powerhp105
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sabato 16 agosto 2014
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da non perdere!
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Un ottimo film di guerra. Realistico e molto accurato nei dettagli tecnici. Vita sul carro e battagli riprese in modo magistrale. Assolutamente da vedere!
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gianmarco.diroma
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martedì 26 ottobre 2010
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l'assurda arte della guerra
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Nell'introduzione a "L'arte della guerra" di Sun Tzu e Sun Pin, si legge: "La guerra e l'arte sono le risposte dell'uomo all'angoscia della morte e del tempo. Con l'arte, sfida il tempo; con la guerra, sfida la morte". In questa costante sfida con la morte, che porta avanti da quando aveva 8 anni, quando doveva difendere Stalingrado, il Comandante Daskal sembra essere uscito piuttosto provato. La durezza nei modi e nell'atteggiamento, sembrano essere la base di una certa pochezza di giudizio, di uno sguardo piuttosto incerto su tutto quello che lo circonda. Eccolo quindi decidere di far schiacciare sotto i cingoli del suo carro armato un mujaheddin catturato, provocando la sete di vendetta delle donne afgane, che assistono sconvolte all'accaduto.
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Nell'introduzione a "L'arte della guerra" di Sun Tzu e Sun Pin, si legge: "La guerra e l'arte sono le risposte dell'uomo all'angoscia della morte e del tempo. Con l'arte, sfida il tempo; con la guerra, sfida la morte". In questa costante sfida con la morte, che porta avanti da quando aveva 8 anni, quando doveva difendere Stalingrado, il Comandante Daskal sembra essere uscito piuttosto provato. La durezza nei modi e nell'atteggiamento, sembrano essere la base di una certa pochezza di giudizio, di uno sguardo piuttosto incerto su tutto quello che lo circonda. Eccolo quindi decidere di far schiacciare sotto i cingoli del suo carro armato un mujaheddin catturato, provocando la sete di vendetta delle donne afgane, che assistono sconvolte all'accaduto. Eccolo dare indicazioni sbagliate a Koverchenko, nel momento cruciale del film, quando cioè il carro armato sbaglia strada e inizia il suo lento viaggio verso la disfatta. E ancora quando uccide senza alcuna reale giustificazione Samad, accecato da una follia paranoide e persucutoria che inizia a provocargli reali segni di squilibrio. Uno squilibrio che raggiunge il vertice massimo nel momento in cui, di fronte ad una depressione che gli impedisce di andare avanti col carro (immagine metaforica della sua piccolezza esistenziale e della sua disfatta cosmica, di fronte alla potenza della natura afgana), nonostante l'arrivo dei soccorsi, decide di percorrere la strada inversa, pur di riportare il suo carro armato a destinazione. Una follia quasi suicida, incapace di distinguere il giusto e lo sbagliato, proprio da un punto di vista strategico. Il "pensiero strategico" del comandante Daskal è fallimentare perché accecato dall'amore odio per la propria patria, a cui lui e la sua famiglia hanno dato tutto, anche la vita. Opposto a questo tipo di condotta, è quella di Koverchenko, di colui che prima di tutto "pensa a sé stesso", di colui che si oppone alla follia omicida del comandante Daskal, di colui che ammira la lotta dei mujaheddin contro la sete di dominio della "Russia Nazista". Il comandante Daskal e Koverchenko sono i personaggi chiave attorno ai quali la follia della guerra si esprime in tutta la sua potenza distruttrice: se il comandante Daskal trova la morte lungo il corso della vicenda, lo stesso Koverchenko smarrisce il senso della propria identità culturale, facendosi portatore delle reali motivazioni che hanno spinto la sua Russia ad occupare l'Afghanistan: facendosi dunque portatore di un fallimento.
"Belva di guerra", oggi, restituisce al cinema il suo potere didattico, offrendoci il senso di un'opera che 22 anni fa, già mostrava come l'Afghanistan fosse un paese, facile da occupare ma impossibile da tenere. Un paese arso dal Sole di giorno e stretto dalle morse del freddo di notte. Un paese che tra depressioni, gole, passi, vicoli ciechi, e una totale assenza di vegetazione, non offre scappatoie. In questo Kevin Reynolds, ha costruito un'opera che è invecchiata molto bene. Poco convincente rimane invece l'incontro tra Koverchenko e i mujaheddin: troppo veloce, rapido, affrettato. Ad un certo punto sembra il film debba volgere al termine, sembra che la lotta tra il carro armato e i mujaheddin debba risolversi. Ben altro è il modello di un film, come "Balla coi lupi", che, pur rimanendo all'interno di una certa logica di fare cinema (legata al culto dello spettacolo), era capace di far parlare culture diverse in maniera credibile e convincente (e coi tempi necessari).
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paolinide
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domenica 4 gennaio 2009
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Fermo restando che film del genere con simili ambientazioni, vengono sempre girati in Israele o in Marocco, questo non ha molto a che vedere col film stesso. Nessuna retorica antisovietica, ma più in generale antimilitarista (oggi si potrebbero mettere degli yankee al posto dei russi, senza notare differenze o incongruenze). A tratti ingenuo, probabilmente infastidisce in un film guerresco che i soldati siano più realisticamente subumani (non solo spiritualmente ma anche intellettualmente) anziché delle macchine da guerra inarrestabili, come nello stereotipo hollywoodiano.
Un film che intrattiene per quasi due ore, girato ed interpretato bene, non si direbbe proveniente dagli anni ottanta. Finale forse per qualcuno deludente.
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lam spade
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sabato 15 novembre 2008
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belva di guerra
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Mi era sfuggito dato il titolo italiano da serie C. Per caso mi è capitato di vederlo e mi cospargo il capo di cenere. E' veramente un bel film dal crudo neorealismo dei migliori spezzoni "combat film". A volte i piccoli capolavori vengono fuori per caso, quando tutto gira senza strafare.
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raiden*
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venerdì 5 settembre 2008
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the beast-belva di guerra
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Il film ha alcune scene violente, macabre seguendoo con attenzione appare evidente la vera natura del film, ciò che il regista vuole spiegare al pubblico, è la natura propagandistica contro l'offensiva sovietica in Afghanistan (1981).
Il film inizia con una citazione d'apertura che "nasconde" il vero senso topico del film. Lascio riflettere tutti quelli che l'hanno visto o lo vedranno.
Spero che tutti abbiano notato che il carro T-62 utilizzato non è un vecchio carro americano modificto, si tratta veramente di un esemplare sovietico (probabilmente in servizio nell'esercito israeliano).
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(di ale60)
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già
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mercoledì 27 agosto 2008
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afgano
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Volevo sapere se nell'originale le scene in cui parlano afgano sono tradotte con i sottotitoli
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(di ale60)
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jonny.goo
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giovedì 14 agosto 2008
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regia forzata
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...basta guardare la prima scena per capire la mediocrità di questo film. Cerca di commuovere e ti lascia distaccato, cerca l'effetto impressinista dei grandi effetti speciali ma non riesce, 3 carri armati che sparano sulle pecore ripresi come fosse lo sbarco in Normandia...
Scontato nelle successioni, nei dialoghi: ottimo film per ragazzi dai 14 ai 17 anni.
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napos
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mercoledì 5 marzo 2008
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finalmente non ci son gli americani
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Un film fatto bene. Con dalla sua un'ambientazione che esclude, finalmente, gli americani; un che di claustrofobico; e l'ottima interpretazione del comandante russo. Le parti negative riguardano il rugiadoso finale nella solita divisione dei buoni o cattivi.
Nel complesso da vedere.
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zenyatta
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realismo crudo
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Un film fatto tecnicamente...bene
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(di anonimo303717)
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the_all
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mercoledì 4 aprile 2001
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ottima regia
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Questo film ti tiene incollato allo schermo per 109 minuti, e dopo averlo visto pensi "pero',non e' stato affatto male,veramente bello,realistico e di guerra fatto proprio bene".
Ve lo consiglio ,guardatelo.
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