gianni lucini
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mercoledì 5 settembre 2012
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un film che dilata i limiti dei codici di genere
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Il film dilata i limiti dei codici di genere del western all’italiana che prevedono che sulla frontiera non ci siano eroi. Qui si va oltre, non salvando nessuno e rendendo indistinguibili ragioni e torti di ciascuno. Tutti i personaggi appaiono in qualche modo amorali e attraversati da una più o meno sottile vena di follia. Interessante è anche la dilatazione dei tempi, quell’aria lunare e sognante tipica dei classici giapponesi dell’epoca, accresciuta da una lunga serie di inquadrature statiche e frontali apparentemente prive di coordinazione con i gesti e gli sguardi degli attori. La storia si dipana in un clima psicologicamente compresso che resta insoluto fino alla fine lasciando l’impressione di una lunga serie di connessioni nascoste e segrete sia nei rapporti interpersonali dei protagonisti che nella relazione degli stessi con gli accadimenti.
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Il film dilata i limiti dei codici di genere del western all’italiana che prevedono che sulla frontiera non ci siano eroi. Qui si va oltre, non salvando nessuno e rendendo indistinguibili ragioni e torti di ciascuno. Tutti i personaggi appaiono in qualche modo amorali e attraversati da una più o meno sottile vena di follia. Interessante è anche la dilatazione dei tempi, quell’aria lunare e sognante tipica dei classici giapponesi dell’epoca, accresciuta da una lunga serie di inquadrature statiche e frontali apparentemente prive di coordinazione con i gesti e gli sguardi degli attori. La storia si dipana in un clima psicologicamente compresso che resta insoluto fino alla fine lasciando l’impressione di una lunga serie di connessioni nascoste e segrete sia nei rapporti interpersonali dei protagonisti che nella relazione degli stessi con gli accadimenti. Emblematico in questo senso appare il tentativo di Sandy, interpretata da Conny Caracciolo, di sedurre l’uomo che le ha assassinato il padre. Anche le scene di violenza non escono da questa logica, esagerate e ambigue come le sessantun frustate sul corpo del protagonista. Il finale, poi, è la negazione del titolo e delle classiche impostazioni del western all’italiana visto che nessuno dei protagonisti riesce davvero a consumare la propria vendetta. L’accoglienza del pubblico al suo arrivo nelle sale è tiepida. Oggi soprattutto in Asia è considerato un cult del genere.
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fedeleto
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martedì 3 luglio 2012
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vendetta contro vendetta
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Chaliko e' uno straniero che si aggira in una citta' dove il maggiore Brauer regna sovrano e assidua la moglie per sapere dove il padre di lei abbia nascosto l'oro.Quest'ultima passa una notte di passione con Chaliko,ma quando Bauer lo scopre uccide involontariamente la moglie e costringe Chaliko a sapere dove e' l'oro.L'eroe fuggira' e giochera' una vendetta che richiamera' altra vendetta.L'esordio di Mario Colucci non e' male,e come western non calca troppo gli altri,anche se Colucci evidentemente conosce bene Sergio Leone (le inquadrature e i primi piani sono fatti alla stessa maniera),se ne distacca nel soggetto che invece si sofferma sull'ambiguita'(buono il finale estremamente disorientante),ma Chaliko chi e' realmente? un eroe? o semplicemente un pazzo? Colucci probabilmente avrebbe dovuto esaurire alcuni punti(in primis sul personaggio di Chaliko,almeno chi e' o da che parte viene,e poi come riesce a sapere dove e' l'oro) ma in complesso rimane un buon western che con un pizzico di violenza e sadismo riesce ad entrare nel mondo western e meritarsi un posto piu' che degno.
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Chaliko e' uno straniero che si aggira in una citta' dove il maggiore Brauer regna sovrano e assidua la moglie per sapere dove il padre di lei abbia nascosto l'oro.Quest'ultima passa una notte di passione con Chaliko,ma quando Bauer lo scopre uccide involontariamente la moglie e costringe Chaliko a sapere dove e' l'oro.L'eroe fuggira' e giochera' una vendetta che richiamera' altra vendetta.L'esordio di Mario Colucci non e' male,e come western non calca troppo gli altri,anche se Colucci evidentemente conosce bene Sergio Leone (le inquadrature e i primi piani sono fatti alla stessa maniera),se ne distacca nel soggetto che invece si sofferma sull'ambiguita'(buono il finale estremamente disorientante),ma Chaliko chi e' realmente? un eroe? o semplicemente un pazzo? Colucci probabilmente avrebbe dovuto esaurire alcuni punti(in primis sul personaggio di Chaliko,almeno chi e' o da che parte viene,e poi come riesce a sapere dove e' l'oro) ma in complesso rimane un buon western che con un pizzico di violenza e sadismo riesce ad entrare nel mondo western e meritarsi un posto piu' che degno.La vendetta contro vendetta lascia una risata di Chaliko e una disperazione di Bauer.
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