fedeleto
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venerdì 7 dicembre 2012
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vittoria o sconfitta dell'anima?
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In piena seconda guerra mondiale,Il maggiore David e il capitano Jim devono recuperare documenti importanti a Bengasi.L'operazione comporta molta difficolta' e nonostante si attraversi il deserto,si uccidano i feriti,e si provino rancori e gelosie il maggiore David sopravvivera' e il povero Jim morira'.La moglie di David sconvolta dalla morte di Jim poiche' innamorata si allontanera' dal marito,ma a quest'ultimo rimane la possibilita' di osservare la sua medaglia e appenderla ad un manichino.Questa e' la guerra?Nicholas Ray si inspira al romanzo di Rene Hardy e la sceneggia insieme a Paul Gallico,Hardy e Gavin Lambert.Il risultato e' buono poiche' mette in scena la tematica della guerra come inutilita'(il finale stesso ne e' la conferma,ed anche l'inizio con i manichini che aprono la scena)o come gioco(un soldato mima con le mani le azioni di guerriglia),ed anche come debolezza psicologica(la paura di David per uccidere a sangue freddo) e la guerra diventa anche la gelosia di David per il capitano,e arriva persino a tacere nel momento in cui vede uno scorpione entrare nei pantaloni del maggiore che dopo poco gli provochera' la morte,anche se infine il capitano ne risultera' vincitore morale sacrificandosi per lo stesso David.
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In piena seconda guerra mondiale,Il maggiore David e il capitano Jim devono recuperare documenti importanti a Bengasi.L'operazione comporta molta difficolta' e nonostante si attraversi il deserto,si uccidano i feriti,e si provino rancori e gelosie il maggiore David sopravvivera' e il povero Jim morira'.La moglie di David sconvolta dalla morte di Jim poiche' innamorata si allontanera' dal marito,ma a quest'ultimo rimane la possibilita' di osservare la sua medaglia e appenderla ad un manichino.Questa e' la guerra?Nicholas Ray si inspira al romanzo di Rene Hardy e la sceneggia insieme a Paul Gallico,Hardy e Gavin Lambert.Il risultato e' buono poiche' mette in scena la tematica della guerra come inutilita'(il finale stesso ne e' la conferma,ed anche l'inizio con i manichini che aprono la scena)o come gioco(un soldato mima con le mani le azioni di guerriglia),ed anche come debolezza psicologica(la paura di David per uccidere a sangue freddo) e la guerra diventa anche la gelosia di David per il capitano,e arriva persino a tacere nel momento in cui vede uno scorpione entrare nei pantaloni del maggiore che dopo poco gli provochera' la morte,anche se infine il capitano ne risultera' vincitore morale sacrificandosi per lo stesso David.Ray racconta l'interno della guerra,lo stato emotivo dei soldati,ma li riduce appunto come marionette,e non rimane che l'amarezza per l'incapacita' di affrontare la guerra e non comprenderla poiche' la si attua anche fra amici.Guerra diventa necessita' del nulla.Uno dei Ray piu' interessanti,anche se parzialmente si denota una lentezza nello scorrere tipico della noia che deve subentrare nel personaggio e quindi nello spettatore.
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davide chiappetta
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martedì 24 gennaio 2012
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war-movie innovativo e psicologico
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In un era in cui il cinema USA cominciava a scoprire l'antimilitarismo ("Prima linea", "Orizzonti di gloria", e altri capolavori), anche Ray dà il suo contributo alla causa, realizzando un innovativo war-movie psicologico dai tempi dilatati, complesso e con momenti di grande efficacia.
Nello splendido e immobile scenario del deserto,ben restituito dalla fotografia di Michel Kelber,sotto un sole implacabile,si combattono due battaglie. Quella tra inglesi e tedeschi e l'altra tra il sopravvento dell'odio e la forza del coraggio e della verità.
Film bellissimo che mostra la paura e l'orrore di uccidere, che sfuma la differenza tra la codardia e la coscienza, l'eroismo e la sopravvivenza; qui Ray usa il cinemascope non per mostrare i spazi immensi del deserto ma al contrario lo usa per i primi piani e dettagli dei protagonisti mascherando l'ambiente ostile circostante, a dimostrare il loro isolamento da ciò che li circonda inclusi i loro commilitoni, e lo faceva anche tramite lente panoramiche verticali e orizzontali sul corpo dei protagonisti per passare senza soluzione di continuità dalla psicologia all'azione cera e propria, (lo stesso faceva il grandissimo Anthony Mann che con poche sequenze e senza stacchi usava il Cinemascope per mostrare l'azione e i conflitti fra vari personaggi, ma a differenza di Ray era solo per creare tensione evidenziando i conflitti tra gli uomini e loro simili, e gli uomini e i grandi spazi della Natura).
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In un era in cui il cinema USA cominciava a scoprire l'antimilitarismo ("Prima linea", "Orizzonti di gloria", e altri capolavori), anche Ray dà il suo contributo alla causa, realizzando un innovativo war-movie psicologico dai tempi dilatati, complesso e con momenti di grande efficacia.
Nello splendido e immobile scenario del deserto,ben restituito dalla fotografia di Michel Kelber,sotto un sole implacabile,si combattono due battaglie. Quella tra inglesi e tedeschi e l'altra tra il sopravvento dell'odio e la forza del coraggio e della verità.
Film bellissimo che mostra la paura e l'orrore di uccidere, che sfuma la differenza tra la codardia e la coscienza, l'eroismo e la sopravvivenza; qui Ray usa il cinemascope non per mostrare i spazi immensi del deserto ma al contrario lo usa per i primi piani e dettagli dei protagonisti mascherando l'ambiente ostile circostante, a dimostrare il loro isolamento da ciò che li circonda inclusi i loro commilitoni, e lo faceva anche tramite lente panoramiche verticali e orizzontali sul corpo dei protagonisti per passare senza soluzione di continuità dalla psicologia all'azione cera e propria, (lo stesso faceva il grandissimo Anthony Mann che con poche sequenze e senza stacchi usava il Cinemascope per mostrare l'azione e i conflitti fra vari personaggi, ma a differenza di Ray era solo per creare tensione evidenziando i conflitti tra gli uomini e loro simili, e gli uomini e i grandi spazi della Natura).
Nel film "Vittoria amara" questo piccolo esercito viene addestrato per sopravvivere a ogni possibile attacco del nemico, ma purtroppo non gli viene insegnato ad affrontare le insidie mortali della natura, come la puntura velenosa di uno scorpione o il vento del Ghibli, e qui Ray non ha paura di mostrare scarafaggi in procinto di divorare corpi semiputrefatti.
Finale amaro come il titolo del film.
Non c'è da meravigliarsi che Jean-Luc Godard, a differenza dei suoi colleghi che snobbarono il film, solo per esser rivalutato in seguito da critica e pubblico, fece la sua dichiarazione più famosa: "Le cinéma, c'est Nicholas Ray".
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