stefano capasso
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giovedì 25 agosto 2016
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la ricerca esistenziale della propria natura
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Luigi è un uomo che, partito dalla Calabria, ha fatto la sua fortuna a Torino. E’ un industriale ricco ma infelice. E’ separato, un figlio adolescente problematico ed una relazione con una giovane donna che porta avanti a fatica. Durante una vacanza nella tua terra di origine conosce Rosario, un ragazzo adolescente, parente alla lontana, che ha perso la madre e che ha il padre in carcere. E’ un ragazzo molto chiuso e intelligente, determinato a studiare. Luigi decide di aiutarlo trovandogli un posto in una comunità religiosa a Torino. Ma il tentativo di integrazione nella città e nella sua famiglia sarà molto difficile.
Mi è piaciuto molto questo film di Mimmo Calopresti, che racconta il disagio esistenziale degli uomini.
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Luigi è un uomo che, partito dalla Calabria, ha fatto la sua fortuna a Torino. E’ un industriale ricco ma infelice. E’ separato, un figlio adolescente problematico ed una relazione con una giovane donna che porta avanti a fatica. Durante una vacanza nella tua terra di origine conosce Rosario, un ragazzo adolescente, parente alla lontana, che ha perso la madre e che ha il padre in carcere. E’ un ragazzo molto chiuso e intelligente, determinato a studiare. Luigi decide di aiutarlo trovandogli un posto in una comunità religiosa a Torino. Ma il tentativo di integrazione nella città e nella sua famiglia sarà molto difficile.
Mi è piaciuto molto questo film di Mimmo Calopresti, che racconta il disagio esistenziale degli uomini. La solitudine, la mancanza di relazioni vere, di amore e di semplicità che accomuna chi ha tutto a chi non ha niente. Calopresti racconta la storia usando un linguaggio semplice, diretto e malinconico. Quella semplicità che i protagonisti cercano e che dovranno trovare percorrendo quella strada che li porta ad essere più vicini alla propria natura. Scegliere consapevolmente quello che ci fa sentire in contatto con noi stessi è il primo passo per sentirsi liberi
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marian70
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lunedì 10 novembre 2014
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mimmo calopresti: il vero cinema italiano
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Mi è capitato per caso di vedere qualche film di Mimmo Calopresti e sono rimasta molto colpita dal suo modo di raccontare. Quello che lui racconta è il vero e rappresenta perfettamente il cinema italiano e allora mi chiedo: perchè i suoi film non si vedono mai in TV? Ultimamente ho potuto apprezzare " Preferisco il rumore del mare" e l'ho trovato toccante. In esso ho potuto rivedere molti aspetti della fragilità umana, come quella della fatica, se non incapacità, di un padre a comunicare col figlio adolescente. Mi ha emozionato la dolcezza e la forza di Rosario e il suo rimanere vero e pulito in un mondo così complicato. L'unica delusione l'ho avuta quando ho tentato di acquistare il DVD: non ne ho trovato neppure uno! Com'
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Mi è capitato per caso di vedere qualche film di Mimmo Calopresti e sono rimasta molto colpita dal suo modo di raccontare. Quello che lui racconta è il vero e rappresenta perfettamente il cinema italiano e allora mi chiedo: perchè i suoi film non si vedono mai in TV? Ultimamente ho potuto apprezzare " Preferisco il rumore del mare" e l'ho trovato toccante. In esso ho potuto rivedere molti aspetti della fragilità umana, come quella della fatica, se non incapacità, di un padre a comunicare col figlio adolescente. Mi ha emozionato la dolcezza e la forza di Rosario e il suo rimanere vero e pulito in un mondo così complicato. L'unica delusione l'ho avuta quando ho tentato di acquistare il DVD: non ne ho trovato neppure uno! Com'è possibile? In passato il cinema italiano è stato motivo d'orgoglio per il Paese ed ora, invece, le sale cinematografiche e i canali Tv sono traboccanti di prodotti esteri e, troppe volte, di scarsa caratura! Perché non ridiamo lustro a quello che è nostro?!
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fulvia
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domenica 7 febbraio 2010
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noioso
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Ho fatto uno sforzo a guardarlo fino alla fine...personaggi tristi, che mettono quasi angoscia addosso. No, non mi è piaciuto affatto...l'ho trovato molto noioso. Peccato, perchè l'idea non era male. Voto 4-
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elanor
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venerdì 2 maggio 2008
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carino
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Niente di eccezionale, ma assolutamente piacevole e godibile. Una storia semplice ma non per questo scontata, certo molto meglio d tante altre stupidate che mandano in TV. Carino quindi,e se per caso passa in TV, ma non credo, non perdetelo.
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anonimo
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mercoledì 20 ottobre 2004
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una storia di amicizia e di solitudini
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Luigi (Silvio Orlando), calabrese che ha fatto fortuna a Torino come dirigente d’azienda sposando la figlia del proprietario, e padre del quindicenne Matteo (Paolo Cirio), decide di aiutare il conterraneo Rosario (Michele Raso), adolescente a rischio, a trasferirsi a Torino in una comunità guidata da un laborioso ed impegnato sacerdote (Mimmo Calopresti)…
Il terzo film del calabrese Calopresti racconta da una parte l’amicizia impossibile di due adolescenti tanto diversi, Rosario, ragazzo povero del sud, chiuso e cocciuto, e Matteo, benestante, viziato e irresponsabile; dall’altra la solitudine e il fallimento di un adulto, Luigi, che in poco tempo vede sfasciarsi un mondo che con tanta fatica era riuscito a costruire.
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Luigi (Silvio Orlando), calabrese che ha fatto fortuna a Torino come dirigente d’azienda sposando la figlia del proprietario, e padre del quindicenne Matteo (Paolo Cirio), decide di aiutare il conterraneo Rosario (Michele Raso), adolescente a rischio, a trasferirsi a Torino in una comunità guidata da un laborioso ed impegnato sacerdote (Mimmo Calopresti)…
Il terzo film del calabrese Calopresti racconta da una parte l’amicizia impossibile di due adolescenti tanto diversi, Rosario, ragazzo povero del sud, chiuso e cocciuto, e Matteo, benestante, viziato e irresponsabile; dall’altra la solitudine e il fallimento di un adulto, Luigi, che in poco tempo vede sfasciarsi un mondo che con tanta fatica era riuscito a costruire. Alcune sbavature nei dialoghi e una scena importante non del tutto riuscita (penso al tentato suicidio di Matteo) non tolgono forza e fascino ad un film intenso e coinvolgente che fonda la sua forza su una scrittura tesa ed essenziale volta a indagare il malessere interiore che attanaglia i personaggi e la difficoltà di istaurare rapporti sinceri con il mondo esterno. Sullo sfondo la società contemporanea con il suo inutile consumismo, i mai sopiti egoismi e la mancanza di solidarietà nei confronti del prossimo.
Il titolo del film è tratto da un verso dei Canti Orfici di Dino Campana: “Fabbricare, fabbricare, fabbricare/preferisco il rumore del mare…”.
(Saverio Salamino)
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