paolp78
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domenica 14 febbraio 2021
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quante opere d''arte!
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Il cinema è considerato una forma d'arte, tanto che si parla comunemente di settima arte riferendosi appunto alla cinematografia; da appassionato condivido in pieno questa definizione. Non credo che tutti i film siano opere d'arte, come non lo sono tutti i quadri o tutte le poesie, oppure si potrebbe dire che ci sono artisti ed opere d'arte di vari livelli. Comunque la si voglia mettere a mio parere David Lean è uno dei maggiori registi della storia del cinema e le sue pellicole, questa compresa, sono opere d'arte.
In questo caso l'aspetto artistico del film è piacevolmente sublimato dal fatto che la romantica storia narrata è ambientata a nell'incantevole Venezia, così splendidamente costellata di opere d'arte, da risultare in definitiva un gigantesca opera d'arte essa stessa.
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Il cinema è considerato una forma d'arte, tanto che si parla comunemente di settima arte riferendosi appunto alla cinematografia; da appassionato condivido in pieno questa definizione. Non credo che tutti i film siano opere d'arte, come non lo sono tutti i quadri o tutte le poesie, oppure si potrebbe dire che ci sono artisti ed opere d'arte di vari livelli. Comunque la si voglia mettere a mio parere David Lean è uno dei maggiori registi della storia del cinema e le sue pellicole, questa compresa, sono opere d'arte.
In questo caso l'aspetto artistico del film è piacevolmente sublimato dal fatto che la romantica storia narrata è ambientata a nell'incantevole Venezia, così splendidamente costellata di opere d'arte, da risultare in definitiva un gigantesca opera d'arte essa stessa.
La straordinaria città italiana vine esaltata dalle riprese tecnicamente superbe di Lean, che regala al pubblico una cartolina fantastica, con meravigliose riprese di Piazza San Marco e della laguna, oltre a straordinari scorci dei calli veneziani.
Un'ulteriore opera d'arte dentro la pellicola è l'interpretazione della grande Katharine Hepburn, universalmente riconosciuta come una delle più grandi attrici di sempre, ed autrice in questo caso di una performance di rara intensità, con la quale la grande interprete americana mette in mostra tutto il suo talento. La regia di David Lean insieme alla recitazione della Hepburn rendono la pellicola un'opera unica, assolutamente indimenticabile.
Oltre alla Hepburn è doveroso citare Rossano Brazzi, perfetto nella parte del latin lover galante, forte e deciso, davvero irresistibile. Volendo perseverare nel riferimento alle opere d'arte, seppur in modo un po' giocoso, si potrebbe dire che Brazzi è un maestro nell'arte della seduzione di cui offre una mirabile prova in questa pellicola.
La sceneggiatura non è niente di eccezionale, ma è comunque molto ben scritta e decisamente apprezzabile.
Musiche davvero ottime.
Eccellente finale, come si conviene ad un film sentimentale.
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elgatoloco
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domenica 7 febbraio 2021
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troppo turistico, ma...
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Decisamente troppo turistico, ma come fare altrimenti, forse:::"Summer Madness/Summertime"(David Lean, scritto, sceneggiatura dallo stesso Lean con H.E.Bates, da un romanzo di Arthur Laurents, 1955), questo film romantico, che si conclude sine tristitia, dopo alcuni giorni spensierati che una turista very american, abbastanza piacente ma un po'in età, con alle spalle varie delusiioni amorose(lo si intende dai pianti "raffermati")trascorsi con un antiquario vereziano, in quanto "illustra Venezia"(quando si pensa a Venezia ci viene in mente"Morte a Veneza", romanzo di Thomas Mann, anche nella versione filmica di Visconti e"Dont Lok Now"di Nicolas Roeg, da Daphne Du Maurier-e il romanzo non p certo inferiorse al bellissimo film di Roeg, a "Que c'est tiriste Venise"di Aznavour), ma comunque validamente oscillante tra commedia e dramma, dove Katherine Hepburn è bravissima nel ruolo(difficile)delle donna non più govnaissima e in crisi, Rossano Brazzi, dal canto suo, cerca di sfuggire al cliché "eterno"del"Latin lover"(e qui, Lean comunque ha evitato il cliché, mentre ci mostra gli Italiani rumorosi e"casinari", sterotipio comunque non alieni dal vero, almeno non sempre,.
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Decisamente troppo turistico, ma come fare altrimenti, forse:::"Summer Madness/Summertime"(David Lean, scritto, sceneggiatura dallo stesso Lean con H.E.Bates, da un romanzo di Arthur Laurents, 1955), questo film romantico, che si conclude sine tristitia, dopo alcuni giorni spensierati che una turista very american, abbastanza piacente ma un po'in età, con alle spalle varie delusiioni amorose(lo si intende dai pianti "raffermati")trascorsi con un antiquario vereziano, in quanto "illustra Venezia"(quando si pensa a Venezia ci viene in mente"Morte a Veneza", romanzo di Thomas Mann, anche nella versione filmica di Visconti e"Dont Lok Now"di Nicolas Roeg, da Daphne Du Maurier-e il romanzo non p certo inferiorse al bellissimo film di Roeg, a "Que c'est tiriste Venise"di Aznavour), ma comunque validamente oscillante tra commedia e dramma, dove Katherine Hepburn è bravissima nel ruolo(difficile)delle donna non più govnaissima e in crisi, Rossano Brazzi, dal canto suo, cerca di sfuggire al cliché "eterno"del"Latin lover"(e qui, Lean comunque ha evitato il cliché, mentre ci mostra gli Italiani rumorosi e"casinari", sterotipio comunque non alieni dal vero, almeno non sempre,...)e il "contorno"attorale, da Isa Miranda, attrice d'antan a Mac Donald Parke, che interpreta un collega-tursita "gringo"dalla proseopea "torrenziale"e un po'volgare, è decisamente degno. Bene anche, considerato il kairòs(l'Italia era da ricostrruire e piano Marshall etc. e quanto vi si lega erano cose recenti, all'epoca)questo film( a colori, quando nella piccola e abbastanza povera italia era ancora quasi tutto in bianco e nero) anglo-americnao(Lean è inglese e meno di un decennio dopo realizzerà"Doctor tzwago", dove l atematica amorosa, in realtà, nonè lontanisisma, ma è diverso tutto il contesto, ovviamente)riesce a equilibrare l'ammirazione da"sindrome di Stendhal", qui però sempre contenuta, per Venezia e la storia d'amore dei due, con un esito che non è il solito"medlorammone"mascherato da commedia o viceversa....ONore al fillm che dimostra come questo cinema d'epoca avesse anche dei punti di forza, almeno. Decisamente una ricognizione sul cinema di quel tempo sarebbe interessante, ma troppoe comparazioni forse sarebbero o nocvie(rischiando, cioè, di fare accostamenti o fi porre dicotomie "imprudenti"e improvvide), dove lil grosso della resa va senz'altro alla Hepubrn, il cui valore d'altronde è attestato da tante altre prove, da numerose biografie, dal fatto che le sue performances abbiano sicramene fatto storia. E, quasi certamente, bisognerebbe evitare fi fare troppi rafffonrti(che per me sono inevitabili, cfr.quanto scritto sopra)con opera letteraeie , testi filmici e anche musicali sempre di argomento veneziano, magari liomitandosi ad esaminare quest'opera come a sè stante... El Gato
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samn97
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sabato 10 gennaio 2015
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fruttuoso sodalizio lean/hepburn a venezia
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“Crede che Venezia potrebbe... non piacermi?”.
“Sono certo di sì ma... vede, non a tutti fa lo stesso effetto: alcuni la trovano troppo quieta, altri la trovano chiassosa... ed è molto chiassosa. Ma la maggioranza la trova molto bella”.
"Capisco, beh io mi schiererò con la maggioranza"
(dialogo d'apertura tra Jane e un passeggero sul treno per Venezia)
Due sono i punti di forza (e che forza!) di Tempo d'Estate: la regia magistrale di David Lean e l'interpretazione della sua protagonista Katharine Hepburn, qui nel ruolo della turista Jane Hudson.
David Lean (eccezionale regista due volte vincitore del Premio Oscar per Il ponte sul fiume Kwai e Lawrence d'Arabia, nonchè di film quali Breve Incontro, Grandi Speranze, il Dottor Zivago e Passaggio in India) ci accompagna in un meraviglioso viaggio a Venezia, riuscendo a valorizzare non solo la bellezza del luogo in modo non banale e non convenzionale, ma anche e soprattutto l'interiorità di Jane, e non tralascia di dare importanza anche agli altri personaggi di cornice.
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“Crede che Venezia potrebbe... non piacermi?”.
“Sono certo di sì ma... vede, non a tutti fa lo stesso effetto: alcuni la trovano troppo quieta, altri la trovano chiassosa... ed è molto chiassosa. Ma la maggioranza la trova molto bella”.
"Capisco, beh io mi schiererò con la maggioranza"
(dialogo d'apertura tra Jane e un passeggero sul treno per Venezia)
Due sono i punti di forza (e che forza!) di Tempo d'Estate: la regia magistrale di David Lean e l'interpretazione della sua protagonista Katharine Hepburn, qui nel ruolo della turista Jane Hudson.
David Lean (eccezionale regista due volte vincitore del Premio Oscar per Il ponte sul fiume Kwai e Lawrence d'Arabia, nonchè di film quali Breve Incontro, Grandi Speranze, il Dottor Zivago e Passaggio in India) ci accompagna in un meraviglioso viaggio a Venezia, riuscendo a valorizzare non solo la bellezza del luogo in modo non banale e non convenzionale, ma anche e soprattutto l'interiorità di Jane, e non tralascia di dare importanza anche agli altri personaggi di cornice. La cosa che a mio giudizio colpisce è la professionalità con cui si è affrontato un film turistico, che una volta tanto non si limita ad un polpettone di frasi fatte, luoghi comuni, spaghetti ovunque: anche un italiano può apprezzare il modo in cui l'occhio di Lean e la spontanea e genuina meraviglia della Hepburn valorizzano l'atmosfera di Venezia, esaltandone bellezza e autenticità. Al di sopra di semplice "valore" sono le scene malinconiche in Piazza San Marco e sulla balconata della pensione, nonchè la magnifica sequenza a Burano.
Katharine Hepburn, una delle migliori attrici di tutti i tempi, è particolarmente straordinaria nella creazione del suo personaggio: una donna non più giovane, non bella, sola o come dice lei "molto indipendente", estasiata dalla bellezza della Laguna ma consapevole della propria malinconia. Le scene dove constata l'amarezza del proprio personaggio, grazie alla sua intensità scalfiscono veramente il cuore: si veda soprattutto quando tenta di aggregarsi ad una gita in gondola dei coniugi Yaeger ma rendendosi conto di non essere ben accetta, spalanca le braccia con un grande sorriso e dice: "chiuso!" per poi sedersi sola e triste nella piazzetta della pensione. Katharine riesce magistralmente a coinvolgerci e farci provare la massima empatia per lei, sia nell'atteggiamento un po' scontroso che nei momenti di solitaria maliconia.
Preziosa la presenza di bravi attori italiani nel cast: Rossano Brazzi nel ruolo dell'amore italiano di Jane, Renato; grande Isa Miranda che interpreta la Signora Fiorini, proprietaria della pensione; e brevemente nel ruolo del facchino all'inizio del film l'apprezato attore teatrale veneto Gino Cavalieri. Altrettanto belle le musiche di Cicognini, con omaggio anche a pezzi del Rossini.
Potrebbe parere ad un primo sguardo incurante un'ennesimo elogio commerciale dell'Italia, ma garantisco che se si supera questo pregiudizio, si apprezza sinceramente un ottimo sentimentale eccellentemente diretto ed interpretato (Miglior Regia e Miglior Attrice furono peraltro le meritatissime candidature agli Oscar che la pellicola ottenne nel 1956): dopotutto, esiste una persona che davanti a Venezia non abbia provato un'immensa meraviglia? :)
CURIOSITA': è sul set di questo film, precisamente nella scena della caduta del canale, che Katharine Hepburn contrasse un'infezione all'occhio dalla quale non si liberò mai del tutto.
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[+] miranda/hepburn- affascinante confronto
(di giupy79)
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lisa basaldella
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martedì 11 gennaio 2011
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tempo d'estate
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Questo film è uno dei più bei film che abbia mai visto. Amo i film sentimentali poi è uno dei film da me preferiti perchè hanno ripreso mio nonno. Vorrei rivederlo grazie!!!!!!!!!!!!!
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finka
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mercoledì 28 maggio 2008
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noioso e banale
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veramente noioso e banale; la Hepburn è veramente sprecata in questo ruolo.
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francesco
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mercoledì 28 maggio 2008
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a favore di:: tempo d'estate, di david lean
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David Lean è sempre stato un grande regista di suggestive atmosfere, e nel contesto dei valori e degli umori degli anni'50, questo è - a mio parere - un ottimo film. Molto convincente,e direi commovente, l'ottima interpretazione della già matura Hepburn, perfetta nel suo ruolo di donna sola, sfiorita, con pregiudizi, eppure desiderosa d'amore, di romanticismo, di illusioni. Esprime, con garbo, pudore e slanci. Saprà tuttavia, con decisione e dolore, fare i conti con la dura realtà di proseguire un amore che si rivelerà impossibile. Convincente anche l'interpretazione di Rossano Brazzi, adatto al ruolo. Brava anche Isa Miranda, sebbene con un ruolo sacrificato, decisamente minore; avrebbe meritato qualche scena supplementare.
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David Lean è sempre stato un grande regista di suggestive atmosfere, e nel contesto dei valori e degli umori degli anni'50, questo è - a mio parere - un ottimo film. Molto convincente,e direi commovente, l'ottima interpretazione della già matura Hepburn, perfetta nel suo ruolo di donna sola, sfiorita, con pregiudizi, eppure desiderosa d'amore, di romanticismo, di illusioni. Esprime, con garbo, pudore e slanci. Saprà tuttavia, con decisione e dolore, fare i conti con la dura realtà di proseguire un amore che si rivelerà impossibile. Convincente anche l'interpretazione di Rossano Brazzi, adatto al ruolo. Brava anche Isa Miranda, sebbene con un ruolo sacrificato, decisamente minore; avrebbe meritato qualche scena supplementare. Ancora: ottimi il colore, la fotografia, e l'indimenticabile colonna sonora del grande maestro Cicognini
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prof.claudio pedrazzini
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lunedì 13 settembre 2004
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"breve incontro", dieci anni dopo
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Quasi dieci anni dopo “Breve incontro”, rimasto nella nostra memoria più che per la storia in sé per l’ottimo commento musicale basato sulla “Rapsodia su un Tema di Paganini” di Sergeij Rachmaninov, David Lean propose “Summertime”, storia d’amore anche più scontata della precedente e certamente più melensa, avente per sfondo – e non solo sfondo. A ben vedere, anche la città è uno dei protagonisti – la scontata Venezia. Scontata, perché una storia del genere non può che essere ambientata a Venezia – o, al più a Roma o a Firenze – nell’immaginario di un regista straniero. La scelta, a mio giudizio, si dimostra banale proprio perché scontata: sarebbe stata ben più drammatica e commovente – e fors’anche verosimile – se fosse stata ambientata nella Milano di quegli anni, magari d’inverno, con la nebbia.
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Quasi dieci anni dopo “Breve incontro”, rimasto nella nostra memoria più che per la storia in sé per l’ottimo commento musicale basato sulla “Rapsodia su un Tema di Paganini” di Sergeij Rachmaninov, David Lean propose “Summertime”, storia d’amore anche più scontata della precedente e certamente più melensa, avente per sfondo – e non solo sfondo. A ben vedere, anche la città è uno dei protagonisti – la scontata Venezia. Scontata, perché una storia del genere non può che essere ambientata a Venezia – o, al più a Roma o a Firenze – nell’immaginario di un regista straniero. La scelta, a mio giudizio, si dimostra banale proprio perché scontata: sarebbe stata ben più drammatica e commovente – e fors’anche verosimile – se fosse stata ambientata nella Milano di quegli anni, magari d’inverno, con la nebbia. Invece no: Venezia, Piazza San Marco, Murano e quant’altro. Pazienza; è così che ci vedevano – e forse ancora oggi ci vedono – coloro che in Italia sono stati solo per qualche giorno, da turista, con i viaggi organizzati.
A fronte di Katharine Hepburn che, forse, per certi aspetti, rappresentava proprio sé stessa e quindi risulta abbastanza convincente troviamo Rossano Brazzi che, al pari di Venezia, rappresenta anch’esso in questo film un luogo comune, lo specchio di una realtà vista da uno straniero, ossia il “latin lover” che, in effetti, esiste soltanto in questo tipo di film. Brazzi non mi pare convincente non tanto per carenza di professionalità quanto perché è evidente la recitazione, e quindi si vede perfettamente l’attore che recita la parte sotto la direzione di un regista. Almeno, questa è sempre stata la mia impressione. Per il resto, io vedo questo film come documento del “sentire” dei primi Anni Cinquanta; non è più attuale, in certi passaggi è francamente patetico, ma è un importante pezzo da cineteca che merita di essere conosciuto, specialmente dai giovani, per capire “come si faceva cinema d’amore” mezzo secolo addietro. Eccellente la fotografia, come la musica, scelta con buon gusto di pagine di Rossini e di Alessandro Cicognini, ottimo e prolifico autore pescarese di musiche da film frequentemente riproposte, al tempo e nel decennio successivo, da varie orchestre, tra le quali, prima e migliore di tutte, quella di A.Mantovani. Anche se il valore artistico del film è decisamente limitato, e in questo sono in perfetta sintonia di veduta con Morandini, auspico l’edizione in DVD di esso perché, come ho detto, è comunque un documento e specchio
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prof.claudio pedrazzini
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lunedì 13 settembre 2004
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"breve incontro", dieci anni dopo
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Quasi dieci anni dopo “Breve incontro”, rimasto nella nostra memoria più che per la storia in sé per l’ottimo commento musicale basato sulla “Rapsodia su un Tema di Paganini” di Sergeij Rachmaninov, David Lean propose “Summertime”, storia d’amore anche più scontata della precedente e certamente più melensa, avente per sfondo – e non solo sfondo. A ben vedere, anche la città è uno dei protagonisti – la scontata Venezia. Scontata, perché una storia del genere non può che essere ambientata a Venezia – o, al più a Roma o a Firenze – nell’immaginario di un regista straniero. La scelta, a mio giudizio, si dimostra banale proprio perché scontata: sarebbe stata ben più drammatica e commovente – e fors’anche verosimile – se fosse stata ambientata nella Milano di quegli anni, magari d’inverno, con la nebbia.
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Quasi dieci anni dopo “Breve incontro”, rimasto nella nostra memoria più che per la storia in sé per l’ottimo commento musicale basato sulla “Rapsodia su un Tema di Paganini” di Sergeij Rachmaninov, David Lean propose “Summertime”, storia d’amore anche più scontata della precedente e certamente più melensa, avente per sfondo – e non solo sfondo. A ben vedere, anche la città è uno dei protagonisti – la scontata Venezia. Scontata, perché una storia del genere non può che essere ambientata a Venezia – o, al più a Roma o a Firenze – nell’immaginario di un regista straniero. La scelta, a mio giudizio, si dimostra banale proprio perché scontata: sarebbe stata ben più drammatica e commovente – e fors’anche verosimile – se fosse stata ambientata nella Milano di quegli anni, magari d’inverno, con la nebbia. Invece no: Venezia, Piazza San Marco, Murano e quant’altro. Pazienza; è così che ci vedevano – e forse ancora oggi ci vedono – coloro che in Italia sono stati solo per qualche giorno, da turista, con i viaggi organizzati.
A fronte di Katharine Hepburn che, forse, per certi aspetti, rappresentava proprio sé stessa e quindi risulta abbastanza convincente troviamo Rossano Brazzi che, al pari di Venezia, rappresenta anch’esso in questo film un luogo comune, lo specchio di una realtà vista da uno straniero, ossia il “latin lover” che, in effetti, esiste soltanto in questo tipo di film. Brazzi non mi pare convincente non tanto per carenza di professionalità quanto perché è evidente la recitazione, e quindi si vede perfettamente l’attore che recita la parte sotto la direzione di un regista. Almeno, questa è sempre stata la mia impressione. Per il resto, io vedo questo film come documento del “sentire” dei primi Anni Cinquanta; non è più attuale, in certi passaggi è francamente patetico, ma è un importante pezzo da cineteca che merita di essere conosciuto, specialmente dai giovani, per capire “come si faceva cinema d’amore” mezzo secolo addietro. Eccellente la fotografia, come la musica, scelta con buon gusto di pagine di Rossini e di Alessandro Cicognini, ottimo e prolifico autore pescarese di musiche da film frequentemente riproposte, al tempo e nel decennio successivo, da varie orchestre, tra le quali, prima e migliore di tutte, quella di A.Mantovani. Anche se il valore artistico del film è decisamente limitato, e in questo sono in perfetta sintonia di veduta con Morandini, auspico l’edizione in DVD di esso perché, come ho detto, è comunque un documento e specchio
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lunedì 13 settembre 2004
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"breve incontro", dieci anni dopo
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Quasi dieci anni dopo “Breve incontro”, rimasto nella nostra memoria più che per la storia in sé per l’ottimo commento musicale basato sulla “Rapsodia su un Tema di Paganini” di Sergeij Rachmaninov, David Lean propose “Summertime”, storia d’amore anche più scontata della precedente e certamente più melensa, avente per sfondo – e non solo sfondo. A ben vedere, anche la città è uno dei protagonisti – la scontata Venezia. Scontata, perché una storia del genere non può che essere ambientata a Venezia – o, al più a Roma o a Firenze – nell’immaginario di un regista straniero. La scelta, a mio giudizio, si dimostra banale proprio perché scontata: sarebbe stata ben più drammatica e commovente – e fors’anche verosimile – se fosse stata ambientata nella Milano di quegli anni, magari d’inverno, con la nebbia. Invece no: Venezia, Piazza San Marco, Murano e quant’altro. Pazienza; è così che ci vedevano – e forse ancora oggi ci vedono – coloro che in Italia sono stati solo per qualche giorno, da turista, con i viaggi organizzati.
A fronte di Katharine Hepburn che, forse, per certi aspetti, rappresentava proprio sé stessa e quindi risulta abbastanza convincente troviamo Rossano Brazzi che, al pari di Venezia, rappresenta anch’esso in questo film un luogo comune, lo specchio di una realtà vista da uno straniero, ossia il “latin lover” che, in effetti, esiste soltanto in questo tipo di film. Brazzi non mi pare convincente non tanto per carenza di professionalità quanto perché è evidente la recitazione, e quindi si vede perfettamente l’attore che recita la parte sotto la direzione di un regista. Almeno, questa è sempre stata la mia impressione. Per il resto, io vedo questo film come documento del “sentire” dei primi Anni Cinquanta; non è più attuale, in certi passaggi è francamente patetico, ma è un importante pezzo da cineteca che merita di essere conosciuto, specialmente dai giovani, per capire “come si faceva cinema d’amore” mezzo secolo addietro. Eccellente la fotografia, come la musica, scelta con buon gusto di pagine di Rossini e di Alessandro Cicognini, ottimo e prolifico autore pescarese di musiche da film frequentemente riproposte, al tempo e nel decennio successivo, da varie orchestre, tra le quali, prima e migliore di tutte, quella di A.Mantovani. Anche se il valore artistico del film è decisamente limitato, e in questo sono in perfetta sintonia di veduta con Morandini, auspico l’edizione in DVD di esso perché, come ho detto, è comunque un documento e specchio
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prof.claudio pedrazzini
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Quasi dieci anni dopo “Breve incontro”, rimasto nella nostra memoria più che per la storia in sé per l’ottimo commento musicale basato sulla “Rapsodia su un Tema di Paganini” di Sergeij Rachmaninov, David Lean propose “Summertime”, storia d’amore anche più scontata della precedente e certamente più melensa, avente per sfondo – e non solo sfondo. A ben vedere, anche la città è uno dei protagonisti – la scontata Venezia. Scontata, perché una storia del genere non può che essere ambientata a Venezia – o, al più a Roma o a Firenze – nell’immaginario di un regista straniero. La scelta, a mio giudizio, si dimostra banale proprio perché scontata: sarebbe stata ben più drammatica e commovente – e fors’anche verosimile – se fosse stata ambientata nella Milano di quegli anni, magari d’inverno, con la nebbia. Invece no: Venezia, Piazza San Marco, Murano e quant’altro. Pazienza; è così che ci vedevano – e forse ancora oggi ci vedono – coloro che in Italia sono stati solo per qualche giorno, da turista, con i viaggi organizzati.
A fronte di Katharine Hepburn che, forse, per certi aspetti, rappresentava proprio sé stessa e quindi risulta abbastanza convincente troviamo Rossano Brazzi che, al pari di Venezia, rappresenta anch’esso in questo film un luogo comune, lo specchio di una realtà vista da uno straniero, ossia il “latin lover” che, in effetti, esiste soltanto in questo tipo di film. Brazzi non mi pare convincente non tanto per carenza di professionalità quanto perché è evidente la recitazione, e quindi si vede perfettamente l’attore che recita la parte sotto la direzione di un regista. Almeno, questa è sempre stata la mia impressione. Per il resto, io vedo questo film come documento del “sentire” dei primi Anni Cinquanta; non è più attuale, in certi passaggi è francamente patetico, ma è un importante pezzo da cineteca che merita di essere conosciuto, specialmente dai giovani, per capire “come si faceva cinema d’amore” mezzo secolo addietro. Eccellente la fotografia, come la musica, scelta con buon gusto di pagine di Rossini e di Alessandro Cicognini, ottimo e prolifico autore pescarese di musiche da film frequentemente riproposte, al tempo e nel decennio successivo, da varie orchestre, tra le quali, prima e migliore di tutte, quella di A.Mantovani. Anche se il valore artistico del film è decisamente limitato, e in questo sono in perfetta sintonia di veduta con Morandini, auspico l’edizione in DVD di esso perché, come ho detto, è comunque un documento e specchio
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