burton99
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giovedì 25 ottobre 2018
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pierrot le fou
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Pierrot (si chiama Ferdinand!), stufato dalla sua vita borghese vuota e insoddisfacente, fugge da moglie e figlio per un’avventura alla “Bonnie & Clyde” con la vecchia fiamma Marianne.
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Pierrot (si chiama Ferdinand!), stufato dalla sua vita borghese vuota e insoddisfacente, fugge da moglie e figlio per un’avventura alla “Bonnie & Clyde” con la vecchia fiamma Marianne.
E basta... la trama è tutta qui. Ma di certo non è la trama a rendere “Il bandito delle 11” un capolavoro. Godard opera sistematicamente e con rigore irreprensibile sugli stilemi classici, depurando il suo film di ogni legame con il passato e rendendolo opera d’arte rivoluzionaria e totale. Da Belmondo che guarda in camera alle sequenze “musical” registrate però in presa diretta (con l’audio che cambia a ogni stacco), dalla partenza in macchina con il montaggio che va avanti e indietro nel tempo alle luci colorate irreali che illuminano le notti francesi. L’ambivalenza tragico-comica è poi la cosa che personalmente più mi ha colpito e disturbato (positivamente) del film, un contrasto assolutamente incredibile. Tutto questo insieme di novità, rielaborate e migliorate film dopo film da Godard a partire dal leggendario esordio “Fino all’ultimo respiro”, guida la pellicola verso un epilogo assolutamente memorabile. Finalmente Ferdinand diventa Pierrot (si dipinge la faccia) e diventa anche definitivamente (sebbene anche prima lo si definisse così) “fou”.
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rob8
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domenica 26 agosto 2018
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il cinema è emozione
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Godard prosegue il suo personale rinnovamento del linguaggio cinematrografico, ricorrendo sistematicamente alla violazione delle regole narrative e della tecnica filmica. Una scelta che rende la vita dello spettatore tutt’altro che facile, ma che testimonia di un’inesausta volontà di sperimentazione mai fine a sé stessa.
Anche in questo film, la storia è un semplice pretesto: la vicenda di due amanti, destinati ad un continuo vagabondaggio per aver commesso un delitto, è in realtà una messa in scena di dualismi. A partire dal nome stesso del protagonista, che viene chiamato dalla sua compagna Pierrot (le fou, come precisa il titolo originale) e non Ferdinand come egli pretende.
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Godard prosegue il suo personale rinnovamento del linguaggio cinematrografico, ricorrendo sistematicamente alla violazione delle regole narrative e della tecnica filmica. Una scelta che rende la vita dello spettatore tutt’altro che facile, ma che testimonia di un’inesausta volontà di sperimentazione mai fine a sé stessa.
Anche in questo film, la storia è un semplice pretesto: la vicenda di due amanti, destinati ad un continuo vagabondaggio per aver commesso un delitto, è in realtà una messa in scena di dualismi. A partire dal nome stesso del protagonista, che viene chiamato dalla sua compagna Pierrot (le fou, come precisa il titolo originale) e non Ferdinand come egli pretende.
Ma il contrasto più evidente è quello tra i due fuggiaschi (un grande Belmondo ed una brava Anna Karina): astratto e pseudo-intellettuale lui, emotiva e fatalista lei. In un gioco scoperto di rimandi artistici e letterari, nonché, ça va sans dire, più propriamente cinematografici.
Dove gli stessi attori scoprono il proprio ruolo rivolgendosi apertamente allo spettatore e dove ancora un regista, Samuel Fuller, interpretando sé stesso in un breve cameo, dà la chiave di lettura dell’intero film: “Il cinema è come un campo di battaglia: amore, odio, azione, violenza, morte, in una parola: emozione”.
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il befe
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sabato 28 febbraio 2015
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oltre il cinema
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il befe
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sabato 28 febbraio 2015
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che cult
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luca scial�
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domenica 7 luglio 2013
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forzatamente sofisticato
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Ferdinand decide di lasciare la moglie e i due figlioletti per scappare all'avventura con la loro babysitter, Marianne, che aveva già conosciuto 5 anni prima. Uccidono, derubano, vivono dove capita, per vivere un romanzo. Ma entrano in un vortice che li travolge fatalmente.
Godard traspone il romanzo Obession di Lionel White, attraverso continue citazioni, lunghi dialoghi, messe in scena, che alla lunga risultano pesanti e fuorvianti per lo spettatore. Belmondo fa bene la sua parte, talvolta con ironia e impegno. Ma il lungometraggio appare un'opera forzatamente sofisticata.
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fedeleto
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domenica 14 giugno 2009
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la fine dopo un ultimo respiro..
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Sono passati circa cinque anni da FINO ALL'ULTIMO RESPIRO,eppure vedendo il bandito delle undici ci sembra che gli anni assumano l'aspetto di minuti,ore,giorni,forse perche' il ricordo dopo un tale film e' ancora vivo in ognuno di noi.Dopo il capolavoro di MISSIONE ALPHAVILLE godard firma un altra pallicola epica,dove ci sembra che gli elementi di FINO ALL'ULTIMO RESPIRO ci siano quasi tutti.Il protagonista interpretato da belmondo il cui nome e' ferdinand ma la sua donna marianne lo chiama sempre pierrot,e' un uomo sposato con una donna iataliana ma appena reincontra la sua amata mariane decide di fuggire con lei all'avventura della vita.Le vicissitudini che accompagnano la coppia pierrot-marianne sono parecchie(il furto di un auto,l'esplosione successiva per far perdere le proprie tracce,la vita verso una selva dove si rifugiano sembra voler citare il robinson di defoe)ma il nostro pierrot annota tutti i suoi pensieri quasi a voler creare un diario,mentre la nostra marianne si annoia lanciando i sassi nell'acqua.
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Sono passati circa cinque anni da FINO ALL'ULTIMO RESPIRO,eppure vedendo il bandito delle undici ci sembra che gli anni assumano l'aspetto di minuti,ore,giorni,forse perche' il ricordo dopo un tale film e' ancora vivo in ognuno di noi.Dopo il capolavoro di MISSIONE ALPHAVILLE godard firma un altra pallicola epica,dove ci sembra che gli elementi di FINO ALL'ULTIMO RESPIRO ci siano quasi tutti.Il protagonista interpretato da belmondo il cui nome e' ferdinand ma la sua donna marianne lo chiama sempre pierrot,e' un uomo sposato con una donna iataliana ma appena reincontra la sua amata mariane decide di fuggire con lei all'avventura della vita.Le vicissitudini che accompagnano la coppia pierrot-marianne sono parecchie(il furto di un auto,l'esplosione successiva per far perdere le proprie tracce,la vita verso una selva dove si rifugiano sembra voler citare il robinson di defoe)ma il nostro pierrot annota tutti i suoi pensieri quasi a voler creare un diario,mentre la nostra marianne si annoia lanciando i sassi nell'acqua.Questo live contrasto delinea perfettamente i due personaggi poiche' pierrot e' un uomo che vive di emozioni,sentimenti,marianne e' una donna dedita al divertimento,al reale,al guadagno,non a caso queste due inadeguatezze sfocieranno nel sangue.Pittoresco il finale con il belmondo dal volto coperto di vernice blu con le cariche espolsive(quasi volesse farsi esplodere la testa per non pensare piu')che svolgeranno il loro deletereo compito.Dunque un film pieno di riferimenti letterari(defoe,stevenson,rimbaud,balzac,melville,london,garcia lorca),e di elementi che come sempre il nostro godard dirige magistarlmente definendo la coppia belmondo-marianne:l'ultima coppia romantica.
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veneziano
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sabato 28 marzo 2009
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fu vera gloria?
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Secondo alcuni critici,i CREATORI del Cinema sono considerati:Chaplin,Orson Welles,Godard.Ma esistono davvero i CREATORI?Personalmente credo che tutti in qualche modo si siano influenzati l'un l'altro introducendo tematiche personali tali da essere identificati sopratutto dal linguaggio espressivo.Certo il film PIERROT LE FOU presenta connotazioni eversive,considerando che il SESSANTOTTO era vicino se pur non imminente.Bisogna però constatare che vi sono precedenti di rottura con il linguaggio classico,vedi BUNUEL,CLAIRE,ecc...Non é nemmeno da sottovalutare l'influenza del grande rilancio della cultura fumettistica propria degli anni sessanta.Ciò non toglie tuttavia l'impatto estetico che personalmente paragono alla tecnica del CUT OFF usata da Keruac nei SOTTERRANEI in campo letterario.
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Secondo alcuni critici,i CREATORI del Cinema sono considerati:Chaplin,Orson Welles,Godard.Ma esistono davvero i CREATORI?Personalmente credo che tutti in qualche modo si siano influenzati l'un l'altro introducendo tematiche personali tali da essere identificati sopratutto dal linguaggio espressivo.Certo il film PIERROT LE FOU presenta connotazioni eversive,considerando che il SESSANTOTTO era vicino se pur non imminente.Bisogna però constatare che vi sono precedenti di rottura con il linguaggio classico,vedi BUNUEL,CLAIRE,ecc...Non é nemmeno da sottovalutare l'influenza del grande rilancio della cultura fumettistica propria degli anni sessanta.Ciò non toglie tuttavia l'impatto estetico che personalmente paragono alla tecnica del CUT OFF usata da Keruac nei SOTTERRANEI in campo letterario.Detto questo,rivisto oggi, il film pur conservando tutta la sua validità artistica ,risulta un po' datato.Danilo Basso.
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freaks
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domenica 12 ottobre 2008
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un capolavoro assoluto
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Il capolavoro di Godard. Un film epocale, indimenticabile. Un punto di riferimento del cinema mondiale. Si pensi che Kitano si è ispirato a questo film per il suo bellissimo Sonatine, che inizialmente avrebbe dovuto intitolarsi Okinawa Pierrot proprio in omaggio a Godard.
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antonio
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lunedì 12 maggio 2008
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capolavoro di un genio del cinema
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Capolavoro assoluto di Godard. Un poetico grido di libertà e dolorosa ribellione
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ghirda
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domenica 6 gennaio 2002
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quando i capolavori non si riescono a reperire
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Sarebbe ora che qualche casa lo
pubblicasse su vhs o le tv lo
divulgassero un po' di più anche la
notte.
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