gianfranco c. (roma)
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martedì 8 giugno 2010
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una festa non del tutto riuscita
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A cavallo degli anni 70 ed 80, lo Studio 54 di New York era la più famosa discoteca al mondo: il pantheon dei VIP e l'apoteosi della sregolatezza, dei vizi e delle mode. Le generazioni che in quegli anni avevano dai 15 e 50 anni, non possono non ricordarla. Qui in Italia, agli inizi degli anni 80, si vendevano milioni di dischi di compilation titolate "Studio 54" con i più grandi successi musicali debitamente mixati e pronti per essere ballati in tutti i locali e le feste. Certamente, questa discoteca ha rappresentato un'epoca ed un sogno, oltre a lanciare ulteriormente il concetto di night "alla moda". Nel 1986, dopo varie vicende processuali che travolsero Steve Rubell, istrionico proprietario della discoteca e genio della sregolatezza commerciale e personale, il locale chiuse i battenti per tornare ad essere un teatro normale.
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A cavallo degli anni 70 ed 80, lo Studio 54 di New York era la più famosa discoteca al mondo: il pantheon dei VIP e l'apoteosi della sregolatezza, dei vizi e delle mode. Le generazioni che in quegli anni avevano dai 15 e 50 anni, non possono non ricordarla. Qui in Italia, agli inizi degli anni 80, si vendevano milioni di dischi di compilation titolate "Studio 54" con i più grandi successi musicali debitamente mixati e pronti per essere ballati in tutti i locali e le feste. Certamente, questa discoteca ha rappresentato un'epoca ed un sogno, oltre a lanciare ulteriormente il concetto di night "alla moda". Nel 1986, dopo varie vicende processuali che travolsero Steve Rubell, istrionico proprietario della discoteca e genio della sregolatezza commerciale e personale, il locale chiuse i battenti per tornare ad essere un teatro normale. Finalmente, nel 1998 viene realizzato l'omonimo film, preceduto da un buon battage pubblicitario e dalla vendita della colonna sonora (un doppio cd) al cui centro della copertina campeggiava il logo originale "54".
In Italia, però, arrivo soltanto dopo 1 anno, accolto tiepidamente dalla critica e, di conseguenza, anche da un pubblico non ispirato dai giudizi pubblicati sui giornali. Personalmente, ho trovato "54" un film evocativo, ben confezionato e ottimamente recitato specialmente dall'attore Mike Myers che interpreta il ruolo del fondatore Steve Rubell. Tuttavia, non posso non attestare che il film è lacunoso: nei soli primi dieci minuti, il regsita frettolosamente accenna al quadro storico dell'epoca, introduce il bel protagonista (il bravo e sexy Ryan Philippe) e ci introduce tramite questo personaggio all'interno del 54, fedelmente ricostruito, per poi farci vedere il protagonista la mattina seguente. Dopo 80 minuti il film finisce! Insomma, la storia richiedeva qua e là degli approfondimenti specialmente nelle sequenze notturne in discoteca, mostrandoci con ancora un pizzico di coraggio in più vizi e virtù e luci ed ombre, come avviene solo in alcune scene. Invece, il registe incede sulla storia di fantasia del giovane e bello (appunto Ryan Philippe) che diventa per un po' il barman n. 1 della discoteca, si dedica a bacco/tabacco e venere, per poi aprire gli occhi sulla reale decadenza di questa mecca del piacere, fuggire da quell'ambiente, redento e nostalgico. Il film avbrebbe meritato di essere più lungo per permetterci di leggere veramente quello che era un fenomeno sociale rappresentativo di un epoca, senza preigudizie e censure. Il regista, ci mostra quasi tutto ma al momento di colpirci con il necesario piglio documentarisitica, passa a raccontarci la storia di questo nuovo Tony Manero. Comunque, quando finisce il film (e la festa), si prova quella sensazione di melanconia, segno che il film in qualche modo ci ha colpito.
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nemo
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sabato 27 dicembre 2008
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ryan
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..... perché non ammettere che il film si poggia solo su quell'angelo di ryan phillippe?
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niki
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domenica 23 dicembre 2007
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nikiloia scrive
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Lo studio 54 non era una semplice discoteca, ma un mondo pulsante di sogni, aspirazioni, delusioni, scandali, follie. Entrare nello studio 54 voleva dire essere arrivati, o avere la ferma speranza di arrivare. Lo studio 54 era quello che oggi sono i reality show, quello che oggi sono i programmi di Maria De Filippi. All'entrata della discoteca si consumava una sorta di "provino", e solo chi lo superava aveva il diritto di realizzare i propri sogni. Lo studio 54 inaugurò una certa era americana e la sua fine la concluse definitivamente; dopo lo studio 54 lo star system non fu più lo stesso. Tutto ciò viene reso abilmente dal regista e dai protagonisti del film che, solo per la meravigliosa colonna sonora, (che da sola basterebbe a descrivere quel pezzo di storia) meriterebbe il massimo punteggio dei voti, e che sicuramente avrebbe meritato un ben più consitente successo di pubblico.
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Lo studio 54 non era una semplice discoteca, ma un mondo pulsante di sogni, aspirazioni, delusioni, scandali, follie. Entrare nello studio 54 voleva dire essere arrivati, o avere la ferma speranza di arrivare. Lo studio 54 era quello che oggi sono i reality show, quello che oggi sono i programmi di Maria De Filippi. All'entrata della discoteca si consumava una sorta di "provino", e solo chi lo superava aveva il diritto di realizzare i propri sogni. Lo studio 54 inaugurò una certa era americana e la sua fine la concluse definitivamente; dopo lo studio 54 lo star system non fu più lo stesso. Tutto ciò viene reso abilmente dal regista e dai protagonisti del film che, solo per la meravigliosa colonna sonora, (che da sola basterebbe a descrivere quel pezzo di storia) meriterebbe il massimo punteggio dei voti, e che sicuramente avrebbe meritato un ben più consitente successo di pubblico.
N.Loiacono.
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fabio
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martedì 3 luglio 2007
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ottimo
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