eugen
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sabato 8 ottobre 2022
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straordinario noir e tanto altro
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"Sunset Bouloevard"(Billy Wilder, ancnhe autore della sceneggiatura con Charles Brackett e D.M.Marshmann jr, 1950)parla di uno sceneggiatore in crisi professionale e pieno di debiti che, sopratttutto a causa di una de'bacle della sua macchina sganghertaa, deve fermarsi nei pressi di uno strano edificio, che si rivela essere la villa-abitazione di un'attrice.diva del cinema muto, che ci vive, servita dal suo maggiordomo-factotum,-autista, che in realta'era stato il suo primo martio(pirmo dei tre), gia'grande regista e scopritore della diva quando le aveva 16 ann.La diva lo circuisce e lo"costr4inge"a rivedere la sua sceneggiatura di un film dedicato a Salome', in realta'celebrazione autobiografica del suo mito.
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"Sunset Bouloevard"(Billy Wilder, ancnhe autore della sceneggiatura con Charles Brackett e D.M.Marshmann jr, 1950)parla di uno sceneggiatore in crisi professionale e pieno di debiti che, sopratttutto a causa di una de'bacle della sua macchina sganghertaa, deve fermarsi nei pressi di uno strano edificio, che si rivela essere la villa-abitazione di un'attrice.diva del cinema muto, che ci vive, servita dal suo maggiordomo-factotum,-autista, che in realta'era stato il suo primo martio(pirmo dei tre), gia'grande regista e scopritore della diva quando le aveva 16 ann.La diva lo circuisce e lo"costr4inge"a rivedere la sua sceneggiatura di un film dedicato a Salome', in realta'celebrazione autobiografica del suo mito. Lui, sconcertato dal lavoro, si accinge tuttavia a farlo e diventa, volens nolens, l'amante giovane della diva che pero0,avndo scopertto la liaison dell'uomo con una ragazza piu'giovane, minaccia entrambi(terroriztazndo la ragazza con telefonate"anonime"quanto minacciose). Finira'per ucciderlo, quando lui si sta allontanando dal maniero. Lei, credendo di girare finalmente il suo film con Cecil B.De Mille, viene invece intervistata dai giornalisti e interrogata dagli inquirenti e condotta in carcere... Monumento metoaforico allla morte del cinema muto e piu'in genere di un'0epoca, che si appresta a"trapassare"nella modernita', come dell'"eterna decadenza"di Holywood, che rinasce sempre dalle proprie ceneri, rimanendo impigliato in esse, questo noir terribile, diretto da un viennese ebreo che sara'poi igiustamente noto piu'che altro per le commedie, quando invece era anche un grande cineasta tout court, intepretato da un altro viennese ebreo ex.grande regista e sempre grande interprete(von Stroheim); da una ex-diva del"muto", Gloria Swanson e da un quasi esordiente(William Holden)e¿uno straordinario film in bianco e nero che consente una lettura polisemica "assoluta". Da vedere e rivedere, per coglierne sfumature, aspetti nascosti e reconditi, sempre cercando di leggere il film senza preconcetti storico-.critici, che appunto falserebbero la liberta'poliemica di lettura-."interpretazione del film . El Gato
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elgatoloco
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mercoledì 17 novembre 2021
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wilder autore anche"tragico", da grande
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"Sunset Boulevard"(Billy Wilder, anche autore della sceneggiatura con Charles Brackett, 1950)racconta la vicenda(narrata in prima persona)di un giovane soggettista cinematrografico, che è in cirsi nera dal punto di vista finanziario, ma non va molto meglio neppure sul paino della creeazione aristica), che, braccato dai creditori, arriva per caso nella villa di una ex.diva del"cinema muto", sostenuta da un domestico tuttofare, che in realtà era stato il primo dei suoi tre mariti, il regista che l'aveva lanciata, che aveva scelto tale ruolo solo perché innamoratissimo dell'attrice, cui però sempre del"Lei". Dopo molte esitazioni, lo scrittore di cinema accetta, anche perché l'attrice, completamente in disgraia sul paino filmico(nssuno la chiama più, un tentativo di sottoporre un suo copione su Salomé a Cecil B, De Mille viene scartato senza appello, dove invece viene considerata solo la sua vecchia automobile, da prendere eventualente a noleggio), ha ancora una notevolissima disponisibilità finanziaria e , essendosi innamorata dell'uomo, gli finanzia ogni"capriccio".
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"Sunset Boulevard"(Billy Wilder, anche autore della sceneggiatura con Charles Brackett, 1950)racconta la vicenda(narrata in prima persona)di un giovane soggettista cinematrografico, che è in cirsi nera dal punto di vista finanziario, ma non va molto meglio neppure sul paino della creeazione aristica), che, braccato dai creditori, arriva per caso nella villa di una ex.diva del"cinema muto", sostenuta da un domestico tuttofare, che in realtà era stato il primo dei suoi tre mariti, il regista che l'aveva lanciata, che aveva scelto tale ruolo solo perché innamoratissimo dell'attrice, cui però sempre del"Lei". Dopo molte esitazioni, lo scrittore di cinema accetta, anche perché l'attrice, completamente in disgraia sul paino filmico(nssuno la chiama più, un tentativo di sottoporre un suo copione su Salomé a Cecil B, De Mille viene scartato senza appello, dove invece viene considerata solo la sua vecchia automobile, da prendere eventualente a noleggio), ha ancora una notevolissima disponisibilità finanziaria e , essendosi innamorata dell'uomo, gli finanzia ogni"capriccio". Tuttavia, lo sforunato scrittore, quando può, va da una giovane ex.consulente delle case produttrici, per scrivere con lei un nuovo soggetto con relativa sceneggiatura, innamorandosene e venendo ricambiato dalla ragazza. Scoperrto dall'attrice matura quanto innamoratissima e praticamente"folle"nel suo proposito di realizzare un film, è costretto a rompere con la ragazza, cui la matura ttrice aveva telefonato. Ma tutto ciò non basta, perché Joe verrà ucciso con tre revolverate dalla donna, finendo nella piscina. Thiller, noir, dramma sentimnetale, "Playing the play"senza riserve e senza infingimenti sul mondo del cinema, questo"Sunset Boulevard", originalissimo per l'epoca(la liunga narrazione della vicenda da parte del protagonista morto)è anche un"tragedia non più possibile", ossia quelle tragedie in epoca borghese ripropostea teatro da autori come Von KLeist, ma esempio unico nella storia del cinema, con la doppia riflessione sulll'autobiografia(Gloria Swanson, protagonista efficacissima, sembra racconti la propria storia di ex.diva del muto che, all'avvento del sonoro, aveva realizzato un solo film da protagonista), sul cinema e sulla società. Realizzato da due ebrei viennesi, dal grande Billy Wilder come regista sceneggiatore(billy Wilder, però, viene ingiustamente considerato solo "il re della comemdia")e da un altro ebreo viennese come Erich Stroheim(il"von"è auto.-attiribuiutio), grande regista e attore, che qui come"domestico"ci dà un altro spaccato autobiografico, lotano dai paradossali ruoli di uficiale nazista(paradosso tragico!)interpretati in vari attri film. Williamo Holden è comunque bravo, come anche Nancy Olson, ma i grandi nomi del film sono quelli citati sopra. El Gato
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samanta
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lunedì 8 marzo 2021
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io sono una grande attrice ...
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Considerato un film cult è uno dei film più noti di Billy Wilder uno dei registi più titolati di Hollywood con ben 7 Oscar tra regia (3) e sceneggiatura, quando il film uscì nel 1950 in b/n Wilder era già un regista affermato in USA (La fiamma del peccato, Giorni perduti) con film drammatici. Il film ha come star indiscussa Gloria Swanson nel compito non facile di interpretare praticamente se stessa, tra l'altro aveva 50 anni come la protagonista e come lei aveva iniziato la carriera a 16 anni diventando une delle dive del cinema muto. La Swanson quando arrivò il cinema sonoro, si trovò in difficoltà, non come tanti attori spazzati via perché non sapevano recitare o per la voce, ma perchè non si ritrovava più nel nuovo ambiente, interpretò alcuni film sonori (ricevette 2 nomination all'Oscar) ma alla fine degli anni 30' lasciò il cinema dedicandosi al teatro e alla radio.
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Considerato un film cult è uno dei film più noti di Billy Wilder uno dei registi più titolati di Hollywood con ben 7 Oscar tra regia (3) e sceneggiatura, quando il film uscì nel 1950 in b/n Wilder era già un regista affermato in USA (La fiamma del peccato, Giorni perduti) con film drammatici. Il film ha come star indiscussa Gloria Swanson nel compito non facile di interpretare praticamente se stessa, tra l'altro aveva 50 anni come la protagonista e come lei aveva iniziato la carriera a 16 anni diventando une delle dive del cinema muto. La Swanson quando arrivò il cinema sonoro, si trovò in difficoltà, non come tanti attori spazzati via perché non sapevano recitare o per la voce, ma perchè non si ritrovava più nel nuovo ambiente, interpretò alcuni film sonori (ricevette 2 nomination all'Oscar) ma alla fine degli anni 30' lasciò il cinema dedicandosi al teatro e alla radio. Era una donna energica, durante il cinema muto fece la regista e il produttore di film avendo come socio e amante (erano entrambi sposati) Joseph Kennedy sr. (padre di John), ebbe pure una relazione con il suo primogenito Joseph jr. che morì in guerra. Ebbe una vita sentimentale tumultuosa, ma era anche un'imprenditrice capace nella moda e nei cosmetici.
Nel film è Norma Desmond grande attrice del muto che non recita da 20 anni, ancora ricca che vive in una villa solitaria con il fedele maggiordomo Max (Eric von Stroheim) che è stato il suo primo marito. Per caso incontra nella villa Joe (William Holden) soggettista squattrinato che inseguito dai creditori si è rifugiato con l'auto nel garage abbandonato della casa. Norma trattiene con se Joe perché rimaneggi la sceneggiatura di un film che vuole proporre al vecchio amico Cecil B. De Mille, Gloria lo paga profumatamente e lo riempe di regali costosi, Joe la notte di Capodanno scappa della villa per rivedere gli amici, incontra Betty che aveva conosciuto alla Paramount e che gli propone di scrivere insieme una sceneggiatura. Joe deve ritornare alla villaperchée Max gli ha comunicato che Norma ha tentato il suicidio, Joe la incontra e lei gli dichiara il suo amore lui cede e diventano amanti, il finale è tragico, perché lui rivela la sua situazione alla ragazza di cui si è innamorato, ma quando vuole andare via Norma gli spara e lo uccide.
Il film è un dramma come i primi film di Wilder che poi si dedicherà alla commedia brillanti o comiche (Sabrina, A qualcuno piace caldo, Prima pagina) sempre con risvolti sarcastici, non condivido la voce fuori campo di Joe che morto racconta la sua triste storia, la voce fuori campo può essere uno strumento utile nella narrazione cinematografica, ma è troppo invadente, Wider avrebbe dovuto lasciare il racconto di più al dialogo o all'espressività. E' un film non tanto di critica al mondo del cinema, ma piuttosto il racconto come il successo e il divismo possano stravolgere la mente umana fino alla follia, Joe è l'emblema come il compromesso con la coscienza può disgustare ma fa comodo e questo succede in tutti i campi. La Swanson, ben diretta, interpreta in modo eccezionale il tragico tramonto di una diva e di un successo. ebbe solo la nomination all'Oscar che avrebbe meritato (Lo ebbe June Holliday, battendo pure Bette Davis di Eva contro Eva: figurarsi!), la sua interpretazione è da manuale con il sorriso sempre forzato e il lampeggiare degli occhi. Bravo anche Holden che riceverà 2 anni dopo l'Oscar (Stalag 17) e irreprensibile Von Stroheim.
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stefano capasso
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sabato 28 marzo 2020
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metariflessione sul cinema
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Joe Gillis è uno sceneggiatore in crisi che non riesce più a pagare l’affitto e sta per perdere la sua automobile a causa del mancato pagamento della rata. Casualmente finisce nella villa di una vecchia star del cinema muto, Norma Desmond, che le offre di rivedere il copione al quale sta lavorando da anni. Gillis accetta e ben presto l’attrice si innamora di lui che si presta alle sue attenzioni e soprattutto al suo mantenimento. Ma la situazione si complicherà fino al dramma finale.
Billy Wilder in una grande meta riflessione sul cinema. Lo star system dei tempi del muto che ha tagliato fuori i suoi protagonisti, gli studios, il set e persino la presenza di un grande regista del passato, De Mille che interpreta se stesso.
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Joe Gillis è uno sceneggiatore in crisi che non riesce più a pagare l’affitto e sta per perdere la sua automobile a causa del mancato pagamento della rata. Casualmente finisce nella villa di una vecchia star del cinema muto, Norma Desmond, che le offre di rivedere il copione al quale sta lavorando da anni. Gillis accetta e ben presto l’attrice si innamora di lui che si presta alle sue attenzioni e soprattutto al suo mantenimento. Ma la situazione si complicherà fino al dramma finale.
Billy Wilder in una grande meta riflessione sul cinema. Lo star system dei tempi del muto che ha tagliato fuori i suoi protagonisti, gli studios, il set e persino la presenza di un grande regista del passato, De Mille che interpreta se stesso. La narrazione è fatta tramite un lunghissimo ed insolito flashback, il narrante è già morto e intreccia storie di crisi personale, di amore non corrisposto e di amore impossibile. È anche la storia del protagonista che finalmente sceglie di passare ad una vita adulta, grazie all’incontro con una donna che ama veramente, anche se questo passaggio non sarà premiato.
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fabio
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sabato 2 marzo 2019
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amore e orgoglio d'altri tempi
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Vengono in mente i romanzi di John Fante: lo scrittore che vive a Los Angeles facendo la fame ma sognando di sfondare a Hollywood. L'incontro con la grande diva del mutuo lo immerge in un mondo di finzione, proprio lui che aspira vivere con la finzione. Rimane intrappolato e solo l'incontro con una giovane, anche lei aspirante scrittrice innamorata del cinema, avrà il coraggio di spingerlo a ritrovare la dignità perduta.
È anche un omaggio ad un'epoca mitica, quella del muto, a quella Hollywood, sfavillante fabbrica di sogni e a tutti i suoi protagonisti.
Dove la finzione e la realtà si scontrano inevitabilmente scaturisce la tragedia e Wilder lo racconta a modo suo, con quel suo sorriso stavolta più malinconico.
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laurence316
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domenica 21 ottobre 2018
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dietro la facciata...
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Probabilmente il vertice dell’arte di Wilder (al pari di A qualcuno piace caldo), Viale del tramonto è uno dei più clamorosi film della storia del cinema (con un titolo proverbiale).
Costruito su una trovata che era una novità assoluta (il morto che racconta la propria vicenda [il quale, in origine, avrebbe dovuto pure dialogare con altri cadaveri all’obitorio, scena poi eliminata]), il film è una sferzante, caustica e impietosa radiografia di ciò che si cela dietro la facciata luminosa e scintillante di Hollywood, delle tragedie e delle miserie (esistenziali) che si originano dalla “fabbrica dei sogni”.
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Probabilmente il vertice dell’arte di Wilder (al pari di A qualcuno piace caldo), Viale del tramonto è uno dei più clamorosi film della storia del cinema (con un titolo proverbiale).
Costruito su una trovata che era una novità assoluta (il morto che racconta la propria vicenda [il quale, in origine, avrebbe dovuto pure dialogare con altri cadaveri all’obitorio, scena poi eliminata]), il film è una sferzante, caustica e impietosa radiografia di ciò che si cela dietro la facciata luminosa e scintillante di Hollywood, delle tragedie e delle miserie (esistenziali) che si originano dalla “fabbrica dei sogni”.
E’ una pietra miliare del cinema americano e mondiale, un melodramma dai contorni tragici e nerissimi, ma anche pervaso da una sottile vena di umorismo nero.
Al suo centro, il tema della decadenza e della perdita della propria dignità, in una vertiginosa spirale che porta, in questo caso, a confondere il cinema con la vita vera, in altri termini il proprio lavoro con la propria esistenza. E, difatti, il film stesso mescola “in modo inquietante finzione e realtà” (Mereghetti).
Perché la Swanson era un’autentica diva del muto caduta nel dimenticatoio, effettivamente diretta da DeMille in alcune pellicole (e che si prodiga di conseguenza, in parte, in una sorta di impietoso autoritratto), von Stroheim (che interpreta il maggiordomo) un ex-regista di quell’epoca d’oro (da ricordare almeno per il suo Greed [Rapacità, 1925]) che la diresse per davvero nell’incompiuto Queen Kelly (che è poi il film che lei proietta ossessivamente nel propria sala di proiezione privata), mentre DeMille, ovviamente, era anch’egli un vero regista (che qui interpreta se stesso, intento nelle riprese di Sansone e Dalila) e Hedda Hopper una temibile e temuta giornalista scandalistica (la si vede sul finale).
Viale del tramonto è un capolavoro senza tempo, perché non ha perso in attualità (e probabilmente non vi perderà mai), uno dei più efficaci nel raccontare del lato oscuro di Hollywood ma dell’industria dello spettacolo in generale.
Indimenticabile il finale (con l'ex-regista che "dirige" per l'ultima volta quella che fu la sua diva), ma diverse sono le scene da ricordare (in una di questa, tra le varie “facce di cera”, compare fugacemente anche Buster Keaton). E ottime le interpretazioni (non solo la Swanson, che per ironia della sorte ad oggi viene ricordata unicamente per questo film; ma anche tutti gli altri). 11 nomination e (solo) 3 Oscar: a miglior sceneggiatura, scenografia e colonna sonora.
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parsifal
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lunedì 9 ottobre 2017
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fascino decadente
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IL grande e poliedrico Billy Wilder diede vita, nel 1950, a quest'opera che può essere , a tutti gli effetti, considerata come uno dei film hollywodiani più rappresentativi del cinema americano del dopoguerra. Un vero e proprio oggetto di culto, che sfida il passare del tempo, che tra l'altro è una delle tematiche fondanti della sceneggiatura. Che venne scritta da Wilder, insieme a C. Brackett e D. Marshamm Junior, ed ebbe più di una stesura. Venne terminata in corso d'opera , poichè Wilder voleva constatare sul campo la sua efficacia e basarsi sull'ìinterazione , umana e professionale , tra gli attori. La vicenda inizia con una narrazione a ritroso ; una voce fuori campo , che si scoprirà appartenere allo sfortunato protagonista Joe Gills (W.
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IL grande e poliedrico Billy Wilder diede vita, nel 1950, a quest'opera che può essere , a tutti gli effetti, considerata come uno dei film hollywodiani più rappresentativi del cinema americano del dopoguerra. Un vero e proprio oggetto di culto, che sfida il passare del tempo, che tra l'altro è una delle tematiche fondanti della sceneggiatura. Che venne scritta da Wilder, insieme a C. Brackett e D. Marshamm Junior, ed ebbe più di una stesura. Venne terminata in corso d'opera , poichè Wilder voleva constatare sul campo la sua efficacia e basarsi sull'ìinterazione , umana e professionale , tra gli attori. La vicenda inizia con una narrazione a ritroso ; una voce fuori campo , che si scoprirà appartenere allo sfortunato protagonista Joe Gills (W.; HOlden), rievoca le sue gesta partendo dall'immagine che lo ritrae cadavere, all'interno di una piscina, appartenente ad una lussuosa e decadente villa hollywodiana. Ci arrivò mentre tentava di sfuggire agli agenti delle tasse e durante la fuga , entrò in quella che a lui sembrava una pomposa e fatiscente magione d'altri tempi abbandonata a sè stessa, non certo priva di un lugubre fascino retrò. Ma l'apparenza inganna; il giovane sceneggiatore , squattrinato e con poche speranze, è costretto a ricredersi. IL luogo , è abitato da una signora che in passato fu la stella del cinema muto e d oggi brilla solo alla luce dei suoi ricordi, Norma Desmond ( interpretata da Gloria Swanson, che fu davvero un' attrice molto in vista all'epoca del muto) . Ella vive nel suo mondo dorato, circondata da tutte quegli orpelli decadenti dai quali mai potrebbe separarsi, continuando a fluttuare nella vanagloria di sentirsi l'unica e sola degna di essere ricordata. " Io sono grande , è il cinema che è diventato piccolo." Questa è ciò che la diva dice al giovane scrittore, nel presentarsi a lui. Da quel momento, inizierà tra i due un rapporto via via sempre più confidenziale e ravvicinato , al quale Joe non riuscirà a sottrarsi facilmente. IL giovane accetta di rievisionare un copione scritto dalla diva, con l'intenzione di interpretarlo, ai fini di una rentrèè in grande stile. La necessità economica e la curiosità , che spesso contraddistinguono gli scrittori di talento, lo spingono a vivere quel che gli viene proposto. MA tutto diventerà simile ad una prigione dorata: Norma, sovente sostenuta nelle sue originali elucubrazioni, spesso prive di fondamento, dall'onnipresente maggiordomo- tuttofare, figura inquietante e misteriosa intepretata da E.Von Stroheim,vorrebbe possederlo fino in fondo e lo costringe a vivere una vita non sua , soffocandolo giorno dopo giorno. Per cui egli conduce una doppia vita; di giorno accanto a Norma e di notte scrive copioni in compagnia della ragazza di una amico, che si innamorerà di lui. Nel frattempo la Diva è impaziente e decide di contattare il suo amico regista C.B. De Mille, al quale ha spedito il copione per avere una risposta e coglie l'occasione di una telefonata dalla Paramount( equivoco che troverà nel chiarimento la chiave di volta di parte della vicenda) per presentarsi sul set di Sansone e Dalila. Viene accolta con tutti gli onori, si commuove, ma Joe comprende l'amaro retroscena, confermato dal maggiordomo; nessuno l'aveva convocata, volevano solo noleggiare la sua auto. Non ci sarà nessun ritorno e nessuno desidera che ci sia. Intanto NOrma accecata dalla gelosia, telefona alla collega di Joe e le racconta la verità sulla sua vita professionale e privata, facendolo passare per un gigolò d'alto bordo. La ragazza raggiunge la residenza, vede e constata con i suoi occhi come stanno le cose e chiede a Joe di seguirla . Lui non lo farà ed andrà incontro ad un tragico e melodrammatico epilogo. La scena finale, in cui Norma scende maestosamente le scale, credendo di girare il film del suo ritorno sulle scene, diretto dall' onnipresente Max ( suo ex marito che ha accettato di servirla pur di non abbandonarla) è una delle scene più toccanti di tutto il cìnema americano del dopoguerra. Atmosfere decadenti e sofisticate ,narrazione avvincente ed ambientazioni ad hoc, che meglio non potrebbero rappresentare l'intera vicenda.Inoltre nonostante parli dell'inesorabiltà dello scorrere del tempo, supera di gran lunga ogni barriera temporale. Capolavoro da apprezzare, in ogni suo lato.
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venerdì 5 agosto 2016
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il capolavoro di wilder
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Il miglior film di uno dei migliori registi
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ilsettimosamurai
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martedì 12 luglio 2016
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la divina commedia del cinema
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Ci sono film in cui tutte le cose vanno per il verso giusto e ogni verso alla fine si combina assieme e crea una straordinaria e naturale poesia, uno sfaccettato e multisemico mosaico. Non è che Wilder non l'abbia cercato, ma alcune cose, oramai, vanno al di là del semplice cinema, si caricano di significati oltre, sono entrate nel mito. Succede con tutte le grandi opere d'arte che a quel punto diventeranno insuperabili. Potremo mai riscrivere qualcosa di più grande della Divina Commedia? Forse sì, ma per ora ci sembra inimmaginabile: un'opera immensa, con un'idea presuntuosa e genialeche sancisce la nascita della lingua italiana. Viale del tramonto è la sua Divina Commedia, solo che dall'inferno di Hollywood e dei suoi dannati non c'è redenzione.
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Ci sono film in cui tutte le cose vanno per il verso giusto e ogni verso alla fine si combina assieme e crea una straordinaria e naturale poesia, uno sfaccettato e multisemico mosaico. Non è che Wilder non l'abbia cercato, ma alcune cose, oramai, vanno al di là del semplice cinema, si caricano di significati oltre, sono entrate nel mito. Succede con tutte le grandi opere d'arte che a quel punto diventeranno insuperabili. Potremo mai riscrivere qualcosa di più grande della Divina Commedia? Forse sì, ma per ora ci sembra inimmaginabile: un'opera immensa, con un'idea presuntuosa e genialeche sancisce la nascita della lingua italiana. Viale del tramonto è la sua Divina Commedia, solo che dall'inferno di Hollywood e dei suoi dannati non c'è redenzione. Wilder ha attaccato il suo mondo (metafora di ogni mondo) con la semplicità e la forza di un pittore di angeli. Solo che qui gli angeli sono pochi. Il film entra nel mito perchè Wilder osa con naturalezza. Concludo con la considerazione che il contributo migliore per la lenta discesa psicanalitica del film, lo si deve alla confusione tra reale e finzione, tra attori che vivono e interpretano, ad una confusione, insomma, che perturba tanto loro, quanto noi.
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domenico maria
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giovedì 1 gennaio 2015
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inno crudele e sconvolgente(v."bellissima").
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(Segue)In questa sorta di confronto, anche spietato, tra generazioni, la "giovane coppia" Holden/Ohlson, e tutta la giovane e brulicante folla di comparsine, ci raccontano di una altra Hollywood. Fa ancora effetto vedere come una giovane donna di 22 anni, come si dice nel "Don Giovanni" mozartiano "pare un libro stampato"; conosce tutte le trame, tutti gli sviluppi delle storie e delle sceneggiature più ovvie, più trite, più prevedibili; in ciò Wilder è sempre più crudele, attraverso il personaggio, verso il pubblico, la massa. Bisogna "nutrire" la massa di cose prevedibilissime, ovvie, banali e che non facciano riflettere. Non siamo al cinema demenziale a tutti gli effetti, ma certamente al suo atto di nascita.
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(Segue)In questa sorta di confronto, anche spietato, tra generazioni, la "giovane coppia" Holden/Ohlson, e tutta la giovane e brulicante folla di comparsine, ci raccontano di una altra Hollywood. Fa ancora effetto vedere come una giovane donna di 22 anni, come si dice nel "Don Giovanni" mozartiano "pare un libro stampato"; conosce tutte le trame, tutti gli sviluppi delle storie e delle sceneggiature più ovvie, più trite, più prevedibili; in ciò Wilder è sempre più crudele, attraverso il personaggio, verso il pubblico, la massa. Bisogna "nutrire" la massa di cose prevedibilissime, ovvie, banali e che non facciano riflettere. Non siamo al cinema demenziale a tutti gli effetti, ma certamente al suo atto di nascita. Anche in questo senso, per strade e culture diversissime De Mille Wilder convergono. Il grande vecchio era anche lui convinto che l'unico modo per tenere in pugno il pubblico, particolarmente quello americano fossero storie con al centro sostanzialmente sesso e denaro, o cose molto molto vicine.(Wilder cala nel contemporaneo "La moglie in Vacanza", poi in "Non per soldi ma per denaro", l'analisi atroce e beffarda delle sexyossessioni dell'americano medio di mezzo secolo, come del delirio mentale dell'avidità umana dell'altra pellicola: mentre De mille, certo affascinato dalla storia antica, ma anche astutissimo, riveste le stesse tematiche volgari, dei panni del mito, della Bibbia, in scenari fascinosi e colossali). Negativa è anche la impersonificazione del giovane sceneggiatore, infettato dai sogni frustrati di gloria e ricchezza, che vive a ricasco di un "Fossile", pur se ricchissimo, del muto. Viva l'onestà della confessione e la splendida prova di Holden che accetta un ruolo davvero ingrato di trasformarsi in gigolò, per di più con attrazioni necrofile. Viene proprio la voglia di abbracciare a piene mani la famosa frase di Norma "Il Cinema è diventato piccolo": se le nuove generazioni(1949!)sono così scariche e vuote di magnetismo, che ne sarà del futuro? Anche tra l'ambiente hollywoodiano diciamo l'acqua di coltura, spadroneggiano incoscienza, dememza, ambizione, vanità. Notare con quale acida prosopopea vengono scimmiottate frasi "Classiche" nella festa di Capodanno dei(presunti)emergenti tra Holden e la Ohlson, a sottolineare(sempre ferocemente)la distanza abissale tra questa società americana(o la stragrande maggioranza di essa) e le radici stesse della cultura e della identità "occidentale". Poco dopo che il film è arrivato in Italia(Ha intanto ricevuto 3 Oscar, molto pochi per la iperbolica qualità della pellicola e del suo contenuto, forse perché qualche americano della Academy deve aver compreso la potenza e la durezza neanche tanto sotto traccia della denuncia, e ciò, a quegli americani dava molto fastidio). Primavera 1951 Cinecittà, scena iniziale di "Bellissima" di Luchino Visconti, sullo sfondo gli scheletri lignei e/o di cartapesta di "Quo Vadis", da poco finito...e...comincia una altra storia, tutta italiana dei sogni di una madre per la bambina e per raggiungere la propria emancipazione da precarietà e povertà attraverso la pupa...nel cinema...la lezione è beffarda e atroce e, guarda il caso, sia pure con lo stile sommo di Visconti che adoro, molto spesso sovrapponibile a "Viale del Tramonto". Wilder aggancia De Mille, Visconti aggancia Wilder. Che stagioni! Che personalità! Non ci sentiamo, nel fondo di noi stessi cinefili, orfani di una tale epoca?
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