fabio 3121
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martedì 15 dicembre 2020
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deludente opera prima di p.t. anderson.
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Il film è in gran parte ambientato nei casinò di Las Vegas e negli hotel e motel circostanti. Sidney, un anziano ed esperto giocatore dei casinò americani, invita il giovane John, incontrato fuori ad un bar, a seguirlo a Las Vegas. Lì conosceranno Clementine, cameriera e all'occorrenza prostituta, e Jimmy esperto della sicurezza interna dei casinò. La sceneggiatura, pur ricca di dialoghi e col minimo di musica, non convince sia per la banalità della trama e sia perchè alcune situazioni non vengono rappresentate e/o spiegate restando,pertanto, lacunose. A ciò si aggiunga un ritmo decisamente troppo lento che a tratti annoia lo spettatore.
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Il film è in gran parte ambientato nei casinò di Las Vegas e negli hotel e motel circostanti. Sidney, un anziano ed esperto giocatore dei casinò americani, invita il giovane John, incontrato fuori ad un bar, a seguirlo a Las Vegas. Lì conosceranno Clementine, cameriera e all'occorrenza prostituta, e Jimmy esperto della sicurezza interna dei casinò. La sceneggiatura, pur ricca di dialoghi e col minimo di musica, non convince sia per la banalità della trama e sia perchè alcune situazioni non vengono rappresentate e/o spiegate restando,pertanto, lacunose. A ciò si aggiunga un ritmo decisamente troppo lento che a tratti annoia lo spettatore. Unica nota positiva sono le interpretazioni di P.B. Hall e S.L. Jackson. Sufficiente G. Paltrow, scarsa la prova di J.C. Reilly. In definitiva un film assolutamente mediocre e deludente, opera prima di P.T. Anderson che a mio modesto avviso è un regista sopravvalutato perché anche altre sue pellicole, tutte di lunga durata, le ho riscontrate noiose e povere di emozioni (vedansi Magnolia, il Petroliere e il Filo Nascosto).
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sia21
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martedì 3 aprile 2018
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apprezzabile
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Il primo lungometraggio di Paul Thomas Anderson non è certamente il suo lavoro più riuscito. Ma di registi che a soli ventisei anni sono riusciti a portare a termine un'opera del genere non ce ne sono molti. In generale il film non brilla per nessuna caratteristica particolare, anzi, spesso risulta lento, scontato, sconclusionato, ma non per questo non se ne possono apprezzare degli aspetti, soprattutto alla luce dei successivi sette lungometraggi del regista californiano. Infatti, alcune peculiarità andersoniane sono già presenti (anche se non così nitidamente) in questo primo lavoro, e ciò lo rende un film magari non così godibile, ma sicuramente interessante.
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Il primo lungometraggio di Paul Thomas Anderson non è certamente il suo lavoro più riuscito. Ma di registi che a soli ventisei anni sono riusciti a portare a termine un'opera del genere non ce ne sono molti. In generale il film non brilla per nessuna caratteristica particolare, anzi, spesso risulta lento, scontato, sconclusionato, ma non per questo non se ne possono apprezzare degli aspetti, soprattutto alla luce dei successivi sette lungometraggi del regista californiano. Infatti, alcune peculiarità andersoniane sono già presenti (anche se non così nitidamente) in questo primo lavoro, e ciò lo rende un film magari non così godibile, ma sicuramente interessante. La caratterizzazione dei personaggi, l'effetto sorpresa, l'attenzione ai particolari, i dialoghi particolarmente curati (si pensi a quello fra Philippe Baker Hall e Samuel L. Jackson sul finire del film) sono tutti aspetti da sottolineare, anche per capire il successivo sviluppo dell'opera di uno dei registi più apprezzati degli ultimi anni; e sono tutti aspetti che fanno di questa pellicola non un capolavoro, questo è sicuro, ma nemmeno un film qualsiasi: Anderson riesce sempre ad imprimere la sua particolarissima sensibilità a tutti i film che gira, questo compreso, anche se con gli evidenti limiti di una prima opera. Il consiglio è proprio quello di guardare 'Sydney' alla luce di quello che è venuto dopo, così da coglierne i tanti difetti, ma anche le non poche qualità.
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shiningeyes
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mercoledì 28 agosto 2013
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carino ma poco originale
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Prima regia per P.T. Anderson, in cui lo stile si avvicina molto a quello di Scorsese, sia per inquadrature e ambientazioni.
Anche se il film non è certo memorabile e senza dubbio con qualche difetto nella sceneggiatura e qualche superficialità, “Sydney” può far intravedere i temi preferiti di Anderson, che nonostante la poco originale regia, li tratta in maniera adeguata.
Uno di questi temi è il rapporto tra l'allievo John (John C. Reilly) e il maestro Sydney (Philip Baker Hall), che ben presto si trasforma in un rapporto padre-figlio, il che, si lega poi alla dimensione della memoria come un qualcosa che serve a rimediare agli errori del passato.
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Prima regia per P.T. Anderson, in cui lo stile si avvicina molto a quello di Scorsese, sia per inquadrature e ambientazioni.
Anche se il film non è certo memorabile e senza dubbio con qualche difetto nella sceneggiatura e qualche superficialità, “Sydney” può far intravedere i temi preferiti di Anderson, che nonostante la poco originale regia, li tratta in maniera adeguata.
Uno di questi temi è il rapporto tra l'allievo John (John C. Reilly) e il maestro Sydney (Philip Baker Hall), che ben presto si trasforma in un rapporto padre-figlio, il che, si lega poi alla dimensione della memoria come un qualcosa che serve a rimediare agli errori del passato.
In generale, la sceneggiatura va più che bene, la trama è abbastanza interessante e curiosa, se non fosse per qualche trovata un po' troppo campata in aria, e con un'introduzione ai fatti più importanti più lunga del necessario.
Comunque, si tratta di un buon esordio, merito anche dell'aiuto di un ottimo Philip Baker Hall che regge ottimamente la parte del protagonista senza annoiarci e dimostrandoci la sua bravura; John C. Reilly già da questo film si presenta come un ottimo attore spalla, mentre Gwyneth Paltrow e Samuel L. Jackson si offrono come un buon contorno.
Non è indispensabile vederlo, ma risulta stuzzicante vedere come cominciò uno dei più bravi registi indipendenti in circolazione.
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le arti visive – official
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venerdì 23 dicembre 2011
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pieno di pregi e difetti.
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Due anni dopo che John (John C. Reilly) si è fatto un nome a Las Vegas grazie all'ultrasessantenne Sydney (Philip Baker Hall), una prostituta (Gwineth Paltrow) ed un criminale nero (Samuel L. Jackson) portano scompiglio. È l’esordio alla regia di Paul Thomas Anderson, che successivamente dirigerà capolavori come “Magnolia” e “Il Petroliere”. C’è già un cast che contiene tre nomi ricorrenti della sua filmografia nel cast: Philip Baker Hall (apparso anche nei successivi “Boogie Nights” e “Magnolia”), John C. Reilly (apparso anche lui in quegli stessi due film) e Philip Seymour Hoffman (apparso in tutti i film di Anderson, “Il Petroliere” escluso, e che ha avuto la sua fama forse proprio grazie a lui e a “Il Grande Lebowski”).
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Due anni dopo che John (John C. Reilly) si è fatto un nome a Las Vegas grazie all'ultrasessantenne Sydney (Philip Baker Hall), una prostituta (Gwineth Paltrow) ed un criminale nero (Samuel L. Jackson) portano scompiglio. È l’esordio alla regia di Paul Thomas Anderson, che successivamente dirigerà capolavori come “Magnolia” e “Il Petroliere”. C’è già un cast che contiene tre nomi ricorrenti della sua filmografia nel cast: Philip Baker Hall (apparso anche nei successivi “Boogie Nights” e “Magnolia”), John C. Reilly (apparso anche lui in quegli stessi due film) e Philip Seymour Hoffman (apparso in tutti i film di Anderson, “Il Petroliere” escluso, e che ha avuto la sua fama forse proprio grazie a lui e a “Il Grande Lebowski”). Un cast anche piccolo ma ricco di altri grandi nomi come Gwyneth Paltrow (3 anni dopo premio Oscar) e Samuel L. Jackson. È un film sul denaro, sul senso di colpa, sul male e sulla stupidità nel mondo. Il denaro diventa tema ricorrente e condizione di vita dei protagonisti, il senso di colpa colpisce profondamente il protagonista (Hall) fino a mettere in pericolo la sua già complessa vita, mentre le metafore si personificano: il male nel mondo è Samuel L. Jackson, la stupidità, o forse è meglio dire l’ingenuità, è la coppia Reilly-Paltrow. È ambizioso e interessante, ma a volte rallenta troppo.
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filippo catani
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giovedì 2 giugno 2011
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uno sbadiglio dietro l'altro
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Un anziano signore offre a un ragazzo fuori da una tavola calda la possibilità di diventare un discreto giocatore d'azzardo. Una volta riuscitici i due diventano inseparabili ma chi è in realtà Sydney l'anziano signore?
Buona l'idea e discreto il finale ma per il resto il film si tira avanti lentamente e pesantemente. Ambienti oscuri e malavitosi, dialoghi a volte lunghi e insensati rendono davvero difficile portare avanti la visione del film se non ci fosse quel minimo di suspance per sapere chi sia in realtà questo Sydney. Opera prima del regista di Magnolia
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kalifornia world
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martedì 11 dicembre 2007
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prima
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Per un'opera prima non si poteva fare di meglio
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maryetta fortune
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martedì 11 dicembre 2007
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interessante
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Meno interessante di Magnolia ma molto bello. diretto benissimo
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marika
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martedì 11 dicembre 2007
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recuperatelo
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