dandy
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lunedì 12 novembre 2018
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correndo all'impazzata nella notte.
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Adattamento del romanzo di Joe Connelly,su sceneggiatura di Paul Schrader.Una sorta di "Taxi Driver" aggiornato ai primi anni'90,a pochi passi dalla "pulizia" perpretrata da Rudolph Giuliani.Tiratissimo ed esagitato come il suo protagonista,il film è una lucida riflessione sulla colpa,il male,la redenzione,come di consueto nella tradizione del regista.Redenzione destinata a passare attraverso un gesto "estremo",ma del tutto appropriato.Scorsese bilancia benissimo i toni e sa rendere in modo mirabile l'allucinante caos che contraddistingue il lavoro di paramedico,passando dal tragico al grottesco al nichilismo con ritmo vertiginoso,ma senza mai scadere nel gratuito,con grandissimo rispetto e commozione verso le tragedie mostrate(fino alla questione scottante dell'eutanasia nel finale).
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Adattamento del romanzo di Joe Connelly,su sceneggiatura di Paul Schrader.Una sorta di "Taxi Driver" aggiornato ai primi anni'90,a pochi passi dalla "pulizia" perpretrata da Rudolph Giuliani.Tiratissimo ed esagitato come il suo protagonista,il film è una lucida riflessione sulla colpa,il male,la redenzione,come di consueto nella tradizione del regista.Redenzione destinata a passare attraverso un gesto "estremo",ma del tutto appropriato.Scorsese bilancia benissimo i toni e sa rendere in modo mirabile l'allucinante caos che contraddistingue il lavoro di paramedico,passando dal tragico al grottesco al nichilismo con ritmo vertiginoso,ma senza mai scadere nel gratuito,con grandissimo rispetto e commozione verso le tragedie mostrate(fino alla questione scottante dell'eutanasia nel finale).Cage,perfetto nella sua fissità,incarna uno dei migliori anti-eroi scorsesiani di sempre.Catatonico e a tratti quasi schizofrenico,circondato da colleghi indifferenti o spregiudicati,incapace di liberarsi dai propri fantasmi personali.Ma destinato forse a un barlume di speranza,grazie all'incontro con Mary...Confezione di prim'ordine(ottima fotografia),perfetto uso delle musiche in chiave ironica(REM,Van Morrison,La sagra della primavera,Martha and the Vandellas),bellissimi lampi sperimentali onirici e quasi horror.Egregio l'uso del digitale(poco)a cura della Industrial Light & Magic.Tra le scene indimenticabili,il parto nella casa fatiscente,lo spacciatore infilzato,l'incidente con l'ambulanza.Uno dei migliori film del regista,vergognosamente snobbato da pubblico e critici,sia in patria che qui.
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giovedì 3 dicembre 2015
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il ritratto di una società frenetica e malata
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“Al di là della vita” è un film del 1999 diretto da Martin Scorsese. Frank Pierce è un paramedico di New York che ogni notte presta soccorso per le strade della grande metropoli americana. Frank sta vivendo un momento di grande difficoltà in quanto è da molto tempo che non riesce a salvare vite e troppe persone sono morte tra le sue braccia. Nonostante egli sia incolpevole vive di inquietudini e turbamenti che generano in lui continui ricordi dei cosiddetti “fantasmi” di coloro che non è riuscito a salvare, in particolare quello di una giovane ragazza di nome Rose. Una notte Frank riceve una richiesta di soccorso e, assieme al collega Larry, si reca presso un’abitazione dove un signore anziano ha subito un arresto cardiaco.
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“Al di là della vita” è un film del 1999 diretto da Martin Scorsese. Frank Pierce è un paramedico di New York che ogni notte presta soccorso per le strade della grande metropoli americana. Frank sta vivendo un momento di grande difficoltà in quanto è da molto tempo che non riesce a salvare vite e troppe persone sono morte tra le sue braccia. Nonostante egli sia incolpevole vive di inquietudini e turbamenti che generano in lui continui ricordi dei cosiddetti “fantasmi” di coloro che non è riuscito a salvare, in particolare quello di una giovane ragazza di nome Rose. Una notte Frank riceve una richiesta di soccorso e, assieme al collega Larry, si reca presso un’abitazione dove un signore anziano ha subito un arresto cardiaco. Contro ogni previsione l’uomo è ancora vivo ma ha bisogno di essere trasportato d‘urgenza in ospedale. Frank conosce Mary Burke, la figlia dell’uomo, la quale è scioccata dall’evento accaduto e esprime a Frank il suo rimorso per aver avuto nel corso della sua esistenza un rapporto conflittuale col padre. L’incontro con Mary e la possibilità di salvare il padre potrebbero costituire dei punti di svolta per la vita di Frank e per il suo continuo disagio interiore. La pellicola, attraverso il racconto di tre giorni lavorativi del protagonista, riesce a sviluppare tematiche importanti. Innanzitutto Frank rappresenta uno “spettatore” esterno di una società troppo spesso malata e degradata. Ogni notte è costretto ad assistere persone in fin di vita a causa dell’utilizzo di sostanze stupefacenti, oppure perché affette da istinti suicida o comunque coinvolte in vicende legate alla criminalità. Sembra quasi un segno del destino che il padre di Frank, colpito invece da un incolpevole e imprevedibile arresto cardiaco, nutra speranze di salvezza. Il regista sottolinea anche il rapporto conflittuale con la religione che inevitabilmente viene accentuato nell’ambito del binomio vita-morte. Quando una persona rimane in vita si inneggia al miracolo ma quando cessa di vivere vengono immediatamente ricercate le colpe e le responsabilità di ciascuno. A causa di tutto questo e per la posizione che ricopre, Frank vive in uno stato di depressione mista alla paura in quanto non riesce a frasi una ragione di quanto accade sotto i suoi occhi, delle ingiustizie che si verificano quotidianamente e della sofferenza che costella il nostro mondo. Vorrebbe salvare tutti “sostituendosi” a Dio e sa che questo non è realizzabile ma, nonostante prenda coscienza di questa triste realtà, non riesce a staccarsi dall’immagine di Rose. Quando l’uomo non riesce a darsi delle risposte spesso ricorre alla “volontà divina” che può giustificare qualsiasi cosa, anche ciò che appare disumano e inquietante. La morte viene allora affrontata in maniera superficiale a prescindere dalle modalità con la quale essa sia avvenuta perché ormai la società è abituata ad assistere a qualsiasi tipo di evento con disinteresse e distacco senza cecare di reagire. Frank è scoraggiato e stanco cosi come lo sono le persone attorno a lui. Ma nella vita può sempre esserci una svolta e può essere coltivata una speranza di miglioramento che per Frank potrebbe essere riposta in Mary, una ragazza sicuramente enigmatica e problematica che però riesce a donare a Frank dei rari momenti di serenità, di felicità e di distacco dalla realtà circostante. Tutti noi abbiamo degli incubi che ci seguono costantemente e la difficoltà consiste nel cercare di scacciarli o quantomeno di conviverci senza provocare del male a noi stessi. In un mondo ricco di violenza, di contraddizioni e di paradossi non è facile trovare la serenità ed è inevitabile esserne coinvolti negativamente. Scorsese riesce ad effettuare un’eccellente introspezione psicologica di Frank trasmettendo allo spettatore un senso di insofferenza costante e continui sbalzi di umore legati allo stress, naturale conseguenza della professione che esercita. La frenesia del lavoro di un paramedico viene resa al meglio grazie a cambi di inquadratura repentini e a sequenze volutamente accelerate al fine di esternare un confuso vortice di emozioni. In pratica l’attività di Frank e tutto quello che è costretto a vedere possono esser visti come metafora dell’involuzione della società. Un bel film diretto dal maestro Martin Scorsese il quale spazia su differenti argomenti facendo riflettere lo spettatore e non lasciandolo indifferente, riuscendo anche a tratti ad essere ironico. La narrazione è originale e lascia spazio a differenti interpretazioni. Bravo Nicolas Cage, nei panni di Frank, in quanto riesce a mettere in evidenza tutte le sfaccettature del protagonista grazie anche a un’espressività che non sempre questo attore riesce a trasmettere in maniera egregia. Un film da vedere.
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giovedì 3 dicembre 2015
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il ritratto di una società frenetica e malata
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“Al di là della vita” è un film del 1999 diretto da Martin Scorsese. Frank Pierce è un paramedico di New York che ogni notte presta soccorso per le strade della grande metropoli americana. Frank sta vivendo un momento di grande difficoltà in quanto è da molto tempo che non riesce a salvare vite e troppe persone sono morte tra le sue braccia. Nonostante egli sia incolpevole vive di inquietudini e turbamenti che generano in lui continui ricordi dei cosiddetti “fantasmi” di coloro che non è riuscito a salvare, in particolare quello di una giovane ragazza di nome Rose. Una notte Frank riceve una richiesta di soccorso e, assieme al collega Larry, si reca presso un’abitazione dove un signore anziano ha subito un arresto cardiaco.
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“Al di là della vita” è un film del 1999 diretto da Martin Scorsese. Frank Pierce è un paramedico di New York che ogni notte presta soccorso per le strade della grande metropoli americana. Frank sta vivendo un momento di grande difficoltà in quanto è da molto tempo che non riesce a salvare vite e troppe persone sono morte tra le sue braccia. Nonostante egli sia incolpevole vive di inquietudini e turbamenti che generano in lui continui ricordi dei cosiddetti “fantasmi” di coloro che non è riuscito a salvare, in particolare quello di una giovane ragazza di nome Rose. Una notte Frank riceve una richiesta di soccorso e, assieme al collega Larry, si reca presso un’abitazione dove un signore anziano ha subito un arresto cardiaco. Contro ogni previsione l’uomo è ancora vivo ma ha bisogno di essere trasportato d‘urgenza in ospedale. Frank conosce Mary Burke, la figlia dell’uomo, la quale è scioccata dall’evento accaduto e esprime a Frank il suo rimorso per aver avuto nel corso della sua esistenza un rapporto conflittuale col padre. L’incontro con Mary e la possibilità di salvare il padre potrebbero costituire dei punti di svolta per la vita di Frank e per il suo continuo disagio interiore. La pellicola, attraverso il racconto di tre giorni lavorativi del protagonista, riesce a sviluppare tematiche importanti. Innanzitutto Frank rappresenta uno “spettatore” esterno di una società troppo spesso malata e degradata. Ogni notte è costretto ad assistere persone in fin di vita a causa dell’utilizzo di sostanze stupefacenti, oppure perché affette da istinti suicida o comunque coinvolte in vicende legate alla criminalità. Sembra quasi un segno del destino che il padre di Frank, colpito invece da un incolpevole e imprevedibile arresto cardiaco, nutra speranze di salvezza. Il regista sottolinea anche il rapporto conflittuale con la religione che inevitabilmente viene accentuato nell’ambito del binomio vita-morte. Quando una persona rimane in vita si inneggia al miracolo ma quando cessa di vivere vengono immediatamente ricercate le colpe e le responsabilità di ciascuno. A causa di tutto questo e per la posizione che ricopre, Frank vive in uno stato di depressione mista alla paura in quanto non riesce a frasi una ragione di quanto accade sotto i suoi occhi, delle ingiustizie che si verificano quotidianamente e della sofferenza che costella il nostro mondo. Vorrebbe salvare tutti “sostituendosi” a Dio e sa che questo non è realizzabile ma, nonostante prenda coscienza di questa triste realtà, non riesce a staccarsi dall’immagine di Rose. Quando l’uomo non riesce a darsi delle risposte spesso ricorre alla “volontà divina” che può giustificare qualsiasi cosa, anche ciò che appare disumano e inquietante. La morte viene allora affrontata in maniera superficiale a prescindere dalle modalità con la quale essa sia avvenuta perché ormai la società è abituata ad assistere a qualsiasi tipo di evento con disinteresse e distacco senza cecare di reagire. Frank è scoraggiato e stanco cosi come lo sono le persone attorno a lui. Ma nella vita può sempre esserci una svolta e può essere coltivata una speranza di miglioramento che per Frank potrebbe essere riposta in Mary, una ragazza sicuramente enigmatica e problematica che però riesce a donare a Frank dei rari momenti di serenità, di felicità e di distacco dalla realtà circostante. Tutti noi abbiamo degli incubi che ci seguono costantemente e la difficoltà consiste nel cercare di scacciarli o quantomeno di conviverci senza provocare del male a noi stessi. In un mondo ricco di violenza, di contraddizioni e di paradossi non è facile trovare la serenità ed è inevitabile esserne coinvolti negativamente. Scorsese riesce ad effettuare un’eccellente introspezione psicologica di Frank trasmettendo allo spettatore un senso di insofferenza costante e continui sbalzi di umore legati allo stress, naturale conseguenza della professione che esercita. La frenesia del lavoro di un paramedico viene resa al meglio grazie a cambi di inquadratura repentini e a sequenze volutamente accelerate al fine di esternare un confuso vortice di emozioni. In pratica l’attività di Frank e tutto quello che è costretto a vedere possono esser visti come metafora dell’involuzione della società. Un bel film diretto dal maestro Martin Scorsese il quale spazia su differenti argomenti facendo riflettere lo spettatore e non lasciandolo indifferente, riuscendo anche a tratti ad essere ironico. La narrazione è originale e lascia spazio a differenti interpretazioni. Bravo Nicolas Cage, nei panni di Frank, in quanto riesce a mettere in evidenza tutte le sfaccettature del protagonista grazie anche a un’espressività che non sempre questo attore riesce a trasmettere in maniera egregia. Un film da vedere.
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“Al di là della vita” è un film del 1999 diretto da Martin Scorsese. Frank Pierce è un paramedico di New York che ogni notte presta soccorso per le strade della grande metropoli americana. Frank sta vivendo un momento di grande difficoltà in quanto è da molto tempo che non riesce a salvare vite e troppe persone sono morte tra le sue braccia. Nonostante egli sia incolpevole vive di inquietudini e turbamenti che generano in lui continui ricordi dei cosiddetti “fantasmi” di coloro che non è riuscito a salvare, in particolare quello di una giovane ragazza di nome Rose. Una notte Frank riceve una richiesta di soccorso e, assieme al collega Larry, si reca presso un’abitazione dove un signore anziano ha subito un arresto cardiaco.
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“Al di là della vita” è un film del 1999 diretto da Martin Scorsese. Frank Pierce è un paramedico di New York che ogni notte presta soccorso per le strade della grande metropoli americana. Frank sta vivendo un momento di grande difficoltà in quanto è da molto tempo che non riesce a salvare vite e troppe persone sono morte tra le sue braccia. Nonostante egli sia incolpevole vive di inquietudini e turbamenti che generano in lui continui ricordi dei cosiddetti “fantasmi” di coloro che non è riuscito a salvare, in particolare quello di una giovane ragazza di nome Rose. Una notte Frank riceve una richiesta di soccorso e, assieme al collega Larry, si reca presso un’abitazione dove un signore anziano ha subito un arresto cardiaco. Contro ogni previsione l’uomo è ancora vivo ma ha bisogno di essere trasportato d‘urgenza in ospedale. Frank conosce Mary Burke, la figlia dell’uomo, la quale è scioccata dall’evento accaduto e esprime a Frank il suo rimorso per aver avuto nel corso della sua esistenza un rapporto conflittuale col padre. L’incontro con Mary e la possibilità di salvare il padre potrebbero costituire dei punti di svolta per la vita di Frank e per il suo continuo disagio interiore. La pellicola, attraverso il racconto di tre giorni lavorativi del protagonista, riesce a sviluppare tematiche importanti. Innanzitutto Frank rappresenta uno “spettatore” esterno di una società troppo spesso malata e degradata. Ogni notte è costretto ad assistere persone in fin di vita a causa dell’utilizzo di sostanze stupefacenti, oppure perché affette da istinti suicida o comunque coinvolte in vicende legate alla criminalità. Sembra quasi un segno del destino che il padre di Frank, colpito invece da un incolpevole e imprevedibile arresto cardiaco, nutra speranze di salvezza. Il regista sottolinea anche il rapporto conflittuale con la religione che inevitabilmente viene accentuato nell’ambito del binomio vita-morte. Quando una persona rimane in vita si inneggia al miracolo ma quando cessa di vivere vengono immediatamente ricercate le colpe e le responsabilità di ciascuno. A causa di tutto questo e per la posizione che ricopre, Frank vive in uno stato di depressione mista alla paura in quanto non riesce a frasi una ragione di quanto accade sotto i suoi occhi, delle ingiustizie che si verificano quotidianamente e della sofferenza che costella il nostro mondo. Vorrebbe salvare tutti “sostituendosi” a Dio e sa che questo non è realizzabile ma, nonostante prenda coscienza di questa triste realtà, non riesce a staccarsi dall’immagine di Rose. Quando l’uomo non riesce a darsi delle risposte spesso ricorre alla “volontà divina” che può giustificare qualsiasi cosa, anche ciò che appare disumano e inquietante. La morte viene allora affrontata in maniera superficiale a prescindere dalle modalità con la quale essa sia avvenuta perché ormai la società è abituata ad assistere a qualsiasi tipo di evento con disinteresse e distacco senza cecare di reagire. Frank è scoraggiato e stanco cosi come lo sono le persone attorno a lui. Ma nella vita può sempre esserci una svolta e può essere coltivata una speranza di miglioramento che per Frank potrebbe essere riposta in Mary, una ragazza sicuramente enigmatica e problematica che però riesce a donare a Frank dei rari momenti di serenità, di felicità e di distacco dalla realtà circostante. Tutti noi abbiamo degli incubi che ci seguono costantemente e la difficoltà consiste nel cercare di scacciarli o quantomeno di conviverci senza provocare del male a noi stessi. In un mondo ricco di violenza, di contraddizioni e di paradossi non è facile trovare la serenità ed è inevitabile esserne coinvolti negativamente. Scorsese riesce ad effettuare un’eccellente introspezione psicologica di Frank trasmettendo allo spettatore un senso di insofferenza costante e continui sbalzi di umore legati allo stress, naturale conseguenza della professione che esercita. La frenesia del lavoro di un paramedico viene resa al meglio grazie a cambi di inquadratura repentini e a sequenze volutamente accelerate al fine di esternare un confuso vortice di emozioni. In pratica l’attività di Frank e tutto quello che è costretto a vedere possono esser visti come metafora dell’involuzione della società. Un bel film diretto dal maestro Martin Scorsese il quale spazia su differenti argomenti facendo riflettere lo spettatore e non lasciandolo indifferente, riuscendo anche a tratti ad essere ironico. La narrazione è originale e lascia spazio a differenti interpretazioni. Bravo Nicolas Cage, nei panni di Frank, in quanto riesce a mettere in evidenza tutte le sfaccettature del protagonista grazie anche a un’espressività che non sempre questo attore riesce a trasmettere in maniera egregia. Un film da vedere.
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paride86
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lunedì 9 dicembre 2013
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brillante
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E' impressionante come possa essere di gran valore un film in cui la storia in sé magari non è neanche un granché, ma quando una sceneggiatura e una regia sono perfettamente in sintonia - come in questo caso - tutto ha un altro sapore.
Nicholas Cage dimostra - in questo e in altri pochi film, purtroppo - di saper recitare, e anche bene; la regia di Scorsese è magistrale: ha una classe che ben pochi possono vantare.
La cifra vira dalla commedia al grottesco ma senza passaggi bruschi né eccessi.
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E' impressionante come possa essere di gran valore un film in cui la storia in sé magari non è neanche un granché, ma quando una sceneggiatura e una regia sono perfettamente in sintonia - come in questo caso - tutto ha un altro sapore.
Nicholas Cage dimostra - in questo e in altri pochi film, purtroppo - di saper recitare, e anche bene; la regia di Scorsese è magistrale: ha una classe che ben pochi possono vantare.
La cifra vira dalla commedia al grottesco ma senza passaggi bruschi né eccessi.
Film inclassificabile e di rara bellezza.
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__jb__
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sabato 28 settembre 2013
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forse...
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...forse Farinotti, che continuiamo a considerare uno dei due, tre massimi maestri di critica del cinema contemporaneo, comincia ad essere stanco.
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filmtalker 98
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mercoledì 15 maggio 2013
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film che offre cmq spunti interessanti
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Nicolas Cage, premiato pochi anni prima con l'oscar al miglior attore, ora viene scelto da Scorsese per il ruolo di un paramedico che non sa se vuole essere un salvatore allucinato o mollare (oltre al fatto che non vogliono licenziarlo). Dramma visionario di una New York notturna, dove pervadono dolore, follia e a tratti momenti comici, con atmosfere non poi così intense, ma grazie ad una fotografia suggestiva e a momenti frizzanti e animati, per poi lasciare spazio ai 'fantasmi' e alle ossessioni di un mestiere non facile e poco trattato. In effetti il film non è al livello del memorabile Scorsese degli anni '70 o dei più recenti 'The Aviator' 'The Departed', candidati a numerosi oscar,premiato per la miglior regia.
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Nicolas Cage, premiato pochi anni prima con l'oscar al miglior attore, ora viene scelto da Scorsese per il ruolo di un paramedico che non sa se vuole essere un salvatore allucinato o mollare (oltre al fatto che non vogliono licenziarlo). Dramma visionario di una New York notturna, dove pervadono dolore, follia e a tratti momenti comici, con atmosfere non poi così intense, ma grazie ad una fotografia suggestiva e a momenti frizzanti e animati, per poi lasciare spazio ai 'fantasmi' e alle ossessioni di un mestiere non facile e poco trattato. In effetti il film non è al livello del memorabile Scorsese degli anni '70 o dei più recenti 'The Aviator' 'The Departed', candidati a numerosi oscar,premiato per la miglior regia. Le atmosfere si fanno più intime e meno pretenziose per un film apprezzato, anche se da pochi e non come gli altri successi del regista. il contesto, pur ambiguo, risulta interessante e offre spunti importanti sulla concezione della vita e il rapporto con la morte (che ci viene mostrato attraverso i diversi pazienti e colleghi presentatici durante i tre giorni)e la resurrezione personale del protagonista. Un martin scorsese riconscibile ma non apprezzatissimo, forse perchè in un momento di transizione, o forse perchè ha voluto cambiare strada rispetto ai soliti film 'importanti' (tipo 'La passione di Cristo' o 'The Aviator') ma le tematiche e i contenuti in questo film, a mio parere, ci sono tutti e non rinuncia a coinvolgere e far riflettere...
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molenga
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martedì 11 dicembre 2012
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un ruolo da cage
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nicholas coppola ha buttato via la sua carriera: i suoi ruoli sono questi, al limite, da allucinato, da alcolizzato. inutile che tenti di redimere la sua vera storia con parti da fisicato, gli vengono male. faccia quel che sa far bene, il disadattato. bello il film di scorsese, ma senza gli interpreti non avrebbe niente, non risulterebbe nenche organico.
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jayan
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mercoledì 11 luglio 2012
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la nostra missione è salvare vite
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Un altro capolavoro di Martin Scorsese. Stavolta ci porta tra i soccorritori del servizio medico di emergenza con le ambulanze nelle notti di una New York che è come una bolgia infernale. Nicolas Cage, un grande interprete, deve salvare vite a tutti i costi. Ma è tormentato dai sensi di colpa per quelle vite che non riesce a salvare, in particolare Rose, che gli appare come un fantasma e lo perseguita dicendo: "Perché mi hai ucciso". Nel portare in ospedale un vecchio, ne conosce la figlia, nascerà un amore che lo aiuterà a superare un lavoro così massacrante. Bellissime inquadrature e un'ottima sceneggiatura, la regia del grande Maestro si fa sentire.
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Un altro capolavoro di Martin Scorsese. Stavolta ci porta tra i soccorritori del servizio medico di emergenza con le ambulanze nelle notti di una New York che è come una bolgia infernale. Nicolas Cage, un grande interprete, deve salvare vite a tutti i costi. Ma è tormentato dai sensi di colpa per quelle vite che non riesce a salvare, in particolare Rose, che gli appare come un fantasma e lo perseguita dicendo: "Perché mi hai ucciso". Nel portare in ospedale un vecchio, ne conosce la figlia, nascerà un amore che lo aiuterà a superare un lavoro così massacrante. Bellissime inquadrature e un'ottima sceneggiatura, la regia del grande Maestro si fa sentire. Tratto da un romanzo. Da non perdere!
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f.vassia 81
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giovedì 23 dicembre 2010
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un altro viaggio allucinante
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Un altro viaggio allucinante di Scorsese in una New York cupa e violenta, caotica e nauseabonda, qui vista con gli ochhi di un uomo ossessionato dai sensi di colpa e dai fantasmi di persone che non può aiutare; è desolante l'impotenza dell'Uomo di fronte a una città incarnazione del Male. Ottimo Cage, ma bravi anche tutti gli altri interpreti.
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