luigiluke
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sabato 6 aprile 2024
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il crepuscolo di un grande regista
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Inizia con la scena di un furto impossibile tutta virtuosismi di ripresa e montaggio che al confronto quella di Mission: Impossible sembra girata da un dilettante. Parte centrale salvata da Banderas che pur senza strafare ne sorregge la credibilità. Finale stile slidin doors che al di là della soluzione narrativa (inverosimile) ripropone il solito esercizio stilistico.
De Palma innervosisce per quanto si impegna a riempire di leziosità una storia insulsa.
La statuaria Romijn-Stamos è tutto tranne che erotica ee comunque risulta antipatica,
Ebouaney interpreta un cattivo che diventa quasi caricaturale nele sue espressioni.
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Inizia con la scena di un furto impossibile tutta virtuosismi di ripresa e montaggio che al confronto quella di Mission: Impossible sembra girata da un dilettante. Parte centrale salvata da Banderas che pur senza strafare ne sorregge la credibilità. Finale stile slidin doors che al di là della soluzione narrativa (inverosimile) ripropone il solito esercizio stilistico.
De Palma innervosisce per quanto si impegna a riempire di leziosità una storia insulsa.
La statuaria Romijn-Stamos è tutto tranne che erotica ee comunque risulta antipatica,
Ebouaney interpreta un cattivo che diventa quasi caricaturale nele sue espressioni. Il fatto poi che dopo sette anni di galera, ne esca indossando la stessa camicia sporca di sangue sembra quasi uno sberleffo allo spettatore.
Purtroppo il De Palma dopo il meraviglioso Carlito's Way è diventato questa roba qui e davvero non ci si capacita del perchè.
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samanta
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lunedì 5 giugno 2023
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doppia identità. recensione
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E' un film del 2002 che è diretto da Brian De Palma (anche sceneggiatore), noto regista di Hollywood che apertamente si dichiarò attratto da Hitchcock, realizzando molti film del genere thriller alcune volte con cadute di stile (Omicidio a Luci rosse) altre con buone o ottime realizzazioni (Blow Out, Scarface, Gli Intoccabili), infarcendo spesso i film con nudi e scene di violenza.
La trama di questo film è intricata, la femme fatale è Laure (Rebecca Romijn) che all'inizio, la scena è ambientata al Festival di Cannes ha un incontro lesbico con la diva Venanzio (Rie Rasmussen) in una toilette del Palazzo, e mentre si baciano le sfila un serprente d'oro costellato di diamanti che le avvolge il tronco nudo, passandolo sotto la porta al complice Black Tie (Eric Ebouaney) che però sorpreso da una guardia e ferito viene catturato con il complice Bruce (Peter Coyote caratterista: Erin Brockovich).
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E' un film del 2002 che è diretto da Brian De Palma (anche sceneggiatore), noto regista di Hollywood che apertamente si dichiarò attratto da Hitchcock, realizzando molti film del genere thriller alcune volte con cadute di stile (Omicidio a Luci rosse) altre con buone o ottime realizzazioni (Blow Out, Scarface, Gli Intoccabili), infarcendo spesso i film con nudi e scene di violenza.
La trama di questo film è intricata, la femme fatale è Laure (Rebecca Romijn) che all'inizio, la scena è ambientata al Festival di Cannes ha un incontro lesbico con la diva Venanzio (Rie Rasmussen) in una toilette del Palazzo, e mentre si baciano le sfila un serprente d'oro costellato di diamanti che le avvolge il tronco nudo, passandolo sotto la porta al complice Black Tie (Eric Ebouaney) che però sorpreso da una guardia e ferito viene catturato con il complice Bruce (Peter Coyote caratterista: Erin Brockovich). Laure che ha i diamanti fugge a Parigi dove cerca di nascondersi ed è scambiata per la sosia Lily scomparsa dopo la morte di marito e figlio i suoi gentori credendo che sia la figlia la riccompagnano a casa. Laura mentre fa il bagno (!) vede Lily rientrare e che si suicida con una rivoltella, Laure decide di assumere la sua identità e prende un'aereo per gli USA. Sette anni dopo ritorna a Parigi moglie dell'ambasciatore USA un ricco finanziere, un fotografo Nicolas Bardo (Antonio Banderas) la fotografa e lei cerca di impedirgli che diffonda le foto, si incontrano e vanno a letto insieme, però Laure è cercato da Tie e Bruce usciti di prigione, Laure alla fine uccide tutti e 3. Ma non è così! E' un sogno di Laure che in realtà mentre faceva il bagno era intervenuta per impedire a Lily di suicidarsi e l'aveva convinta a d andare in USA, Tie e il complice catturano Laure che si divincola i 2 l'inseguono ma vengono travolti da un camion, Laure s'incontra con Veronica (che era la sua amante) che gli consegna i diamanti, Bardo presente all'incontro è convinto di averla già conosciuta.
La trama del film è tutta scombinata, con salti di logicità, vuoti narrativi e contraddizioni a non finire: non è possibile che i genitori scambino Laure per la figlia: una bionda e l'altra bruna, il furto del serpente con diamanti ha modalità inverosimili e ridicole con 2 donne che nude si baciano e si leccano (che volgarità e caduta di stile !) in una ristretta toilette con Laure che passa i pezzi del serpente sotto la porta. Non è che la situazione migliori nel corso del film con nudi a volontà, l'unica cosa che congiunge De Palma a Hitch è l'utilizzo (certamente abile) della macchina da presa come "protagonista" e non come mezzo per far vedere gente che parla. Il film è spesso raffrontato con la Fiamma del Peccato del 1944 di Billy Wilder con Barbara Stanwiych Dark Lady e Fred McMurray, ma a prescindere dalla trama siamo in un altro pianeta per direzione e recitazione. Rebecca Romijn è mediocre e non solleva il livello recitativo mostrandosi nuda, Rie Rasmussen ha risolto il problema non recita si limita ad ancheggiare, quanto a Banderas è insistente sembra collassato. Il colpo di scena finale si rivela solo un escamotage per concludere il film in qualche modo. Femme fatale fu un flop commerciale a fronte di un incasso di 17 milioni di $ ebbe un costo di 35 milioni ed ricevette una critica sostanzialmente negativa.
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samanta
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sabato 27 maggio 2023
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un de palma in tono minore
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Concordo con la recensione, un conto è la capacità tecnica: alcuni decenni di professionalità lasciano il segno, altro conto raccontare malamente una vicenda pessimamente interpretata e che fa acqua da tutte le parti.
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maria licia
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lunedì 23 maggio 2022
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il filo di arianna per uscire dall''illusione
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Sono rimasta incantata da questo film. Il termine più corretto dovrebbe essere "ipnotizzata", forse. Come ho letto in diverse belle recensioni di critici e cinefili molto più ferrati di me, il tema del doppio è sicuramente fondamentale in questo film, ma non nel senso psicologico o puramente giocoso, manieristico, citazionale, del termine, come si sarebbe tentati di concludere. L'ossessiva sottolineatura del ritmo e, dunque, della ripetizione, che già nella colonna sonora - una sorta di imitazione del Bolero di Ravel - emerge con prepotenza, sembra volerci orientare, come una sorta di filo di Arianna, nel labirinto di suggestioni e di rimandi di cui è intessuta, direi finemente ricamata, la narrazione del film.
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Sono rimasta incantata da questo film. Il termine più corretto dovrebbe essere "ipnotizzata", forse. Come ho letto in diverse belle recensioni di critici e cinefili molto più ferrati di me, il tema del doppio è sicuramente fondamentale in questo film, ma non nel senso psicologico o puramente giocoso, manieristico, citazionale, del termine, come si sarebbe tentati di concludere. L'ossessiva sottolineatura del ritmo e, dunque, della ripetizione, che già nella colonna sonora - una sorta di imitazione del Bolero di Ravel - emerge con prepotenza, sembra volerci orientare, come una sorta di filo di Arianna, nel labirinto di suggestioni e di rimandi di cui è intessuta, direi finemente ricamata, la narrazione del film. Anche i film dentro il film sono due, formando, con quello di de Palma, una specie di astratto triangolo: il film in bianco e nero di Wilder, la cui protagonista Phyllis, ha un nome che in greco indica la foglia, il fogliame, e dunque rimanda al doppio nome che l'attrice protagonista del film di de Palma assume nel corso della storia: Laura (l'alloro, a sua volta allusivo sia al dio delle Muse e dell'arte, Apollo, sia all'amata del Canzoniere di Petrarca) e Lily (cioè "giglio", fiore simbolo della città di Firenze, come anche del popolo di Israele, come anche della purezza e dell'Immacolata, che schiaccia la testa al serpente: il serpente-gioiello mostrato a inizio del film, il serpente del flusso del tempo, immobilizzato nella sintesi dell'Arte e anche 'congelato' nel "luogo senza tempo" in cui si incastona il sogno/premonizione di Laura/Lily); e inoltre il film, realmente girato dal regista Wagnier, "Est-Ovest", presentato nelle prime inquadrature. Questa pedante disamina dei nomi delle due (in verità 3, anzi4 con l'amica di Laura, Veronica=vera icona, alla fine inquadrata di spalle, senza volto, ma in abiti simil-militari) "donne fatali" incardinate nel film, non è fine a se stessa: mi serve per evidenziare come il titolo del film (veramente presentato al festival di Cannes tre anni prima dell'uscita della pellicola di de Palma, per la regia di Regis Wargnier, peraltro ritratto in "Femme Fatale"con la sua prima attrice nel ruolo di...se stesso), ossia "Est-Ovest", non a caso è un riferimento a qualcosa di reale, cioè di non sognato né frutto di invenzione artistica del regista De Palma. Il confronto Est-Ovest, insieme all'illusione della fine di quella eterna e spesso spietata e sanguinosa competizione tra i due storici poli geopolitici, è il nucleo significante, solido e infrangibile, verso cui ci vuole indirizzare, a furia di rimandi, insistenze e ripetizioni, lo stesso de Palma: il piccolo globo di vetro (dunque terraqueo) della collana/portafortuna appesa allo specchietto del camionista e involontario assassino della fine della storia, funge da lente per focalizzare la luce che abbaglia il poveretto (tra l'altro, l'attore italiano Salvatore Ingoglia) ma illumina noi spettatori sul vero senso del film: politico-profetico, oserei definirlo, ora, in questo tragico 2022.
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elgatoloco
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lunedì 3 giugno 2019
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film notevolissimo di un grande de palma, ma...
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Che Brain De Palma non si smentisca mai, per la grandezza dell'opera è un assunto da cui partire, anche qui dimostrato, diciamo così, in questo"Femme Fatale"(2002)nel quale tutte le "operazioni preliminati"(soggetto, sceneggiature)sono sue. C'è il film nel film, come vaRIE altre volte, c'è il doppio(da "Sisters"in poi un tema ricorrente, in De Palma), inteso come Dopelgaenger nell'accezione anche letteraria(Hoffmann, Poe, Dostoevskij e non è una rassegna completa...), C'è IL GIOCO REALTà-"fINZIONE"-iMMAGINAZIONE-pROIEZIONE , c'è lo scarto rispetto a quello che a uno spettatore"ingenuo"o comunque disabituato alla visione di qualche film non"di routine"può sembrare altro, qualcosa di quasi-cpnvenzionale , quasi un"noir"anni 1940-1869, ò la Hammett o simili, magari arricchito con noir più propriamente made in France, ma.
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Che Brain De Palma non si smentisca mai, per la grandezza dell'opera è un assunto da cui partire, anche qui dimostrato, diciamo così, in questo"Femme Fatale"(2002)nel quale tutte le "operazioni preliminati"(soggetto, sceneggiature)sono sue. C'è il film nel film, come vaRIE altre volte, c'è il doppio(da "Sisters"in poi un tema ricorrente, in De Palma), inteso come Dopelgaenger nell'accezione anche letteraria(Hoffmann, Poe, Dostoevskij e non è una rassegna completa...), C'è IL GIOCO REALTà-"fINZIONE"-iMMAGINAZIONE-pROIEZIONE , c'è lo scarto rispetto a quello che a uno spettatore"ingenuo"o comunque disabituato alla visione di qualche film non"di routine"può sembrare altro, qualcosa di quasi-cpnvenzionale , quasi un"noir"anni 1940-1869, ò la Hammett o simili, magari arricchito con noir più propriamente made in France, ma... in realtà, se si fa attenzione, il fiilm è altro: attraverso l'allenazione, il " trapasso onirico"la protagonista rioercorre la proria vita(o ciò che è la finzione filmica, il"fantasma filmico", anzi, per dirla meglio), qualcoa di nuovo, di inaspettato. Arricchisce il film anche qualche vitazione"barocca", dove il lemma è inteso positivamente, ossia come arricchimento. Eppure, sarà abitudine, convenzione o altro, ma tendo a preferire, forse per la"sincerità comunicativa"nel rapporto con chi guarda il film il primo Brain de Palma, quello di"Sisters"(1973), "Obsession"(1974); "Carrie(1975), "Fury"(1978), fino a "Scarface"(1983), ma può essere che sia perché là la nota delirante è più chiaramente espressa, appunto, Interpreti straordinari, qui, comunque. Antonio Banderas al"top"delle sue interpretazioni USA, tra l'ironico, il disincantato, il drammatico, Peter Coyote in un ruolo piccolo ma denso, una straordinaria, sensualissima Rebecca Romijn, che dà fondo a tutte le connotazioni possibioli della"femme fatale", Eriq Ehoaney, un"vilain"efficacissimo, superiore a molti altri, Rie Rasmussen, un"doppio"di straordianria qualità. El Gato"
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minnie
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martedì 25 settembre 2018
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finalmente un hitchcock!
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Non avevo mai visto questo "Femme fatale" e grazie a Iris stamane l'ho recuperato: un film dalle atmosfere davvero hitchockiane, il riferimento alla "Donna che visse due volte" è palese; anche se la trama risulta molto complessa, specie nella sequenza in cui la protagonista vede se stessa bruna e le offre un'altra possibilità di vita, non fa niente perché è tutto così onirico, così complesso che avvince egualmente, e Banderas è davvero bravo nel mutare spesso registro. Inoltre la sigla, più che al Bolero di Ravel, rimanda all'Ultimo tango a Parigi, a cui pure il film si ispira. Davvero notevole!
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onufrio
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giovedì 2 aprile 2015
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la vita è una roulette russa
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Thriller diretto dal maestro De Palma, in cui protagonista è una femme fatale, il suo nome è Laure, e dopo aver fregato due soci in un colpo miliardario, scompare dalla circolazione vivendo una nuova vita in America, ma il ritorno in Francia a distanza di anni e l'incontro col paparazzo Nicolas (Antonio Banderas) danno il via ad una serie di vicende curiose... Bellissima l'attrice Rebecca Romijn, De Palma con questo film convince a metà, in quanto usa un colpo di scena ormai ampiamente usurato che quasi manca di "rispetto" allo spettatore, ma nel complesso questo thriller appare ottimo.
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wing117
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sabato 5 aprile 2014
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déjà vu fatale
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Déjà vu (questo poteva essere il titolo del film) seduce, intriga come una “femme fatale”.
De Palma firma un thriller elegante, lussuoso, originale, pur omaggiando il noir classico francese, “Blow-up” di Antonioni (si pensi alle atmosfere o al protagonista maschile che rimanda anche a “Blow-out” di De Palma) e la “Fiamma del peccato” di Wilder e traendo ispirazione da Hitchcock e da “Mulholland Drive” di Lynch.
Affascina il modo in cui sono trattati temi come i sogni premonitori (quello della protagonista del film che condizionerà la sua vita e quelle di altri), il rapporto tra sogno e realtà, la sincronicità, il dejà vu (tra l’altro, lo spettatore attento troverà il manifesto “Déjà vu 2008” più volte nel corso della visione), il rapporto tra il libero arbitrio e il destino, l’amore, il peso del passato, il significato dei numeri (ogni orologio presente nel film segna l’orario 3:33) e dell’acqua.
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Déjà vu (questo poteva essere il titolo del film) seduce, intriga come una “femme fatale”.
De Palma firma un thriller elegante, lussuoso, originale, pur omaggiando il noir classico francese, “Blow-up” di Antonioni (si pensi alle atmosfere o al protagonista maschile che rimanda anche a “Blow-out” di De Palma) e la “Fiamma del peccato” di Wilder e traendo ispirazione da Hitchcock e da “Mulholland Drive” di Lynch.
Affascina il modo in cui sono trattati temi come i sogni premonitori (quello della protagonista del film che condizionerà la sua vita e quelle di altri), il rapporto tra sogno e realtà, la sincronicità, il dejà vu (tra l’altro, lo spettatore attento troverà il manifesto “Déjà vu 2008” più volte nel corso della visione), il rapporto tra il libero arbitrio e il destino, l’amore, il peso del passato, il significato dei numeri (ogni orologio presente nel film segna l’orario 3:33) e dell’acqua.
Naturalmente De Palma non dimentica l’autocitazione: il Sexy Shop dove si reca la protagonista rimanda a “Body Double” (“Omicidio a luci rosse”), così come lo spogliarello della stessa a cui assiste Banderas; il locale parigino “Le Paradis” ha un nome che ricorda il “Paradiso” de “Il fantasma del palcoscenico”; i temi del doppio, del travestimento, dell’inganno, dell’apparenza e della percezione in contrasto con la realtà, del voyeurismo sono presenti anche in “Femme fatale” (i precedenti illustri sono “Vestito per uccidere”, “Body Double”, ecc.).
Erotismo, violenza e un pizzico di paura e di ironia sono ben dosati in un film che non perde mai tensione e ritmo.
L’incastro narrativo e l’estetica, lo stile, il talento del miglior De Palma rendono “Femme fatale” un film che appaga sensi e mente e un’opera riuscita, come sintetizza la meravigliosa immagine finale. Un film che coinvolge e che è anche riflessione sul cinema e su alcuni aspetti misteriosi della vita.
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nicolas bilchi
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giovedì 13 settembre 2012
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femme fatale.
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La "femme fatale" del titolo è la scultorea Rebecca Romjin, bellezza nordica dal fisico perfetto e dal sex appeal travolgente. Purtroppo non c'è molto altro. Non che la modella non riesca nella sua funzione d'attrice, a parte qualche strafalcione comunque trascurabile, il problema sta a monte: è proprio il personaggio che non funziona, per via della struttura in base alla quale De Palma valorizza il film. Escludendo il "prologo" (il furto dei diamanti e fino alla sequenza nella vasca) e l'epilogo tutto il film si riduce al sogno della protagonista, la quale dunque, a livello diegetico, non compie quasi nessuna di quelle azioni che dovrebbero valerle l'appellativo che dà il titolo all'opera. La stessa scelta di trasbordare violentemente l'impostazione del film dal piano del thriller classico a quello più astratto dell'onirismo produce, al di là dell'intuizione di base di De Palma, sicuramente interessante, una cesura troppo marcata, che fa perdere di senso all'intera opera.
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La "femme fatale" del titolo è la scultorea Rebecca Romjin, bellezza nordica dal fisico perfetto e dal sex appeal travolgente. Purtroppo non c'è molto altro. Non che la modella non riesca nella sua funzione d'attrice, a parte qualche strafalcione comunque trascurabile, il problema sta a monte: è proprio il personaggio che non funziona, per via della struttura in base alla quale De Palma valorizza il film. Escludendo il "prologo" (il furto dei diamanti e fino alla sequenza nella vasca) e l'epilogo tutto il film si riduce al sogno della protagonista, la quale dunque, a livello diegetico, non compie quasi nessuna di quelle azioni che dovrebbero valerle l'appellativo che dà il titolo all'opera. La stessa scelta di trasbordare violentemente l'impostazione del film dal piano del thriller classico a quello più astratto dell'onirismo produce, al di là dell'intuizione di base di De Palma, sicuramente interessante, una cesura troppo marcata, che fa perdere di senso all'intera opera. Come sceneggiatore Brian De Palma mostra numerose lacune, non solo sul piano macrogenerale ma anche in riferimento a tutta una serie di dettagli francamente poco credibili sul piano logico: ad esempio, come fanno i due coniugi che scambiano la protagonista per Lily ad introdursi in casa di lei? E che valore può avere la scena dell'uccisione della ragazza bionda se poi una manciata di secondi dopo i suoi due ex colleghi trovano le informazioni che cercavano sul manifesto in piazza? Queste, ed altre che eviterò di enunciare per ragioni di spazio e di leggibilità, sono tutte imprecisioni che non farebbero poi scalpore in un B-movie o in una produzione strettamente di genere, ma che ritengo sia lecito non aspettarsi da parte di un regista affermato e giustamente molto rinomato.
Tuttavia non bisogna assumere un atteggiamento troppo severo: quest'opera deve essere letta principalmente, più che sul versante narrativo, come un grande esercizio di stile. La storia in sè per sè costituisce soltanto un canovaccio (tra l'altro assai lacunoso ed approssimativo), risulta funzionale al grande sperimentalismo di De Palma, che non esita a rompere le convenzioni classiche dei generi pur di poter rendere legita testualmente anche la più audace delle soluzioni: si pensi allo spasmodico montaggio alternato, in apparenza privo di alcun valore diegetico, che caratterizza la sequenza del bagno nella vasca, o alla divisione dello schermo in due parti nella scena della chiesa, in cui la medesima azione viene rimarcata da due punti di vista differenti, l'uno neutro e l'altro sostanzialmente soggettivo, senza che tra essi si verifichi alcuna forzatura spazio-temporale. Nello stesso discorso può essere inserita anche la forte componente cinefila che contraddistingue il film e lo connota come una sorta di rispettoso omaggio al noir classico e al cinema di tensione hitchcockiano, come si può vedere assai chiaramente dalla prima scena (in cui viene mostrato uno spezzone de "La fiamma del peccato" di Billy Wilder) e più in generale in molte situazioni, personaggi o addirittura modelli figurativi che ricorrono con una certa costanza lungo tutto il testo filmico.
Tirando le somme ci troviamo di fronte ad un'opera ambivalente, assai debole dal punto di vista strutturale e narrativo, interessentissima se si va ala ricerca di un approccio di tipo stilistico e di una riflessione sulle potenzialità espressive della macchina da presa come puro strumento tecnico.
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ultimoboyscout
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mercoledì 30 maggio 2012
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le seduzioni di laura.
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Non è un film alla Brian DePalma, il regista ci ha abituati ad opere di ben altro lavoro, "Femme fatale" si lascia solo guardare risultando stilisticamente impeccabile, con un confezionamento iperpatinato e incredibilmente raffinato ma fin troppo vuoto, freddo e rigido. Si tratta di un thriller con sfumature hot, stracolmo di cliche, in cui nessun attore lascia il segno. Solo DePalma, nonostante questo sia uno dei suoi peggiori film, dimostra classe anche e soprattutto grazie alla parte iniziale (la cosa più bella e poetica dell'intera pellicola, sublime!) in cui tutto si muove e ruota sul "Bolero" di Ravel. Il regista omaggia senza mezzi termini Hitchcock ma rimane ben distante da quel tipo di cinema, la tensione si mescola al glamour ma resta una certa sensazione di incompiuto e di indigesto, poichè non di facilissima comprensione.
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Non è un film alla Brian DePalma, il regista ci ha abituati ad opere di ben altro lavoro, "Femme fatale" si lascia solo guardare risultando stilisticamente impeccabile, con un confezionamento iperpatinato e incredibilmente raffinato ma fin troppo vuoto, freddo e rigido. Si tratta di un thriller con sfumature hot, stracolmo di cliche, in cui nessun attore lascia il segno. Solo DePalma, nonostante questo sia uno dei suoi peggiori film, dimostra classe anche e soprattutto grazie alla parte iniziale (la cosa più bella e poetica dell'intera pellicola, sublime!) in cui tutto si muove e ruota sul "Bolero" di Ravel. Il regista omaggia senza mezzi termini Hitchcock ma rimane ben distante da quel tipo di cinema, la tensione si mescola al glamour ma resta una certa sensazione di incompiuto e di indigesto, poichè non di facilissima comprensione. DePalma fa ciò che vuole della storia e dello spettatore, va avanti veloce poi rallenta e poi riparte, scompagina tutto per poi ricominciare da principio per condurci dove meglio crede (forse da nessuna parte alla fine). Le strade intraprese sono diverse, c'è poca chiarezza, situazioni e personaggi non sono ma sembrano essere, tutto appare aleatorio e sospeso, nulla è certo tranne la presenza forte di BDP, che mixa destino e premonizioni in un turbinio da pornosoft che un pò guasta certe atmosfere. La Romijn c'entra poco col film, molto femme ma poco fatale e Banderas nella solita versione latintruzzo sembra essere giunto al capolinea, prevalgono le intenzioni sul risultato, i virtuosismi (tantissimi) sulla sostanza, l'artificioso sul misterioso, in poche parole la scatola è magnifica, il contenuto no. Andrebbe visto approcciandosi in maniera poco razionale, lasciarsi cullare e trasportare dalle atmosfere di cui BDP è sempre stato maestro. Risultato molto contraddittorio, restano senza ombra di dubbio split-screen e grandangoli per un puzzle fotografico da urlo.
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