alessandro pesce
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martedì 24 febbraio 2004
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luna rossa
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LUNA ROSSA
di Antonio Capuano
Parlare di camorra non secondo i consueti e stantii moduli del film cronaca ma
con la mediazione astratta e atemporale della tragedia classica, questa la
scommessa del regista, un miracolo per il cinema italiano ma un'esperienza del
genere oltreoceano l'aveva già tentata con eccellenti risultati Abel Ferrara col
bellissimo "The funeral".
L'allusione al teatro greco è qui fin troppo scoperta: dai nomi dei protagonisti
ai topoi narrativi, dai filosofemi messi in bocca a personaggi che noi sappiamo,
nella realtà, essere cafoni e ignoranti, a una sequenza onirica dove il giovane
protagonista Oreste si aggira nudo tra i templi.Ma le efferratezze e le
carneficine rimandano, se mai, più alla tragedia elisabettiana di un John
Webster.
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LUNA ROSSA
di Antonio Capuano
Parlare di camorra non secondo i consueti e stantii moduli del film cronaca ma
con la mediazione astratta e atemporale della tragedia classica, questa la
scommessa del regista, un miracolo per il cinema italiano ma un'esperienza del
genere oltreoceano l'aveva già tentata con eccellenti risultati Abel Ferrara col
bellissimo "The funeral".
L'allusione al teatro greco è qui fin troppo scoperta: dai nomi dei protagonisti
ai topoi narrativi, dai filosofemi messi in bocca a personaggi che noi sappiamo,
nella realtà, essere cafoni e ignoranti, a una sequenza onirica dove il giovane
protagonista Oreste si aggira nudo tra i templi.Ma le efferratezze e le
carneficine rimandano, se mai, più alla tragedia elisabettiana di un John
Webster.
Una drammaturgia più essenziale che trascurata infila una sequela di
accadimenti, fino alla catastrofe finale, scanditi dalla magnifica colonna
sonora e dal ringhiare di una belva nera che il vecchio padrino tiene in gabbia
nelle sue stanze.
E la sceneggiatura cattura quando tratteggia in maniera desueta alcuni
personaggi, come la vecchia madre che assiste da coreuta alle tragedie e che ha
una sola unica lacrima silenziosa pensando, forse,a una originaria felicità
ormai perduta, prima del suicidio finale.E il ruolo della speranza nel domani
spetta a Oreste,sofferente e masochista, che all'inizio pare avviato a seguire i
metodi della famiglia( fa umiliare e uccidere un amico colpevole solo di aver
procurato droga non buona) ma che poi fugge preparando pazientemente la
vendetta.
Nel potentissimo concertato di attori, lasciatemi almeno nominare Antonino
Iuorio , un interprete che seguo da anni, di grande bravura e di inedita
fisicità. solo un cinema cieco può ostinarsi a ignorarlo..
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alessandro pesce
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giovedì 19 febbraio 2004
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luna rossa
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LUNA ROSSA
di Antonio Capuano
Parlare di camorra non secondo i consueti e stantii moduli del film cronaca ma
con la mediazione astratta e atemporale della tragedia classica, questa la
scommessa del regista, un miracolo per il cinema italiano ma un'esperienza del
genere oltreoceano l'aveva già tentata con eccellenti risultati Abel Ferrara col
bellissimo "The funeral".
L'allusione al teatro greco è qui fin troppo scoperta: dai nomi dei protagonisti
ai topoi narrativi, dai filosofemi messi in bocca a personaggi che noi sappiamo,
nella realtà, essere cafoni e ignoranti, a una sequenza onirica dove il giovane
protagonista Oreste si aggira nudo tra i templi.Ma le efferratezze e le
carneficine rimandano, se mai, più alla tragedia elisabettiana di un John
Webster.
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LUNA ROSSA
di Antonio Capuano
Parlare di camorra non secondo i consueti e stantii moduli del film cronaca ma
con la mediazione astratta e atemporale della tragedia classica, questa la
scommessa del regista, un miracolo per il cinema italiano ma un'esperienza del
genere oltreoceano l'aveva già tentata con eccellenti risultati Abel Ferrara col
bellissimo "The funeral".
L'allusione al teatro greco è qui fin troppo scoperta: dai nomi dei protagonisti
ai topoi narrativi, dai filosofemi messi in bocca a personaggi che noi sappiamo,
nella realtà, essere cafoni e ignoranti, a una sequenza onirica dove il giovane
protagonista Oreste si aggira nudo tra i templi.Ma le efferratezze e le
carneficine rimandano, se mai, più alla tragedia elisabettiana di un John
Webster.
Una drammaturgia più essenziale che trascurata infila una sequela di
accadimenti, fino alla catastrofe finale, scanditi dalla magnifica colonna
sonora e dal ringhiare di una belva nera che il vecchio padrino tiene in gabbia
nelle sue stanze.
E la sceneggiatura cattura quando tratteggia in maniera desueta alcuni
personaggi, come la vecchia madre che assiste da coreuta alle tragedie e che ha
una sola unica lacrima silenziosa pensando, forse,a una originaria felicità
ormai perduta, prima del suicidio finale.E il ruolo della speranza nel domani
spetta a Oreste,sofferente e masochista, che all'inizio pare avviato a seguire i
metodi della famiglia( fa umiliare e uccidere un amico colpevole solo di aver
procurato droga non buona) ma che poi fugge preparando pazientemente la
vendetta.
Nel potentissimo concertato di attori, lasciatemi almeno nominare Antonino
Iuorio , un interprete che seguo da anni, di grande bravura e di inedita
fisicità. solo un cinema cieco può ostinarsi a ignorarlo..
alessandro pesce
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