carloalberto
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mercoledì 7 ottobre 2020
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l''incubo di tristana
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L’incubo di Tristana riflette la realtà come uno specchio d’acqua increspato dai moti dell’anima deformandola in un oscuro presagio. Nel correre allegro su per le ripide scale elicoidali, in compagnia di due ragazzi sordomuti, cui la bellissima Deneuve mostra eroticamente, attraverso lo spacco del vestito, la nudità di una gamba, fino in cima al campanile, dove campeggia in primo piano, altalenante a guisa di batacchio, la testa mozzata di Don Lope, si manifesta il desiderio inconscio della morte del tutore, l’oppressore ed al contempo corruttore della sua giovane innocente e prorompente sessualità, nonché simbolo dell’ambiente borghese asfittico e bigotto, che sarà fertile terreno per la dittatura di Franco, peraltro ancora al potere quando Bunuel girò il film.
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L’incubo di Tristana riflette la realtà come uno specchio d’acqua increspato dai moti dell’anima deformandola in un oscuro presagio. Nel correre allegro su per le ripide scale elicoidali, in compagnia di due ragazzi sordomuti, cui la bellissima Deneuve mostra eroticamente, attraverso lo spacco del vestito, la nudità di una gamba, fino in cima al campanile, dove campeggia in primo piano, altalenante a guisa di batacchio, la testa mozzata di Don Lope, si manifesta il desiderio inconscio della morte del tutore, l’oppressore ed al contempo corruttore della sua giovane innocente e prorompente sessualità, nonché simbolo dell’ambiente borghese asfittico e bigotto, che sarà fertile terreno per la dittatura di Franco, peraltro ancora al potere quando Bunuel girò il film.
L’amputazione della gamba di Tristana, proprio di quella gamba mostrata al ragazzo e che sarà ostentatamente adagiata sul letto, simboleggia la castrazione dell’erotismo, oniricamente traslata da Bunuel in quella della testa del suo tiranno, Don Lope, figura già doppiamente ambivalente, protettore paterno e amante lascivo, borghese ozioso parassita e anarchico anticlericale e impenitente libertino, che subirà a sua volta una doppia trasformazione, divenendo sposo succube e fedele e amico e confidente di preti gretti.
Il pittore amante di Tristana, che duplica con la sua arte la realtà, ha il suo alter ego nel giovane sordomuto, destinato a vedere il mondo attraverso le immagini senza la colonna sonora delle menzogne della gente. E’ per questo che a lui si mostra Tristana nella verità della integrale nudità del suo corpo straziato ed oscenamente sensuale.
Quando, durante una passeggiata con la serva di Don Lope, la strada si biforca in due viuzze, prendere quella di destra o di sinistra non è la stessa cosa. Tristana lo sa, intuitivamente, animalescamente, sente che decidere per l’una o per l’altra modificherà irrimediabilmente il corso degli eventi.
Nella scena finale la finestra si spalanca e finalmente l’aria gelida della notte entra nella stanza a far pulizia delle ipocrisie e delle falsità ristagnanti al calduccio del chiacchiericcio piccolo borghese e delle sue velleità anarcoidi naufragate nell’amabile conversazione coi preti sorseggiando una tazza di buon cioccolato caldo.
Come in un sogno dal quale Tristana d’improvviso si desta sono velocemente riassunte in alcuni fotogrammi le scelte precedenti, quelle inconsapevoli. Ora al risveglio, Tristana, decisa, sceglie con consapevolezza che Don Lope morto è meglio che Don Lope vivo. E’ il trionfo del libero arbitrio sul determinismo materialista e sul fatalismo religioso.
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luca scial�
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venerdì 24 luglio 2015
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atroce vendetta di una ragazza malata
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Dopo Viridiana, Bunuel torna sul tema del peccato tra le mura domestiche. Dell'amore che va contro i principi morali e il pudore. Lui, tra gli antesignani dello scandalo e del cinema fustigatore delle ipocrisie borghesi.
Qui racconda di Tristana, giovane e bella rimasta orfana anche della madre. La quale, oltre a lasciarle qualche oggetto di valore la affida a un signorotto locale. Il quale però è in decadenza e vive di quanto gli passa la sorella, vera ereditiera dei beni familiari. L'uomo però vorrebbe farle da padre e amante ma si accorge che la ragazza gli sfugge di mano giorno per giorno, fino a scappare con un pittore, per poi tornare malata. E incattivita.
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Dopo Viridiana, Bunuel torna sul tema del peccato tra le mura domestiche. Dell'amore che va contro i principi morali e il pudore. Lui, tra gli antesignani dello scandalo e del cinema fustigatore delle ipocrisie borghesi.
Qui racconda di Tristana, giovane e bella rimasta orfana anche della madre. La quale, oltre a lasciarle qualche oggetto di valore la affida a un signorotto locale. Il quale però è in decadenza e vive di quanto gli passa la sorella, vera ereditiera dei beni familiari. L'uomo però vorrebbe farle da padre e amante ma si accorge che la ragazza gli sfugge di mano giorno per giorno, fino a scappare con un pittore, per poi tornare malata. E incattivita.
Bellissima ma anche bravissima nel ruolo della storpia Catherine Deneuve.
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fedeleto
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lunedì 17 settembre 2012
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una vita,una liberta'..
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Tristana e' una donna triste per la morte di sua madre.Ma in punto di morte quest'ultima ha affidato sua figlia a don Lope,e quest'uomo oltre a fargli da padre gli fara' anche da marito.Ma passato del tempo le cose cambiano e Tristana si innamora di un altro uomo,ma un male alla gamba la rendera' menomata.Tornera' dal suo Lope ma solo per vendicarsi del male subito e del suo essersi approfittato di una donna fragile.Luis Bunuel torna con un film tratto dal celebre romanzo di Benito Perez Galdos.La storia e' particolare e profonda,la sceneggiatura di Bunuel e Julio Alejandro e' buona e anche il cast,ma ancora una volta il cinema di Bunuel risulta grandioso grazie alla sua tecnica ed ai suoi simbolismi.
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Tristana e' una donna triste per la morte di sua madre.Ma in punto di morte quest'ultima ha affidato sua figlia a don Lope,e quest'uomo oltre a fargli da padre gli fara' anche da marito.Ma passato del tempo le cose cambiano e Tristana si innamora di un altro uomo,ma un male alla gamba la rendera' menomata.Tornera' dal suo Lope ma solo per vendicarsi del male subito e del suo essersi approfittato di una donna fragile.Luis Bunuel torna con un film tratto dal celebre romanzo di Benito Perez Galdos.La storia e' particolare e profonda,la sceneggiatura di Bunuel e Julio Alejandro e' buona e anche il cast,ma ancora una volta il cinema di Bunuel risulta grandioso grazie alla sua tecnica ed ai suoi simbolismi.Per prima cosa parecchi sono gli elementi di carattere sessuale(la lunga crosta di pane inzuppata all'interno dell'uovo oppure la colonna),ma un particolare che riporta e riallaccia alla tematica bunueliana di liberta' e' anche la scelta fra due cose simili ma non uguali,Tristana si sente libera di scegliere tra due chicchi perche' appunto e' consapevole,ma allo stesso modo sceglie una delle vie che la portera' a conoscere il pittore(interpretato da un buon franco nero),dunque le vie sono uguali ma il loro essere percorse cambia,e la liberta' di scelta detta la coscienza immanente che frantuma ogni vincolo.Tristana ad ogni modo e' una donna menomata,potremmo dire che questo suo problema non fa' che castrare in senso simbolico la sua vita,e da quel momento lei e' appunto cambiata come dice,desiderando umiliare suo marito che sposa appunto per fargli un dispetto,arrivando finalmente a vendicarsi con l'atto finale di dissimulare la chiamata al medico in punto di morte di Lope.La scena da antologia rimane il suo spogliarsi davanti al sordomuto dove il sorriso satanico dimostra come ella ormai sia solo desiderio e non vita,sia solo immagine e non azione,e ricordiamo che il suo essere in lutto fin dall'inzio del film non fa' che cancretizzare sempre di piu'questo suo animo oramai vittima della vita .Buona anche la sequenza finale dove morto Lope ,Tristana apre la finestra appunto quasi potremmo dire per far uscir la sua anima,poiche' il suo disgusto per quell'uomo e' senza confini.Non potevano del resto mancare anche riferimenti onirici in cui Tristana sogna la testa di Lope battere in una campana,una sorta di appunto suono della liberta'.Ottima Catherine Denueve,che dopo BELLA DI GIORNO,si consacra ancora una volta come un eccellente attrice che evolve la protagonista in maniera magistrale.
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arciboldo
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venerdì 19 agosto 2011
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tristana un film colossale
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non capisco come mai il voto di questo film sia solo di quattro stellette, io trovo che insieme a l'angelo sterminatore sia l'opera più profonda e riuscita di uno dei più grandi se non il più grande regista della storia del cinema. credo che assieme a luchino visconti sia l'emblema stesso del cinema, l'intelligenza, cultura e spirito critico che si trasformano in grande spettacolo.
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laulilla
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domenica 31 luglio 2011
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il caso e la morte
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A Toledo (non a Madrid, come nel romanzo omonimo, di Benito Pérez Galdòs, cui liberamente si ispira), si svolge la vicenda narrata da questo bellissimo film. Il regista ricostruisce la Toledo degli anni venti, nella quale convivono gli splendori del passato (ora colto in tutta la sua decadenza), e la miseria di un presente in cui sembrano esistere solo ricordi e modelli di comportamento a loro volta decrepiti. Fin dalle prime scene la fortezza che protegge la bella città sul Tago, tagliandola fuori dal mondo moderno, evidenzia la realtà remota e immobile della Spagna, accentuata, subito dopo, dagli abiti a lutto di Tristana e di Saturna e dalle tristi divise dei giovani sordomuti che le donne incontreranno.
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A Toledo (non a Madrid, come nel romanzo omonimo, di Benito Pérez Galdòs, cui liberamente si ispira), si svolge la vicenda narrata da questo bellissimo film. Il regista ricostruisce la Toledo degli anni venti, nella quale convivono gli splendori del passato (ora colto in tutta la sua decadenza), e la miseria di un presente in cui sembrano esistere solo ricordi e modelli di comportamento a loro volta decrepiti. Fin dalle prime scene la fortezza che protegge la bella città sul Tago, tagliandola fuori dal mondo moderno, evidenzia la realtà remota e immobile della Spagna, accentuata, subito dopo, dagli abiti a lutto di Tristana e di Saturna e dalle tristi divise dei giovani sordomuti che le donne incontreranno. Tristana, dopo la morte della madre, trasloca nella casa del suo maturo tutore, Don Lope, “rentier”, orgoglioso di non lavorare, ribelle all’autorità e alla religione, impenitente libertino, contrario ad ogni legame matrimoniale. Don Lope, come i “gentiluomini” che frequenta nei vecchi e fumosi locali, un tempo prestigiosi, della città, tenta di nascondere l’incipiente vecchiaia: si tinge barba e baffi, ma usa, in casa, scalcagnate e luride ciabatte e indossa biancheria alquanto sdrucita sotto le belle camicie eleganti. Tristana ne diventerà presto l’ amante, trasformando la stima e l’affetto filiale che aveva per lui in odio e disprezzo profondo di cui è “spia” il suo incubo ricorrente: il battaglio della campana che assume la forma e le sembianze del capo mozzato di lui. Don Lope è geloso e possessivo, contraddicendo la sua concezione dell’amore come libertà di scelta, ma dovrà cedere alla giovinezza irruente di Horacio, il pittore che, incontrata casualmente Tristana, la porterà con sé a Parigi. La prima parte del film ci presenta, dunque, oltre ai principali personaggi, i temi successivamente dominanti: oltre all' l’immobile decrepitezza di Toledo, e del sistema di valori dei suoi più eminenti abitanti, compaiono, infatti, anche i temi che in tutti i film buñueliani costituiscono parte essenziale del racconto, il caso, e la morte, che vanificano ogni libera scelta dell’uomo. Proprio Tristana, che, pure, più volte, aveva espresso la convinzione di poter scegliere fra le opportunità anche minime che la vita offre, è vittima delle scelte irrazionali e imprevedibili del caso: è costretta dalla povertà a sopportare un amante abietto e vecchio, ma, quando sembra avviata a un destino felice con Horacio, è costretta a tornare da lui, per guarire da quella malattia crudele e inaspettata che la obbligherà all’amputazione della gamba destra, privandola del futuro sognato, perché l’amore del giovane non regge allo scempio del suo corpo. Le sue scelte, ormai prive di gioia, si limitano, allora, all’esibizione fredda delle sue nudità, ancora desiderabili, al figlio sordomuto di Saturnia, che del voyeurismo si accontenta. L’altro tema fondamentale del film, è quello della morte, ineluttabile e ineludibile, di cui è simbolo l’impressionante statua del cardinale Tavera, immagine della morte stessa che l'affascina e le fa orrore; l’incubo ricorrente, invece, le si ripresenterà come preludio della solitaria morte di Don Lope, diventato suo marito in chiesa (!) e costretto a morire nell’ultimo gelido e triste inverno, senza che Tristana lo soccorra, supremamente indifferente alla sorte dell’uomo tanto detestato, che ormai si accontentava della visita di tre preti, habitué dellasquisita cioccolata preparata da Saturna.
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ralphscott
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sabato 17 ottobre 2009
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niente buoni e cattivi
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Film molto intrigante,che ci lascia varie possibili interpretazioni. Di certo,i personaggi sono cesellati con maestria,passando da vittime a carnefici (la Deneuve) e viceversa (Rey). Memorabile la scena dove la protagonista,al balcone,si apre la vestaglia con estrema sensualità. Le campane come sottofondo,un classico per Bunuel
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silvano
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giovedì 31 gennaio 2008
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deneuve, rey e nero per bunuel
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Catherine Deneuve è la Tristana del titolo (per il Maestro ha già recitato in Bella di giorno, film meno riuscito di questo), Fernando Rey è don Lope, che la vuole, e Franco Nero è il pittore Horacio (da notare, di Nero, le interpretazioni in Marcia trionfale di Bellocchio e in Querelle de Brest di Fassbinder). Che dire di questo capolavoro (non più bello degli immortali Il fantasma della libertà, Il fascino disccreto della borghesia ma superiore a Quell'oscuro oggetto del desiderio)? Niente e tutto, ovviamente.
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(di colomba)
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gianco75
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domenica 15 ottobre 2006
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bravissimo rey
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Gran bel film. Superba la recita di Fernando Rey.
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