onufrio
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martedì 20 giugno 2017
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leonard zelig, il camaleonte
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Una commedia girata in stile documentaristico, sfruttando immagini reali e storiche di repertorio a immagini montate ad hoc con dentro i personaggi di questo piccolo capolavoro firmato Woody Allen, uomo di raffinato umorismo che dimostra, qualora ce ne fosse stato bisogno, una capacità non indifferente dietro la macchina da presa, frutto ovviamente di un lavoro certosino di tutto lo staff tecnico che in questa circostanza supera in bravura di gran lunga il cast artistico.
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great steven
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sabato 15 agosto 2015
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trasformista campione e uomo dalle mille risorse.
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ZELIG (USA, 1983) diretto da WOODY ALLEN. Interpretato da WOODY ALLEN, MIA FARROW, STEPHANIE FARROW, JOHN BUCKWALTER, MARVIN CHATINOVER, GARRET BROWN, GALE HANSEN
Leonard Zelig (Allen) è un artista che sa adeguarsi ai cambiamenti della società ormai sulle orme della globalizzazione e in sempre più rapida evoluzione. La sua nevrotica insicurezza lo conduce ad imitare, fisicamente e mentalmente, qualunque persona incontri, fino alla più diversa da lui. Quando viene messo in cura dalla psichiatra Eudora Fletcher (Farrow), Zelig a poco a poco migliora e fa progressi, e da fenomeno da baraccone diventa una celebrità a livello nazionale, corteggiato dai giornali e costantemente al centro dei dibattiti mediatici.
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ZELIG (USA, 1983) diretto da WOODY ALLEN. Interpretato da WOODY ALLEN, MIA FARROW, STEPHANIE FARROW, JOHN BUCKWALTER, MARVIN CHATINOVER, GARRET BROWN, GALE HANSEN
Leonard Zelig (Allen) è un artista che sa adeguarsi ai cambiamenti della società ormai sulle orme della globalizzazione e in sempre più rapida evoluzione. La sua nevrotica insicurezza lo conduce ad imitare, fisicamente e mentalmente, qualunque persona incontri, fino alla più diversa da lui. Quando viene messo in cura dalla psichiatra Eudora Fletcher (Farrow), Zelig a poco a poco migliora e fa progressi, e da fenomeno da baraccone diventa una celebrità a livello nazionale, corteggiato dai giornali e costantemente al centro dei dibattiti mediatici. E soprattutto fa credere all’opinione pubblica di essere ormai divenuto il fidanzato di Eudora! Ma nel momento in cui i misfatti passati della multi-personalità di Leonard vengono a galla (furto, bigamia e un’appendicectomia non autorizzata), il camaleonte umano si dà alla fuga, sparendo completamente dalla circolazione. Eudora parte alla sua ricerca girando tutto il mondo, nel tentativo di recuperare prima di un terribile guaio l’unico uomo che sa trasformarsi in tutti gli altri e il solo che lei effettivamente desideri. Il trasformismo non era certo una dote facile anche per il repertorio già zeppo e variegato del 48enne ebreo Allan Königsberg (questo il vero nome dell’attore-regista, classe 1935), ma il gioco valeva la candela e l’esperimento che ne è derivato ha l’aspetto di un finto documentario che però si concentra su una comicità assolutamente vera e autentica. Il piglio distaccato e scanzonato che il regista newyorkese adotta per dirigere sé stesso e una M. Farrow ormai rodata e abituata alla cresta dell’onda, permette di sfornare una satira tagliente e affilata soprattutto sul piano del linguaggio metacinematografico, delle angolazioni di ripresa, del discorso virtuoso imperniato sulle abilità sociali e, non ultima, la nevrosi metropolitana che angoscia l’uomo moderno fin da quando la prepotenza della tecnologia e l’ avanzamento imperterrito delle realtà virtuali ne minano l’intima sicurezza. E Allen, che è stato per più di un trentennio in psicoanalisi, sa bene la materia che tratta e ne parla da protagonista che vive situazioni al limite del paradossale pur sapendo sempre come comportarsi per uscire indenne da qualsiasi guaio si prospetti di fronte a lui. Ammirevole l’alternanza cromatica fra colore e bianco e nero, mentre il montaggio e la fotografia vanno a braccetto in un caleidoscopico e carismatico parallelismo che elimina dal film ogni possibile inclinazione documentaristica per concentrarsi maggiormente sull’espletamento delle gag e di tempi comici perfettamente rispettati. La dissacrazione incontrollata e delirante è un elemento cardine del cinema alleniano, ma qui la satira è curiosamente rivolta alla società, colpevole e dunque duramente incriminata per non accettare i diversi, recluderli grazie allo stigma e allontanarli dalle opportunità lavorative e psicosociali che ognuno dovrebbe meritare a prescindere da come è fatto caratterialmente e da come viene giudicato e considerato. Eccellente la Farrow nei panni della comprensiva e paziente dottoressa che si ritrova a che fare con un individuo il quale appare immediatamente fuori dall’ordinario perfino per come intrattiene i dialoghi e in seguito anche il rapporto amoroso con lei. Funzionale pure l’idea di affidare i racconti estemporanei ai personaggi che interagiscono esternamente alla vicenda e che raccontano pertanto le avventure del proteiforme Leonard Zelig per come le hanno sperimentate loro e anche nel modo in cui essi hanno inquadrato questo soggetto così insolito e particolare.
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simone magli
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venerdì 21 febbraio 2014
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molto significativo
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Un personaggio che rappresenta il disperato bisogno di essere accettati, che maschera il disperato bisogno d'amore di molte persone. Una storia profonda, drammatica e piena di significato.
Film decisamente riuscito.
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leonard moonlight
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venerdì 25 gennaio 2013
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uno, nessuno, woody allen
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Avevo scritto una recensione, ma non so per quale motivo è sparita. Comunque uno dei migliori film di Allen.
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fedeleto
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sabato 7 luglio 2012
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l'allen camaleonte
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Il personaggio di Woody Allen e' sempre bizarro,buffo,curioso,ma stavolta e' il caso di dirlo e' INCREDIBILE! Allen(stadust memories,manhattan,il dormiglione) mette in scena stavolta una pellicola originale e estremamente sperimentale.Siamo in pieni anni venti e Iniziando con interviste di personaggi che si presume abbiano conosciuto un noto personaggio di nome Zelig,che posside un potere,ovvero quello di trasformarsi come un camaleonte in quello che ha vicino.Questa sua dote lo rende famoso e interessante sia dai media e anche agli occhi di una psicologa che lo studia e se ne innamora.Ma non appena i due vorranno sposarsi egli sara' accusato di bigamia poiche' prima aveva sposato molte donne e avuto vari figli.
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Il personaggio di Woody Allen e' sempre bizarro,buffo,curioso,ma stavolta e' il caso di dirlo e' INCREDIBILE! Allen(stadust memories,manhattan,il dormiglione) mette in scena stavolta una pellicola originale e estremamente sperimentale.Siamo in pieni anni venti e Iniziando con interviste di personaggi che si presume abbiano conosciuto un noto personaggio di nome Zelig,che posside un potere,ovvero quello di trasformarsi come un camaleonte in quello che ha vicino.Questa sua dote lo rende famoso e interessante sia dai media e anche agli occhi di una psicologa che lo studia e se ne innamora.Ma non appena i due vorranno sposarsi egli sara' accusato di bigamia poiche' prima aveva sposato molte donne e avuto vari figli.I media lo abbandoneranno ed egli fuggira' in Germania presso i nazisti lasciano la sua donna-dottoressa.Ma si reincontreranno e sara' davvero vero amore?Allen inscena un falso documentario per descrivere in profondita' varie tematiche,in primis quelle del conformismo,e allo stesso tempo quel dinamico stato di insicurezza che si aggancia agli altri per trovare altre/false sicurezze,lo scopo e' quello di chiarire allo spettatore un punto fondamentale quello di essere se stessi ,Zelig tornera' ad essere un uomo vero quando amera',con questo sentimento allora la paura e l'insicurezza non puo' avvicinarsi e quindi ogni mezzo di trasformazione e' inutile.Allen oltre ad aver girato un vero e proprio inno all'identita'(che per certi aspetti ricalca uno nessuno e centomila) crea anche un autentico film sperimentale con found fotage,matte-shot,blue screen,e infine la colonna sonora Chameleon,ovvero camaleonte.Uno dei film piu' importanti di Allen ,se non il piu' importante.Non e' un dramma,una commedia,o quant'altro,e' solo un film-verita' su quello che il pubblico spesso e volentieri attua,ovvero conformarsi a situazioni o persone che ci circondano,l'unica verita' ce la fara' vedere Allen.Ottimo film,da vedere.
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tiamaster
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sabato 17 dicembre 2011
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il genio colpisce ancora
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Woody allen è riconosciuto universalmente come il più grande umorista del ventesimo secolo,bhe zelig è una delle sue opere più alte assieme al'assoluto manhattan,ombre e nebbia,la rosa purpurea del cairo,harry a pezzi,basta che funzioni, e match point (che io ho odiato).L'idea di base è un colpo di genio a dir poco rivoluzionario:la biografia di un personaggio immaginario.Con l'inevitabile colonna sonora jazz (genere amatissimo da allen)woody ci trascina in un universo di risate intelligenti e mai banali,ottime idee è originalità come mai accaduto prima.
miei registi preferiti:
1)steven spielberg
2)woody allen
3)stanley kubrick
4)ingmar bergman
5)martin scorsese
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francesco2
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mercoledì 30 novembre 2011
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stupido è.......chi lo stupido fa!
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Woody Allen realizzò questo film (poco) più di dieci anni prima rispetto a “Forrest Gump”, opera sull’ ‘”Utile Idiota” come ingranaggio utile per la società, provvisto tra l’altro di intuizioni di cui gli altri non erano capaci. La differenza, però, è che rispetto a Forrest Zelig si adatta sempre alle situazioni in cui si trova, come fosse una metafora degli U.S.A, considerati a volte “Sceriffi del mondo”, ma che in realtà forse modellano la propria identità a secondo delle circostanze: paese che oltretutto Allen, da “ebreo-americano” qual è, forse non considera integralmente “Suo”. Ma in più, c’è un’altra cosa che viene aggiunta esplicitamente e non fatta capire: Zelig rappresenta un periodo storico particolare, quello degli anni’20, associabile al jazz ed all’improvvisazione che lo caratterizzava, che sarebbe notoriamente sfociata nella “Grande Depressione”.
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Woody Allen realizzò questo film (poco) più di dieci anni prima rispetto a “Forrest Gump”, opera sull’ ‘”Utile Idiota” come ingranaggio utile per la società, provvisto tra l’altro di intuizioni di cui gli altri non erano capaci. La differenza, però, è che rispetto a Forrest Zelig si adatta sempre alle situazioni in cui si trova, come fosse una metafora degli U.S.A, considerati a volte “Sceriffi del mondo”, ma che in realtà forse modellano la propria identità a secondo delle circostanze: paese che oltretutto Allen, da “ebreo-americano” qual è, forse non considera integralmente “Suo”. Ma in più, c’è un’altra cosa che viene aggiunta esplicitamente e non fatta capire: Zelig rappresenta un periodo storico particolare, quello degli anni’20, associabile al jazz ed all’improvvisazione che lo caratterizzava, che sarebbe notoriamente sfociata nella “Grande Depressione”.
Nel film il protagonista, cui viene contrapposto il raziocinio della "dottoressa" Farrow, viene prima idolatrato, successivamente rifiutato, poi nuovamente esaltato, una volta valutato come le sue intuizioni lo aiutino nelle situazioni più disparate ( E qui, forse, somiglia di più a “Forrest Gump”). Francamente, si potrebbe obiettare come i paradossi evidenziati dal regista-attore non siano sempre così esilaranti, e che rimanga distante quella profondità psicologica che distingue una buona parte di “Crimini e misfatti”, e, probabilmente, vari momenti di “Mariti e mogli”. Tuttavia, probabilmente non era questo il punto: si voleva, piuttosto, probabilmente tracciare il ritratto di una figura “Anormale”, che nella pratica rischia quantomeno di uguagliare le persone normali –E “speciali”- che incontra durante il film. Il tutto senza essere “politicamente corretti”.
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barmario
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lunedì 21 dicembre 2009
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idea geniale, ma per lunghi tratti noioso
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Idea geniale quella di costruire un finto documentario in bianco e nero per criticare la società americana, mangiatrice e veloce inghiottitrice di talenti; nonchè di criticare i familiari che si approfittano del talento o delle stranezze dei propri cari per spolparli e trarci dei ricavi...
Tuttavia il film cade spesso nella lentezza e in tempi eccessivamente dilatati; irritanti i dialoghi lunghi non tradotti...
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twilighter
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lunedì 26 maggio 2008
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commento
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il film è interessante e riproduce iin maniera completa la vita degli anni 20 negli Usa, ma la trama non mi ha soddisfatta del tutto...
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(di andrea79)
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ari
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mercoledì 14 maggio 2008
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la recensione che cerchi
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Il film tratta di un uomo, Leonard Zelig, che si identifica con le persone che si trovano vicino a lui, non solo con il comportamento ma persino nell'aspetto fisico; e questa "imitazione” non è volontaria, ma automatica ogni volta che il soggetto teme di non essere accettato. Questo strano comportamento ha inizio quando Zelig aveva finto di aver letto il libro “Moby Dick”. Zelig viene curato da molti dottori tra cui Eudora Fletcher che è l’unica a trattarlo come un essere umano. Purtroppo la sorellastra lo toglie dalle cure dei medici e né fa un fenomeno da baraccone. Successivamente la sorella muore e così Zelig viene sottoposto nuovamente alle cure dei medici. La dottoressa Eudora Fletcher decide di portarlo in una villetta di campagna dove crea un ambiente neutro.
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Il film tratta di un uomo, Leonard Zelig, che si identifica con le persone che si trovano vicino a lui, non solo con il comportamento ma persino nell'aspetto fisico; e questa "imitazione” non è volontaria, ma automatica ogni volta che il soggetto teme di non essere accettato. Questo strano comportamento ha inizio quando Zelig aveva finto di aver letto il libro “Moby Dick”. Zelig viene curato da molti dottori tra cui Eudora Fletcher che è l’unica a trattarlo come un essere umano. Purtroppo la sorellastra lo toglie dalle cure dei medici e né fa un fenomeno da baraccone. Successivamente la sorella muore e così Zelig viene sottoposto nuovamente alle cure dei medici. La dottoressa Eudora Fletcher decide di portarlo in una villetta di campagna dove crea un ambiente neutro. Qui filma le sedute dove il paziente è in trans, al di fuori di queste si comporta in modo molto affettuoso con lui, qui si innamora di lui e il suo sentimento è ricambiato.
Alla fine la costanza della dottoressa che lo cura lo riporta alla normalità, al controllo dei propri impulsi. E allora Zelig comincia una vita vera senza più trasformazioni. Ma, dopo la sua guarigione, molte persone affermano che Zelig nelle sue trasformazioni ha creato molti guai. Così Zelig scompare ma Eudora continua a cercarlo, finché lo trova in un raduno fascista, e per salvarsi sale con lui su un aereo e, credendosi un pilota, lo guida fino agli Stati Uniti.
Alla fine, avrà un unico rimpianto: "Non essere riuscito a terminare la lettura di Moby Dick".
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