paolp78
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giovedì 20 agosto 2020
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un grande classico
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Film drammatico che si segnala in quanto il soggetto non è proprio una novità. Si tratta infatti di una ben nota sceneggiatura che è stata portata sul grande schermo numerose volte (se ne ricordano ben cinque), riscuotendo sempre un certo successo: questa versione risalente al 1937 era già la seconda; mentre l'ultima, ad oggi, è quella del 2018 con Lady Gaga e Bradley Cooper, quest'ultimo nella doppia veste di attore e regista.
Tornando a questa pellicola degli anni '30, deve dirsi quindi che l'impianto narrativo è ottimo e ben collaudato; la storia tiene bene per tutta la durata della pellicola, risultando al quanto piacevole e riuscendo anche ad appassionare realmente nel finale, che è sicuramente la parte migliore di tutta l'opera.
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Film drammatico che si segnala in quanto il soggetto non è proprio una novità. Si tratta infatti di una ben nota sceneggiatura che è stata portata sul grande schermo numerose volte (se ne ricordano ben cinque), riscuotendo sempre un certo successo: questa versione risalente al 1937 era già la seconda; mentre l'ultima, ad oggi, è quella del 2018 con Lady Gaga e Bradley Cooper, quest'ultimo nella doppia veste di attore e regista.
Tornando a questa pellicola degli anni '30, deve dirsi quindi che l'impianto narrativo è ottimo e ben collaudato; la storia tiene bene per tutta la durata della pellicola, risultando al quanto piacevole e riuscendo anche ad appassionare realmente nel finale, che è sicuramente la parte migliore di tutta l'opera.
I dialoghi sono molto buoni e ben sceneggiati.
La regia è affidata a William A. Wellman, uno dei registi più accreditati del tempo, che non si smentisce realizzando una performance convincente, solida e priva di sbavature.
Nel cast, che è certamente di buonissimo livello, si impongono nettamente i due protagonisti Janet Gaynor e Fredric March, due star già all'epoca ampiamente affermate, nonché due interpreti di indiscutibile talento. La Gaynor è molto adatta alla parte che recita in modo impeccabile, risultando assolutamente convincente; il grande Fredric March riesce a fare ancora meglio, con una prova davvero di alto livello per intensità ed espressività.
Tra gli interpreti minori si segnalano Adolphe Menjou nel ruolo del bonario produttore cinematografico; Lionel Stander molto convincente nella parte dell'odioso agente che deve curare l'immagine delle star; ed infine, May Robson che interpreta la simpatica e combattiva nonna, ruolo che le calza a pennello ovviamente. C'è anche l'attore Andy Devine, qui molto giovane e quasi irriconoscibile rispetto alle apparizioni nei film di John Ford che fece a fine carriera, quando era molto ingrassato.
Il mondo di Hollywood viene reso in scena in modo molto onesto e realistico, senza fare troppi sconti.
Si segnala infine che la pellicola benché datata è a colori.
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nicolas bilchi
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sabato 3 settembre 2011
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e' nata una stella.
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Il valore del film E' nata una stella di William A. Wellman è testimoniato dai due remake che furono diretti in seguito dal grande George Cukor e da Frank Pierson. L'opera in sè sorprende per la lucidità e la spregiudicatezza con cui riflette sugli intricati meccanismi di Hollywood, mettendone in evidenza non solo le luci (che risultano chiare anche all'occhio esterno di un semplice osservatore), ma soprattutto le ombre. Wellman riesce a creare un importante conflitto ideologica tra il personaggio di Ester, rappresentato dalla Gaynor, e quello di Maine, in mano ad uno strepitoso Fredrich March, che aveva già brillato nel primo lungometraggio made in USA sul Dottor Jekyll e Mister Hyde di Stevenson: da una parte la giovinetta ingenua ed genuinamente ambiziosa che vuole risollevare il proprio status sociale inseguendo il sogno di diventare una attrice, dall'altra una figura che potrebbe essere vista come la naturale evoluzione di lei.
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Il valore del film E' nata una stella di William A. Wellman è testimoniato dai due remake che furono diretti in seguito dal grande George Cukor e da Frank Pierson. L'opera in sè sorprende per la lucidità e la spregiudicatezza con cui riflette sugli intricati meccanismi di Hollywood, mettendone in evidenza non solo le luci (che risultano chiare anche all'occhio esterno di un semplice osservatore), ma soprattutto le ombre. Wellman riesce a creare un importante conflitto ideologica tra il personaggio di Ester, rappresentato dalla Gaynor, e quello di Maine, in mano ad uno strepitoso Fredrich March, che aveva già brillato nel primo lungometraggio made in USA sul Dottor Jekyll e Mister Hyde di Stevenson: da una parte la giovinetta ingenua ed genuinamente ambiziosa che vuole risollevare il proprio status sociale inseguendo il sogno di diventare una attrice, dall'altra una figura che potrebbe essere vista come la naturale evoluzione di lei. Quando Ester lo incontra, Norman Maine è già un attore affermato e di successo, ricco ed influente sulle case di produzione, ma anche disilluso, privo di energia e di stimoli lavorativi, deformato dall'ambiente corrotto in cui è immerso, che lo porta a diventare un alcolizzato ed un violento. Per non parlare dell'inevitabile declino di Maine, che lo conduce verso il suo personale "viale del tramonto" (e infatti E' nata una stella già anticipa in parte, anche se senza riuscire a distaccarsi completamente dai filtri della commedia hollywoodiana, tematiche e toni del capolavoro di Billy Wilder); offuscato dalla stella nascente di sua moglie, Maine sente crollarsi addosso tutto ciò per cui ha sempre combattuto e la sua vita perde ogni valore. Al che, nel momento che costituisce l'apoteosi etico-didascalica del messaggio che morale che Wellman vuole lanciare attraverso l'emblema negativo di Maine (che comunque non costituisce mai un vero villain, anzi la sua tragedia è seguita con compassione e vicinanza spirituale), il suicidio è l'unica soluzione possibile per porre rimedio alla spaventosa disperazione dell'attore. Ed ecco dunque che il titolo di questo film, che si presenta volutamente all'inizio come una commedia, per poi scalare gradatamente verso il dramma e infine, con uno scatto improvviso ed inaspettato, e per questo ancor più violento, verso il tragico, si copre di un sostrato amaro mirante ad evidenziare il dolore e i sacrifici che seguono alla nascita della stella di Vicky Lester.
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