due cose, sono tutta la loro vita, una passione intrinseca nel loro essere. La rappresentazione di ciò va lodata sicuramente. Mentre tra tutto ciò si infila la figura dell'assicuratrice Johanna, che dopo aver visto Jacques durante un immersione nell'acqua gelida di un ghiacciaio nelle Ande, si innamora perdutamente di lui. La caratterizzazione dei personaggi è buona, Jean Reno è toghissimo come al solito! Rosanna Arquette sembra un po' un pesce fuor d'acqua, ma in alcune scene riesce comunque ad avere un certa profondità, chi convince davvero poco è l'inespressivo Jean-Marc Barr, nel ruolo di Mayol, che fa solo immaginare cosa sia per lui il mare e le immersioni e che avrà più fortuna negli anni a venire con ruoli da non protagonista. Bella fotografia, belle musiche di Eric Serra. Besson con Atlantis nel 1991, approfondirà ulteriormente il suo rapporto con l'ambiente marino.
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francesca
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mercoledì 11 marzo 2009
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un'immersione subacquea nel capolavoro di besson.
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Lo spettatore dolcemente si immerge in un abisso sospeso, acquatico e profondamente blu. Un film soave, dalla splendida fotografia e sceneggiatura, dalle musiche che accompagnano e armonizzano senza intromissione. Personaggi carichi di emotività, definiti, contrastanti e complementari. Un silenzioso viaggio in luoghi meravigliosi e in universo emotivo sinora inesplorato. Al ritmo del cuore di Jacques ci si ritrova in un'assenza di spazio e tempo, da cui a stento riusciamo infine a riprenderci.
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dada
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domenica 21 settembre 2008
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un salto nel blu
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penso che per apprezzare questo film bisogna avere una gran passione per il mare.ci sono scene di questo film veramente belle e commoventi che sanno trasmetterti qualcona nel momento in cui le vedi,a mio parere è proprio questo il compito principale che un film deve avere e se un film non raggiunge questo obbiettivo vuol dire che è fatto male.secondo me la scena più bella è quella finale di jacques e del delfino che per lui è sempre stato la sua famiglia(dopo la morte del padre,che è morto in mare,proprio colme il suo grande amico e inizialmente rivale enzo.sapete qual'è la cosa più bella???vedere che jacques amava il mare nonostante il mare gli abbia tolto quanto di più caro aveva....compresa la vita.
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mik
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mercoledì 4 giugno 2008
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abbastanza inutile
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In realtà il voto sarebbe 1 stella e mezzo, cioè mezza stella di più per la scena della "stanza allagata" (dove inzia la crisi del protagonista che lo porta poi al suicidio) che dimostra che Besson non si è del tutto rimbecillito. Per il resto, film impalpabile, che vuole essere un omaggio al mare ma rimane "cartolina" senza mai suscitare emozioni più profonde. Storia quasi da cartone animato, non convincente e decisamente inutile. Speriamo che ritorni presto a fare del cinema come si deve.
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plexone
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martedì 1 gennaio 2008
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dannoso
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Capisco ora la ferrea volontà di Enzo Majorca nel bloccare un film cosi lesivo della sua figura. Ma a parte le rimostranze di Majorca devo dire che l' intero film risulta un autentico insulto al cinema Europeo, sembra di vedere uno spot mal riuscito di qualche isola mediterranea con contorno di stereotipi vari. Grande assente proprio il mare che viene sempre usato un po' come "corsia" per una sciocca performance priva di suspance di due figure alquanto improbabili, un Jean Reno-Maiorca ridicolizzato dallo stereotipo e un Majol affidato ad inespressivo attore che non non riesce a convincere neppure un minuto, ciliegina finale una Arquette che piu' fuori posto non si potrebbe pensare. Dannoso.
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